(AGENPARL) – sab 23 marzo 2024 *COMUNICATO STAMPA*
*23 MARZO 2024*
*PADOVA INVECCHIA:*
*ENTRO IL 2027 50 MILA LAVORATORI IN MENO*
*E NEL 2041 NE MANCHERANNO 100 MILA*
*CONFAPI: «SERVE UNA STRATEGIA PER GARANTIRE IL RICAMBIO:*
*FORMAZIONE, RIQUALIFICAZIONE E INTEGRAZIONE SCELTE OBBLIGATE»*
*A Padova, oggi, la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) conta
594.889 persone, pari al 63,9% del totale. Considerando la tendenza
generale, in meno di vent’anni scenderà di circa 99.300 unità. Fabbrica
Padova, centro studi di Confapi, ha messo in fila i numeri più
significativi sulla questione, che toccano manodopera, sistema
pensionistico e previdenziale, immigrazione e tasso di occupazione
femminile. Il presidente Carlo Valerio: «Il sistema rischia il collasso, il
progressivo invecchiamento delle forze lavoro deve avere un ruolo centrale
nell’agenda politica».*
Una popolazione sempre più vecchia. Con ovvie conseguenze anche sul mercato
del lavoro. L’invecchiamento è un fenomeno strutturale comune a tutti i 27
paesi dell’Unione europea, con effetti sia sui sistemi previdenziali e
l’offerta di servizi sociali, sia sul mercato del lavoro e il capitale
umano. In Italia, l’età mediana della popolazione – attualmente 48,3 anni –
è la più elevata tra i paesi UE e si prevede salirà fino a 51,6 anni nel
2050. Secondo i dati più recenti sugli scenari demografici prodotti
dall’Istat, tra il 2021 (anno base) e il 2050 si stima una riduzione della
popolazione residente nel Paese pari a quasi 5 milioni (da 59 a poco più di
54 nello scenario mediano), nonostante l’ipotesi di saldi migratori
positivi. Una parte rilevante del cambiamento di lungo periodo nella
struttura demografica, avviato da tempo, si realizzerebbe già tra il 2021 e
il 2041: in questo ventennio, i residenti nella fascia di età fino ai 24
anni si ridurrebbero del 18,5%, perdendo circa 2,5 milioni e la popolazione
adulta tra i 25 e i 64 anni scenderebbe di 5,3 milioni (-16,7%).
Crescerebbe invece di quasi un milione di unità la popolazione tra i 65 e
69 anni (+27,8%). Quest’ultima fascia di età, per l’effetto dello
spostamento in avanti dell’età attiva e di pensionamento previste
dall’attuale quadro normativo, sarà sempre più presente nel mercato del
lavoro, con conseguenze dirette sull’impiego di capitale umano e la
disponibilità di competenze, specie di tipo digitale. A Padova, nello
specifico, oggi la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) conta 594.889
persone, pari al 63,9% della popolazione. Considerando la tendenza
generale, Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, stima che nel 2041
scenderà di circa 99.300 unità assestandosi sulle 495.500, mentre le
persone tra i 65 e i 69 anni, che oggi sono il 6% della popolazione della
provincia (56.120) saliranno a 71.120. Considerando il tasso di occupazione
attuale nel territorio (al 71,9% secondo i dati Istat) è possibile stimare
che saranno circa 48.500 le figure che andranno rimpiazzate nel mercato del
lavoro entro il 2027.
*PENSIONI, RICAMBIO GENERAZIONALE, FORZA LAVORO: TUTTE LE SFACCETTATURE*
Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana potrebbe avere nei
prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici a causa
dell’aumento della *spesa pensionistica*. Anche in questo caso occorre
partire dai numeri e confrontare quello degli occupati, che in Italia
in diverse aree dello Stivale. E, per quanto quella di Padova, a riguardo,
sia una realtà virtuosa (nel 2022, ultimo anno radiografato, il saldo tra
lavoratori occupati e pensionati qui è ancora positivo, con 413 mila
occupati e 339 mila pensionati) è evidente che il “problema” riguarda tutti.
