
(AGENPARL) – gio 18 gennaio 2024 *COMUNICATO STAMPA DEL 18 GENNAIO 2024*
*Materiali tessili da reimpiegare nei processi industriali, no a
considerarli rifiuti: la posizione delle categorie pratesi presentata al
Ministero dell’ambiente*
Valorizzazione dei materiali tessili da riciclo, facilitazione massima
nella loro gestione e pertanto, una volta individuati come tali, no alla
loro classificazione come rifiuto: è questa in estrema sintesi la posizione
che le categorie economiche pratesi Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana
Centro e Confartigianato Imprese Prato hanno espresso in una lettera
congiunta indirizzata al Ministero dell’ambiente.
La lettera nasce nell’ambito delle consultazioni per la definizione della
disciplina del cosiddetto End of waste tessili, in sostanza le regole che
stabiliscono quando un materiale di scarto, già classificato come rifiuto,
cessa di essere tale per rientrare nel ciclo produttivo come materia prima
secondaria.
Il testo parziale redatto dal Ministero è visto di per sé con favore dalle
associazioni pratesi, dato che una normazione in materia è necessaria; ma
da parte di Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana Centro e
Confartigianato Imprese Prato sono stati presentati anche dei rilievi sia
di metodo (si teme che la norma italiana non si armonizzi con quella
europea ancora in corso di definizione, con potenziali problemi sul piano
giuridico e sulla circolazione dei prodotti) sia soprattutto di merito,
dato che nel testo ministeriale il momento del ciclo in cui si
realizzerebbe il passaggio da rifiuto a materia prima secondaria è troppo
avanzato, praticamente quando il materiale è già stato riportato allo stato
di fibra. Una regola, questa, che se si concretizzasse potrebbe avere
conseguenze gravi sulla filiera, scoraggiandone l’attività e incidendo
negativamente sulla sua tenuta e sulla relativa occupazione.
La qualifica di un materiale come rifiuto o viceversa come materia prima
secondaria comporta infatti degli effetti molto significativi su vari
piani: in primo luogo, le imprese che trattano rifiuti devono essere
abilitate a svolgere quella specifica attività, con tutte le conseguenze
anche burocratiche facilmente intuibili. Il caso più eclatante è quello
delle sfilacciature: con questa impostazione – dato che ciò che queste
aziende trattano è materiale non ancora allo stato di fibra, stato che è
determinato proprio da quella tipologia di lavorazione – dovrebbero essere
classificate come aziende che trattano rifiuti, senza alcun beneficio
ambientale diretto e con una evidente distorsione di una realtà industriale
molto ben consolidata. Oggi, col quadro normativo esistente e la prassi
consolidata, di fatto le sfilacciature sono imprese manifatturiere come le
altre e tali devono rimanere: la fase di passaggio da rifiuto a materia
prima secondaria, sostengono le associazioni pratesi, deve avvenire
nell’immediata prossimità della prima selezione svolta da impianti
specializzati sui rifiuti tessili, sia pre-consumo (i ritagli di confezione
e residui delle lavorazioni tessili) sia post-consumo (gli abiti usati). E’
in quella fase infatti che si verificano i documenti che accompagnano i
rifiuti – passaggio necessario per evitare traffici illeciti -, si
eliminano eventuali materiali estranei, si esegue se necessario
l’igienizzazione, si separano i materiali idonei al riuso (gli abiti usati
che entreranno nel mercato dell’abbigliamento di seconda mano), quelli da
indirizzare a successivi processi produttivi (che già a questo punto,
dicono le associazioni pratesi, vanno considerati materie prime secondarie)
e i materiali da destinare invece allo smaltimento (gli unici che devono
conservare lo status di rifiuti e seguire il ciclo relativo).
“E’ evidente che il fatto stesso di classificare come rifiuti materiali già
individuati come adeguati a essere reimmessi nei cicli produttivi
costituisce una forte improprietà e non contribuisce certo a quella
valorizzazione del riciclo che noi auspichiamo – commenta *Francesco Marini*,
delegato per la sostenibilità della sezione Sistema moda di Confindustria
Toscana Nord -. Molto opportuno che si cominci a parlare di end of waste,
ma l’auspicio è che in primo luogo i rappresentanti delle aziende vengano
coinvolti nella definizione delle norme europee, quelle che faranno da
riferimento per le regole degli stati UE Italia inclusa. Il riciclo tessile
è un ambito produttivo fortemente specialistico, noto in tutti i suoi
risvolti solo a chi vi opera, in primis le aziende pratesi del settore.
Sarebbe grave che processi storicamente del tutto integrati nel processo di
riciclo venissero declassati a trattamento rifiuti: ciò costituirebbe un
ostacolo sul piano pratico e una distorsione su quello economico, oltre che
una svalutazione di un intero processo virtuoso per la tutela ambientale.
Il rischio è che un’attività che vede Prato e l’Italia protagoniste nel
mondo diventi difficile e si trasferisca in altri paesi.”
“Il tema dell’end of waste, da tempo sollevato proprio dal distretto
pratese, rappresenta per le nostre aziende un fattore di importanza
fondamentale e strategica – dicono *Moreno Vignolini*, presidente nazionale
della Federazione Moda di Confartigianato, e *Francesco Viti*, presidente
di Federmoda CNA Toscana Centro -. Agendo le nostre confederazioni anche a
livello nazionale, siamo in stretto contatto anche con gli altri territori
tessili coi quali si registra una sostanziale condivisione delle criticità
sollevate a Prato, a testimonianza che le nostre osservazioni sono concrete
e sostanziali. Il nostro impegno unitario è quindi più che mai quello di
portare con forza a livello nazionale le nostre posizioni, avendo la forza
e la credibilità perché possano venir accolte e integrate nel testo
definitivo.”
Oltre che scrivere al Ministero dell’ambiente nella persona della
Viceministro Vannia Gava e di dirigenti del Ministero stesso, Confindustria
Toscana Nord, CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato hanno
anche trasmesso una nota ai parlamentari espressi dall’area tessile.
L’auspicio che viene formulato è che non si vogliano stabilire norme a
discapito di un sistema produttivo che oggi è un vanto per il Made in
Italy. Le associazioni si sono messe a disposizione per portare il loro
contributo di conoscenze tecniche alla definizione di misure legislative in
tema sia di End of waste che di EPR, la responsabilità estesa del
produttore.
*Allegate foto*
*Recapiti uffici stampaConfindustria Toscana Nord, Saida Petrelli 329
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