
(AGENPARL) – mar 13 febbraio 2024 ELEZIONI REGIONALI 2024
DIECI PUNTI PER LA MONTAGNA
Le proposte Uncem ai Candidati Presidente
e ai Candidati Consigliere regionale
della SARDEGNA
Piattaforma per la campagna elettorale, per il programma
e per l’agenda di Governo della legislatura
0) Attuare Politiche e valorizzare Enti territoriali, imprese, comunità
Qualsiasi Politica per i territori si attua in forte dialogo, concreto e continuo, con il sistema di Enti
territoriali, con le imprese, il terzo settore, le comunità tutte che operano sui territori. È la comunità
che fa la differenza. Il palazzo non si chiuda. Sia in dialogo e in ascolto. L’Articolo 44 della
Costituzione è il nostro punto fermo, deve essere il vettore di politiche regionali che scelgono
soluzioni e decidono di non mettere in un angolo le politiche per le Montagne. Siano al centro delle
Agende. Le Montagne non sono un residuo e non hanno bisogno di assistenza. Spopolamento,
abbandono, desertificazione si combattono con cultura, pianificazione, investimenti, scientifica
attenzione alle dinamiche sociali, demografiche, climatiche, economiche. Pensiero e Azione che
vanno condivisi con l’intero sistema istituzionale, preziosissimo. La Montagna genera segni di
fermento. Credere nel “Noi” è la migliore fonte di politiche inclusive che danno speranza e fanno
sentire tutti parte di una Comunità. Per affrontare in Sardegna efficacemente la crisi demografica e
le crisi energetica e climatica. La Sardegna guardi non solo alle coste e alle città più grandi. La
Regione costruisca patti e interazione tra territori.
1) Potenziare l’innovazione. Vinciamo il digital divide
Agire per il superamento del “digital divide” – con reti dati veloci, adeguati ripetitori per la telefonia
mobile, tv per tutti – creando così l’effettiva possibilità di accesso alla rete a banda ultralarga,
favorendo investimenti statali e regionali, per portare nuovi servizi, piattaforme di dati in cloud,
sistemi informativi alle comunità, ai territori, alle imprese, alla Pubblica Amministrazione, anche
attraverso una specifica “Agenda regionale digitale per le aree montane e interne”.
2) Incentivare le gestioni associate tra Comuni montani e promuovere i territori
Sviluppare politiche di integrazione gestionale e amministrativa tra i Comuni delle aree montane
attraverso incentivi per lo sviluppo del lavoro sovracomunale per la gestione delle politiche di
crescita sociale, economica e per la riorganizzazione dei servizi pubblici – scuole, trasporti, sanità,
socio-assistenza. La Regione deve dotarsi di una moderna leggi per la Montagna – dando attuazione
alle leggi nazionali sui piccoli Comuni, sulla green economy e sulle foreste – che ridia dignità e risorse
agli Enti territoriali montani, strumento per la gestione dello sviluppo socio-economico per i Comuni
delle Terre Alte.
3) Generare Politiche di compensazione e perequazione territoriale
Introdurre misure compensative e perequative regionali a favore delle zone montane fortemente
penalizzate da un minore o scarso gettito erariale e aventi maggiori costi per la gestione dei servizi.
Fare della leva fiscale – attraverso un sistema di detrazioni e incentivi – uno degli strumenti attivi
per favorire la residenza delle famiglie e la permanenza delle imprese nei territori di montagna.
Individuare un sistema chiaro di sgravi fiscali per le aree montane, che sostenga le piccole e medie
imprese, chi vuole insediarsi e chi vi opera da sempre. Individuare anche un sistema di incentivi per
la residenzialità nelle aree montane, in particolare per famiglie che scelgono di abitare nelle zone
montane. Favorire la nascita di “imprese di comunità” capaci di rigenerare i paesi e i territori.
