
(AGENPARL) – mar 05 marzo 2024 Territorio
CENTRO DI RICERCA POLITICHE E BIOECONOMIA
IL PANORAMA MULTIFORME DEL TURISMO RURALE. POLITICHE ED ESPERIENZE
CREA | RETE RURALE NAZIONALE
Rapporto di Ricerca
IL PANORAMA MULTIFORME
DEL TURISMO RURALE
Pubblicazione realizzata con il contributo FEASR nell’ambito delle
attività previste dal programma Rete Rurale Nazionale
CREA | RETE RURALE NAZIONALE
POLITICHE ED ESPERIENZE
a cura di Catia Zumpano, Annalisa Del Prete
Il panorama multiforme
del turismo rurale.
Politiche ed esperienze
Roma, 2024
Rapporto di ricerca pubblicato nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-22
Piano di azione biennale 23-24
Scheda progetto RRN 18.3 “Comunità locale e sviluppo rurale: criticità e risultati per migliorare la
partecipazione dei soggetti istituzionali e le donne al PSP”
Resp. Catia Zumpano, CREA – Centro Politiche e Bioeconomia (PB)
Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
Direzione Generale Sviluppo Rurale
Direttore Generale: Simona Angelini
Cura del Rapporto: Catia Zumpano, Annalisa Del Prete, CREA Centro Politiche e Bioeconomia
(CREA PB)
Autori:
Annalisa Del Prete, CREA PB (Introd., Cap. 1, Cap. 4, paragrafo 2.6 del Cap. 2)
Catia Zumpano, CREA PB (Introd., Cap. 2)
Umberto Selmi, Carlo Hausmann, Gabriella Pastore, ISMEA (Cap. 3)
Silvia Baralla, Simona Capone, Marianna Ferrigno, Veronica Manganiello, Myriam Ruberto, Raffaella
Zucaro, CREA PB (Cap. 5)
Raoul Romano, Rosa Rivieccio, Mariateresa Cappella, CREA PB (Cap. 6)
Anna Ceci, Oriana Cuccu, Anna Misiani, NUVAP/ Dipartimento per le politiche di Coesione -Presidenza del Consiglio dei Ministri (Cap. 7)
Lucia Tudini, CREA PB (Cap. 8)
Elaborazione dati:
Stefano Tomassini, Laura Guidarelli, Rosanna Peluso, Francesco Ambrosini, Anna Lapoli, CREA PB
Revisione testi: Rosanna Peluso, CREA PB
Grafica e impaginazione: Sofia Mannozzi, CREA PB
Foto copertina: Pietro Reale, “La vita è come un viaggio in mongolfiera”, Località Cozzolini, Spezzano
della Sila (CS)
Il Volume é consultabile anche on line sul sito della Rete Rurale Nazionale, al seguente link: https://
http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/25401
Indice
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1
Il turismo per un territorio rurale attrattivo e sostenibile
1.1. Introduzione
1.2. Più attrattivo uguale più sostenibile
1.3. Il turismo rurale: evoluzione di un concetto
1.4. Il contributo del turismo rurale allo sviluppo territoriale integrato
Bibliografia 19
CAPITOLO 2
Il turismo nelle strategie delle politiche di sviluppo rurale: finalità, interventi e risorse
2.1. Introduzione
2.2. Il sostegno della politica di sviluppo rurale alle attività turistiche
nelle aree rurali
2.3. Il turismo e gli interventi dei Programmi di sviluppo rurale (PSR)
2.4. PSR e turismo: un bilancio consolidato del ciclo di programmazione
2.5. Strategie, allocazioni finanziarie e strumenti attuativi nella
programmazione 2014-2020
2.6. La relazione tra l’approccio Leader e il turismo
2.7. l turismo rurale nel PSP 2023-2027
2.8. Alcune riflessioni conclusive
Bibliografia 51
CAPITOLO 3
Diversificazione aziendale e attrattività: ruoli e funzioni dell’agriturismo italiano
3.1 Introduzione
3.2 Gli elementi distintivi dell’agriturismo italiano e le ragioni
della sua attrattività
3.3 Le politiche nazionali e comunitarie
3.4 Alcune esperienze aziendali significative
3.5 Considerazioni finali
Bibliografia 71
CAPITOLO 4
Turismo e cultura: il patrimonio identitario delle aree rurali
4.1 Il turismo culturale sostenibile
4.2 Il valore del patrimonio culturale per lo sviluppo turistico del territorio
4.3 Indirizzi e strategie delle politiche per il patrimonio culturale:
il piano comunitario e nazionale
4.4 Il patrimonio culturale e la valorizzazione turistica dei territori rurali
nelle politiche di sviluppo rurale
4.5 Un patrimonio tutto locale: le esperienze delle aree rurali per lo
sviluppo del turismo culturale
4.6 Considerazioni finali
Bibliografia 91
CAPITOLO 5
Il patrimonio idrico nazionale: un’opportunità per il turismo e per il
territorio
5.1 Introduzione
5.2 Il turismo sostenibile nelle politiche rurali europee e nazionali:
dove si inserisce il patrimonio idrico
5.3 Il connubio acqua e turismo: progetti e iniziative virtuose
5.4 Acqua, agricoltura e turismo: un approccio basato sui servizi ecosistemici 105
5.5 La PAC a supporto della valorizzazione dell’agro-ecosistema irriguo:
opportunità per il turismo rurale
5.6 Considerazioni finali
Bibliografia 114
Sitografia 115
CAPITOLO 6
La fruizione socioculturale delle foreste e la politica di sviluppo
rurale
6.1 Il patrimonio forestale italiano e le sue opportunità
6.2 La fruizione turistica, ricreativa e sociale del bosco
6.3 La funzione terapeutica del bosco: i bagni in foresta e la terapia forestale 121
6.4 La politica di sviluppo rurale per la fruizione dei boschi
6.5 Conclusioni
Bibliografia 128
CAPITOLO 7
La valorizzazione delle risorse naturali e culturali come volano di
sviluppo della SNAI
7.1 Introduzione
7.2 La Strategia Nazionale per le Aree Interne nel ciclo di programmazione
naturali e l’attrattività turistica
di coesione
7.3 La SNAI nel 2021-2027: inquadramento generale e prospettive per
il turismo e la cultura
Bibliografia 143
CAPITOLO 8
Il turismo legato alla pesca e allo sviluppo delle aree costiere nella Politica comune della pesca
8.1 Introduzione
8.2 Il quadro di riferimento
8.3 Il tema Cultura e turismo nell’attuazione del PO FEAMP 2014-2020
8.4 La diversificazione e le nuove forme di reddito dei pescatori
8.5 Le strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo
8.6 Le azioni del FEAMP a gestione diretta attuate dall’EASME
8.7 Considerazioni finali
Bibliografia 160
Introduzione
La politica agricola comune (meglio conosciuta come PAC), come è noto, si basa
fondamentalmente su due pilastri, di cui il Primo dedicato al sostegno diretto al reddito degli agricoltori (pagamenti diretti) e il Secondo Pilatro, con ambizioni più “territoriali”, finalizzato a porre rimedio al declino delle aree rurali. Quest’ultimo, meglio
conosciuto come politica di sviluppo rurale, pur se connotato da una forte impronta
agricola, che ne ha condizionato, finora, il suo impianto attuativo, ha offerto, nel corso delle varie programmazioni, opportunità significative per lo sviluppo delle aree
rurali in quanto sistemi territoriali diversificati, sostenendo anche interventi volti a
potenziare l’attrattività delle stesse aree.
