
(AGENPARL) – lun 16 ottobre 2023 REPORT
ANNUALE
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UNA RETE PER LA SPERANZA
LE ACLI DELLA
PROVINCIA DI NUORO
Le ACLI della provincia di Nuoro portano avanti
progetti per continuare ad essere un punto di
riferimento sul territorio, proponendo iniziative che
vanno a colmare le mancanze che ogni giorno vengono
messe in luce dai cittadini che si rivolgono ai nostri
uffici e che in noi cercano supporto competente e
digitale, strumento attivo di sostegno per tutti coloro
che hanno difficoltà a districarsi con dispositivi,
tecnologie, applicazioni e funzioni del mondo digitale.
Il fondamentale contributo della Fondazione di
Sardegna ci ha permesso di costruire e tenere attiva la
Rete. La gestione delle iniziative è stata guidata dai
attento.
consulenti inseriti nel progetto con l’apporto prezioso
UNA RETE PER LA SPERANZA
un’ interdipendenza costruttiva con diverse realtà del
– in ogni azione – dei volontari ACLI. Si è oltresì creata
Si tratta di un programma di azioni messe in campo
dalle ACLI di Nuoro con lo scopo di dare sostegno,
orientamento, ascolto, un aiuto di prossimità alle
persone in stato di difficoltà economica: una rete di
persone, di relazioni, di azioni che permette
all’Associazione e a tutti i volontari di entrare in
contatto con chi vive le difficoltà della vita moderna,
nel territorio, da vari punti di vista.
A partire dal 2019, passando per il 2020, il 2021 e il
2022 infatti, si sono portate avanti iniziative integrate
private che hanno contribuito a creare una rete
operativa solida e solidale.
Infine, il coinvolgimento della cittadinanza come parte
attiva che espone le proprie esigenze è stato
fondamentale per capire a quali necessità bisognasse
rispondere con le attività della Rete.
A partire dalle informazioni e dai dati ricavati dalle
iniziative portate avanti con la Rete nasce questo
studio, che vuole essere un’analisi della situazione
nel piano delle normali azioni delle ACLI della provincia
attuale del nostro territorio ma che si allarga alla
di Nuoro come ad esempio il piano straordinario per la
considerazione dell’applicazione delle misure di
gestione della situazione di emergenza sociale derivata
contrasto alla povertà sul territorio italiano.
dalla pandemia di COVID-19, il centro di consulenza
gratuita sui diritti delle persone in condizioni di disagio
economico e sociale, lo sportello gratuito di supporto
psicologico, il corso di lingua italiana per stranieri, fino
al corso di alfabetizzazione digitale “Imparare il digitale
territorio: istituzioni, terzo settore, organizzazione
in biblioteca” e lo sportello gratuito di supporto
LA RETE
UNA RETE PER LA SPERANZA
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LE AZIONI DEL
PROGETTO
Osservatorio sulle Povertà e Monitoraggio:
Realizzazione di due corsi (livello base e
raccolta e analisi aggregata dei dati provenienti
avanzato) di alfabetizzazione informatica,
dall’utenza e dalla rete dei partner del territorio.
dedicato principalmente a persone anziane.
Sportello di Orientamento: centro di consulenza
Sportello Primo Intervento legale: centro di prima
gratuita sui temi dei diritti delle persone in stato di
consulenza legale, principalmente sui temi del diritto
povertà. Aiuto alla predisposizione e invio di domande
civile e di famiglia.
per bonus, agevolazioni e aiuti. Sostegno e cura dell’
invio alle strutture del territorio nei casi di violenza di
genere.
Seminari itineranti: incontri informativi sulle misure
di contrasto alla povertà, realizzati sul territorio nei
comuni di Nuoro, Oliena, Orosei, Irgoli e Onifai.
Sportello Supporto Psicologico: spazio di ascolto,
analisi bisogni, supporto psicologico, lavoro in equipe
multidisciplinare medici di base, CSM, SerD, consultori,
neuropsichiatria, servizi sociali comunali, Caritas, Rete
Dafne, rete bibliotecaria Satta, cura di invii nel
territorio alle strutture pubbliche e/o private.
Sportello di Alfabetizzazione e tutela digitale:
consulenza su frodi informatiche, tutela dati personali,
utilizzo dei servizi digitali.
LE AZIONI
Corso di Italiano base per Stranieri: formazione,
orientamento per immigrati e rifugiati..
