
(AGENPARL) – gio 26 ottobre 2023 *Cia Agricoltori Italiani – Campania*
*Roma, 26 Ottobre 2023*
Comunicato Stampa
Cia: in duemila in piazza al grido “Prezzi alle stelle, agricoltori più
poveri.
Non toglieteci il futuro
Rincari fino al 500% dal campo alla tavola, è ora di un reddito giusto
Oltre duemila agricoltori a Roma per dire, con Cia, “Non toglieteci il
futuro”. Oggi la manifestazione nazionale della Confederazione ha riempito
Piazza Santi Apostoli e le vie del centro di tantissimi produttori e
allevatori arrivati da tutt’Italia, e con una folta delegazione di Cia
Campania con in testa il presidente Raffaele Amore e il direttore Mario
Grasso. I manifestanti, armati di cartelli e bandiere verdi, hanno
protestato contro una crisi che, dal campo alla tavola, sta portando i
prezzi alle stelle e rendendo gli agricoltori più poveri. Per Cia, i conti
non tornano e serve subito quel Piano agricolo nazionale sempre annunciato
e mai realizzato, che rimetta al centro l’impresa e il suo reddito.
Gli agricoltori non sono il problema, ma la soluzione, lo ha ripetuto più
volte dal palco il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini,
rivendicando con forza il ruolo chiave del settore, anche nella transizione
green.
“Anche se si continuano a raccontare bugie -ha commentato il presidente di
Cia Campania, Raffaele Amore- gli agricoltori non solo non inquinano, ma
rispettano da anni impegni ambientali anche mettendo a rischio i loro
profitti, producono energie alternative e non sprecano acqua, ma la usano
per produrre cibo di qualità”. Per Cia Campania un problema da affrontare
oggi in Campania è quello di accompagnare le aziende agricole del Piano
Campano, dell’Agro Aversano e della Piana del Sele nell’uscita dalla crisi
generata dalla dichiarazione di zona vulnerabile ai nitrati, che riduce le
quantità di fertilizzanti utilizzabili e il carico di bestiame per ettaro.
Eppure nessun settore agricolo è indenne dalla crisi ormai diffusa e
generalizzata, tra emergenze geopolitiche, climatiche e
fitosanitarie. L’ortofrutta è in ginocchio, con un taglio del 40% della
produzione dopo la siccità record del 2022, le gelate e soprattutto gli
effetti delle alluvioni di maggio.
“Non dimentichiamo quanto inadeguato è stato fino ad oggi l’intervento del
Governo – sottolinea Amore – rispetto al problema della Peronospora sulle
viti di Irpinia e Sannio, una patologia fungina indotta dall’eccesso di
umidità dovuto a piogge giunta proprio tra maggio e giugno”.
Il vino Made in Italy ha perso in media il 12% quest’anno, a causa degli
attacchi distruttivi di peronospora, perdendo il primato mondiale a favore
della Francia. Anche la zootecnia è in sofferenza, con un 2023 inaugurato
dal calo del 30% della produzione di carne bovina e continuato con il
proliferare della peste suina, che rischia di distruggere un comparto da 11
miliardi.
E mentre i listini dei cereali sono in caduta libera (-40%), il carrello
della spesa si fa più pesante con l’inflazione, esplodendo il divario tra i
prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati.
Oggi un produttore prende 35 centesimi per un chilo di grano duro, mentre
un pacco di pasta costa 2,08 euro, con un aumento del 494% dal campo alla
tavola. “Sul grano, come sul latte, occorre aprire vertenze nazionali ma
con forti radicamenti sui territori almeno a livello regionale – sottolinea
il direttore Mario Grasso. Infatti stessa dinamica si osserva sul latte:
all’allevatore vanno in media 52 centesimi al litro, ma il consumatore per
comprarlo spende 1,80 euro (+246%).
Vale anche su frutta e verdura: i pomodori passano da 1,13 euro al chilo
all’origine a 3,73 euro al consumo (+230%); le mele da 50 centesimi a 2,43
euro al chilo (+386%); le pere da 1,64 a 3,55 euro al chilo (+116%);
persino la zucca di Halloween, da 65 centesimi a 2,76 euro (+325%).
Il risultato è un calo del 60% del reddito netto delle imprese agricole,
che fanno sempre più fatica a coprire i costi di produzione in continua
ascesa (+16mila euro nell’ultimo anno per azienda).
*Le proposte della Cia*
? ora, dunque, di risolvere i problemi e rispettare le aspettative del
settore. Iniziando proprio dal garantire il giusto reddito agli agricoltori
lungo la filiera, ridistribuendo a monte una quota degli aumenti sulla
tavola per creare un sistema più equilibrato; aggiornando la normativa
sulle pratiche sleali certificando i costi di produzione agricola per
assicurare prezzi dignitosi; riducendo le forme di finanziarizzazione
legate alla produzione di materie prime. D’altra parte, senza reddito e
cibo, la sovranità alimentare resta uno slogan.
Ma non è tutto. Bisogna favorire l’aggregazione aziendale e incentivare la
crescita delle Pmi, anche con una revisione degli strumenti di accesso alla
terra e una legge sul ricambio generazionale, che vuol dire dall’altro lato
agevolare l’uscita dal settore con una riforma strutturale per innalzare le
pensioni minime agricole. Sul fronte manodopera, le difficoltà di
reperimento richiedono procedure più semplici e flessibili, mentre sul
caro-energia, Cia dice basta ad accise e Iva sui carburanti.
Calamità naturali e crisi fitosanitarie, invece, sollecitano la riforma del
sistema delle assicurazioni, nazionale e Ue, tanto più che oggi gli
strumenti a disposizione coprono in media meno del 3% dei danni reali e i
risarcimenti arrivano in estremo ritardo.
Monta la protesta anche sulla fauna selvatica: gestione e ripristino
dell’equilibrio sono le parole d’ordine, da tradursi subito in fatti.
Infine, obiettivo aree rurali, dove per frenare l’abbandono serve riportare
sui territori i servizi alle imprese e alla persona, mettere in sicurezza
le infrastrutture e incentivare la digitalizzazione.