Ricondurre il tema del turismo alla politica di sviluppo rurale comporta una scelta
di campo, che sposta l’attenzione su tipologie di investimenti che rimandano ad una
dimensione del turismo più circoscritta, di piccole e medie dimensioni, strettamente
correlata ai percorsi di sviluppo delle aree rurali. Detto in altri termini, non si parla di
“turismo nelle aree rurali”, il quale, come è noto, comprende ogni forma di turismo,
indipendentemente dalle sue finalità e dalle dimensioni degli investimenti: si pensi,
ad esempio, ai grossi interventi strutturali per la creazione di stazioni sciistiche che
richiedono la mobilitazione di risorse finanziarie importanti e che richiamano masse
significative di turisti; noi ci occuperemo di “turismo rurale”, che, per l’Unione Europea, coincide con quelle forme di turismo strettamente correlate alle attività agricole,
forestali e irrigue e alla valorizzazione delle loro risorse (agriturismo, ippoturismo,
turismo enogastronomico e fluviale, terapia forestale, ecc.), nonché al recupero e valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale dei territori rurali.
La redazione del presente Volume, sviluppato nell’ambito della Scheda Progettuale 18.3 “Fabbisogni degli Enti Locali” del Progetto Rete Rurale Nazionale, nasce
dalla volontà di raccogliere una serie di contributi che i ricercatori CREA hanno sviluppato sul tema nel corso degli ultimi cinque anni, partecipando alla stesura del
Rapporto Nazionale sul Turismo del CNR (https://www.iriss.cnr.it/rapporto-sul-turismo-italiano/). Nello specifico, a partire dal 2017 (Volume XXI del Rapporto), il
CREA ha partecipato, per ogni Edizione, alla redazione della quinta parte del Rap7
Introduzione
porto, “Politiche pubbliche per il turismo” – coordinata da componenti del Nucleo
di Valutazione e Analisi per la programmazione (NUVAP) del Dipartimento per le
Politiche di Coesione (Presidenza del Consiglio dei Ministri) –, curando il capitolo
5.2. “Il turismo nelle politiche di sviluppo rurale e della pesca: approcci, interventi e
risorse finanziarie”. Nel corso delle diverse edizioni, all’interno del suddetto Capitolo
sono state passate in rassegna le diverse dimensioni che caratterizzano gli interventi
a supporto del turismo da parte delle politiche di sviluppo rurale. Aprendo con un
focus sull’agriturismo, considerato pietra miliare del turismo rurale, si è proseguito,
nel corso degli anni, con approfondimenti sulle sinergie fra turismo e foreste, acqua,
agricoltura biologica, infrastrutture di base, sentieristica. Uno spazio di approfondimento è stato dedicato anche all’approccio Leader, il quale, come è noto, è adottato
nelle aree rurali da più di 25 anni e, grazie all’operato dei Gal, ha permesso a diverse
realtà territoriali locali di fare del turismo un vero e proprio volano di sviluppo locale.
Il presente Volume, quindi, riprende, in una versione aggiornata, rivisitata e ampliata, le differenti angolazioni che possono caratterizzare la lettura del tema del turismo nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale.
Il Volume apre con un primo capitolo, finalizzato a introdurre il concetto di turismo rurale. L’autrice, affrontando il tema dell’attrattività turistica e del legame imprescindibile con lo sviluppo territoriale sostenibile, pone particolare attenzione al
percorso evolutivo del concetto stesso in letteratura e nelle politiche territoriali.
Il ruolo e il peso, anche finanziario, che il tema del turismo ha ricoperto nelle
differenti fasi di programmazione della politica di sviluppo rurale sono sviluppati nel
secondo capitolo. Al suo interno si fa cenno anche al ruolo strategico che l’approccio
Leader, con la sua portata innovativa e sperimentale, ha giocato nel consolidamento
del settore turistico nelle aree rurali. Nel capitolo sono anche fornite alcune indicazioni sulla programmazione della PAC post 2023.
Dal terzo capitolo in poi sono analizzate le diverse dimensioni del turismo rurale;
nel capitolo terzo, così, l’attenzione è focalizzata su quella che può essere definita,
almeno nel nostro Paese, come la dimensione più nota e di maggior successo: l’agriturismo. Gli autori si soffermano, sinteticamente, su alcune caratteristiche che rendono
l’agriturismo italiano una tipologia di offerta turistica unica nel panorama nazionale
e internazionale, facendo riferimento anche agli aspetti normativi, sociali e culturali
che lo identificano. Nel capitolo è contenuta anche un’analisi delle principali azioni a
sostegno del settore adottate dalle politiche in ambito nazionale e comunitario nonché si fa riferimento ad alcune esperienze concrete.