E T0
E 4P E R
P A GUINNAAR |
LA SPERANZA
U N A R E T E P E R L APSAPG
AZ A|
OSSERVATORIO
DELLA POVERTÀ
Il fenomeno della povertà è oggetto di numerose
analisi, anche molto diverse tra loro, che si
concentrano sui diversi e variegati aspetti che lo
caratterizzano data la multidimensionalità e la
“dinamicità” dello stesso che fanno si che, al loro
interno, elemento comune imprescindibile sia la
stretta considerazione del contesto storico,
ambientale e culturale.
Per questo suo essere fenomeno “multilivello”, non
separabile dal contesto, che oggi è quello di una ormai
costante emergenza socio-economica, sono pochi
quelli che possono dire di non “avere avuto a che fare”
con la povertà.
Sulla coda della crisi finanziaria globale del 2007-2008,
la Pandemia Covid del 2020 è stato un vero e proprio
terremoto che ha inciso nuovamente in profondità nel
già fragile tessuto economico e sociale globale e del
nostro Paese. Il 2020 è stato infatti l’anno in cui il
numero di individui poveri in Italia ha avuto il suo picco
e, ancora oggi, a distanza di tre anni, si fatica a
ritornare anche solo ai livelli pre-pandemia, comunque
non particolarmente brillanti in senso assoluto, al
netto del leggero miglioramento avuto nel 2019,
ultimo anno prima del Covid, nonostante l’Italia sia uno
dei Paesi con la percentuale di spesa pubblica in
misure di assistenza sociale più alta in rapporto al PIL
(seconda
solo alla Francia, secondo i dati raccolti fino
al 2019 ). Nelle discussioni sul tema non ci si deve
quindi focalizzare solo quante risorse destinare ma
anche, e soprattutto, sul come tali risorse sono
allocate.
Dove siamo
“Nel 2020, in Italia, la spesa per la protezione sociale è pari al 34,5% del Pil
nazionale. È destinata prevalentemente alla funzione vecchiaia (46,5%) e
alla funzione malattia (22,4%), ma è rilevante anche l’incidenza delle due
funzioni congiunte, disoccupazione e altra esclusione sociale non altrove
classificata (13,5%). Nel 2019, in Italia, la spesa pro capite per la protezione
sociale è di 8.697 euro annui, appena al di sotto della media Ue (8.769
euro). Se apportata al Pil, la spesa dell’Italia (29,3% nel 2019) supera la
media Ue (27,9%)”
https://noiitalia.istat.it/pagina.phpL=0&categoria=18&dove=ITALIA
UNA RETE PER LA SPERANZA
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I più coinvolti sono i soggetti e le famiglie già in
situazioni critiche, con difficoltà che spesso dipendono
da fattori strettamente collegati a situazioni pregresse,
da diversi elementi che incidono con diversa intensità
sulle possibilità di mobilità sociale: una sorta di
povertà che può essere definita “ereditaria”, o
intergenerazionale, caratterizzata dal livello di
istruzione, classe occupazione, situazione economica
di provenienza. Ma non può essere trascurata anche
l’entità dei c.d. “nuovi poveri”, ossia chi lo è “diventato
per la prima volta”. In questo caso i fattori
determinanti sono altri e sono strettamente legati in
particolare alla tipologia di occupazione e alla
presenza o meno di particolari tutele.
A pagare il prezzo più alto sono stati comunque
soprattutto giovani e lavoratori a termine, famiglie con
minori, residenti nel mezzogiorno, donne e immigrati.
Una prima parziale conferma può essere rinvenuta
anche nei dati sulla situazione della Sardegna raccolti
dalle ACLI e relativi ad un campione di 18.040
contribuenti per l’anno 2022.
È ampia la percentuale di soggetti che percepisce un
reddito complessivo annuo sotto i 9.000 euro (fig.1),
pari al 28,40% del totale: poco meno di una persona
su tre dichiara un reddito di poco superiore alla soglia
prevista per la “no tax area”, per la quale l’Irpef non è
dovuta.
Caritas Italiana nell’articolo a cura di F. De Lauso “Quando la povertà si
tramanda di generazione in generazione –Prima indagine nazionale su un
campione rappresentativo di beneficiari Caritas” contenuta nel “Rapporto
2022 su Povertà ed Esclusione Sociale in Italia”
https://www.caritas.it/wpcontent/uploads/sites/2/2022/10/rapportopoverta2022b.
https://www.coldiretti.it/economia/cooronavirus-1-mln-di-nuovi-poveridallinizio-del-lockdown).
