
[lid] Il Minor Planet Center dell’Unione Astronomica Internazionale, con sede a Parigi, ha comunicato la scoperta di tre nuove lune in orbita attorno ai giganti di ghiaccio del sistema solare, Urano e Nettuno.
L’utilizzo di osservazioni multiple e “tecniche speciali di elaborazione delle immagini” è stato cruciale per confermare l’esistenza di queste lune, descritte come “deboli e distanti”, come affermato dalla Carnegie Science in una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana. Scott Sheppard, astronomo presso la Carnegie Institution for Science di Washington, ha svolto un ruolo chiave utilizzando i telescopi Magellano in Cile e collaborando con colleghi della NASA e di università.
Una delle lune, temporaneamente denominata S/2023 U1, ha un diametro di soli 8 chilometri (4,9 miglia) e impiega 680 giorni per completare un’orbita attorno a Urano. La Carnegie Science ha sottolineato l’entusiasmo per queste scoperte, che alla fine riceveranno nomi da opere di Shakespeare, unendosi a lune già note come Oberon, Titania e Ariel.
Nel caso di Nettuno, sono state scoperte due nuove lune. S/2002 N5, la più luminosa delle due, ha un diametro di circa 23 chilometri (14,2 miglia) e impiega quasi nove anni per compiere un’orbita attorno a Nettuno. S/2021 N1, la più debole, ha un diametro di circa 14 chilometri (8,6 miglia) e impiega quasi 27 anni per completare il suo percorso orbitale. Entrambe riceveranno nomi mitologici greci, seguendo la tradizione delle lune di Nettuno già conosciute.
Le orbite e le posizioni di queste nuove lune suggeriscono la possibilità che siano frammenti di lune più grandi distrutte da collisioni avvenute nei primi giorni del sistema solare. Queste scoperte supportano la teoria delle collisioni come modellante dell’evoluzione del sistema solare attorno ai quattro pianeti giganti. Nonostante la tecnologia attuale possa non individuare lune ancora più piccole, queste nuove scoperte aprono le porte a ulteriori esplorazioni e comprensioni sulla formazione e la storia del sistema solare.