Introduzione
Il quarto capitolo approfondisce il legame tra cultura e turismo in un’ottica di
sviluppo sostenibile: vengono presentati gli indirizzi strategici e le politiche comunitarie e nazionali a sostegno del patrimonio culturale in chiave turistica, finalizzate
non solo a tutelare il patrimonio esistente, ma a rigenerare la vitalità culturale delle
comunità rurali.
Nel capitolo quinto, dedicato alla connessione del turismo con l’acqua, le autrici
si soffermano sulle potenzialità turistiche dell’acqua nelle aree rurali. Si analizzano le
politiche nazionali ed europee a sostegno del patrimonio idrico, esplorando iniziative
ed esperienze che hanno beneficiato della relazione acqua-turismo. I servizi ecosistemici, e la loro quantificazione in termini di restituzione monetaria al territorio, sono
presentati con un focus specifico sui servizi ambientali e ricreativi offerti dall’acqua
(fontanili, balneazione, ecc.). Infine, viene fornita al lettore una panoramica degli
interventi della PAC a sostegno dell’agro-sistema irriguo di potenziale interesse per
lo sviluppo turistico.
Il crescente valore socioculturale del bosco e la relativa richiesta sempre più spinta
di servizi turistici, ricreativi, sportivi e hobbistici (caccia, raccolta funghi, trekking,
ecc.), sono oggetto di analisi del sesto capitolo. Gli autori esplorano le nuove opportunità, dirette ed indirette, sulla valorizzazione del bosco, ponendo la loro attenzione
anche sull’ampia offerta di servizi integrati mirati al benessere e alla salute psicofisica
umana. Nel capitolo si fa anche riferimento anche al contributo offerto in tale direzione dalle politiche nazionali ed europee di sviluppo rurale.
Chiudono il Volume due contributi che analizzano il tema del turismo all’interno di approcci e politiche che, in una visione integrata, non possono che rafforzare
i sistemi territoriali. Nello specifico, il capitolo settimo offre un approfondimento
sulla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI) in tema di valorizzazione delle risorse
naturali e culturali per l’attrattività di tali territori, attraverso un’analisi dei flussi turistici e di fruizione culturale rilevati dall’Istat nelle 72 Aree di progetto, degli obiettivi
strategici e dei progetti in attuazione pubblicati sul portale unico nazionale OpenCoesione. Nel contributo è riportata anche una sintesi sulle prospettive della SNAI alla
luce delle scelte strategiche dell’Accordo di Partenariato 2021-2027.
Il capitolo otto offre una panoramica sul ruolo del turismo nel settore della pesca, con riferimento anche a quanto sostenuto dalla politica comunitaria dedicata al
settore. Nato come forma di diversificazione del reddito dei pescatori, il turismo ha
moltiplicato negli anni le sue attività e funzioni: pesca-turismo, pesca sportiva, ristorazione, ma anche servizi ambientali legati e attività pedagogiche relative alla pesca.
Nel capitolo, quindi, vengono presentate iniziative ed esperienze a supporto del turismo legato alla pesca nell’ambito delle suddette politiche e del PNRR.
Il Volume, con la sua panoramica sulle diverse dimensioni che può assumere il
turismo, consente di raccontare esperienze di successo, in cui il turismo si è posto
come leva per lo sviluppo territoriale, ribadendo il suo potenziale nella crescita economica e sociale delle aree rurali. La sua finalità, quindi, è quella di fornire le basi per
una lettura del turismo nelle aree rurali più completa, in cui politiche e dimensioni
si intersecano per innescare processi di sviluppo sistemici. Esso ambisce ad essere
uno spunto di riflessione per i policy maker, una panoramica di ambiti da approfondire per i ricercatori e uno stimolo alla collaborazione per gli stakeholder locali. Un
obiettivo ambizioso nel tentativo di mettere a sistema le potenzialità del panorama
multiforme del turismo rurale.
capitolo 1
Il turismo per un territorio rurale attrattivo
e sostenibile
Introduzione
La diffusione del turismo rurale che ha interessato gli ultimi decenni è la conseguenza di una diversificazione dei comportamenti di consumo e di una de-standardizzazione dell’offerta turistica che si fonda sulla molteplicità di beni e servizi territoriali (Brunori et. al 2020). Con la crescita dei flussi turistici verso le aree
rurali, quindi, si sono moltiplicate le opportunità di evoluzione di questi territori,
che hanno visto mutare l’accezione negativa del termine marginale, per rispondere
alle esigenze di evasione e autenticità dei nuovi turisti. Il turismo rurale è diventato
progressivamente un elemento di competitività territoriale per diversi aspetti: costituisce una risposta dei sistemi locali ai processi di globalizzazione compatibile con
aspetti ambientali e sociali (Cawley, Gillmor e Gaffey 2002); esso rappresenta una
fonte di reddito degli operatori rurali (Ilbery, Bowler, Clark, Crockett e Shaw, 1998)
consentendo di attribuire una nuova funzione economica agli spazi rurali nell’epoca
del post-produttivismo (Grillotti Di Giacomo, 2003).
In questo capitolo si affronterà il tema dell’attrattività turistica e dell’importanza
di concepire lo sviluppo turistico come imprescindibilmente connesso con uno sviluppo territoriale sostenibile: si riporteranno le definizioni elaborate da studiosi di
economia e sociologia nel tentativo di tracciare un percorso evolutivo del concetto di
turismo rurale in letteratura e nelle politiche territoriali.
Più attrattivo uguale più sostenibile
La prima occasione in cui si è parlato ufficialmente di “Turismo sostenibile” è
stata la Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile tenutasi a Lanzarote nel 1995.