UNA PANORAMICA
Non stupisce il fatto che di questi, più del 80% siano
soggetti occupati in attività lavorative non continue, a
termine (fig.2), così come non è purtroppo una novità
la differenza di genere, che, nello specifico, è stata
osservata per quanto riguarda la fascia di età 30-39
anni: per gli uomini, le percentuale al di sotto della
soglia è pari al 16,40%, mentre per le donne si attesta
su un valore pari al 30%, praticamente il doppio (fig. 3).
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UNA RETE PER LA SPERANZA
Considerando invece un valore soglia di reddito pari a
L’analisi strettamente reddituale che riguarda il CAF
15.0000 euro, la percentuale di persone al di sotto del
ACLI di Nuoro, riportata nella prossima tabella, offre
valore limite sale al 44,5%, quasi una su due, di cui la
quasi totalità è rappresentata da lavoratori a termine
(95,7% – fig. 5) e più della metà (56,6% – fig. 6) da donne.
ulteriori spunti di riflessione in tal senso.
soggetti all’interno delle fasce reddituali più basse, fino
a 10.000 euro, con una leggera diminuzione di quelli in
possesso di un reddito compreso tra i 10.000 e i
20.000 euro, e una variazione in senso opposto,
seppur anche questa contenuta, nei redditi sopra
quest’ultima soglia (+2,5% per redditi tra 20.000 e
30.000 euro e +1,2% per quelli oltre i 30.000 euro).
I dati rilevati in queste analisi fotografano la situazione
reddituale in pieno periodo pandemico (2020-2021) e
dell’anno immediatamente precedente, e perciò non
possono tenere conto degli eventi che hanno
caratterizzato lo scenario politico, economico e sociale
dell’ultimo anno e mezzo.
UNA RETE PER LA SPERANZA
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Il 2022 può essere considerato l’anno in cui gli effetti
della pandemia hanno iniziato lentamente a ridursi ma
in contemporanea una nuova situazione di emergenza
si è presentata con l’inizio della guerra in Ucraina, che,
oltre al gravissimo dramma sul piano umanitario, ha
determinato pesanti conseguenze anche in termini
economico-sociali.
L’inflazione è una di queste ed è quella con la quale
tutti noi abbiamo a che fare nel quotidiano; i prezzi di
materie prime ed energia hanno subito un notevole
aumento ed hanno determinato, con la conseguente
interruzione di catene di approvvigionamento, un
aumento del prezzo di alimenti e beni e servizi di base,
andando ad erodere ulteriormente la già scarsa
capacità far fronte alle proprie necessità da parte dei
soggetti appartenenti alle fasce più deboli.
Si parla di Povertà energetica riferendosi a quella
“condizione per cui acquistare un paniere di beni e
servizi energetici essenziali comporta una distrazione
eccessiva di risorse familiari”, con la conseguenza che,
con l’aumento della povertà assoluta, è aumentata
anche la disuguaglianza esistente tra fasce più deboli
della popolazione e quelle più ricche. I due aspetti
vanno di pari passo e, come si vedrà più avanti,
un’analisi della povertà che non tenga conto anche
delle disparità risulta parziale ed incompleta.
Dal 2019 il Reddito di Cittadinanza è la misura di
sostegno più importante, sicuramente la più
conosciuta, ed effettivamente in un primo momento
ha contribuito ad una riduzione delle disuguaglianze
economiche,5 per lo meno dal punto di vista dei redditi,
Questi effetti sono stati però attenuati dalla Pandemia.
https://eticaeconomia.it/la-poverta-energetica-in-italia-rincari-energetici-escenari-futuri/.
Nella “Relazione
sugli indicatori di benessere equo e sostenibile ” del
Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2020, si rileva come le stime
realizzate per l’anno 2019 mostravano un miglioramento dell’indice
relativo alla disuguaglianza del reddito disponibile «legato sostanzialmente
alle nuove politiche di sostegno ai redditi più bassi […] ed è riconducibile
principalmente all’effetto del reddito di cittadinanza» sui soggetti più
poveri. Analoghe valutazioni sono state fatte in relazione all’andamento
dell’indice di povertà assoluta, con la prevista riduzione dell’intensità della
povertà, ossia la distanza media delle famiglie povere dalla soglia della
povertà.
http://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/analisi_
progammazione/analisi_programmazione_economico/Relazione_BES_2020
_pub.pdf.
