
(AGENPARL) – mar 19 marzo 2024 GUARDIA DI FINANZA
Comando Provinciale Vicenza
COMUNICATO STAMPA
19/03/2024
GDF VICENZA: SGOMINATA UN’ORGANIZZAZIONE DI RICICLATORI CHE RIPULIVA I
PROVENTI DELLE FRODI FISCALI DI SOCIETA’ OPERANTI NEL SETTORE DEI ROTTAMI
METALLICI. TREDICI ARRESTATI, ESEGUITE 18 PERQUISIZIONI E SEQUESTRATI
OLTRE 1,5 MILIONI DI EURO.
Dalle prime ore del mattino i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, sotto il
coordinamento della locale Procura della Repubblica, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Vicenza nei confronti di 13 persone (di cui 8 tradotte in carcere e 5
sodalizio criminoso specializzato nel riciclaggio di denaro. Contestualmente, oltre 80 finanzieri, con l’ausilio di
un’unità cinofila “cash dog” del Gruppo di Tessera (VE), il supporto di un elicottero della Sezione Aerea di
Venezia e di personale dei Gruppi di Padova, Verona e Brescia, stanno eseguendo 18 perquisizioni locali presso
le abitazioni, le aziende e gli altri luoghi nelle disponibilità degli indagati nelle province di Vicenza, Venezia,
Padova, Verona e Brescia.
L’operazione rappresenta l’epilogo di complesse investigazioni svolte dal Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria di Vicenza, su delega della A.G. berica, che hanno consentito di disarticolare un’associazione per
delinquere operante tra Vicenza, Padova, Verona, Brescia, Mantova, Milano, Prato, Chieti e Roma, con
collegamenti in Germania, Slovenia e Repubblica Popolare Cinese, composta da 16 persone (3 vicentini, 9
bresciani, 2 cingalesi e 2 cinesi).
L’indagine è stata avviata dalle Fiamme Gialle grazie all’acquisizione sul territorio di informazioni nei confronti
di un 51enne originario di Arzignano (VI) sospettato di svolgere l’attività di “money mule o spallone” ovvero di
trasportare contanti, frutto di frode fiscale, da e verso l’estero. I preliminari servizi di osservazione e
pedinamento consentivano di monitorare frequenti viaggi in auto del soggetto verso la Slovenia, dove l’indagato
si fermava per circa un’ora per poi far rientro in Italia. Attraverso le successive attività d’intercettazione
telefonica, telematica e ambientale, lo svolgimento di indagini bancarie e riscontri operativi eseguiti nel Centro e
Nord Italia, è stata ricostruita l’operatività dell’intero gruppo criminale, che aveva al vertice il citato arzignanese
operativo nella piazza vicentina, coadiuvato da due coniugi di Gussago (BS) operativi nella piazza bresciana,
nonché da ulteriori 11 complici addetti al trasporto del denaro contante.
Secondo le ricostruzioni degli investigatori, i contanti trasportati dall’estero verso l’Italia e viceversa in appena
un anno e mezzo, attraverso ben 556 “viaggi”, ammontano a circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali
realizzate da società dedite prevalentemente al commercio di materiali ferrosi. In particolare, attraverso due
società “cartiere” con sede rispettivamente a Brescia e a Roma, venivano emesse fatture false volte a dare
copertura documentale agli acquisti in nero effettuati da 25 società clienti con sedi nelle province di Vicenza,
Verona, Rovigo, Brescia, Mantova, Bolzano, Alessandria, Roma, Milano e Torino.
I clienti saldavano le fatture false attraverso bonifici ai “fornitori/cartiere”, i quali a loro volta bonificavano il
denaro ricevuto a favore di società estere, veri e propri punti nodali dell’attività di riciclaggio, ovvero una società
di Honk Kong e una società belga. Il denaro inviato all’estero veniva successivamente retrocesso ai clienti
italiani – al netto delle commissioni medie spettanti all’organizzazione pari circa all’1,5% delle somme
movimentate – attraverso l’utilizzo di uno “sportello bancario abusivo” della c.d. “China underground bank”
ovvero di quello che viene ritenuto un vero e proprio “circuito bancario informale e segreto” con numerose
“filiali” sparse sul territorio nazionale, sospettato di muovere ingentissime quantità di denaro verso la Cina
offrendo servizi speciali per clienti speciali. Si tratta di un sistema composto da “operatori” cinesi che inviano
soldi in madrepatria, frutto di riciclaggio ed evasione, anche di somme provenienti dalla stessa “economia
illegale” cinese in Italia.