Considerate le potenzialità economiche e culturali del turismo, l’incontro aveva lo
scopo di riportare l’attenzione sugli altrettanto potenziali rischi di deterioramento
ed erosione ambientale e culturale ad esso collegati. Il risultato fu la redazione di una
Carta per il turismo sostenibile, che stabiliva regole e principi di un turismo “intelli11
Capitolo 1
gente”. Successivamente, nel 1998, l’Organizzazione Mondiale del Turismo fornì una
definizione di “turismo sostenibile”, identificando un tipo di attività turistica in cui
“si soddisfano le esigenze dei turisti, conservando allo stesso tempo la risorse naturali
e culturali, rispettando l’integrità dell’ecosistema e le caratteristiche sociali e culturali
delle comunità locali”. In base a questa accezione, il turismo sostenibile non sarebbe
un tipo di turismo, ma l’unico modo per fare turismo, senza distruggere le premesse
naturali, culturali e sociali su cui si fonda la capacità attrattiva delle destinazioni.
L’attrattività territoriale, infatti – “è un prodotto collettivo derivante dall’interazione
dinamica e sistemica tra tutti gli attori locali che direttamente o indirettamente
partecipano alla medesima catena del valore” (Spagnuolo e Pollice, 2009): essa apporta benefici di natura economica, sociale, culturale ed ambientale tali da condurre ad
un miglioramento sostanziale del livello di benessere, attuale e prospettico, della comunità locale. Per questo motivo, il valore aggiunto apportato dal turismo non può
essere valutato solo in termini economici né tantomeno con riferimento ad una sola
categoria (ad esempio gli operatori turistici) ma deve tener conto dell’intera comunità e dei modi in cui i diversi aspetti del turismo interagiscono con essa. Considerata
tale interconnessione, è evidente che lo sviluppo turistico di un luogo è strettamente
correlato allo sviluppo del territorio stesso. Allo stesso modo, il legame tra attrattività e sostenibilità a livello locale appare inequivocabile, dal momento che non può
esistere attrattività nel tempo se si determinano alterazioni irreversibili negli equilibri ambientali e territoriali che la caratterizzano. “Per attrattività deve intendersi
una attrattività turistica che tragga il proprio fondamento dalla valorizzazione delle
specificità del contesto locale e dei suoi fattori di eccellenza, nel rispetto delle vocazioni
territoriali e dei limiti posti dalla conservazione degli ecosistemi di riferimento, evitando che interventi di adeguamento e/o ampliamento del quadro attrattivo possano
determinare compromissioni ambientali e territoriali irreversibili” (Spagnuolo F. e
Pollice F., 2009). L’attrattività, quindi, è un prodotto sistemico in cui i diversi fattori
si integrano per ampliare l’offerta turistica, con relazioni orizzontali e verticali e con
l’obiettivo di accrescere la competitività turistica del territorio. Competitività e sostenibilità, in quest’ottica, si sovrappongono, dal momento che il vantaggio competitivo
di ordine ambientale/territoriale risiede nella capacità di preservare le condizioni
attrattive del luogo.
Il turismo per un territorio rurale attrattivo e sostenibile
Il turismo rurale: evoluzione di un concetto
Non esiste una definizione univoca di turismo rurale e, soprattutto, di una sua
chiara articolazione che consenta di distinguere in maniera netta il turismo rurale
dalle altre tipologie di turismo con cui questo condivide spazi, risorse, strutture, politiche, attori. Bernard Lane sostiene che “il turismo rurale esiste come concetto, è una
forma di turismo praticato nelle zone rurali, che è rurale nella scala, nel carattere e
nella funzione e che riflette il differente e complesso modello dell’ambiente, dell’economia, della storia e della localizzazione rurale”. Per questo motivo, spesso si tende ad
associare il turismo rurale all’agriturismo, come afferma anche Oppermann in uno
scritto del 1996. La Commissione Europea, tuttavia, specifica che il turismo rurale è
una nozione molto ampia che comprende non soltanto il turismo presso l’azienda
agricola o agriturismo ma anche qualsiasi altra attività turistica che si svolge in una
zona rurale ed è spesso indicato come una prospettiva promettente per il futuro del
mondo rurale. Pertanto, come ribadito da diversi studiosi (Lane, 1994; Hall e Page,
2006) non sempre il turismo rurale coincide con “il turismo nelle aree rurali” e/o con
il “turismo agricolo”. Ciò che resta, quindi, al di là delle definizioni è il fatto che si
riconosce una relazione tra ruralità e turismo che non riguarda il luogo in sé, ma l’identità che i territori stessi evocano. Si attribuisce alle aree rurali una forza attrattiva
propria, in cui l’attività turistica svolge un ruolo complementare, a beneficio del contesto, in cui il vantaggio competitivo è dato da spazi turistici autentici ed originali.
Belletti (2010) afferma che le risorse della ruralità potenzialmente incorporabili al turismo rurale appartengono a diversi tipi di capitale territoriale: ambientale,
culturale, sociale, economico, umano. Il ruolo effettivo giocato dalle risorse rurali
è però diversificato a seconda delle situazioni. Alcune risorse rurali sono utilizzate
in maniera diretta nel processo produttivo (es. gli immobili rurali usati per l’alloggio, le aree naturali usate come supporto per i servizi di escursionismo), altre invece
rappresentano degli attributi di contesto del prodotto turistico (es. la qualità paesaggistica, la reputazione dei prodotti tipici del territorio) che però possono essere
determinanti nella decisione del consumatore. È soprattutto la componente paesaggistica a caratterizzare il turismo rurale, intesa nella sua accezione più ampia, ovvero
sia come ambiente con i suoi aspetti naturalistici, sia come tradizione locale, che è ciò
che rende unica l’esperienza turistica, e infine come accessibilità, ossia come perfetta
integrazione dell’offerta nel contesto rurale, in modo che i servizi diventino punto
di collegamento tra il territorio ed il fruitore (Mauracher C., Trevisan G., 2006). Di
Capitolo 1
conseguenza, in questo tipo di turismo è particolarmente intenso il legame tra l’offerta di servizi ed il territorio, in quanto le caratteristiche qualitative delle componenti ambientale, culturale e sociale del territorio “non rappresentano un aspetto di
contorno ma sono essenziali alla qualificazione delle attività stesse” (Belletti G., Berti
G., 2011). A sottolineare questa relazione interviene anche la classificazione di offerta turistica delle aree rurali di Mauracher C. e Trevisan G. (2006), che prevedono
la presenza in una destinazione turistica di risorse primarie e risorse secondarie: le
prime comprendono il patrimonio ambientale (ovvero siti di interesse naturalistico e
paesaggistico), la tradizione enogastronomica e i siti di interesse culturale; le seconde
riguardano le loro derivazioni, ossia, le aree per attività sportive, le strutture per mostre e manifestazioni di vario tipo, i musei, gli itinerari enogastronomici e strutture
che permettono una migliore fruizione della destinazione quali, ad esempio, agriturismi, ristoranti tipici ed aziende agricole. Secondo Ritchie e Crouch (2000) nell’analisi di uno spazio turistico bisogna prendere in considerazione fattori di comparative advantage e di competitive advantage. I primi comprendono le risorse naturali
(posizione geografica, clima, patrimonio naturale), le risorse culturali (patrimonio
storico-architettonico, tradizioni, identità locali), le risorse tipiche (produzioni tipiche, artigianato locale), le risorse umane (competenze, disponibilità); i fattori di
competitive advantage, invece, comprendono le risorse sviluppate (sistema dell’ospitalità, sistema dell’accessibilità), le risorse organizzative (le politiche e le strutture di
governance), le risorse informative (il sistema informativo e di marketing), le risorse
relazionali, le risorse progettuali, le risorse finanziarie.
