
(AGENPARL) – ven 22 dicembre 2023 [attuazione e proposte | dossier Uncem]
Green Communities
Percorsi e strumenti
di lavoro per i territori
22 Dicembre 2023
CON I TERRITORI. Dossier realizzato da Uncem
nell’ambito del Progetto ITALIAE – linea d’intervento
Atelier di sperimentazione sulle Green Communities – del
Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, cofinanziato nell’ambito
del POC PON “Governance e Capacità Istituzionale” 2014–
2020. La Strategia delle Green Communities è la grande
opportunità per le montagne italiane, per i territori uniti e
coesi – Comuni insieme che superano le frammentazioni e
affrontano le sfide climatica e demografica
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Green Communities
Quando Uncem costruì dal 2009 al 2012 la Strategia delle Green Communities [con quattro
aree pilota, nei Parchi nazionali del Sud Italia – Cilento, Pollino, Tammaro Titerno, Madonie],
vennero aperti percorsi virtuosi in molte regioni del sud, con investimenti su efficientamento
di edifici e produzione di energia rinnovabile che hanno poi portato a politiche strutturate.
Nel 2015 la Strategia delle Green Communities è andata in legge (221, “Collegato
ambientale”) a braccetto con ‘oil free zones’ e con il ‘pagamento dei servizi ecosistemiciambientali’, anticipando contenuti della legge 158/2017 sui piccoli Comuni e oggi del disegno
di legge quadro per lo sviluppo della montagna, già varato dal Governo a inizio marzo 2022 e
che ora inizia l’iter in Parlamento.
Di fatto la Strategia delle Green Communities potenzia e rilancia la Strategia delle Aree
interne, viaggiano in parallelo, aggiungendo a riorganizzazione dei servizi e sviluppo locale, il
pilastro della sostenibilità e dell’uso delle risorse naturali.
Con il PNRR si dà ulteriore sostanza al percorso che dovrà continuare non solo nelle prime
38 aree [e nelle altre 160 candidate sul PNRR non ancora finanziate… con Regioni e Stato
centrale che fanno la loro parte], ma in tutte le zone montane italiane (programmare e
definire un percorso oggi è determinante, anche verso la candidatura sul bando del PNRR di
prossima uscita), passando per Comunità montane e Unioni montane, spingendo tutti gli Enti
sovracomunali ad avere una strategia di ‘comunità verde’ proiettata al 2050.
Green Communities
1. Dicono quello che vogliamo essere, le comunità che vivono sui territori, nei prossimi 10, 20, 30 anni. È
una Strategia vera che concretizza la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile ONU. E questa Strategia delle
Green Communities è parallela, non alternativa, ma anche intrecciata con la Strategia per le Aree interne.
L’una non sostituisce l’altra.
2. Uniscono nove temi – la gestione del patrimonio agro-forestale e idrico; la produzione di energia da
fonti rinnovabili; lo sviluppo di un turismo sostenibile; l’edilizia e l’infrastrutturazione sostenibile; l’efficienza
energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti; lo sviluppo sostenibile delle attività
produttive (zero waste production); l’integrazione dei servizi di mobilità; lo sviluppo di un modello di
azienda agricola sostenibile – superando la frammentazione e i buoni progetti per ogni singolo ambito,
dicendo che di fatto “tutto è connesso” e questo principio rappresenta un punto fermo per territori più
uniti.
3. Chiedono ai Comuni di lavorare insieme. Solo insieme i Comuni sono vincenti. Da soli, anche
nell’affrontare transizione ecologica ed energetica, i Comuni vengono spazzati via. Insieme sono forti.
E la Green Community impegna un’area omogenea territoriale – le geografie per le politiche sono
fondamentali! -a darsi un progetto condiviso.
4. Sono Green, dunque transizione e risposta alla crisi ambientale, energetica, climatica, ma sono
Community, dunque comunità, che si muovono, pensano, agiscono, vanno oltre logiche tradizionali della
spesa pubblica e degli elenchi della spesa fatti da Comuni o altri Enti. La Comunità locale è protagonista.