4) La centralità dell’agricoltura e delle politiche forestali
Sostenere, attraverso fondi strutturali europei 2021–2027, il ruolo centrale dell’agricoltura (e della
zootecnia) in montagna quale struttura socio-economica fondamentale per lo sviluppo, essenziale
nella funzione di presidio del territorio, per la salvaguardia del paesaggio, per l’attrattività turistica
e per la conservazione e la valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità. Necessario tornare a
dare valore alle politiche forestali (declinando a livello regionale in Sardegna il Testo unico forestale
nazionale del 2018, senza perdere altro tempo), come vettore di nuove imprese e posti di lavoro.
Sostenere la creazione di posti di lavoro attivabili nella filiera legata all’energia, all’industria e
all’artigianato. Individuare strumenti per l’associazionismo fondiario per superare la
parcellizzazione e aumentare la superficie agricola utilizzabile. Sostenere, da parte della Regione, le
imprese e il comparto degli operai forestali, delle imprese che gestiscono attivamente superfici
forestali.
5) Difesa del suolo e messa in sicurezza del territorio
Sono urgenti nuove leggi regionali sulla difesa del suolo, articolati e investimenti per la definizione
del piano pluriennale della prevenzione e messa in sicurezza del territorio, l’elaborazione e
approvazione di provvedimenti legislativi per la qualificazione del patrimonio forestale e la gestione
attiva del bosco e delle filiere, anche per la valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali
derivanti dalla gestione attiva e dall’assorbimento di CO2. La Regione deve introdurre una norma
che preveda lo stanziamento di una percentuale della tariffa dell’acqua potabile (i bacini più grandi
si trovano nei territori montani) e del ciclo idrico integrato, per i piani di manutenzione ordinari del
territorio gestiti dagli Enti montani in accordo con la Regione. Questa è una forma di compensazione
per la risorsa messa a disposizione dell’intera collettività e allo stesso tempo di prevenzione del
dissesto idrogeologico.
6) Energie rinnovabili e ambiente. La Sardegna è una Green Community
Adottare, nell’ambito del Piano energetico regionale, un programma di valorizzazione e utilizzo
sostenibile delle energie da fonti rinnovabili, di cui la montagna è il principale giacimento, cuore
della green economy nel quadro del Green New Deal e dell’“Ecologia integrata”. La Sardegna scelga
il futuro vero. incentivi la nascita di “Comunità energetiche” e di strumenti per la riduzione degli
oneri di sistema a carico degli utenti. I canoni di concessione per l’utilizzo di beni naturali deve
andare ai territori: per consentire un adeguato gettito a beneficio delle comunità che vivono e
operano sui territori, che non devono sentirsi spogliate delle risorse. La Sardegna deve guardare ai
dati del mutamento climatico con un impegno forte e politiche non di facciata, coinvolgendo tutti
gli attori territoriali, virando verso politiche green sostanziali e non timide. La Sardegna ha cinque
green communities finanziate dal PNRR. Ma la Sardegna deve diventare complessivamente una
green community: scelga le rinnovabili e abbandoni petrolio o carbone. La “Strategia delle Green
community” come forma moderna e a prova di futuro di programmazione sociale, ambientale,
economica, coinvolgendo anche Enti Parco, Gruppi di Azione locale, le Organizzazioni datoriali e del
Terzo settore, tutti gli Enti territoriali. Per attuare fino in fondo un’“Economia civile” quale unico
asse possibile di crescita inclusiva e partecipata. La transizione sia giusta e per tutti. La Regione
agisca per non lasciare indietro fasce di popolazione e professioni. Sia attenta e inclusiva.
7) Turismo intrecciato alla vita delle comunità. Non solo mare e villaggi
Fare del turismo, nelle sue diverse espressioni – quello legato agli sport invernali, quello ambientale,
estivo, dell’outdoor e dell’escursionismo – uno dei fattori di crescita e valorizzazione della montagna.
Non ci sono solo mare e villaggi. Anche qui, come in montagna, il turismo esiste ed è possibile,
adeguato, a prova di futuro, se gli abitanti sono felici. Turismo solo se nel pieno rispetto delle
comunità e dell’ambiente, forti di un patto “città-montagna” che nasce dell’incontro, rispettoso e