Dall’analisi dell’offerta turistica rurale emerge chiaramente, quindi, la dimensione territoriale del prodotto turistico tanto che si è progressivamente diffuso l’uso del
termine “prodotto-territorio”: esso rappresenta un insieme di attrazioni naturali e
artificiali la cui organizzazione e fruibilità è gestita da una pluralità di soggetti spesso
locali (Belletti G. e Berti G., 2011). Non sono più le imprese a concorrere, in tal senso,
ma i territori, i quali mirano ad attrarre residenti con alta capacità di spesa, investimenti e turisti (Ara A. et al., 2011).
Il turismo rurale diventa, pertanto, uno degli elementi che concorrono alla realizzazione di modelli di sviluppo integrati che presentano determinate caratteristiche,
tra cui: le ridotte dimensioni delle aziende che vi partecipano per lo più a conduzione familiare (Meloni B., Pulina P., 2020); l’organicità con le comunità locali (Lane
B., 1994); l’integrazione e la connessione con attività e redditi agricoli (McNally R.,
2001); la natura esperienziale della sua offerta (Roberts et al., 2017); la possibilità di
Il turismo per un territorio rurale attrattivo e sostenibile
rompere un isolamento economico e aprire nuovi spazi sia per l’iniziativa economica
che per l’interazione e nuova configurazione sociale (Lun et al., 2016).
“L’attrattività è l’insieme dei diversi elementi dell’offerta turistica locale: le risorse
turistiche (core resources and attractors); la fruibilità di tali risorse, intesa come la
quantità e qualità del sistema di accoglienza e l’accessibilità della località turistica
(supporting factors and resources); e infine l’immagine turistica della località sul mercato interno e su quelli esteri” (Pollice F., 2002). In termini assoluti, quindi, la destinazione più competitiva è quella che determina contemporaneamente il maggiore
successo e il maggior benessere per i suoi residenti, chiarendo che “non si può avere una strategia competitiva per la destinazione senza che essa sia anche sostenibile”
(Pollice F., Spagnuolo F., 2009), tant’è che Crouch e Ritchie (2000) annoverano tra
i fattori di competitività la “destination policy, planning and development” ovvero la
capacità di attivare tutti quei processi necessari per creare un ambiente favorevole
alla nascita e allo sviluppo sostenibile di attività turistiche. Al di là delle teorie di
marketing territoriale, quindi, comincia a farsi strada il concetto che le competenze
territoriali nella creazione del potenziale attrattivo svolgano un ruolo strategico sia a
livello aziendale (nella gestione dei servizi) che a livello territoriale, nella definizione,
attuazione e monitoraggio delle politiche di sviluppo turistico.
1.4 Il contributo del turismo rurale allo sviluppo territoriale
integrato
Un processo di sviluppo è endogeno quando si fonda sulla valorizzazione delle
risorse locali, è organizzato sulla base di modelli locali ed il controllo e la proprietà
delle risorse sono locali (Ray C., 1999); questo concetto risulta rafforzato quando la
redistribuzione e il reinvestimento del valore aggiunto prodotto si riversa all’interno
del territorio. Il grado di sviluppo di questo processo, secondo Ray, “è dato dalla
capacità degli attori locali di costruire e controllare le interazioni tra locale e globale
che sono generate dall›utilizzo di risorse locali ed extra-locali e dalle forze che scaturiscono da attori locali ed extra-locali” (Ray C., 1999; Ray C., 2000). Questa affermazione introduce un concetto molto importante per un’attività complessa come il
turismo, e cioè che un processo di sviluppo endogeno è tanto più sostenibile quanto
più si interseca con la realtà circostante. Non si tratta di un meccanismo autarchico,
quindi, ma piuttosto di una dinamica virtuosa in cui le risorse e le forze esterne possono essere “interiorizzate” e i fattori di spinta esterni possono essere mediati, incor-
Capitolo 1
porati ed anche sostanzialmente trasformati dalle strutture organizzative e cognitive
locali. In quest’ottica, il senso di appartenenza e la presenza di una forte identità locale – che costituiscono il fattore di rappresentatività della comunità locale nelle aree
rurali- sono fondamentali per uno sviluppo turistico sostenibile, dal momento che
determinano la possibilità di riconoscersi e di essere riconosciuto- e quindi differenziarsi- e perché costituiscono il cuore di una storia condivisa, alla base della fiducia,
cooperazione e dell’azione collettiva.
