
(AGENPARL) – mer 20 marzo 2024 Verso una gestione “più vicina alla Natura”
FOCUS
Manifesto per una Selvicoltura
più vicina alla Natura
In un contesto di crisi climatica globale, l’approvazione della Strategia Forestale Europea, della Strategia Forestale Nazionale, e più di
recente, delle linee guida europee sulla gestione forestale “Closer-to-Nature”, ci spingono a riflettere su come metterne in pratica i
principi e come raggiungere gli obiettivi definiti da questi importanti documenti.
Negli ultimi anni in Italia sono stati fatti molti passi in avanti nei campi della governance, della normativa, della raccolta dati, della
comunicazione, dell’associazionismo e dello sviluppo di filiere nazionali del legno. Tuttavia, uno degli aspetti fondamentali che ancora
manca è l’adeguamento culturale e operativo del settore forestale italiano all’applicazione della selvicoltura.
È indubbio, infatti, che per promuovere una gestione forestale “più vicina alla Natura” che sia innovativa e capace di generare servizi
ecosistemici impattando il meno possibile su habitat, specie, suolo e paesaggio, occorra affinare gli interventi selvicolturali, quindi le
conoscenze e le sensibilità di tutti gli attori che operano in questo ambito specifico.
In altri termini serve più “selvi-CULTURA” e, a tal fine, sarà determinante agire sui 10 ambiti descritti in seguito.
I PRIMI SOTTOSCRITTORI DEL MANIFESTO
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Massimo Stroppa
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Cluster Italia Foresta Legno
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Confagricoltura
Legambiente
PEFC Italia
Pro Silva Italia
Oltreterra
Rete Mediterranea delle Foreste Modello
Slow Food® Italia
Uncem
Promuoviamo la
Gestione Sostenibile
delle Foreste
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http://www.pefc.it
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FOCUS
Verso una gestione “più vicina alla Natura”
I dieci ambiti
del Manifesto per una Selvicoltura più vicina alla Natura
1. Più selvi-CULTURA
nella ricerca
Negli ultimi anni, nel nostro Paese, la selvicoltura ha trovato sempre meno spazio
nella ricerca e nella sperimentazione, per
varie concause legate sia alla mancanza
di investimenti di lungo periodo, sia ai
meccanismi di valutazione dei ricercatori.
È necessario incrementare la ricerca
e la sperimentazione in selvicoltura,
promuovendo progetti specifici, gruppi
di lavoro nazionali e internazionali, partnership con le imprese del comparto,
superando gli impedimenti che rendono
le ricerche selvicolturali di lungo periodo
poco attraenti e quindi poco realizzate
dai ricercatori.
2. Più selvi-CULTURA
nella pianificazione
La selvicoltura, quale elemento di base
della Gestione Forestale Sostenibile, non
può prescindere dall’incremento della pianificazione forestale a più livelli, come
previsto dal TUFF (D.lgs. 34/2018) e dalla
Strategia Forestale Nazionale. È necessario incrementare anche la formazione
(vedi punto 5) in questo campo, verso
studenti e tecnici laureati, per rendere
omogenea la struttura e più efficaci i Piani
di gestione, con particolare attenzione
ai Piani Forestali di Indirizzo Territoriale,
per i quali non esiste ancora un’esperienza diffusa e condivisa. Cultura della
pianificazione significa anche uscire dalla
logica dei Piani visti quasi unicamente
come strumenti conoscitivi e inserire in
questi documenti scelte, strategiche
e selvicolturali, da adottare non solo
sulla base di conoscenze tecniche, ma
anche tenendo conto delle richieste
e delle priorità generate nei processi
partecipativi organizzati professionalmente nei territori di riferimento
e della reale disponibilità di fondi e
risorse umane per realizzare gli interventi programmati.
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3. Più selvi-CULTURA
nella progettazione
In buona parte d’Italia, la selvicoltura è
lasciata in mano alle sole imprese boschive, il cui ruolo – fondamentale – non deve
però essere quello di progettare gli interventi, bensì di saper interpretare i progetti dei tecnici, portarli a termine senza
causare danni ambientali irreversibili e
nella massima sicurezza per gli operatori.
È perciò necessario che per gli interventi
selvicolturali (al di sopra di una soglia
minima di superficie o di cubatura) sia
previsto un progetto firmato da un tecnico laureato e abilitato alla professione, responsabile della loro esecuzione
e adeguatamente remunerato a tale
scopo. Ciò dovrebbe essere previsto nelle
normative forestali di riferimento.