A questo si aggiungono i dati relativi alla cronica difficoltà nel trovare
*manodopera*, pressoché a tutti i livelli, sia per ruoli ad alta
professionalizzazione, sia per mansioni più generiche. Padova, in questo
senso, non si discosta dal quadro generale veneto, di piena occupazione,
con il 57,6% delle aziende del territorio che segnala difficoltà nel
reperire le figure professionali di cui ha bisogno, col missmatching tra
domanda e offerta di lavoro che ormai è diventato un elemento strutturale
in tutte le regioni competitive.
Altro aspetto della questione è quello relativo ai *vertici aziendali*
e al *passaggio
generazionale*: in Veneto si stima che tre imprese su quattro siano a
controllo familiare e, di queste, solo una su dieci è gestita da leader
under 50. Anche a questo riguardo il passaggio generazionale è una
priorità, ma pochi ancora pensano al “dopo”.
Infine la questione “*genere*”. Più fattori concorrono a spiegare il
costante aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e la
permanenza anche dopo la maternità: i cambiamenti culturali, l’aumento del
livello di istruzione, il processo di terziarizzazione dell’economia, e
negli ultimi anni anche l’innalzamento dell’età pensionabile, sia pure con
diverse formule di attenuazione. Il divario tra il tasso di attività
maschile e femminile si è ridotto in tutte le classi d’età. E tuttavia
resta ampio. A prescindere dall’ampio ventaglio di aspetti da considerare
relativi al gender gap, in questa sede preme soffermarsi sul tasso di
occupazione: a Padova le donne occupate sono il 14,2% in meno rispetto agli
uomini (78,9% contro 64,7%).
*VALERIO: «ROTTA DA INVERTIRE O IL SISTEMA COLLASSA»*
«Il progressivo invecchiamento delle forze lavoro ha assunto un ruolo
centrale nell’agenda politica di molti paesi, inclusa l’Italia. Questo
fenomeno solleva preoccupazioni significative tra le pmi poiché minaccia la
sostenibilità a lungo termine dello stesso sistema Paese», rileva il
presidente di Confapi Padova *Carlo Valerio*. «Nell’ambito del mercato del
lavoro, l’avanzamento tecnologico pone sfide non più eludibili, con
lavoratori più anziani a rischio di obsolescenza delle competenze e una
carenza di nuove risorse umane per soddisfare le esigenze future di
manodopera e innovazione. Altro aspetto riguarda al contrario la capacità
di preservare il know how dei lavoratori senior, inteso come patrimonio del
“Made in Italy”, che rischia di venire disperso in mancanza di un dialogo
intergenerazionale. Teniamo presente che, avendo sempre meno giovani e
sempre più pensionati, si potrà avere un’inversione di tendenza in tempi
medio-lunghi solo allargando la base occupazionale. Nessuno, lo sappiamo,
ha la bacchetta magica. Ma ci sono direzioni lungo le quali è necessario
muoversi, a tutti i livelli. Una passa dagli investimenti in formazione e
dalla necessità di innalzare il livello di istruzione della forza lavoro,
che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’UE. Fondamentale è poi
incentivare ulteriormente l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro,
visto che, anche a questo riguardo, l’Italia è ultima in Europa per il
tasso di occupazione femminile. Senza dimenticare le politiche che
incentivino la crescita demografica e allunghino la vita lavorativa delle
persone. Non meno importante un tema che già abbiamo avuto modo di toccare,
vale a dire quello dell’accoglienza diffusa, che coinvolga le comunità
locali nel processo di integrazione degli immigrati, favorendo una migliore
interazione tra le diverse culture presenti sul territorio: è importante
affrontare il tema dell’immigrazione non solo dal punto di vista numerico,
ma considerando la questione della selezione e delle competenze», conclude
Valerio. «È chiaro che la questione dell’invecchiamento demografico è
complessa. È altrettanto chiaro che è ormai ineludibile e che, se non
invertiremo la rotta rapidamente, l’intero sistema rischia il collasso».
[image: tabella_INVECCHIAMENTO-POPOLAZIONE-MERCATO-LAVORO.jpg]
*Nella foto Carlo Valerio; sopra l’infografica che riassume alcuni dei
numeri più significativi relativi a *
*invecchiamento e mercato del lavoro*
Diego Zilio
*Ufficio Stampa Confapi Padova*
*Diego Zilio*
*Ufficio Stampa*
*CONFAPI PADOVA*
Via Salboro, 22/b
35124 Padova
*www.confapi.padova.it *
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