Le componenti di attrattività e competitività del turismo rurale, pertanto, contribuiscono allo sviluppo di un territorio solo quando si integrano verticalmente ed
orizzontalmente. L’integrazione, infatti, non interessa solamente i diversi settori delle attività economiche ma anche individui ed operatori (siano essi privati o pubblici o
provenienti dal mondo associativo), progetti e azioni (economici, sociali, ambientali
e culturali), e, infine, territori e risorse (materiali e immateriali). A sostegno di quanto affermato, si rimanda alla Risoluzione del Parlamento Europeo “Strategia dell’UE
per il turismo sostenibile del 2021”, nella quale, infatti, l’organo istituzionale europeo
sottolinea il legame inscindibile tra sostenibilità e attrattività per lo sviluppo turistico
nelle aree rurali, definendo le attività artigianali locali, l’agriturismo, il turismo rurale
e l’ecoturismo una parte integrante del turismo sostenibile, in quanto “promuovono
la scoperta dei nostri territori, della natura e dei paesaggi su itinerari percorribili a
piedi, in bicicletta o a cavallo, l’accesso ai quali deve essere condiviso”(Parlamento
Europeo, 2020). Nella Strategia si ribadisce, inoltre, il contributo positivo apportato dal turismo rurale al mantenimento di un’agricoltura diversificata e su piccola
scala, alla lotta contro le disuguaglianze sociali e alla creazione di opportunità di
lavoro per le donne, con una percentuale di donne in tale settore nell’UE pari a circa
il 50 %, contribuendo in tal modo al ricambio generazionale e all’inversione della
tendenza allo spopolamento. Tale concetto era stato evidenziato dalla DG Agri chenel Parere sulla suddetta strategia- aveva ribadito l’importanza del turismo rurale
per l’economia e l’occupazione della realtà rurali, costituendo una fonte di reddito
complementare per le aziende agricole, l’artigianato e per la diversificazione delle
imprese rurali (DG Agri, 2020). Allo stesso tempo, si sottolineava che tale attività
non poteva essere distinta dalla tutela dell’ambiente, la conservazione della biodiversità e la consapevolezza del benessere degli animali. Infatti, nonostante nel dibattito
accademico spesso si tracci uno scenario in cui l’agricoltura perde la sua centralità
a favore di altri settori dell’economia rurale (Shan J. e Wilson K., 2001) – primo tra
tutti il turismo –non è possibile guardando alla realtà empirica separare l’agricoltura
Il turismo per un territorio rurale attrattivo e sostenibile
da qualsiasi altra attività che entri nell’ottica del processo di sviluppo rurale. Questo
perché l’agricoltura ha una funzione regolatrice che determina elementi unici di contesto quali il paesaggio, la cultura gastronomica, il senso d’appartenenza e lo spirito
identitario, la ritualità, l’uso degli spazi e gli stili architettonici. Non è quindi l’agricoltura a scomparire nel turismo rurale, ma una concezione industriale ed estensiva
della pratica agricola: la struttura dell’azienda agricola si modifica a vantaggio di un
modello multifunzionale e costituisce parte integrante di un contesto turistico attrattivo, funzionale e sostenibile.
Da un’esperienza di turismo rurale il turista si attende paesaggi agrari con una
forte identità, forme e strutture di ospitalità coerenti con i tratti fisici e culturali del
luogo (Murphy A. e Williams P., 1999; Sparks B., 2007). Più che in altre esperienze
turistiche il cibo deve essere coerente con la cultura e le tradizioni del luogo. Le attrazioni che caratterizzano il turismo rurale possono essere l’eredità di secoli di attività
umane nell’area – come nel caso dei borghi, dei monumenti storici, dei tratti peculiari del paesaggio (come i terrazzamenti, le strade di campagna, le siepi e i filari, le
recinzioni in pietra, le case coloniche) oppure possono essere create ad hoc – come le
collezioni di varietà autoctone, i musei rurali, le sagre e le fiere, le fattorie didattiche.
Anche le attività che un turista può svolgere in un’area rurale possono riguardare la
mobilità (escursioni e passeggiate), le attività sportive (caccia e pesca, cicloturismo,
canoa, equitazione), le attività didattiche (corsi di cucina o di sommelier, visite in
azienda), lo shopping. È per questo che l’integrazione può essere l’unica modalità
di organizzazione del turismo rurale. L’offerta turistica e la sua direzione di sviluppo emergono dal complesso delle scelte del territorio. Assume particolare rilievo il
ruolo degli enti locali pubblici territoriali nel promuovere e sostenere, direttamente
o attraverso organismi creati ad hoc, lo sviluppo, l’integrazione, il coordinamento, le
azioni di marketing collettive: i meccanismi di mercato, in mancanza di un soggetto
in grado di imporre gerarchicamente delle linee strategiche e di gestione, non sono
infatti da soli sufficienti (Tamma M., 2012). La multidimensionalità del turismo rurale, infatti, comporta una molteplicità di potenziali ambiti di sviluppo e, dall’altro
lato, una varietà di ambiti di intervento, che richiedono il supporto delle politiche
pubbliche. Esistono sei possibili motivi che giustificano l’intervento del pubblico
nel turismo: obiettivi di lungo periodo; la creazione di infrastrutture di trasporto;
la complessità del turismo; il fallimento di mercato; la fornitura di servizi ricreativi
pubblici; la risoluzione dei conflitti (Jeffries D., 2001). Pur contribuendo a generare
redditi per le imprese coinvolte, il turismo travalica i confini dell’azienda per diven17
Capitolo 1
tare motore dello sviluppo di un territorio e pertanto di interesse per la collettività.
Le esternalità positive/negative dell’incremento/decremento delle attività turistiche
comportano, infatti, un impatto indiretto non solo sulle attività turistiche in senso
stretto, ma su tutte le aziende della filiera nonché sul capitale ambientale e sociale di
una destinazione.