UNA RETE PER LA SPERANZA
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Tuttavia non mancano le criticità, sia in termini di
efficacia, intesa come capacità di raggiungere la più
ampia platea di soggetti effettivamente bisognosi, sia
in termini di effettiva utilità come strumento di
politiche attive di lavoro, per le quali si è dimostrato
inefficace in relazione agli obiettivi prefissati.
Infatti, fin dalla sua introduzione, sono state auspicate
diverse modifiche per migliorarlo in termini di capacità
e precisione di intervento, e al contempo spogliandolo
di quelle funzioni che non sarebbero proprie di una
misura di inclusione sociale in senso stretto.
Perciò, fin dal suo insediamento, il nuovo Governo ha
sempre ribadito l’intenzione di riformare nuovamente
il settore, sostanzialmente eliminando
progressivamente il Reddito di Cittadinanza e
sostituendolo con due nuovi strumenti, già a partire
dal 2024.
La riforma si concentra sulla creazione di misure
differenziate rivolte agli individui più deboli che sono
distinti da quelli meno fragili, che sono ricondotti nella
categoria dei soggetti “occupabili” (termine che però
non viene utilizzato nella versione definitiva del
Decreto Lavoro con il quale è presentata, ma che nella
sostanza rimane) e quindi attivabili in percorsi di
inserimento/reinserimento nel mercato del lavoro.
I primi saranno destinatari del nuovo Assegno di
Inclusione (ADI), che è in senso stretto misura di
contrasto alla povertà, fragilità ed esclusione sociale, e
i secondi del Supporto per la formazione e il lavoro
(SFL), che è misura di politica attiva occupazionale.
Nel 2023 è poi stato impostato, nell’ambito dell’ancora
esistente RdC, un sistema transitorio basato sulla
stessa distinzione, con una parte dei beneficiari che
godranno di un sostegno fino ad un massimo di 7
mensilità (non più 12), che è il periodo tempo entro il
quale 1si ritiene saranno in grado di ottenere, grazie a
specifici percorsi di formazione e affiancamento,
un’occupazione, e che poi potranno beneficiare degli
strumenti di SFL, attivi da settembre.
Al contrario, gli appartenenti alla seconda categoria, di
conseguenza “non occupabili”, continueranno a
percepire il Reddito di cittadinanza per l’intera
annualità.
UNA RETE PER LA SPERANZA
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L’auspicata e condivisibile idea di separare quanto più
possibile le misure assistenziali da quelle di politica
attiva del lavoro, vuole superare una delle tante
criticità della precedente misura, appunto il
sovraccarico di obiettivi. Rischia però di essere
vanificata dalle modalità con cui verrà realizzata.
Considerando solo il regime transitorio previsto 2023,
innanziutto sembra abbastanza irrealistico il termine
di sette mesi previsto per l’”occupabilità”. E lo è ancora
di più se analizzato assieme proprio al relativo
concetto così come pensato dagli autori della Riforma.
Infatti, con la legge di bilancio 2023 si è definito in tal
senso un criterio di tipo strettamente “demografico”:
sono inclusi nella categoria degli occupabili gli individui
tra i 18 e i 59 anni, anche a forte disagio economico,
che vivono in nuclei in cui non vi siano componenti
minorenni, con più di 60 anni o con disabilità.
In sostanza la discriminante si sposta dunque sulla
composizione del nucleo familiare mentre trascura
totalmente la profilazione individuale dei soggetti
beneficiari.
Sappiamo bene come il fattore ambientale incida su
possibili situazioni di difficoltà economica, ma non è il
solo. Una distinzione che non tenga conto anche di
altri aspetti come il livello di istruzione, le competenze
professionali acquisite, precedenti esperienze
lavorative, partecipazione o meno a percorsi di
inserimento, non può essere rappresentativa e
difficilmente può essere adeguata.
Il risultato è che tra gli “occupabili” ci saranno
comunque soggetti tra i più fragili e senza prospettive
di un’occupazione immediata o nel breve termine, e
che ad un certo punto si troveranno nella situazione in
cui verrà meno il beneficio economico senza che vi sia
però la corrispondente “compensazione” reddituale
ottenuta
con l’inserimento o reinserimento nel mondo
del lavoro.
