
(AGENPARL) – mar 20 febbraio 2024 COMUNICATO STAMPA
Pesca, presentata la ricerca “Il lavoro nel settore della
mitilicoltura in Italia”
Ufficio Stampa Fai-Cisl, 20 febbraio 2024 – Con oltre un milione e
centomila tonnellate di produzione annuale, l’acquacoltura europea
si presenta come una parte fondamentale del mondo della pesca, con
elevato potenziale di crescita ma anche molte criticità di vario
tipo. In Italia, tra vari pesci marini, molluschi, crostacei, pesci
d’acqua dolce, salmonidi, l’acquacoltura è stata caratterizzata
nel 2021 da oltre 145.800 tonnellate di produzione, leggermente sopra
le quote della Grecia ma assai al di sotto di quelle di Spagna e
Francia.
Sono alcuni dati di fondo emersi dalla ricerca “Il lavoro nel
settore della mitilicoltura in Italia”, promossa da Fai-Cisl,
Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche e Ministero dell’Agricoltura,
della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Il volume, presentato a
Roma in presenza di addetti ai lavori e rappresentanti di
associazioni e istituzioni, approfondisce i modelli regionali e
territoriali di questo importante settore attraverso lo studio della
professione dei cosiddetti “contadini del mare”.
“Abbiamo realtà produttive molto diverse, in Liguria ad esempio
soprattutto semi artigianali mentre nelle Marche di tipo più
industriale, poi ci sono vari mix di tradizione e innovazione, con
aziende familiari e altre più strutturate, con una stima totale per
la mitilicoltura italiana di 450 imprese e 4 mila addetti, cui vanno
aggiunti un migliaio di stagionali e un indotto di 550 altri
lavoratori tra commercializzazione e manutenzione delle barche e
degli impianti”, ha detto il curatore della ricerca Ludovico Ferro,
direttore scientifico della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche. Tra
i territori studiati: Lido di Venezia, Pellestrina, Chioggia,
Scardovari e Pila, poi Goro, Cattolica, Civitanova Marche, Porto San
Giorgio, La Spezia e Taranto, luogo di nascita della mitilicoltura
italiana, purtroppo tra i più colpiti negli ultimi anni sia per
criticità ambientali che organizzative e produttive. “Le
problematiche trasversali, che accomunano le realtà analizzate –
ha detto Ferro – sono i cambiamenti climatici, i predatori, come le
orate o il granchio blu, e una concorrenza non sempre leale sul piano
delle importazioni, ma soprattutto la mancanza di manodopera: anche
laddove la mitilicoltura è fortemente radicata nelle tradizioni
locali, il rischio legato alla mancanza di ricambio generazionale è
elevato, non a caso in Emilia Romagna e Marche diversa manodopera
arriva da lavoratori di origine straniera”.
L’indagine, secondo Vincenzo Conso, Presidente della Fondazione
Fai-Cisl Studi e Ricerche, “ha anzitutto il merito di fare luce
sulla mancanza di un inquadramento contrattuale specifico dei
lavoratori nella mitilicoltura, visto che a loro viene applicato il
contratto nazionale dei florovivaisti: è pur vero che molti
mitilicoltori si sentono i ‘contadini del mare’, perché
effettivamente il processo di produzione implica una semina ed una
raccolta, ma questo avviene fino a 6 miglia dalla costa, in mare, con
mansioni e specificità uniche. Altro tema centrale – ha aggiunto
Conso – è quello delle competenze, infatti la ricerca ha
evidenziato la mancanza di scuole di formazione in questo comparto, a
differenza di altri Paesi come Spagna o Francia, e questo è causa in
parte sia della mancanza di ricambio generazionale che di una minore
tutela della salute e della sicurezza sul lavoro”.
A chiedere chiarezza normativa è stato Eraldo Rambaldi, Direttore
AMA – Associazione Mediterranea Acquacoltori: “La mitilicoltura è
un po’ pesca, un po’ acquacoltura, per cui abbiamo una serie di
norme che si sovrappongono mentre ci sarebbe bisogno di normative
specifiche”. Delle 145mila tonnellate prodotte nel 2021 in Italia,
oltre centomila sono mitili, di cui 60mila molluschi e 23mila vongole
veraci, su cui prevediamo un abbattimento del 60% per il 2024,
soprattutto a causa del granchio blu, mentre prospettive ottime sono
quelle che abbiamo sulla produzione delle ostriche”.
“La ricerca – ha spiegato Patrizio Giorni, Segretario nazionale
Fai-Cisl – rende evidente l’importanza di salvare alcune
agevolazioni per i produttori, come quella sul carburante, e di
stanziare misure di protezione sociale come la Cisoa agricola, sulla
quale abbiamo alcune esperienza positive che rappresentano un modello
da seguire”. Aspetto ripreso in conclusione dell’evento da
Onofrio Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl: “Serve una
strategia nazionale per salvare e rilanciare il settore, con una
sostenibilità economica e ambientale da legare a quella sociale con
ammortizzatori ad hoc per garantire continuità al reddito e
contributiva e riconoscendo il carattere usurante di diverse
mansioni: tematiche poste al Tavolo della Pesca la settimana scorsa
con il Ministro Lollobrigida e che riporteremo anche nell’incontro
previsto nel pomeriggio a Palazzo Chigi sul lavoro agroalimentare”,
ha annunciato Rota.
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