(AGENPARL) – mer 22 novembre 2023 GHIACCIO POLARE NEI PROSSIMI 10 ANNI RIDOTTO DEL 7-14% Come mappare e
tutelare la biodiversità dei Poli – la proposta di un Team di ricerca
internazionale
È stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista «Nature Communications»
l’articolo *Multi-omics for studying and understanding polar life*, che
analizza i possibili effetti del riscaldamento globale sui poli e sulla
loro biodiversità. L’articolo – frutto di una collaborazione internazionale
delle più importanti istituzioni che si occupano di studiare gli ecosistemi
e gli organismi polari – valuta le potenziali minacce alle specie artiche
ed antartiche dovute ai cambiamenti climatici. A far parte del team di
ricercatori internazionale anche Tomaso Patarnello e Luca Bargelloni,
docenti del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione
dell’Università di Padova.
«La copertura di ghiaccio ai poli si stima subirà una riduzione del 7%-14%
nei prossimi decenni e questo modificherà radicalmente le dinamiche degli
ecosistemi polari – *spiega il prof Tomaso Patarnello* – Il cambiamento
climatico sta già causando lo scongelamento del permafrost che ha come
conseguenza non solo la liberazione di gas serra, ma sta anche riportando
in vita microorganismi congelati da migliaia di anni. La possibilità oggi
di sequenziare l’intero genoma delle specie polari e studiare la relazioni
tra condizioni ambientali e regolazione dell’espressione genica ci permette
di comprendere le limitazioni e potenzialità di adattamento di questi
organismi ai rapidi cambiamenti climatici. Ad oggi, sono pochissimi i
genomi di specie artiche o antartiche completamente sequenziati. Quelli di
cui la sequenza è disponibile hanno spesso rivelato molte sorprese. È il
caso dei pesci ghiacciolo (famiglia *Channichthyidae*) che sono gli unici
vertebrati capaci di vivente senza emoglobina o anche il caso del krill
antartico (*Euphausia superba*) il cui genoma, da poco sequenziato, si è
rivelato tra i genomi più grandi finora conosciuti»
«I poli stanno registrando i tassi di riscaldamento più rapidi di tutto il
pianeta – *dice il prof. Luca Bargelloni.* Questa rapidità rappresenta la
minaccia più grande per organismi che hanno impiegato milioni di anni per
adattarsi alle condizioni estreme di aree remote e inospitali abitualmente
esposte a temperature costantemente sotto 0°C. Gli approcci -omici sono gli
strumenti adatti per comprendere le modificazioni causate dai cambiamenti
climatici sugli organismi polari e per poterne prevedere gli impatti
futuri. La sfida sarà quella di avere risorse sufficienti per
caratterizzare a livello -omico tutte specie chiave degli ecosistemi polari
così da poterne monitorare i cambiamenti a breve e lungo termine causati
dalle alterazioni ambientali e prevenire, per quanto possibile, le
conseguenze».
*Le discipline -omiche – ovvero quelle discipline che utilizzano tecniche
di analisi molecolare per la descrizione e l’interpretazione del sistema
biologico studiato – possono essere impiegate per valutare la biodiversità
in tutto l’Albero della Vita polare: dai microbi nell’oceano, nella terra,
nel ghiaccio e nel permafrost fino alla grande megafauna, come gli orsi
polari, le balene e le foche.* Queste analisi riveleranno gli adattamenti
della vita al freddo, dal singolo gene all’intero organismo. Inoltre, il
sequenziamento di più individui all’interno di una singola specie potrà
rivelare le storie evolutive delle specie polari, il loro grado di
biodiversità e, di conseguenza, il loro grado di resilienza futura.
Link allo studio:
https://www.nature.com/articles/s41467-023-43209-y
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