Il turismo per un territorio rurale attrattivo e sostenibile
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capitolo 2
Il turismo nelle strategia delle politiche
di sviluppo rurale: finalità, interventi e
risorse
Introduzione
Una maggiore sensibilità sui temi ambientali, nonché la necessità di porre freno
al continuo calo demografico che investe i territori rurali, ha spostato l’attenzione,
negli ultimi anni, su nuovi paradigmi dello sviluppo; paradigmi orientati a favorire percorsi alternativi di crescita più partecipati e, soprattutto, capaci di garantire
un maggiore equilibrio fra spinte economiche, legittime, e salvaguardia del capitale ambientale, culturale e sociale locale. Ciò con riflessi anche sul modo di pensare al turismo rurale, interpretandolo come componente di un sistema territoriale
“intelligente”, in cui il rispetto del principio della salvaguardia ambientale non è un
valore statico da perseguire, ma è condicio sine qua non dei percorsi di crescita economica e sociale da adottare. Tutto ciò, a sua volta, rimanda ad una dimensione del
settore turistico circoscritta, di piccole e medie dimensioni e strettamente correlata
ai percorsi di sviluppo territoriale adottati. Dimensione e forme più coerenti con i
cambiamenti climatici e con stili di vita più sani, che possono essere ricondotte alla
tipologia di turismo sostenuta dalle politiche di sviluppo rurale dell’Unione Europea
e che rimanda a quegli interventi strettamente correlati alle attività agricole e alla
trasformazione dei suoi prodotti (agriturismo, turismo enogastronomico), nonché
al recupero e valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale dei territori rurali. Non vi è dubbio che la politica di sviluppo rurale apporta – direttamente
o indirettamente – contributi finanziari significativi all’implementazione di policy
per aumentare l’attrattività turistica delle aree rurali. Il suo contributo va letto nella
ormai consolidata consapevolezza da parte delle istituzioni europee e nazionali che
la componente agricola, campo di intervento principale della politica di sviluppo
rurale, per poter supportare i luoghi, deve necessariamente porsi in simbiosi con
il contesto territoriale di riferimento: in sintesi, solo creando sinergie fra le diverse
“anime” dello sviluppo rurale si potranno innescare processi di crescita economi23
Capitolo 2
ca sostenibile, necessari per arginare i processi di depauperamento fisico e umano
delle aree rurali. A proposito, poi, della simbiosi fra agricoltura e turismo, l’ultimo
Regolamento sullo sviluppo rurale, al considerando n. 18 recita esplicitamente “…
Dovrebbero essere incoraggiati i progetti che combinano allo stesso tempo agricoltura
e turismo rurale mediante la promozione del turismo sostenibile e responsabile delle
aree rurali, patrimonio naturale e culturale, …”1.
In questo capitolo, dibatteremo sul contributo che le politiche di sviluppo rurale
offrono nel sostenere le attività turistiche nelle aree rurali. Al suo interno, si farà
cenno anche a quella che può essere considerata la modalità di intervento più consona per lo sviluppo territoriale delle aree interne. Nello specifico faremo riferimento
all’approccio Leader2, il quale ha forti ricadute nelle aree rurali.
2.2 Il sostegno della politica di sviluppo rurale alle attività turistiche nelle aree rurali3
Il turismo rurale trova espressione in differenti attività, che si rinnovano continuamente in funzione dei nuovi stimoli che si generano sia sul fronte della domanda turistica (evoluzione e diversificazione dei fabbisogni dei turisti) che dell’offerta
(maggiore consapevolezza delle potenzialità delle risorse locali, necessità di diversificare le attività produttive, ecc.). La politica di sviluppo rurale ha, fra i suoi compiti,
la funzione di cogliere la molteplicità di queste forme, ampliando, man mano, la
tipologia di investimenti da finanziare all’interno dei suoi Programmi. Certo, non
sempre la politica riesce a stare al passo dei territori: occorrono diversi anni perché i
Programmi accettino (in forma sperimentale, inizialmente) e adattino gli ingranaggi
procedurali ai nuovi fabbisogni. Basti pensare, ad esempio, alla molteplicità di forme che l’attività turistica può assumere in sinergia con la risorsa bosco e le limitate
opportunità attualmente offerte dalla politica di sviluppo rurale in questo ambito. In
ogni caso, non si possono non apprezzare i passi avanti fatti nel corso delle differenti
programmazioni che si sono succedute a partire dalla fine degli anni Ottanta, con
1 Regolamento (UE) N. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 sul sostegno allo
sviluppo rurale da parte del Fondo Europeo Agricolo per l lo sviluppo rurale (FEASR), pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale dell’Unione Europea N. 347 del 20 dicembre 2013.
2 LEADER rappresenta l’acronimo di Liaison Entre Action de Développement Rural.
3 Molte delle informazioni contenute in questo paragrafo sono tratte dai capitoli sul turismo rurale presenti, a partire dal 2017, nel Rapporto sul turismo che pubblica annualmente il CNR. La redazione di detti capitoli, menzionati
sia nelle note che nella bibliografia di questo contributo, fa capo ad un gruppo di ricercatori del CREA – Centro di
Politiche e Bioeconomia.
Il turismo nelle strategie delle politiche di sviluppo rurale: finalità, interventi e risorse
l’avvio della prima riforma dei fondi strutturali4. Facendo riferimento alla politica di
sviluppo rurale, da una fase iniziale in cui l’agriturismo rappresentava la principale
forma di attività turistica contemplata nei Programmi di sviluppo rurale (PSR) 5 si è
gradualmente passati a considerare le sue differenti espressioni come parte integrante dei percorsi di sviluppo delle aree rurali, prevedendone il finanziamento in apposite misure dei PSR. In questo ha sicuramente giocato un ruolo strategico l’approccio
Leader, il quale, ha rappresentato per le aree rurali, soprattutto nelle fasi iniziali,
un laboratorio nel quale sperimentare approcci e interventi innovativi, anticipando
tipologia di investimento che, successivamente, sono stati inseriti nel menu degli
interventi finanziabili all’interno delle misure dei PSR.
2.3 Il turismo e gli interventi dei Programmi di sviluppo rurale (PSR)
Nelle aree rurali, il turismo non può essere letto come un settore a sé stante ma
il suo impatto va necessariamente analizzato in funzione delle interrelazioni che lo
legano alle altre componenti territoriali (ambiente, paesaggio, agricoltura, ecc.) e, di
conseguenza, agli investimenti che vengono realizzati a favore di tali componenti. Va
da sé che la grande parte degli interventi supportati dalla politica di sviluppo rurale,
pur se non direttamente finalizzati, concorrono alla formazione di un contesto territoriale idoneo a innescare potenziali asset turistici. Interventi che, assumendo come
riferimento la programmazione 2007-2013 e 2014-2020, possono essere ricondotti
a quattro macro ambiti, sinteticamente denominati Natura, Cultura, Produzioni di
Qualità, Infrastrutture a servizio dei territori, ai quali affiancare un quinto ambito,
interamente dedicato al Turismo6. Nel complesso, si tratta di tipologie di interventi
Per un approfondimento sul funzionamento della politica strutturale e di sviluppo rurale si rimanda alla ricca letteratura sviluppata dal CREA-PB nel corso degli anni e consultabili sul seguente sito: http://dspace.crea.gov.it/handle/
inea/10.