Questo “sportello bancario abusivo” è risultato gestito da un 38enne cittadino cinese, residente a Vigonovo (VE)
ma formalmente impiegato presso una ditta all’interno del “Centro Ingrosso Cina” di Padova, vero e proprio
perno della retrocessione del denaro, che organizzava la consegna del contante ai “money mules/spalloni” in
varie località d’Italia (Padova, Prato, Mantova, Milano, Chieti e Roma), nonché all’estero (Slovenia e
Germania).
I contatti con l’intermediario cinese venivano tenuti esclusivamente dai vertici dell’organizzazione, il 51enne
arzignanese e i due coniugi di Gussago (BS), anche attraverso le chat criptate “Telegram”, “Signal”, “DingTalk”
e “WeChat”, analizzate dagli esperti Computer Forensics e Data Analysis del Corpo, dalle quali sono stati
ricostruiti i viaggi compiuti dal sodalizio criminoso in Italia e all’estero per ritirare i contanti da retrocedere alle
società clienti che beneficiavano della frode fiscale.
A tal proposito, l’organizzazione utilizzava diversi metodi di riconoscimento per garantire il buon fine della
retrocessione dei contanti:
– nel caso più semplice, i vertici del sodalizio inviavano al soggetto cinese che doveva consegnare il denaro agli
spalloni il numero di targa o la foto dell’auto che avrebbe utilizzato il loro complice incaricato di ritirare i
contanti;
– in alternativa, veniva utilizzato il numero seriale di una banconota quale “codice identificativo” o “token” che
lo spallone doveva mostrare al soggetto cinese per confermare la propria autorizzazione al ritiro del contante.
Per il trasporto in sicurezza del denaro, i vertici del sodalizio costituivano squadre ad hoc composte in genere da
due o più autovetture, prese a noleggio, ciascuna guidata da un singolo spallone. La prima autovettura costituiva
la c.d. “staffetta” che doveva anticipare la seconda auto – in cui veniva trasportato il denaro contante – con il
precipuo compito di andare in avanscoperta e avvisare per tempo della eventuale presenza in strada di auto o
personale delle FF.OO., suggerendo se del caso di cambiare itinerario.
Al fine di dare puntuale riscontro alle ipotesi investigative, gli investigatori del Nucleo p.e.f. Vicenza,
rispettivamente nei mesi di giugno e luglio 2022, hanno:
– operato, attivando i finanzieri del Gruppo Prato, un controllo su strada nei confronti di uno spallone 58enne di
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Lonigo (VI), con il rinvenimento e sequestro di circa 140.000,00 euro in contanti riposti in una busta nascosta nel
bagagliaio sotto la ruota di scorta;
– eseguito una perquisizione domiciliare, con l’ausilio di un’unità cinofila “cash dog” della Compagnia di Orio al
Serio (BG), presso l’abitazione sita a Chiampo (VI) del principale referente della piazza vicentina, rinvenendo e
sequestrando, tra le altre cose, 84.000,00 euro in contanti e uno smartphone contenente una vera e propria
“contabilità” dei viaggi organizzati e delle movimentazioni di denaro contante di provenienza illecita.
Infine, nel corso delle indagini è emerso che uno degli spalloni, un 57enne originario di Chiampo (VI), ha
illecitamente percepito il sussidio di disoccupazione (NASPI) per oltre 5.600,00 euro, visto che non solo
percepiva i proventi dell’attività di “money mule” (per ogni singolo viaggio uno spallone percepiva un minimo
di 400,00 euro al netto del rimborso di tutte le spese sostenute per il viaggio ovvero pedaggi autostradali,
benzina, ristoranti, etc.) ma anche lavorava presso un’azienda operante nel distretto della concia.
I 16 membri del sodalizio criminoso, 13 dei quali arrestati in queste ore, dovranno rispondere di ben 556 episodi
dall’organizzazione nel periodo novembre 2020-giugno 2022. Tre indagati bresciani, un 50enne, un 55enne e un
65enne, dovranno anche rispondere, quali amministratori di fatto o di diritto delle due società “cartiere”, del
reato di emissione di fatture false. Le Fiamme Gialle beriche stanno, inoltre, completando il sequestro preventivo
disposto dal Tribunale di Vicenza sui compensi e sulle provvigioni percepite dall’organizzazione per l’attività di
Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza confermano, ancora una volta, l’incessante impegno profuso dal
Corpo a difesa dell’economia nazionale “sana”. Il monitoraggio dei flussi finanziari rappresenta il metodo più
efficace per individuare i capitali di origine illecita, prevenendo e contrastando forme di riciclaggio in grado di
inquinare l’economia legale e di alterare le condizioni di libera concorrenza.
Si rappresenta che la misura è stata adotta su delega della Autorità Giudiziaria e che, per il principio della
presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagini in relazione alla vicenda sarà
definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
Il comunicato è stato autorizzato dall’Autorità Giudiziaria per motivi di interesse dell’opinione pubblica.
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