
(AGENPARL) – mar 16 gennaio 2024 Legge sul fine vita
“È vero, credetemi, è accaduto
Di notte su di un ponte
Guardando l’acqua scura
Con la dannata voglia
Di fare un tuffo giù
D’un tratto qualcuno alle mie spalle
Forse un angelo vestito da passante
Mi portò via dicendomi così…meraviglioso”
Una canzone nota, un testo bellissimo. Un uomo su un ponte, che pensa che la sua vita sia finita, non degna di essere vissuta, forse un uomo solo come oggi ne sono tanti…e io e noi a trovarci idealmente a fare un gesto. Spingerlo a morire, per qualcuno a finire di soffrire, o aiutarlo a vivere, a pensare che la sua vita abbia un senso per sé, un senso per me, un senso per noi.
Questa legge – che non avrebbe dovuto essere discussa mai in consiglio regionale e meno che mai in quello del Veneto – segna un prima e un dopo.
Perché penso che non avrebbe dovuto approdare mai in consiglio regionale del veneto.
Sole 9mila firme, pochissime per approdare in una assemblea legislativa con le aspettative di essere legge votata al di là del normale iter per una proposta di legge.
Una proposta di legge che esula dalle competenze e dalle materie della Regione, afferente al diritto alla salute nei suoi elementi universali e generali e non legata alle prestazioni di servizi
Al di fuori delle competenze del consiglio regionale così come chiarito dalla ultima nota dell’Avvocatura dello Stato
Una forzatura nella interpretazione della sentenza 242/19 della corte costituzionale che prevede i requisiti per chiedere il suicidio assistito e il pre requisito è che si siano date tutte le cure palliative da parte delle strutture sanitarie. Prima si devono offrire tutte le cure per la vita! Questo recita la sentenza insieme ad un altro passaggio in cui le cure palliative sono “una priorità assoluta per la sanità “. Priorità assoluta!
Una FORZATURA giuridica ed interpretativa della sentenza quindi voler proseguire con questa legge.
Ma anche una forzatura culturale.
E non parlerò da cristiana praticante, che crede che la vita sia un diritto inalienabile, che la vita sia sacra, che non decidiamo noi quando veniamo al mondo e non decidiamo noi quando la vita ha la sua fine terrena. Come mi ha ricordato di recente il caro amico Daniele, paziente dializzato da una vita che continua a sorridere e ad amare questa vita di sofferenza e limitazioni.
Parlo da veneta. Il Veneto è una terra bellissima, la cui generosità verso i più fragili è divenuta una caratteristica sociale, che affonda le sue radici nella cultura storica della cura, dell’inclusione, della solidarietà, della generosa accoglienza.
Il Veneto è la terra della famiglia numerosa che teneva tutti con sé, capace di slanci di generosità verso gli ultimi, i più bisognosi;
che teneva nella sua dimensione comunitaria il bimbo disabile, l’anziano non più capace di pensare a sè, l’ammalato impossibilitato a lavorare.
Questa legge potenzialmente. eliminerebbe ciascuna di queste fragilità, per le quali il messaggio indotto sarebbe: non sei utile, sei un peso per la famiglia e per la società.
Un peso. Questa legge farà sentire le persone più fragili un peso, e porterà molte tra costoro a chiedere di essere eliminate.
Il Veneto che conosco e riconosco é invece quello che prende per mano, che sa guardare negli occhi il dolore perché ha il coraggio di dire: non sei solo. Di dire Non sono solo.
Mi pongo così delle domande da esponente eletto in questo consiglio regionale, che tanta parte ha tra le proprie competenze in tema di sistema socio sanitario.
Quel sistema che abbiamo ereditato dalla generosità dei veneti, dei territori che hanno beneficiato di donazioni per fondazioni per bambini disabili e per le loro famiglie, il Veneto del ‘dopo di noi’, perché nessuno prima di noi ha mai pensato di eliminare, ma di aiutare; le tante case di riposo nate dalla generosa profusione di beni materiali e finanziari per le proprie comunità dove si è trovata una casa, per tutti coloro che ne avevano bisogno.
Questo é il MIO veneto. E mi chiedo se da qui, da questo consiglio regionale, abbiamo fatto tutto quello che potevamo per difendere quel patrimonio di valore umano che ci è stato dato in eredità in primis: prendersi cura di più fragili.
