
(AGENPARL) – ven 10 novembre 2023 Attivo Cgil e Uil su scioperi 17 novembre (nazionale) e 1 dicembre
(regionale e Sud)
L’attivo dei dirigenti e delegati Cgil e Uil ha definito oggi le modalità
di adesione agli scioperi contro la manovra economica. Il 17 novembre
prossimo lo sciopero nazionale di 8 ore nei settori Pubblica
Amministrazione, Scuola-Università, Sanità, Trasporti, Poste – prevede due
manifestazioni :a Matera davanti l’Ospedale Madonna delle Grazie “simbolo”
della sanità che non funziona soprattutto nel Materano e a Potenza in
piazza Matteotti. Lo sciopero regionale del 1 dicembre insieme a tutte le
regioni del Sud si concluderà davanti la sede della Regione.
Il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli nella relazione ha
indicato strategia e “rotta” e il primo obiettivo: far sentire la voce
delle persone che vivono quotidianamente il disagio sociale. “Nei Palazzi
romani come in quelli di Potenza – ha detto – è come se vivessero in un
altro mondo. Non c’è alcuna percezione del malessere sempre più diffuso.
Ed è lì che le voci dei nostri lavoratori, pensionati, donne e giovani,
degli “ultimi” devono arrivare”. “La manovra economica 2024, in
discontinuità con la precedente Legge di bilancio- ha aggiunto – non
determina le risorse economiche in conto corrente finalizzate a garantire,
attraverso l’istituto del fondo di perequazione, l’omogeneità in tutto il
Paese dei diritti sociali e di cittadinanza. Si stanziano risorse
insufficienti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e non si
adottano soluzioni che favoriscano la conclusione di quelli del settore
privato; non si assumono provvedimenti in materia di precarietà e di
sicurezza sul lavoro; non investe sulla sanità; non si danno risposte sulle
future pensioni dei giovani né sul tema dell’autosufficienza e non
ripristina le condizioni originarie di opzione donna; non si affronta la
questione dell’evasione fiscale e non si recupera nessuna risorsa
dall’extra-tassa sugli extra-profitti; non ci si occupa di transizione
energetica e non si definiscono politiche industriali e per lo sviluppo. A
questo punto, dunque, falliti tutti i tentativi di dialogo -ha detto
Tortorelli – non ci resta che la mobilitazione delle lavoratrici, dei
lavoratori, dei pensionati, dei giovani per chiedere un’inversione di rotta
nella politica economica e sociale del Governo e delle Istituzioni locali”.
Sulla situazione in Basilicata Tortorelli ha ricordato il rapporto della
Banca di Italia aggiornato ai primi 9 mesi dell’anno che – ha detto – “ha
suonato “la sveglia” al Governatore Bardi. Se dunque gli esperti di
Bankitalia scrivono nel rapporto di “incertezza sulle prospettive” vuol
dire che quanto da mesi stiamo dicendo ha una sua fondatezza ed urgenza,
vale a dire che la prima “mission” del sindacato è mettere in sicurezza la
Basilicata e con essa gli “ultimi”. Non mancano molti mesi dalla
conclusione della legislatura regionale. Ci siamo rivolti più volte al
Presidente Bardi e alla Giunta senza ricevere risposta. Manca un miglio
dalla fine del loro mandato e pertanto siamo consapevoli che non si può
fare tutto quello che non è stato fatto sinora. Ci si concentri sulle
priorità. Su tutte Stellantis e l’automotive di San Nicola di Melfi (Patto
per Melfi), lo stato di attuazione del Pnrr, la riorganizzazione del
sistema sanitario, il lavoro e la difesa dello stato sociale”.
La Cisl ha deciso di non aderire agli scioperi e di tenere una
manifestazione nazionale da sola il 25 novembre. I delegati intervenuti nel
dibattito hanno riferito del “forte imbarazzo” da parte dei delegati e
lavoratori iscritti alla Cisl per spiegare questa posizione.
