
(AGENPARL) – gio 22 febbraio 2024 Cia: sabato 24 a Viggiano 35esima edizione “Rafanata”
Per la valorizzazione dei prodotti e piatti tipici della cucina contadina
lucana la Cia-Agricoltori della Val d’Agri di intesa con l’Associazione La
Spesa in Campagna promuove sabato 24 prossimo, a Viggiano (hotel Kiris),
la tradizionale “Rafanata” giunta alla 35esima edizione, manifestazione per
la promozione del rafano da ingrediente delle più antiche ricette della
tradizione contadina che può diventare un’ulteriore opportunità per
incrementare il reddito degli agricoltori. Il rafano lucano è un’eccellenza
riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) della
Basilicata si *coltiva principalmente in val d’Agri, nel Lagonegrese, e
nell’area del Vulture.* E’ una pianta erbacea perenne di cui si usa la
radice, che viene grattugiata e preparata in vari modi: da sola, conservata
sott’olio o aceto (preparato in questo modo viene detto anche “cren”) o
insieme a salse, senape, mostarde. Il rafano è marroncino, molto piccante e
ha proprietà antibatteriche. Nella gastronomia tipica lucana è usato specie
per i fusilli al sugo di maiale, per aromatizzare alcuni piatti e per una
grande frittata, a base oltre che di uova e rafano grattugiato, pecorino,
erbetta selvatica.
Non avendo bisogno di particolari cure la radice cresce spontaneamente in
varie zone della regione e in particolare in Val d’Agri, è un prodotto di
grande richiesta che riesce a spuntare prezzi di vendita al consumatore
sino ai 18 euro al kg (sulla base della qualità, della grandezza, della
tipicità della zona di raccolta) e sui mercati del Nord dov’è cresciuta la
richiesta, specie in negozi specializzati alimentari e da parte dei
ristoratori- può spuntare anche 20 euro al kg.
Il dirigente della Cia-Agricoltori della Val d’Agri, Nicola Pisano, è un
autentico pioniere di questo prodotto e spiega come “da alcuni anni stanno
nascendo in Val d’Agri i primi veri e propri piccoli imprenditori di
rafano, tenuto conto che la richiesta di questo prodotto è notevolmente
cresciuta nel Paese e si fa ricorso all’import da Paesi europei e persino
dal Giappone. Per la Cia-Agricoltori -evidenzia Pisano- la Rafanata che si
celebra ogni anno con i coltivatori della valle (che consiste nella
produzione di un gigantesco panettone salato cotto in forno a legna
realizzato con 400 uova, 6 kg di rafano macinato, 6 kg di pecorino di
Moliterno ed erbe aromatiche) è un’occasione per valorizzare le tradizioni
gastronomiche rurali riproponendo alcune delle tante ricette a base di
rafano e per dimostrare che quella che una volta si definiva la ‘cucina
povera’ oggi può rappresentare reddito aggiuntivo specie per i titolari di
aziende agricole a conduzione familiare”.
Anche il “tartufo dei poveri”, il rafano -sottolinea Giovanna Perruolo,
direttrice Cia-Agricoltori Italiani Potenza- rientra nel progetto di
filiera agroalimentare della Val d’Agri a cui sta lavorando la
Cia-Agricoltori Italiani lucana. Perché il destino dell’area, più che il
petrolio, è un’agricoltura di qualità a certificazione territoriale, con la
piena valorizzazione di ogni prodotto tipico. Ancora una volta il binomio
cibo e cultura risulta essere la carta vincente per la Basilicata. Il
legame con il territorio, opportunamente valorizzato nelle strategie
imprenditoriali, rappresenta uno dei maggiori fattori di competitività e
potenziale successo dell’agricoltura e dell’agroalimentare. Il settore deve
tornare a rappresentare un fattore costitutivo del territorio, l’attività
produttiva che interfaccia l’ambiente geografico con la comunità. Il legame
con il territorio delle strategie agricole e agroalimentari non è dato solo
da fattori geografici e naturali, ma anche storici e culturali. Componente
identitaria di un territorio è il paesaggio agrario modellato storicamente
dagli agricoltori. La Cia della Val d’Agri ritiene questo legame essenziale
per un’agricoltura italiana che vuole tornare a crescere e contribuire alla
crescita economica e sociale dell’intero Paese.