
(AGENPARL) – mer 17 gennaio 2024 COMUNICATO STAMPA
In Polesine quasi 300 ettari coltivati a vite
Rovigo, 17 gennaio 2024 – In provincia di Rovigo ci sono quasi 300 ettari di terreno
coltivati a vite. Una cifra in continua crescita, dovuta all’interesse che sta suscitando tra
gli agricoltori una coltura che garantisce produzione e redditività. Il Polesine non è
tradizionalmente terra di viticoltori, ma in questi anni stanno nascendo realtà
interessanti che producono vini sia da vitigni autoctoni, che internazionali.
Ed è in quest’ottica che Confagricoltura Rovigo, insieme all’ente di formazione
Erapra, alla Regione Veneto e al Collegio periti agrari di Rovigo, ha dedicato una
giornata alle tecniche di coltivazione della vite da vino e alle metodologie per fare
viticoltura di qualità in Polesine, con un focus sulle normative in materia. L’incontro si
è svolto nell’agriturismo Corte Carezzabella di San Martino di Venezze, azienda dove
negli ultimi anni sono stati piantati parecchi vitigni, arrivando a 60 ettari coltivati in
modo biologico vicino al fiume Adige.
L’agronomo Marino Marin ha spiegato la coltivazione della vite e le varietà autorizzate
in Polesine, mentre il suo collega Nicola Calesella ha illustrato aspetti teorici e pratici
nell’allevamento della vite, con prove di potature in campo nel vigneto dell’agriturismo
di San Martino di Venezze. La giornata ha registrato il tutto esaurito di iscrizioni.
Presenti periti agrari, oltre a titolari e dipendenti di imprese agricole, tra cui molti
frutticoltori che, in seguito alla crisi di colture come pere e kiwi, stanno investendo nelle
vigne.
“Abbiamo riscontrato parecchio interesse, tanto che vogliamo organizzare una seconda
giornata per accontentare chi è rimasto escluso – sottolinea Lauro Ballani, presidente
di Confagricoltura Rovigo -. La vite oggi può rappresentare una valida alternativa a
colture in crisi in quanto offre margini di crescita importanti. In Polesine non si può
produrre Prosecco, ma esiste la doc Pinot Grigio delle Venezie che interessa già una
buona parte della viticoltura polesana. Oltre a vitigni internazionali come Merlot e
Chardonnay, abbiamo varietà autoctone come Turchetta, che nasce proprio a Rovigo, e
Manzoni bianco, che si adattano a climi umidi ed esprimono vini intensi e profumati. La
maggior parte si rivolge a cantine o a piccole realtà private. Però stanno nascendo anche
aziende che vinificano in proprio con etichette interessanti, che si stanno ricavando un
posto di nicchia nel mercato” .
Le zone in cui vengono coltivati maggiormente i vigneti sono quelle di Adria, Ariano
Polesine, Porto Viro e San Martino di Venezze, ma gli impianti stanno sorgendo anche
nell’Alto Polesine. “Ci sono terreni a medio impasto, che non hanno problemi di
ristagno, e altri che non sono idonei – spiega Lauro Ballani -. Perciò, prima di piantare,
è necessario realizzare uno studio preliminare per capire se investire è la cosa giusta. Le
vigne possono essere una buona alternativa dove si sta espiantando alberi da frutta.
Successivamente le aziende potranno decidere se limitarsi a produrre uva o se
commercializzare le proprie bottiglie. Per la vinificazione non abbiamo problemi: ci
sono parecchie cantine limitrofe alla nostra provincia, come quella di Cona, che
lavorano bene, con le quali si potrebbe intensificare la collaborazione. Io sono certo che
Rovigo possa ricavarsi un piccolo spazio nel settore, anche se il percorso non sarà
breve: i costi degli impianti sono lievitati parecchio, soprattutto per quanto riguarda i
pali e i materiali in ferro”.