Abbiamo fatto tutto per garantire le cure palliative per chi, ammalato, ne ha bisogno? Abbiamo dato priorità all’aiuto alla vita dignitosa per queste persone rese fragili dalla malattia, dal dolore, dalla disperazione? abbiamo aiutato le loro famiglie, quelle che giorno dopo giorno sono accanto alla persona ammalata rinunciando a tutto, anche alla loro stessa vita, a momenti di sollievo e conforto per poter portare quel peso grave? o offriamo loro. – per disperazione e solitudine – di liberarsi di quel peso?
Votare questa legge ci assolve dal non aver fatto tutto quello che avremmo dovuto per aiutare una persona a vivere meglio e una famiglia a sopportare meglio quel peso? NO, non ci assolverà, servirà solo ad anestetizzare la nostra coscienza da senso della inadeguatezza che ci dovrebbe cogliere di fronte alla domanda: io nel mio ruolo di consigliere, di assessore, di eletto del veneto, ho fatto tutto quello che dovevo o potevo per aiutare a vivere in modo dignitoso?
Il suicidio è sempre possibile, cari colleghi. E nessuna norma, nessuna sentenza della corte, interviene in certe situazioni. E allora perché si approda con questa forzatura ideologica? Perché non avendo il coraggio di affrontare il vero problema – l’inadeguatezza nostra nell’aiutare la vita – ci auto assolviamo, delegando all’impersonalità dello Stato e della legge, la non responsabilità della uccisione di una persona.
Io continuo a immaginarmi se mi trovassi con una persona a volersi buttare giù dal ponte, non lo spingerei, ma farei di tutto per dargli una ragione per amare ed accettare la vita. Che non è sempre perfetta, che non ci vede tutti vincenti, che non è priva di dolore, di paure, di malattie…ma è la vita e va accettata e sopportata. Non accetto che la cultura dello scarto entri in Veneto: non sei all’altezza, sei malato, sei terminale, sei solo, sei depresso…se chiedi di morire, una legge te lo permetterà, dopo 20 VENTI giorni, in cui un comitato formato da sostituti di Dio, deciderà se la tua istanza debba essere accolta. Istanza a morire…non un comitato di aiuto alla vita, ma un esaminatore di istanze di morte. La cultura dello scarto è quella che Di fronte alla fragilità di un malato, di un solo, di una depresso che magari non vede la speranza del giorno dopo, che non vede più la luce e che certo può dire: non ce la faccio più, voglio morire…invece di trovare qualcuno a dirgli, ti aiuto io Tu vali per me, la Tua vita mi sta a cuore, troverà chi lo farà morire. Finito, tolto il problema. Per quanti depressi, soli, ammalati gravi e soli questa legge sarà la soluzione? L’identità del Veneto è quella che aiuta sempre, chiunque, a vivere, è quella dell’amore e della generosità per la sofferenza delle persone, specialmente delle più fragili.
Oggi è un voto pesante, che segna un prima e un poi nella storia del Veneto.
Oggi rimpiango di non poter votare perché so che il mio vota conta, in modo significativo il voto di ciascun consigliere potrà cambiare o meno la nostra identità, la nostra storia di cure e amore, di centralità della persona nella sua vita, tutta la sua vita, compresa la sua umanissima fragilità.
Oggi vorrei poter far pesare questo mio voto di libera scelta di mettere la vita sempre e prima di tutto come cura dell’altro da sé. Certo il mio gruppo politico mi rappresenta totalmente e pienamente e ringrazio Fratelli d’Italia per come ha argomentato in questi giorni e in Commissione a favore della vita, ma ho questo rimpianto.
E penso a Voi, a ciascuno di Voi colleghi che, con il voto oggi decidete se modificare a tal punto la storia del nostro Veneto da farla diventare la prima regione dove si dà la morte per obbligo sanitario, dove un gruppo di estranei potrà prendere in mano una ‘pratica, con dentro una vita fragile, e in 20 giorni – a volte nemmeno una prestazione urgente, una visita per un malato cronico, una prestazione salva vita, vengono erogate in 20 giorni ! – si deciderà se dare la morte, dove una persona depressa, impossibilitata dalla sua malattia ad avere speranza, invece di trovare il modo per dare speranza, le si toglierà del tutto la vita e quindi la speranza….
Colleghi il vostro voto oggi è di grave responsabilità, il voto di ciascuno di Voi è di grandissima responsabilità, potete respingere questa norma che non aiuta il malato, nè la sua famiglia, che impegna il servizio sanitario a dare la morte e non ad aiutare nell’affrontare la morte, che pone il Veneto così lontano dalla sua storia e dalla sua identità di cura. Io spero sinceramente che il Veneto non abdichi al senso della vita e al dovere della cura che lo ha reso una grande terra di umanità.
Elena Donazzan
Assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro, Pari Opportunità della Regione del Veneto