
(AGENPARL) – ven 12 gennaio 2024 *Ex Ilva. Mazzarano: “Credere in Mittal è stato l’errore di molti, non
nostro”*
“Per noi è stato chiaro sin da subito che la scelta di puntare sulla
multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal per rilanciare lo stabilimento
siderurgico di Taranto, era un errore che avrebbe avuto ricadute nefaste
sulla produzione, sui lavoratori e sull’ambiente. Alla Regione Puglia è
sempre stata chiara l’intenzione, da parte della multinazionale
franco-indiana, di portare lo stabilimento ad uno
stato di consunzione, azzerando la concorrenza nel nostro Paese e nel
mercato dell’acciaio”.
*Il Consigliere regionale Michele Mazzarano* interviene a poche ore
dall’incontro romano tra Governo e organizzazioni sindacali, quando la
vertenza ex Ilva è in uno dei suoi momenti più delicati.
“L’investitore privato ha sempre dimostrato di non avere alcun interesse al
rilancio produttivo della fabbrica e a renderla sicura e compatibile con
l’ambiente.
L’ultima e definitiva conferma è giunta nell’ultima assemblea dei soci di
Acciaierie d’Italia di lunedì scorso, quando ArcelorMittal ha confermato di
volersi disimpegnare e di non voler fare il minimo investimento.
Il Governo Meloni non ha una politica industriale degna di questo nome e
non ha mai espresso chiaramente la sua idea di rilancio della fabbrica di
Taranto e della produzione di acciaio nel novero degli impegni assunti con
l’Europa in materia di riduzione di emissioni e di decarbonizzazione. Il
Governo ha alternato in questi mesi posizioni radicalmente contrapposte,
generando confusione e perdita di tempo, soprattutto da parte di Ministri
unicamente ispirati dall’ossessione di fare polemica con i Governi
precedenti e di dover fare, soprattutto sui grandi dossier, il contrario
dei propri predecessori. Segno di scarsa capacità e cultura di governo.
Oggi il “dado è tratto” e il Governo Meloni deve solo raccogliere i cocci e
provare ad evitare lo scontro legale.
Ora il nostro territorio, che paga il prezzo delle conseguenze economiche
sociali e ambientali, pretende di sapere dal Governo italiano
qual è l’idea di futuro per la fabbrica.
Non ci sono alternative alla nazionalizzazione della fabbrica, ma questo
implica una chiara ed inequivocabile assunzione di responsabilità da parte
dello Stato verso le drammatiche condizioni dello stabilimento. Lo
dimostrano i presidi degli autotrasportatori che vanno avanti dal 2
gennaio, la forte preoccupazione che serpeggia nell’appalto con le aziende
non si vedono rinnovare le commesse, e conseguentemente non rinnovano i
contratti ai lavoratori. La
situazione per tutti i circa 20mila lavoratori legati all’acciaieria non è
più sostenibile. Le condizioni ambientali e di sicurezza peggiorano
vistosamente anche alla luce dei dati che parlano di aumento di emissioni
di benzene e polveri sottili.
Oggi il Governo è chiamato a dare risposte precise ed efficaci, su più
fronti e a farlo nel più breve tempo possibile”.