
(AGENPARL) – ven 08 marzo 2024 Gentile Professoressa,
Vogliamo e dobbiamo essere onesti: certi argomenti ci toccano più di altri.
Parlare di un periodo tragico della storia di questo Paese, quello dei c.d.
?anni di piombo?, impone a chiunque si avventuri nell?impresa – ma a
fortiori agli attori istituzionali ed a chi suole presentarsi di frequente
di fronte alle telecamere come ?autorevole? esponente del mondo
universitario ? equilibrio, cognizione di causa, delicatezza e sensibilità,
ma, prima di ogni altra cosa, richiede rispetto.
Rispetto per le centinaia di vittime, per tutte le vittime: appartenenti
alle Forze dell?Ordine, esponenti della società civile, semplici cittadini,
giovani studenti.
Rispetto per i familiari delle vittime che, come ebbe a dire il Presidente
Mattarella in occasione di un anniversario di quella che è stata forse la
più immane tragedia di quegli anni, la strage di Bologna: ?hanno saputo
trasformare il dolore in impegno civile per testimoniare all?intera società
che le strategie del terrore mai prevarranno sui valori costituzionali della
convivenza civile e, pertanto, meritano la gratitudine della Repubblica?.
Fatte queste doverose premesse, viene da chiedersi se Lei, Ordinaria di
Filosofia Teoretica presso l?Università La Sapienza di Roma, abbia contezza
del tributo di sangue versato dal suo stesso Ateneo a quella ?rivoluzione?,
che con un post pubblicato sul proprio profilo social in ricordo della
defunta BR Barbara BALZERANI, ha ritenuto di rivendicare come propria.
Ebbene, Professoressa, per dovere d?Ufficio ci preme rinfrescarle la memoria
con qualche nome di suoi – ci consenta, più autorevoli ? Colleghi:
* Aldo Moro, Ordinario di Procedura Penale, ucciso dalle BR il 9
maggio 1978 in note circostanze;
* Vittorio Bachelet, Ordinario di Diritto Amministrativo, ucciso il 12
febbraio 1980 da un commando delle BR al termine di una lezione;
* Ezio Tarantelli, Ordinario di Economia Politica, ucciso il 27 marzo
1985 da un commando delle BR nel parcheggio dell?Ateneo, al termine di una
lezione;
* Massimo D?Antona, Ordinario di Diritto del Lavoro, ucciso dalle BR
il 20 maggio 1999 a Roma in note circostanze.
L?Università è un luogo di discussione scientifica e cultura democratica: in
tale contesto, la memoria va coltivata per ricordare il valore di questi
fondamentali principi e, soprattutto, quello della stessa Università vera e
propria palestra civile di un linguaggio che rifiuta la violenza.
E infatti, anche il dialogo democratico, la dialettica tra le parti, il
confronto schietto, non possono prescindere dalla comune condivisione delle
regole del gioco: deve essere chiaro, in altre parole, cosa determina un
?cartellino rosso?.
Non possiamo e non dobbiamo, nemmeno per un istante, consentire che
esternazioni obiettivamente ingiustificabili, che si pongono
irrimediabilmente fuori dallo Stato democratico e, peraltro, inopportune in
relazione al ruolo istituzionale rivestito, passino sotto traccia in forza
di una spregiudicata e dannosa strumentalizzazione della libertà
d?espressione, che non può e non deve essere invocata a panacea di tutti i
mali.
Oggi più che mai, di fronte alle sfide che attendono il Paese, con la guerra
alle porte d?Europa ed il caos in Medio Oriente, non possiamo permetterci
cattivi insegnamenti, provenienti da coloro che, per conto dello Stato e
pagati dallo Stato, sono incaricati di formare le nuove generazioni.
Non intendiamo soffermarci sui suoi tentativi di rettifica, ci consenta,
obiettivamente maldestri. Ci limitiamo, però, a rilevare che quella stessa
?libertà di espressione? da lei rivendicata si trovava vergata su un
inquietante volantino di ?solidarietà? affisso proprio in Sapienza, recante
una stella a cinque punte di colore nero, peraltro da lei stessa
orgogliosamente condiviso nella assurda convinzione che un volantino di
matrice anarchica possa essere realmente rappresentativo del suo corpo
studenti.
D?altra parte, se è vero che sbagliare è umano, crediamo sinceramente nel
ravvedimento operoso: la invitiamo quindi, per il futuro ed a dimostrazione
della buona fede che rivendica ad utilizzare il suo ruolo e le sue ?presenze
mediatiche? per rendere, invece, omaggio alle vittime di quegli anni.
Faccia memoria. Non per noi. Lo faccia per i suoi studenti, anche per quelli