
(AGENPARL) – mer 31 gennaio 2024 *Rivedere la legge sui patronati, Inac-Cia: il 2024 sia l’anno della
riforma*
I patronati in Basilicata come in tutto il Paese svolgono un ruolo decisivo
per il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Anche nel
2023, gli utenti che hanno affidato le proprie istanze attraverso un
mandato di patrocinio sono stati oltre il 51% del totale. Il livello di
fidelizzazione dei cittadini verso questi Istituti di pubblica utilità è
alto, perché si sentono garantiti e tutelati sulle sorti della loro
pratica. L’era digitale con internet ha aumentato la platea dei cittadini
“fai da te” ma il tessuto sociale del Paese, costituito dal 30% di anziani,
non è pronto per una transizione digitale integrale. Gli utenti chiedono
una consulenza di esperti per non fare errori nella fase istruttoria delle
domande. Sono questi i temi affrontati nel primo meeting nazionale promosso
dall’Inac, l’Istituto nazionale assistenza ai cittadini promosso
da Cia-Agricoltori Italiani, con la partecipazione di una *delegazione
della Basilicata composta, tra gli altri, dal presidente e direttore Cia
Potenza-Matera Giambattista Lorusso e Donato Distefano e Rocco Cavallo
(Inac regionale).*
“Per le persone: innovarsi con i valori di sempre” è lo slogan che è
stato adottato e condiviso da tutti i componenti della tavola rotonda,
chiamati a discutere sul tema “Il futuro dei patronati tra sfide digitali
in una società che evolve”.
La relazione introduttiva del presidente di Inac-Cia, Alessandro
Mastrocinque, ha indicato non solo le coordinate del patronato del futuro,
ma anche sollevato le criticità e i nervi scoperti. Ha accolto le istanze
la commissaria straordinaria dell’Inps Micaela Gelera nel suo intervento
inaugurale dei lavori, testimoniando l’orizzonte collaborativo e sinergico
tra l’Istituto nazinale di previdenza e gli enti di pubblica utilità. A
rafforzare la richiesta di una riforma normativa ormai datata di 23 anni, è
intervenuto il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini.
Tutti gli addetti ai lavori hanno confermato la necessità e l’urgenza di
riformare la legge n.152 del 2001 che regola i patronati, definita
inefficace, obsoleta e addirittura antieconomica. I protagonisti della
tavola rotonda hanno accolto e recepito la strategia in 5 punti presentata
dal presidente dell’Inac Mastrocinque, che sarà consegnata anche al
sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha delega sul comparto.
I CINQUE PUNTI INDICATI DA INAC PER UNA RIFORMA DEL SISTEMA PATRONATI:
1. Ufficializzare l’inserimento del mandato digitale da parte di Inps;
2. Spostare le risorse oggi previste per il “telematico” e indirizzarle su
capitoli diversi, legati alla qualità dei servizi, la sostenibilità
economica e il funzionamento di strutture e uffici di patronato;
3. Trasferire la gestione dei pagamenti, sull’attività finanziata ai
patronati, dal Ministero del Lavoro all’Inps, favorendo lo snellimento dei
sistemi di controllo e accelerando il meccanismo di liquidazione delle
spettanze. Inac-Cia ritiene necessario pianificare un controllo “veloce”
ottimizzando i tempi, passando dagli attuali 5 anni a 1 anno, in cui
consentire il conteggio dei punteggi e la verifica dell’operatività
conseguita per procedere al pagamento;
4. Applicare i parametri di qualità del lavoro del patronato attraverso una
premialità, ben codificata;
5. Aumentare il fondo di finanziamento destinato ai patronati,
ripristinando l’aliquota originaria, antecedente al taglio disposto nel
2014.
Ad oggi, alla luce del grande cambiamento del tessuto sociale ed economico,
un ampliamento della forbice delle disuguaglianze sociali e un incremento
delle povertà, è aumentata la domanda di welfare e quindi il lavoro dei
patronati. Proprio per rispondere alle mutate esigenze del contesto e
offrire risposte celeri ed efficaci ai cittadini, il patronato Inac-Cia si
è fatto interprete della necessità di costruire una nuova infrastruttura
sociale e rinnovare la rete di relazioni e servizi da mettere in campo. Non
solo. Inac-Cia ha chiesto l’introduzione di una soglia di sbarramento, per
creare un imbuto sulla qualità, rispetto alla stragrande fioritura di
uffici che promuovono servizi e consulenze “magari creando dei danni alla
pubblica amministrazione, ai cittadini e ai patronati stessi”, come è
emerso dalla relazione del presidente Mastrocinque.