
(AGENPARL) – ven 01 marzo 2024 *DALLA TOSCANA ALLE ALPI: UNO STUDIO FA LUCE SU LUOGHI E LAVORAZIONE DEL
RAME NELL’ITALIA PREISTORICA*
*Team di ricerca dell’Università di Padova, in collaborazione con il Museo
Archeologico dell’Alto Adige, svela in modo molto preciso le diverse fasi
della produzione ed uso di rame in Italia nel 4° e 3° millennio a.C.*
L’Età del rame è un periodo di transizione della preistoria e si colloca
tra le industrie litiche del Neolitico e la metallurgia dell’Età del
bronzo. Sulla stessa linea di quanto accade nel sistema delle tre età
(pietra, bronzo e ferro), che forma una successione cronologica delle
società umane basata sui materiali di fabbricazione di strumenti quotidiani
e bellici, anche nel caso dell’Età del rame ci si è resi conto di come
l’introduzione del metallo tenda a seguire modelli locali piuttosto
differenziati in diverse aree geografiche.
*Lo studio Lead isotopes of prehistoric copper tools define metallurgical
phases in Late Neolithic and Eneolithic Italy, pubblicato sulla rivista
«Scientific Reports» e condotto da ricercatori dell’Università di Padova in
collaborazione con il Museo Archeologico dellAlto Adige, ha analizzato
oltre 50 oggetti in metallo ricostruendo in modo molto preciso i più
antichi flussi di oggetti in rame in Italia, e arrivando anche a stabilire
la sequenza temporale nello sfruttamento di diverse aree minerarie. *
La ricerca mostra come che il rame venisse prodotto in aree molto ben
definite a seconda del periodo. Tra la fine del V millennio e l’inizio del
IV millennio non c’era produzione di rame in Italia e tutti gli oggetti
rinvenuti, contenenti questo metallo, provengono dai Balcani. A partire dal
3500-3600 a.C si assiste invece ad un’esplosione della produzione di rame
in Toscana: questo risultato è coerente con alcuni precedenti studi che
avevano analizzato l’ascia di rame di Ötzi, l’Uomo del Similaun rinvenuto
il 19 settembre 1991 sulle Alpi Venoste, scoprendo che l’area di estrazione
del rame (che in precedenza si pensava fosse di origine locale) era proprio
la Toscana meridionale.
Sulle Alpi, e in particolare nelle Alpi Sud-Orientali, la produzione di
rame inizia solo dopo il 2800 a.C. per espandersi poi progressivamente e
raggiungere una massiccia produzione nella seconda parte del 3° millennio
a.C. La produzione Alpina poi continuerà estesamente nella successiva Età
del bronzo.
*La ricostruzione delle tappe chiave nella produzione preistorica di rame è
stata raggiunta grazie alle analisi, isotopiche e chimiche, condotte su
oltre 50 oggetti messi a disposizione da numerosi musei italiani e
austriaci.*
«Il punto di forza del progetto è stato quello di selezionare un buon
numero di reperti di grande importanza archeologica – *spiega Gilberto
Artioli, professore ordinario del Dipartimento di Geoscienze
dell’Università di Padova e primo autore dello studio* -. Prevalentemente
sono asce, ma abbiamo anche oggetti di piccole dimensioni come lesine e
oggetti riferibili ad una fase cronologica in cui il rame era ancora
decisamente un materiale di pregio e anche piuttosto raro. Le analisi
isotopiche delle tracce di piombo contenuto nei reperti in metallo,
abbinate a quelle delle impurezze chimiche del rame, hanno dimostrato come
con un buon database di riferimento si possano ricostruire in modo
affidabile le provenienze degli oggetti».
*Günther Kaufmann, archeologo e responsabile del progetto presso il Museo
Archeologico dell’Alto Adige, si mostra soddisfatto dei dettagliati
risultati della ricerca*: «Con questo studio otteniamo un quadro completo
dell’estrazione e della diffusione del rame nell’arco alpino meridionale,
nell’Italia settentrionale e centrale. I risultati ci permettono di
comprendere da dove le persone della zona sud alpina ottenevano il rame più
antico, quali estese vie commerciali percorressero, e da quando la
popolazione alpina iniziò a estrarre il minerale di rame locale. Come è
noto, la materia prima per la lama di rame di Ötzi proviene dalla Toscana
meridionale.