Cosa sono le GC
Nell’aprile 2022, Uncem
ha pubblicato un dossier
di approfondimento, prima
dell’uscita del bando PNRR.
Anche oggi può dare importanti
strumenti di lavoro per aree
omogenee montane. Da
scaricare. Inquadrando il
QRCode si ottiene il PDF
Il dossier
Guarda su YouTube la clip Uncem che racconta le Green Communities
Clicca qui: https://youtu.be/mwlL6Cm9_No?si=rqvWu0udbXgFqgxy
Guarda la clip video
Una vera dimensione
comunitaria
[di Giampiero Lupatelli] In questi luoghi – Comuni insieme, territori montani, nel cammino della Green
Community – di una rinnovata esperienza comunitaria si intrecciano, per un momento più o meno breve
(sempre più frequentemente) o per la vita intera (sempre meno frequentemente), le biografie degli individui,
a formare famiglie, imprese, amicizie, amori, istituzioni.
In questi luoghi e nel fluire degli eventi che li attraversa costruiamo comunità. Comunità attraversate
da un tempo ora sicuramente meno stabile di un passato nel quale il flusso degli eventi registrava e
segnava l’ordinato scorrere delle relazioni comunitarie di ancien regime, ma pur sempre riconoscibile e non
magmatico.
Comunità che nella loro nuova modernità sempre più possiamo intravedere e intendere anche come
comunità nomadi.
Comunità nomadi che riconosciamo nelle motivazioni e nelle scelte insediative extraurbane dei giovani
lavoratori digitali dello smart working.
Comunità nomadi alle quali la lucida e autorevole visione di Luigino Bruni riconosce antecedenti illustri nella
presenza antica di comunità carismatiche non monastiche, quella del Battista sul Giordano, innanzitutto
Ed è a proprio queste comunità nomadi e meticce – e non ad altre, che potremmo derivare solo da una
ideale rivisitazione, nostalgica e astratta, di archetipi inattuali – che possiamo e dobbiamo affidare le chance
di successo delle economie locali nel loro prossimo percorso evolutivo.
Un percorso che si propone in termini non certo separati
e disgiunti dalle dinamiche della globalizzazione. Almeno
da quelle, rivisitate in una stagione forse più temperata
e meno estrema, di cui le quattro grandi crisi del nuovo
secolo (climatica, economica, politica e pandemica)
sembrano suggerire assieme la necessità e la possibilità.
Un proverbio africano ci dice che “per crescere un
bambino ci vuole un intero villaggio” e, recentemente,
Giovanni Teneggi ce lo ha voluto ricordare in una acuta
osservazione proposta in un contesto argomentativo non
dissimile da questo. Forse dobbiamo interpretare questa
esigenza anche percorrendone la relazione nella direzione
inversa, nella quale chi apprende non è solo il bambino
ma l’intero villaggio.
Un villaggio consapevolmente intriso di complessità,
aperto e curioso nei confronti di una innovazione che
saprà ridisegnare le proprie (?) tradizioni. Un villaggio, una
comunità, che nell’esercitare una funzione educativa,
imparerà esso stesso innanzitutto ad appendere.
Perché anche qui, lavorando alla ri-costruzione e alla
manutenzione delle relazioni sociali del vicinato e della
prossimità, nella comunità territoriale del futuro, come
nella fabbrica del futuro che già oggi popola l’innovazione
della manifattura non fordista, learning is the work.
La Green Communities NON È:
– Non è solo un Comune
È Unioni montane (o Comunità montane) insieme. Comuni insieme che imparano a lavorare
insieme. È rafforzamento del tessuto istituzionale. L’Italia ne ha bisogno. Dobbiamo credere
che questa Strategia ci rende più forti sul piano Istituzionale. Comuni insieme, grandi e piccoli.
– Non è un elenco della spesa o un elenco di progetti
– Non è una istituzione burocratica ma una configurazione comunitaria che dà ampio spazio
alle iniziative autorganizzate della società civile, tanto nei settori di rilevanza economica quanto
nei settori di sostegno alle fragilità, di welfare societario e di impresa sociale
– Non è solo dei Comuni
I progetti ammissibili devono evidenziare esperienze significative di sussidiarietà con la
società civile (welfare, volontariato, gestione dei beni comuni ambientali), di moduli di
compartecipazione (contratti di fiume, comunità energetiche, ecc.), di impresa sociale attiva.