4. Più selvi-CULTURA
nella normativa
Oltre a recepire e incentivare ciò che è
auspicato nel punto precedente, è necessario che la normativa forestale, in particolare le leggi e i regolamenti di Regioni
e Province Autonome, pur nell’esigenza di
differenziazioni locali, abbia minimi comuni
denominatori su temi di rilievo nazionale
e venga valutata a cadenza regolare, per
recepire le mutate esigenze, le innovazioni portate dalla ricerca e dalla
sperimentazione, abbandonando prescrizioni non fondate su basi scientifiche o oramai desuete. Occorre perciò
che i funzionari delle amministrazioni siano
a loro volta aggiornati, che lavorino in
rete – tra loro e con gli esperti del mondo
della ricerca – e che i politici di riferimento
vengano costantemente sensibilizzati sulle
modifiche normative necessarie.
Verso una gestione “più vicina alla Natura”
5. Più selvi-CULTURA
nella formazione
È necessario che all’interno dei Corsi di
Laurea delle Università italiane che formano
i tecnici forestali la selvicoltura abbia
un peso maggiore, sia dal punto di
vista teorico che pratico (attraverso
esercitazioni in molti tipi di bosco, in
diversi contesti sociali ed economici). I
corsi di selvicoltura dovrebbero recepire e
trasferire agli studenti tutte le più recenti
innovazioni in questa materia, avvalendosi
anche di collaborazioni con esponenti del
mondo professionale, pubblico e privato,
preparando così i forestali del futuro alla
progettazione e alla gestione di interventi
selvicolturali innovativi e dei relativi cantieri.
La cultura in selvicoltura, tuttavia, non deve
fermarsi alle Università. È necessario che
la formazione in questa materia prosegua lungo tutta la vita lavorativa di
tecnici e gestori forestali, sia pubblici
che privati, attraverso corsi di aggiornamento promossi con determinazione e
continuità dalle istituzioni di riferimento.
Formazione e aggiornamento dovranno
essere dimensionati e strettamente connessi
a reali opportunità di lavoro.
6. Più selvi-CULTURA
nella politica
prodotti a più alto valore aggiunto e
più elevato impatto occupazionale. Per
tali finalità è però necessario creare sia
le condizioni per produrre assortimenti
di valore nel medio-lungo periodo,
sia le idonee condizioni di mercato.
Non basta inoltre puntare sulle sole
filiere del legno, ma al contempo occorre indirizzare l’azione selvicolturale verso
altre filiere sempre più interessanti, anche
economicamente (es. i crediti di carbonio
associati ai servizi ecosistemici di regolazione o le attività turistiche e ricreative
collegate ai servizi ecosistemici culturali).
8. Più selvi-CULTURA
nel controllo
A ogni livello, gli organi preposti al controllo dovrebbero evitare un approccio
unicamente repressivo per abbracciare
anche forme preventive di accompagnamento degli addetti ai lavori verso
interventi selvicolturali più in linea
con i documenti strategici citati e con
le innovazioni prodotte da ricerca e
sperimentazione. Per fare ciò è necessario un maggiore e costante investimento
nell’addestramento e nell’aggiornamento
selvicolturale anche degli addetti alle attività di controllo.
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9. Più selvi-CULTURA
nelle imprese e negli
operatori forestali
Occorre continuare ad investire sugli
imprenditori e sugli operatori forestali,
non solo formandoli sulle buone tecniche
di utilizzazione in sicurezza, ma anche
ampliando le loro conoscenze sul valore
ecologico, sociale e culturale dei boschi,
sul funzionamento delle filiere forestali e
su quelle dei servizi ecosistemici, così come
sulle normative di riferimento, per renderli sempre più consapevoli del proprio
ruolo nel contesto di una gestione
selvicolturale sempre più sostenibile.
10. Più selvi-CULTURA
nella comunicazione
La selvicoltura deve entrare sempre più
spesso all’interno di una nuova narrazione
del bosco, lontana da stereotipi e inutili
retoriche. La selvicoltura più vicina alla
Natura merita di essere raccontata,
a tutto tondo, come un’operazione
funzionale allo sviluppo dei territori
e di servizi utili a tutti, in un’ottica di
sostenibilità ecologica, sociale ed economica e di mitigazione e adattamento alla
crisi climatica.
Per rendere i boschi italiani più diversificati
e resilienti, come ci chiedono i documenti
strategici citati in precedenza e per il benessere di tutti i cittadini, è fondamentale un
accompagnamento politico, attraverso
finanziamenti, sgravi e aiuti mirati alla
selvicoltura più vicina alla Natura, che
permettano di realizzare gli interventi
selvicolturali necessari anche laddove
la redditività è bassa o nulla. Per fare ciò
è necessaria un’opera di sensibilizzazione
diffusa nei confronti dei decisori, anche
rispetto al tema del pagamento dei servizi
ecosistemici forestali, in cui il settore pubblico dovrebbe avere un ruolo di catalizzatore
anche nei confronti dei proprietari privati.
7. Più selvi-CULTURA
nelle filiere
Oltre alle filiere corte e locali, oggi capaci
di valorizzare prevalentemente l’uso energetico del legno, occorre portare a più
ampia scala l’approccio a cascata e con
esso la cultura della valorizzazione dei
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