
(AGENPARL) – gio 01 febbraio 2024 Nel 2023 in Abruzzo 36 persone hanno perso la vita lavorando.
36 persone in Abruzzo, lo scorso anno, sono uscite per andare a lavoro ma non hanno fatto più
ritorno a casa. Un dato drammatico e superiore a quello già tragico del 2022 quando a morire
furono in 21. Un trend inverso rispetto all’andamento degli infortuni sul lavoro scesi dai 15.686
del 2022 ai 12.112 del 2023.
Le vittime, in tutti i casi maschi (28 di nazionalità italiana ed 8 stranieri), sono state 13 nelle
province di Teramo e Chieti, 8 in quella di Pescara e 2 all’Aquila.
L’edilizia, con 7 morti, ha fatto registrare il maggior numero di casi, seguita dai settori
dell’industria chimica, dell’agricoltura e del commercio in cui si sono contate 5 vittime ciascuno.
31 gli incidenti avvenuti durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, mentre 5 durante il
percorso casa-lavoro.
Dai dati INAIL, poi, emerge che diversa è la situazione generale degli infortuni che diminuiscono
del 23%, facendo registrare un calo in tutte le province (442 in meno in provincia dell’Aquila,
1.300 a Teramo, 558 a Chieti e 1.235 a Pescara).
Poco meno del 20% di questi si registra nei servizi sanitari (in particolare negli ospedali e nelle
case di cura e nell’assistenza), più del 10% nell’edilizia e circa l’8% in agricoltura.
Dei complessivi 12.112 incidenti, che hanno visto coinvolti 7.236 uomini e 4.876 donne, l’88% è
avvenuto in azienda durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, mentre il 12% in itinere,
ovvero nel trasferimento da casa al posto di lavoro.
I dati degli infortuni evidenziano una situazione inaccettabile: nonostante tutte le opportunità
che oggi la tecnologia offrirebbe rispetto a migliori e più efficaci misure di sicurezza, sono
sempre di più le persone che muoiono sul lavoro e sempre più gravi gli incidenti che occorrono.
Numeri che evidenziano tutte le criticità ed i limiti del mondo del lavoro in Abruzzo, rimarcando
la necessità di politiche nazionali e regionali che riducano la precarietà e le forme flessibili
come i lavori a chiamata, somministrazione spinta, utilizzo crescente dei voucher, ricorso
massiccio ai sub appalti.
Così come è necessario rafforzare il sistema dei controlli attraverso l’aumento del personale
degli enti preposti per contrastare quelle imprese che non rispettano i dettami legislativi e,
risparmiando sull’adeguamento normativo, producono possibili rischi per la vita e la salute dei
lavoratori oltre che una concorrenza sleale verso quelle aziende che invece correttamente
investono nella sicurezza.
Necessario poi formare e aggiornare i lavoratori in maniera permanente dedicando ore
specifiche durante il regolare lavoro e prevedere controlli annuali mirati sul territorio in più
ambiti lavorativi e un piano regionale di interventi da attivarsi come previsto dal Dl 81.
Investimenti in sicurezza ed innovazioni tecnologiche, rispetto di leggi e contratti, maggiori
controlli e risorse agli enti ispettivi, lavoro stabile e sicuro, formazione, coinvolgimento delle
parti sociali e contrattazione, attenzione della politica nazionale e locale sul tema: questi gli
elementi necessari perché il lavoro smetta di essere causa di morte e diventi solo strumento di
crescita economica e sociale.
Pescara, 1° febbraio 2o24
Il Segretario CGIL Abruzzo Molise, Francesco Spina
Il coordinatore regionale INCA CGIL Abruzzo Molise, Mirco D’Ignazio