I risultati scientifici del nostro gruppo di ricerca del 2016, che hanno
inizialmente sorpreso la comunità archeologica, ora sono stati ampiamente
confermati: alla fine del IV millennio a.C., epoca in cui è vissuto Ötzi,
il rame utilizzato nell’Italia del Nord proveniva dall’Italia centrale e
veniva esportato fino alle regioni alpine meridionali e settentrionali.
Solo alcuni secoli dopo l’Uomo venuto dal ghiaccio, si sviluppò
l’estrazione del rame dai giacimenti delle Alpi meridionali.»
Ogni giacimento di rame ha un’età geologica di mineralizzazione ben
precisa. I rapporti isotopici del piombo sono appunti riferiti all’età del
deposito. Durante il processo metallurgico, cioè l’estrazione del rame dai
minerali e l’incorporazione del metallo negli oggetti, il segnale isotopico
rimane invariato. Analizzando quindi le tracce di piombo che sono contenute
nel rame dell’oggetto, i ricercatori sono stati in grado di risalire allo
stesso segnale che esiste nel deposito geologico di provenienza.
Inoltre, unendo le informazioni isotopiche e quelle chimiche, nella maggior
parte dei casi di depositi coevi si risolve qualsiasi ambiguità nella
provenienza del materiale mediante i traccianti geochimici.
Un elemento di complessità è l’attribuzione degli oggetti ad una cronologia
precisa, soprattutto quando i manufatti non provengono da scavi
stratigrafici recenti e la datazione viene fatta solamente su base
tipologica, a volte dibattuta. “
«È molto difficile quando non conosciamo il contesto di ritrovamento – *dice
la prof.ssa Ivana Angelini del Dipartimento dei Beni Culturali
dell’Università di Padova e co-autrice dello studio* -. Per alcuni degli
oggetti studiati è stato però possibile avvalersi di datazioni assolute con
il radiocarbonio riferite ai materiali trovati in contesto, per esempio le
ossa presenti nelle tombe dove i metalli sono stati trovati. Questo ha
permesso di sequenziare, da un punto di vista cronologico, alcuni degli
oggetti analizzati».
«Con questo lavoro abbiamo rivoluzionato il modello della metallurgia del
rame nel Neolitico finale e nell’Età del rame e siamo riusciti a rispondere
a molte domande sulle fasi di diffusione e di provenienza di questo metallo
in epoca preistorica in Italia» conclude il professor Artioli.
Link allo studio:
https://www.nature.com/articles/s41598-024-54825-z
AUTORI: Gilberto Artioli, Ivana Angelini, Caterina Canovaro, Günther
Kaufmann, Igor Maria Villa
*Didascalie foto:*
*Foto A* -Lama di ascia che è rinvenuta sulla montagna del Catinaccio
vicino a Bolzano. Periodo: metà del 4 millennio a.C. Risultato: È stata
importata dai Balcani. © Museo Archeologico dell’Alto Adige / G.
Niederwanger
*Foto B* – Ascia in rame di Ötzi, l’Uomo venuto dal ghiaccio (3300 a.C) ©
Museo Archeologico dell’Alto Adige / H. Wisthaler
*Foto C* – Foto della ricostruzione di Ötzi © Museo Archeologico del’Alto
Adige / foto-dpi.com
*Foto 1* – Il reperto della figura è il pugnale proveniente da
Pfatten/Pigloner Kopf Abri (BZ) e conservato presso il Museo Dell’alto
Adige n. inv RZ 1915.
Didascalia: Campione PK-Pg. a) Ascia integra e punto di campionamento, in
rosso; b) Immagine SEM-BSE, in cui si nota l’omogeneità composizionale
della fase alfa (grigia) e la presenza di micro inclusioni di Pb-Sb-As, in
bianco; c) Immagine OM in luce riflessa della sezione lucida del campione
prelevato dall’area dell’immanicatura. (Photo by Caterina Canovaro)
*Foto 2* – Le asce “ad occhio” (PK-52) che abbiamo visto per prime,
provenienti da Vadena, Piglonerkopf (BZ) e conservate presso l’Ufficio Beni
Archeologici di Bolzano al n. inv 19152.
Didascalia: Campione PK-52-Ax. a) Ascia integra e punto di campionamento,
in rosso; b) Immagine OM in luce riflessa della sezione lucida del campione
prelevato dall’occhio dell’ascia; c-d) Immagini SEM-BSE, c) si notano
l’omogeneità composizionale della fase alfa (grigia); d) la presenza di
alcuni inclusioni di solfuri di Cu (grigio scuro) e, in bianco, le micro
inclusioni di Pb (As-Sb-Ag). (Photo by Caterina Canovaro)