
(AGENPARL) – lun 04 dicembre 2023 COMUNICATO STAMPA
Finanziato dall’Ue, partenariato di 19 istituzioni di 9 Paesi europei e latinoamericani
VIOLENZA OSTETRICA, PROGETTO INTERNAZIONALE
GUIDATO DALL’UNIVERSITÀ DI UDINE
Obiettivo: una piattaforma digitale che connetta ricerca, formazione
dei professionisti della salute e politiche pubbliche rivolte alle donne
Udine, 4 dicembre 2023 – La violenza ostetrica, cioè il trattamento fisico e verbale non
rispettoso subito dalle partorienti nelle strutture sanitarie. È il tema di un progetto
internazionale quadriennale vinto e coordinato dall’Università di Udine e finanziato con 598mila
euro dall’Unione europea. Campo d’azione della ricerca sarà l’Europa e l’America Latina.
L’Ateneo friulano guiderà un partenariato di 19 istituzioni di nove Paesi, sei europei e tre
latinoamericani. Responsabile scientifica della ricerca è Patrizia Quattrocchi, docente del
Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, esperta di antropologia medica. Da anni
Quattrocchi studia le politiche del parto e della nascita in vari contesti e guiderà un team di 39
specialisti, tra cui ricercatrici e docenti, professionisti della salute e membri di organizzazioni civili.
Il progetto vinto dall’Università di Udine, intitolato “Obstetric Violence (IPOV): an innovative tool for
a respectful maternity and childbirth care”, rientra nel programma europeo Horizon–Marie
Sklodowska Curie Actions.
Gli obiettivi
Il principale obiettivo dell’iniziativa è realizzare una piattaforma digitale internazionale,
interdisciplinare e intersettoriale. Uno strumento che connetta ricerca, formazione innovativa dei
professionisti della salute – basata su prospettiva di genere e diritti umani – e politiche pubbliche
attente alla prospettiva delle donne e della società civile. La piattaforma metterà a disposizione
un’ampia gamma di esperienze, frutto del trasferimento di conoscenza tra i membri del team.
«Lo scopo – spiega Quattrocchi – è contribuire al dibattito sociale, politico e medico su questo
tema, considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità un rilevante problema di salute
pubblica e alla costruzione di un’alleanza tra comunità scientifica, professionisti della salute,
decisori politici, donne e società civile, per ripensare le modalità di un atto fondatore per
eccellenza: come veniamo al mondo».
Il ruolo dell’Università di Udine
L’Ateneo friulano, che ha una quota di finanziamento di 132mila euro, è impegnato con un gruppo
di ricerca interdisciplinare. Oltre a Patrizia Quattrocchi ne fanno parte Valeria Filì e Anna Zilli del
Dipartimento di Scienze giuridiche e Antonina Dattolo del Dipartimento di Scienze matematiche,
informatiche e fisiche. L’equipe udinese lavorerà, in particolare: alla progettazione e
all’implementazione della piattaforma digitale, alla sistematizzazione di buone pratiche (dalla
revisione della letteratura, fino all’identificazione di strumenti per rilevare atti di violenza, compresi
quelli legislativi), alla formazione dei professionisti della salute e al coinvolgimento delle donne e
delle famiglie.
Università degli Studi di Udine
Relazioni esterne
via Palladio 8 – 33100 Udine
Ultime notizie: http://qui.uniud.it
«La rilevanza del progetto – spiega la professoressa Quattrocchi –, che invita a riflettere sulla
dimensione sistemica e strutturale della violenza ostetrica, definita nella letteratura internazionale
una violenza di genere, istituzionale, e una violazione dei diritti umani parte di un modello
assistenziale sempre più interventista, rimanda al crescente interesse mostrato anche dalle
istituzioni europee».
La violenza ostetrica
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene che molte donne – in tutti i Paesi, ad alto,
medio e basso reddito – subiscano trattamenti abusivi e non rispettosi durante l’assistenza alla
nascita nelle strutture ospedaliere: dalla mancanza di consenso informato all’abuso di manovre,
induzioni ed esplorazioni vaginali. Tuttavia non c’è un accordo internazionale su come misurare la
violenza ostetrica nei diversi Paesi e i dati sono difficilmente comparabili.
La situazione in Italia e in Europa
Gli studi mostrano che una percentuale di donne intervistate tra il 21 per cento in Italia e l’84 per
cento in Polonia dichiara di aver subito almeno una forma di violenza ostetrica durante l’assistenza
al parto. Le forme più comuni riscontrate in Europa sono l’abuso fisico, l’abuso verbale e la
mancanza di consenso. I dati mostrano inoltre che tutte le donne, di qualsiasi ceto sociale e
nazionalità, sono a rischio di subire violenza ostetrica nel 27 Paesi membri dell’Unione europea.
Alcune donne, però, come migranti, appartenenti a minoranze, troppo giovani o troppo “anziane”,
disabili o con basso livello educativo, sono ancora più a rischio. Seppure si contino diverse
proposte di legge per definire e combattere il maltrattamento e la mancanza di rispetto durante il
parto, finora soltanto la Spagna ha definito tale tipo di violenza in tre Comunità autonome:
Catalogna, Paesi Baschi e Valencia.
L’Unione europea si muove
Il 6 novembre scorso è stato presentato a Bruxelles lo studio “Obstetric in the European Union:
Situational analysis and policy recommendations”, voluto dalla Commissione europea e preparato
da Patrizia Quattrocchi. Il lavoro fotografa la situazione dei 27 Paesi dell’Unione e presenta delle
raccomandazioni agli Stati membri per contenere forme di violenza diversificate, ma troppo diffuse
e “normalizzate”.
I partner
Partecipano al progetto, oltre all’Università di Udine: per la Spagna, l’Universitat Rovira I Virgili
(Tarragona), l’Universidad de Granada, l’Universidad Complutense (Madrid), la Fundació Hospital
Universitari Vall d’Hebron – Institut de Recerca (Barcellona), la En Positivo Comunicación y Diseño
Social para Ongs, l’Observatorio de Violencia Obstetrica; per la Francia l’Institut National d’Études
Démographiques; per la Norvegia, la Universitetet i Søraust-Noreg; per il Regno Unito la University
of Durham; per il Portogallo l’Instituto Universitário (Lisbona) e Gimnográvida – Preparação Para
Parto e Maternidade; per l’Italia Istituto Burlo Garofolo di Trieste, la Scuola elementare di arte
ostetrica di Firenze; per l’Argentina, la Universidad Nacional di Entre Ríos, la Municipalidad de San
Isidro-Hospital di San Isidro, l’Asociación Civil Argentina de Puericultura; per il Costa Rica la
Universidad de Costa Rica; per l’Uruguay l’Universidad de La República di Montevideo.
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