
(AGENPARL) – sab 04 novembre 2023 [image: logo_filiera.png]
*UE: APPELLO DA ASSOCIAZIONI A MELONI, NO A REGOLAMENTO IMBALLAGGI PERCHÉ
AUMENTA INQUINAMENTO*
*PUNTARE SU SOSTENIBILITÀ CON RICICLO E BIOPLASTICHE TOTALMENTE
BIODEGRABILI*
*LETTERA DI COLDIRETTI, FILIERA ITALIA, CIA, CONFAPI, ANCC-COOP,
ANCD-CONAD, LEGACOOP, LEGACOOP AGROALIMENTARE, LEGACOOP PRODUZIONE&SERVIZI,
UE.COOP, FAI – CISL e UILA-UIL*
La proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio se
approvata nella sua attuale formulazione provocherebbe effetti pesantemente
negativi sulle filiere produttive nazionali e sui consumatori oltre che
opposti agli obiettivi di sostenibilità che dichiara di voler perseguire.
Mette in discussione il riciclo dove l’Italia è leader e non tiene conto di
soluzioni più sostenibili come le bioplastiche totalmente biodegradabili. È
quanto scrivono Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Confapi, Ancc-Coop,
Ancd-Conad, Legacoop, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Produzione&Servizi,
Ue.Coop, Fai-Cisl E Uila – Uil al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giorgia Meloni, ai Ministri coinvolti direttamente, ai Presidenti dei
gruppi politici della Camera e Senato e ai Capi delegazione Parlamento.
In particolare, l’attuale Presidenza spagnola sta accelerando ulteriormente
il negoziato cercando di far approvare un orientamento generale già al
Consiglio ambiente del 18 dicembre e si rende quindi necessaria un’azione
per fermare tale proposta che – scrivono le associazioni firmatarie –
stravolge completamente la strategia finora utilizzata per la riduzione dei
rifiuti di imballaggio passando dal principio del riciclo – che ha
caratterizzato tale strategia negli ultimi anni – a quella del riuso. Il
nostro Paese è diventato negli ultimi anni punto di riferimento globale nel
materiale innovativo riciclabile ed ha già raggiunto in termini di riciclo
obiettivi superiori alla stragrande maggioranza degli altri Paesi: il tasso
di riciclo complessivo degli imballaggi in Italia ha raggiunto quota 73,3%
nel 2021, superando l’obiettivo del 70% fissato per il 2030, collocando il
nostro Paese al secondo posto in Europa per riciclo degli imballaggi
pro-capite.
Rimettere in discussione questo modello ormai consolidato rischia di
vanificare gli sforzi e gli obiettivi raggiunti finora, generando un
impatto estremamente pervasivo che rischia di colpire oltre il 30% del
nostro Prodotto Interno Lordo. Il danno non sarebbe infatti limitato alle
sole aziende degli imballaggi ma riguarderebbe a ritroso filiere
fondamentali per il nostro Paese quali l’intero settore agroalimentare,
dalla produzione, alla trasformazione e distribuzione, mettendo a rischio
decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Non è pensabile, tra l’altro, che le abitudini consolidate di milioni di
consumatori possano essere stravolte con un semplice tratto di penna. La
proposta impatterebbe, inoltre, un settore come quello delle bioplastiche
compostabili e totalmente biodegradabili introducendo una serie di
limitazioni d’uso, limitando di fatto l’innovazione negli imballaggi e non
permettendo il ritorno degli ingenti investimenti fatti in innovazione e in
bioraffinerie prime al mondo oggi in funzione, di cui l’Italia è leader
attraverso società quali Eni Versalis – Novamont che, insieme ad altre
partecipate pubbliche e campioni nazionali, aderiscono a Filiera Italia.
Questi impianti sono un asset del nostro Paese e potrebbero invece
permettere ad intere filiere di imballaggi di continuare a lavorare e ad
innovare, potendo tra l’altro contare sulle migliori infrastrutture per il
trattamento del rifiuto organico in Europa. Parliamo di bioplastiche e di
bioprodotti da fonti rinnovabili concepiti per la tutela del suolo e delle
acque, attraverso la riconversione di siti industriali non più competitivi,
nel rispetto delle specificità locali e in partnership con tutti gli attori
della filiera. La leadership che il nostro Paese detiene in tali prodotti
innovativi è ulteriormente confermata dal fatto che Cina e Stati Uniti
stanno cercando di imitare tali prodotti e processi innovativi nella loro
corsa agli sviluppi industriali del biomanufacturing.
Per il settore agroalimentare in particolare, la proposta impatta
negativamente il confezionamento stesso dei prodotti, mettendo a rischio
gli attuali standard di sicurezza e qualità alimentare, ma anche la
shelf-life dei prodotti stessi, con il conseguente rischio di aumento degli
sprechi dovuto alla maggiore deperibilità degli alimenti venduti senza
confezione. Un esempio indicativo è rappresentato dal divieto, che tale
proposta introduce, di confezionamento di frutta e verdura in quantità
inferiori ad 1,5Kg, prescrizione che determinerebbe la definitiva scomparsa
del settore della quarta gamma di cui l’Italia è leader mondiale. Altro
esempio rappresentativo sarebbe l’obbligo di passare dal riciclo al riuso
nel settore dell’Ho.re.ca. Immaginiamo la difficoltà di sostituire ad
esempio, nel servizio d’asporto, le stoviglie monouso riciclabili con
materiale in plastica da riutilizzare che andrebbero restituite dal
consumatore ogni volta al ristorante di provenienza. Ciò aiuta a
comprendere come, secondo tutte le più recenti evidenze scientifiche, gli
imballaggi riutilizzabili che la Commissione UE vorrebbe imporre sono più
impattanti del packaging monouso comportando un aumento del 180% di
emissioni di CO2 e di circa il 240% in più di consumo d’acqua. Tutto ciò
genererebbe anche – concludono le Associazioni firmatarie – un ulteriore
aumento dei costi di produzione per l’intera filiera agroalimentare, con
pesanti ripercussioni sui prezzi pagati dai consumatori in un momento di
grande difficoltà economica in cui abbiamo appena sottoscritto con il
Governo il patto antiinflazione con obiettivi opposti.
Elena Giacchino