– Non è solo Green
Il pilastro dell’innovazione non è secondo a quello della sostenibilità ambientale e della
rigenerazione energetica. Green e Smart sono entrambi necessari.
Cosa non sono le GC
La GC adotta un approccio programmatorio e integrato al problema del proprio sviluppo e per
questo si dota di un documento strategico che inquadra dimensioni e assi del proprio agire.
La presenza di un ufficio di piano condiviso e la previsione della redazione di una strategia
d’area, se del caso integrata anche da assi finanziati con risorse diverse da quelle del PNRR,
ovvero l’esistenza di un documento strategico già approvato, sono caratteristiche preferenziali
del progetto selezionato.
Per lavorare insieme tra Comuni, occorre superare la logica degli uffici che fanno tutto in
tutti i Comuni. La Green Communities – come la SNAI – chiede agli Enti di riorganizzarsi e di
definire insieme una nuova managerialità.
Approccio integrato
La GC capitalizza le opportunità di sviluppo del proprio territorio in quanto ha sistemi di
impresa green che assicurano prospettive economiche favorevoli, quali, ad esempio, filiera del
legno, dell’energia pulita, agroalimentare, del turismo sostenibile, dell’artigianato tradizionale e
tecnologico, della manifattura rispettosa dell’ambiente.
La GC sostiene il proprio tessuto imprenditoriale nella corrente transizione verso la
sostenibilità utilizzando strumenti regolatori e finanziari utili allo scopo. Effettua gli
investimenti pubblici necessari a infrastrutturare il proprio ambito territoriale in maniera
utile a sostenere le funzioni pubbliche necessarie al sistema di impresa. Attiva gli strumenti
di ingegneria finanziaria non selettivi e finanziariamente ordinari (regime de minimis) per
facilitare gli investimenti utili a sostenere la transizione alla sostenibilità delle imprese del
territorio.
Dialogare con le imprese è fondamentale. Capire e conoscere cosa le imprese fanno negli
ambiti di lavoro della GC.
Superare la logica degli investimenti pubblici. Questo è un imperativo.
Dobbiamo chiedere – e devono farlo gli Enti locali, i Comuni insieme titolari delle Green
Communities – alle imprese di “informare” dei loro piani aziendali la logica di “comunità green”.
Come scrive il rapporto Green Italy di Fondazione Symbola, scopriremo che le imprese sono
“già avanti”. Sono in conversione, sanno bene quale è la sfida. Dunque sono con noi. La Green
Community è loro. Dunque coinvolgiamo le imprese, stimoliamo legami, individuiamo sinergie
Enti con le imprese
La transizione ecologica si sostiene reciprocamente con la transizione digitale. Per questa
ragione la GC ha una propria strategia di modernizzazione che sa utilizzare in maniera efficace
gli strumenti di smart valley che possano rendere più efficaci e moderne le diverse scelte.
La GC sfrutta nella maniera più piena il sostegno che le nuove tecnologie possono offrire
alla modernizzazione delle funzioni e dei servizi del territorio, quali, a titolo esemplificativo e
non esaustivo, dalla blockchain alla data intelligence, dalla digitalizzazione di servizi e processi
all’adozione di soluzioni smart negli ambiti pubblici e privati.
Va ricordato che sono da gestire nella logica e nel quadro delle Green Communities e delle
Aree SNAI – dunque a livello sovracomunale, con le Unioni montane di Comuni – le risorse per
la Digitalizzazione previste dal PNRR [voucher del Piano Italia Digitale 2026].
Che devono trasformare la PA e non solo cambiare siti internet, app o sistemi informativi.
Dunque non solo green. Ma anche territori che stanno nell’innovazione. Che sono intelligenti.