Conclusioni di Fernando Mega, segretario generale della Cgil: “C’è bisogno
di un netto cambio di passo nel Paese e nella nostra regione, specie sulle
politiche industriali e sull’aiuto strutturale alle famiglie, per le quali
non sono sufficienti bonus vari e risorse a pioggia. Considerato il quadro
internazionale di crisi, il forte aumento dei tassi d’interesse, il
drammatico calo demografico con i giovani che, come certificato, fuggono
via da una regione che non offre loro futuro, e le royalties che finanziano
ormai solo la spesa primaria con i pozzi petroliferi in rallentamento
produttivo, senza un radicale cambiamento le aspettative sono disastrose.
Per questo mi auguro saremo in tanti il 17 novembre e il 1 dicembre a far
sentire la nostra voce. La voce dei lavoratori e delle lavoratrici, dei
precari, dei pensionati, dei giovani, degli studenti, degli inoccupati. I
temi in ballo sono tanti, ma riconducibili a un’unica grande questione: la
proposta di legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali fino ad
ora messe in campo dal Governo Meloni attaccano i cittadini onesti di
questo Paese, letteralmente spaccato in due. Nord e Sud, ricchi e poveri. I
privilegiati sono sempre più privilegiati, i poveri sempre più poveri. E
tra questi ci sono i pensionati, i lavoratori e le lavoratrici, i disabili,
le famiglie in difficoltà economiche a causa di questa crisi economica,
politica e sociale che non risparmia nessuno, in un contesto internazionale
teso e particolare, dove i conflitti in corso hanno inevitabili
ripercussioni sulla vita di tutti noi.
Secondo un recente studio Udu-Federconsumatori in Italia gli studenti
universitari spendono 5.000 euro in più in due anni per studiare da
matricola. Alloggi, trasporti, libri, spesa quotidiana. L’università è
diventata, secondo il rapporto, “un lusso per pochi”. Il tasso di
abbandono di un neo-iscritto ha raggiunto il 14,5 per cento: uno ogni sei.
E come fanno le famiglie a sostenerli quando l’inflazione cresce fino al 17
per cento, se ci sono quattro milioni di cittadini che non riescono più a
curarsi. Come si sa il servizio sanitario è allo stremo per carenze di
personale e chi c’è fugge. Ma il governo non ha tolto il tetto di spesa per
il personale e non è previsto nessun piano assunzioni per il 2024. È
previsto solo l’irresponsabile aumento del “cottimo” in sanità per medici e
infermieri già stremati. Nulla per la prevenzione, non ci sono risorse per
la salute e la sicurezza sul lavoro mentre continuano a registrarsi oltre
tre morti al giorno. E poi la beffa sui disabili. È stato istituito un
ministero dedicato, è stata approvata la legge sulla non autosufficienza e
350 milioni destinati alle persone con disabilità sono stati sottratti e
messi su altri capitoli di spesa.È la gente comune, dunque, che ci chiede
di scendere in piazza, che ci chiede di farci intermediari con il governo
delle risposte che non arrivano. Chiediamo al Governo nazionale un
confronto reale e di assumere provvedimenti, a partire da quelli in materia
di lavoro (salari, contratti, precarietà) e di politiche industriali,
sicurezza sul lavoro, fisco, previdenza e rivalutazione delle pensioni,
istruzione e sanità, necessari a ridurre le diseguaglianze e a rilanciare
la crescita del Paese in cui il Mezzogiorno torni ad essere centrale. Lo
stesso confronto che ripetutamente abbiamo chiesto al governo Bardi in
questa legislatura che ormai giunge al termine senza che alcuna istanza dei
sindacati sia stata accolta. Il governo di centrodestra lascia una regione
che indietreggia. E non lo diciamo solo noi, lo dice la Banca d’Italia.
Ecco perché in questo contesto l’unità sindacale è un valore
imprescindibile a cui non si può rinunciare. Speriamo pertanto di ritrovare
una nuova intesa necessaria a livello nazionale e territoriale, dove già
sono diverse le vertenze portare avanti in solitaria”
Ufficio Stampa UIL Basilicata
Via Napoli,3
85100 Potenza – Italia
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