5 Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) è lo strumento che raccoglie, in forma di Piano, le finalità e gli obiettivi
della politica di sviluppo rurale. Al suo interno, oltre ad essere illustrate le condizioni di partenza dei territori e dei
settori interessati, troviamo anche l’indicazione degli investimenti che si vogliono realizzare (descritti in misure),
nonché il budget loro assegnato. In Italia, la redazione dei PSR è di competenza regionale. Per un approfondimento
si rimanda al sito indicato nella nota precedente.
6 L’individuazione dei cinque ambiti è frutto di un’analisi svolta da ricercatori CREA e utilizzata per redigere, dal
2018 in poi, il capitolo sul turismo rurale del Rapporto sul Turismo del CNR. Per un approfondimento della metodologia utilizzata, nonché i risultati raccolti, si rimanda alle versioni 2018, 2019, 2020 del suddetto Rapporto.
Capitolo 2
seguire determinate finalità e strategie:
• Natura: interventi volti a salvaguardare le foreste con la realizzazione di corridori
ecologici, fasce tampone, siepi e boschetti, torbiere; a implementare il patrimonio
boschivo laddove è danneggiato da calamità naturali ed avversità atmosferiche
connesse al clima, o da tagli intensivi da parte della mano dell’uomo; a conservare e incrementare la biodiversità. Allo stesso tempo, azioni di miglioramento boschivo e di assestamento della sentieristica al fine di aumentare l’attrattività e la
fruibilità delle aree forestali (viabilità, sentieristica, cartellonistica, ecc.), azioni di
gestione forestale volti a migliorare il valore economico e ambientale dei boschi.
Si tratta, in questi ultimi casi, di interventi volti a porre le basi per avviare quelle
attività imprenditoriali a fini turistici quali i percorsi di forest therapy e forest
bathing, di avventura, di eventi culturali come performance teatrali e musicali.
• Cultura: investimenti finalizzati a conservare e qualificare i centri storici, attraverso la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione del patrimonio architettonico e naturale (interventi su immobili di pregio storico e architettonico, di corti,
fontane, pozzi, lavatoi, aree mercatali, spazi verdi, ecc.); il miglioramento delle
condizioni di accesso ai centri abitati (pavimentazione di marciapiedi e piazze,
ripristino della segnaletica, ecc.), nonché a realizzare attività di animazione e di
sensibilizzazione delle popolazioni locali e, di riflesso, sui loro “ospiti”, sull’importanza della salvaguardia del patrimonio culturale e naturale dei borghi (organizzazione di convegni tematici, proiezione di video, distribuzione di guide,
ecc.).
• Produzioni di qualità: in questo caso, parliamo di prodotti che costituiscono,
senza dubbio, un fattore di attrazione per i cultori dell’enogastronomia e, a loro
sostegno, nei PSR sono previsti interventi volti a sostenere l’adesione ai sistemi di
certificazione dei prodotti (DOP, IGP, ecc.), nonché la diffusione delle pratiche
biologiche nelle coltivazioni. L’obiettivo è, infatti, da un lato quello di contribuire alla tutela dello spazio rurale e all’utilizzo sostenibile dei terreni agricoli e delle
altre risorse naturali (acqua e aria), incoraggiando l’utilizzo di metodi di produzione rispettosi dell’ambiente (agricoltura biologica o produzione integrata) e,
dall’altro, di garantire l’origine e i metodi di produzione tradizionali attraverso
l’adesione a sistemi di qualità. Nello stesso tempo sono previsti anche, interventi
volti a promuovere azioni di informazione e di sensibilizzazione nei confronti
dei vari soggetti che intervengono nella filiera agricola, ponendo particolare attenzione ai consumatori (tra cui i turisti) sull’esistenza, il significato e i vantaggi
Il turismo nelle strategie delle politiche di sviluppo rurale: finalità, interventi e risorse
dei sistemi di qualità applicati.
• Infrastrutture a servizio dei territori: azioni volte a rafforzare il contesto territoriale, attraverso interventi sulla mobilità (infrastrutture viarie e servizi innovativi
di trasporto), sulle opere di urbanizzazione primaria (rete fognaria, idrica, di
illuminazione, di interramento o potenziamento delle linee aree – elettriche e
telefoniche), di accesso alle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni
(ITC).
Come è evidente, si tratta, nel complesso, di interventi, i quali, pur se collocati in
ambiti e misure differenziati (Tab. 2.1), hanno un impatto significativo sul turismo,
in quanto contribuiscono a rendere fruibili – fisicamente e culturalmente – i luoghi
al visitatore, nonché ad arricchire l’offerta esperienziale dei turisti nei territori rurali.
Tabella 2.1 – Ambiti e misure dei PSR a sostegno, diretto e indiretto del turismo.
Programmazioni 2007-2013 e 2014-2020
PSR 2007-2013
Misura
Descrizione
PSR 2014-2020
Misura
Descrizione
Investimenti non produttivi
Sostegno investimenti non produttivi connessi a adempimenti obiettivi agroclimatico-ambientali
Imboschimento dei terreni agricoli
Sostegno forestazione/imboschimento
Interventi per la riduzione del rischio di incendio boschivo
Sostegno prevenzione danni arrecati a foreste
da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici
Investimenti forestali non produttivi
Sostegno ripristino foreste danneggiate da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici
Sostegno investimenti per accrescere resilienza e l pregio ambientale di ecosistemi forestali
Sostegno salvaguardia e valorizzazione risorse
genetiche forestali
NATURA
Capitolo 2