Innovazione, SMART
Dunque la Strategia, deve avere continuità. “Finite” le risorse avrà bisogno di essere ulteriormente
alimentata. Non solo con altri finanziamenti che leggi di bilancio o implementazione dello stesso
Piano di Ripresa e Resilienza. Le aree sono quelle dove sperimentare e rendere strutturale la
valorizzazione e il pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali (legge 221/2015, articolo 70).
Dove avviare un nuovo rapporto tra chi produce e chi consuma i beni naturali, i beni comuni,
tra chi prende e non restituisce. Vale anche per le grandi infrastrutture, viarie e ferroviarie che
attraversano i territori, tra boschi, paesaggi delle aree montane. Quali servizi svolgono i territori
sono da “valorizzare”? Li riconosce la legge stessa. Eccoli:
– fissazione del carbonio delle foreste e dell’arboricoltura da legno di proprietà demaniale,
collettiva e privata;
– regimazione delle acque nei bacini montani;
– salvaguardia della biodiversità delle prestazioni ecosistemiche e delle qualità paesaggistiche;
– utilizzazione di proprietà demaniali e collettive per produzioni energetiche;
– interventi di pulizia e manutenzione dell’alveo dei fiumi e dei torrenti;
– l’agricoltura e il territorio agroforestale, il territorio gestito, remunerando gli imprenditori agricoli
che proteggono, tutelano o forniscono i servizi medesimi.
E chi sono i beneficiari di questa valorizzazione? Lo scrive sempre la 221: “i Comuni, le loro
unioni, le aree protette, le fondazioni di bacino montano integrato e le organizzazioni di
gestione collettiva dei beni comuni. Dando delle premialità ai Comuni – dunque uniti nelle
Green Communities – che utilizzano, in modo sistematico, sistemi di contabilità ambientale e
urbanistica e forme innovative di rendicontazione dell’azione amministrativa.
Servizi ecosistemici
Le Strategie d’Area non sono programmi di spesa pubblica.
Servono per riorganizzare gli Enti locali, rafforzarli, sperimentare nuove forme di
collaborazione, riorganizzare la macchina amministrativa, investire in formazione, far
partecipare il personale a master e strumenti di miglioramento delle conoscenze e delle
competenze, sperimentare parternariato pubblico-privato e altri strumenti finanziari
diversi dall’investimento classico del contributo a fondo perduto, avere nuove competenze
sperimentabili sull’ingegneria finanziaria a disposizione degli Enti locali, riorganizzare i sistemi
informativi, individuare uno o più “manager” della PA pronti a che per altre progettualità.
Rafforzare gli Enti
La GC si caratterizza per la capacità di progettare corrette strategie di equilibrio urbanorurale e sperimenta schemi di pagamento dei servizi ecosistemici coerenti con la natura della
risorsa ambientale gestita.
Attiva e sostiene le iniziative di mercato volte a creare strumenti di introito attraverso la
cessione di crediti ecologici.
Apriamo dunque nuovi legami e forme di dialogo con Confindustria, con le Datorali, con i
Sindaci delle grandi Città ove sono presenti Centri di Ricerca, Università, Rappresentanza
organizzata di sistema pubblico e privato.
Raccontiamo – nel “racconto” parola autentica di narrazione e adeguata comunicazione
– quanto facciamo su tutti i fronti e in particolare in questo dialogo come soluzione
metromontana all’isolamento, alle “riserve indiane”, al tagliare le valli a metà. I Comuni del
fondo valle non sono diversi da quelli più in alto: le esigenze si armonizzano. Nei Comuni più
grandi vi sono i servizi, nei più piccoli patrimonio naturale e ambientale. Sperimentiamo ad
esempio strumenti di perequazione, come quelli urbanistici o fiscali – anche in proiezione,
con studi e analisi – provando a definire come si fa un riequilibrio “sull’ambito”, oltre i confini
amministrativi dei singoli Comuni.
Il Patto tra aree montane, rurali, urbane è fondamentale. Costruiamolo!
Legami con le Città
Per le Aree Interne selezionate e le Green Communities non mancano e non mancheranno
i problemi nella gestione della spesa, nell’organizzazione burocratica, nella mancanza di
personale, di soluzioni, di risposte.
Rafforzare il lavoro tra gli Enti deve voler dire anche ottenere risposte dagli Enti e dai
relativi Uffici preposti in tempi rapidi e certi. Ogni area deve avere un referente tecnico
e un referente politico. Capaci di interloquire “con l’alto” e con “la base” ovvero Sindaci,
Amministratori, Consiglieri comunali, tutti coloro che devono essere costantemente informati
Burocrazia e spesa
Alcuni elementi che riteniamo indispensabili sui quali lavorare:
– Attenzione al monitoraggio, dei lavori, degli interventi, degli indicatori. Attività da svolgere
come Regioni, con Dipartimenti ministeriali competenti, con supporto di Associazioni degli Enti
locali
– Come dare durabilità nel tempo, post conclusione degli investimenti, a quanto fatto e
finanziato con SNAI e Green Communities [alcune Regioni italiane hanno deciso di investire altre
risorse sulle prime 72 Aree interne, per la prosecuzione dell’operatività degli interventi, non tutte]
– Rafforzare il sistema istituzionale montano: puntare non su aggregazioni occasionale,
diverse per ogni bando, per ogni stagione, per ogni programmazione UE
Non servono due, tre, dieci progetti o più strategie sullo stesso territorio. Occorre armonizzare
le molteplici Strategie – partendo dalla Green Community, che cambia il paradigma del territorio
nell’affrontare le crisi climatica, energetica, demografica – e avere come obiettivo fondamentale il
rafforzamento del sistema istituzionale. Comuni insieme. Piccoli e grandi. Comuni insieme.
– Formare manager di territorio (ad es. Segretari e Vicesegretari di Unioni montane di
Comuni o di Comunità montane nelle diverse Regioni) e gli Amministratori (non sempre solo i
Sindaci, ma anche Consiglieri comunali più sensibili e interessati) alla Programmazione comunitaria,
ai bandi UE in uscita, all’importanza di Interreg e Programmi a gestione diretta di Bruxelles.
In conclusione
– Coinvolgere realmente le comunità nelle Strategie d’Area: non solo riunioni
sporadiche tra Sindaci. Incontrare imprese, terzo settore, Associazioni, ecc…
– Agire sulle SCUOLE. Incontrare Licei, i giovani che vivono su quel territorio, chiedere loro
cosa si aspettano e cosa vogliono per il loro futuro, cosa chiedono, cosa si aspettano. Ascoltarli
realmente!
– Agire sul CAPITALE UMANO, a partire dalla formazione e dall’informazione. Investiamo
su Università della montagna, ITS della montagna, corsi nelle scuole. Formazione prima di tutto.
Uncem ha realizzato, per le 38 Green Communities finanziate dal PNRR un
questionario rivolto agli Amministratori locali, al fine di comprendere esigenze,
necessità, difficoltà. Chiediamo a tutti di rispondere. Bastano pochi minuti, due.
Questionario Uncem
Comuni insieme
Territori al centro
1. Uncem lavora per una sinergia sostanziale tra aree
SNAI e Green Communities. Ma anche Contratti di
fiume, distretti del cibo e del commercio. Una sola
Strategia per i territori, è necessario, armonizzi tutto
quanto si realizza.
Confronto e dialogo sono indispensabili.
2. Da parte ministeriale, lavoriamo insieme per
ottenere 200 milioni di euro (FSC? PNRR?) sulle Green
Communities per scorrere l’attuale graduatoria PNRR.
E finanziare tutti gli ammessi. Le Regioni facciano la loro
parte con fondi montagna nazionali e regionali. Non si
tirino indietro. Le Regioni finanzino nuove GC!
3. Attuare le Strategie è la priorità delle Unioni
montane e anche dei Comuni. Prioritaria fonte di lavoro,
decisiva azione e concentrazione di Sindaci, personale
degli Enti. Non possiamo perderci tempo, allungare i
tempi. Chi rallenta il processo è out. Facciamo bene e
velocemente. Per rafforzare il sistema istituzionale.
Realizzato da UNCEM
Unione nazionale Comuni
Comunità Enti montani
22 Dicembre 2023
A cura di Marco Bussone
Presidente Uncem