Se è stato fatto un passo in avanti nella direzione
auspicata di differenziazione delle misure, è tutt’altro
che inverosimile che lato efficiacia ne siano stati fatti
indietro.
La seguente tabella mette sinteticamente in evidenza
le caratteristiche delle due nuove misure,
confrontandole con quelle previste per il Reddito di
Cittadinanza.
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UNA RETE PER LA SPERANZA
ADI E SFL
UNA RETE PER LA SPERANZA
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Rimangono invariati i requisiti di patrimonio
immobiliare richiesti (con l’aggiunta però del vincolo
sul valore della prima casa, assente per il RdC) e la
base di calcolo del patrimonio moibiliare, con soglie
massimali incrementate in caso di presenza di figli
minorenni o componenti del nucleo familiare con
disabilità.
Viene ridotto invece il requisito degli anni di possesso
della Cittadinanza per quanto riguarda i cittadini
stranieri che passa da 10 a 5 anni, e che era costata
all’Italia l’apertura di una procedura di infrazione per
discriminazione da parte della Commissione UE.
Si abbassa, notevolmente, la soglia dell’indicatore ISEE
per i soggetti occupabili destinatari del SFL, che non
dovrà essere superiore ad un valore pari a 6000 e
cambia anche la scala di equivalenza attraverso la
quale viene calcolato l’importo mensile del benificio a
seconda che siano presenti componenti del nucleo
familiare minorenni, con disabilità, anche grave, e
soggetti dai sessant’anni in su.
Ma se già la scala di equivalenza utilizzata per il RdC lo
rendeva eccessivamente sbilanciato in favore dei
nuclei familiari più piccoli a discapito di quelli più
numerosi che sono solitamente anche quelli più in
difficoltà, ora questa “se possibile è diventata, rispetto
alla prima, ancora più cervellotica e lontana da ogni
riferimento teorico al costo aggiuntivo derivante
dall’aumento del numero di componenti”, con nuclei
familiari “vincenti (famiglie con neonati e disabili) e
perdenti (con minori e in affitto).
Il vero problema è che, in molti casi, non emerge una
chiara ragione che giustifichi il miglioramento o il
peggioramento della condizione rispetto a quanto
garantito dal RdC”.
Il beneficio massimo per chi entrerà nel sistema del
Supporto di formazione e lavoro sarà pari ad un
massimo di 350 euro mensili, senza alcuna
integrazione per eventuali canoni di locazione, prevista
invece dall’attuale misura e per l’Assegno di Inclusione.
https://integrazionemigranti.gov.it/it-it/Ricerca-news/Dettaglionews/id/3055/Reddito-di-cittadinanza-Commissione-Ue-apre-proceduradi-infrazione-per-i-10-anni-di-residenza.
https://eticaeconomia.it/dal-reddito-di-cittadinanza-allassegno-diinclusione-che-succede-allequita-orizzontale/
UNA RETE PER LA SPERANZA
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Queste maggiori rigidità lasciano presagire modifiche
non trascurabili nel numero, nella composizione dei
beneficiari e nella efficacia redistributiva delle misure.
Secondo alcune simulazioni, “rispetto al Reddito di
cittadinanza, i beneficiari delle nuove misure
governative diminuiscono di circa 300 mila nuclei
familiari (-21%) e 700 mila individui (-24%), con una
flessione di risorse pari a circa 1,9 miliardi di euro
(-24%)”, con cifre che “si riferisono ad un arco
temporale ipotetico, relativo a 12 mesi di
contemporanea vigenza delle due misure, ma
destinato a ridursi nel tempo perchè il Supporto per
formazione e lavoro non può essere rinnovato per i
medesimi beneficiari”.
Nel senso contrario andavano invece le proposte di
modifica che da più parti sono state prospettate e che
erano indirizzate verso un miglioramento delle misure
già presenti.
L’obiettivo su cui si sarebbe dovuta concentrare
l’azione governativa sarebbe dovuto essere
innanzitutto l’ampliamento della platea dei beneficiari,
con requisiti dotati di maggiore flessibilità, per riuscire
ad affrontare meglio situazioni come quelle attuali che
sono impreviste ed emergenziali, seppur attraverso
strumenti che nel sistema di tutele Italiano devono
inserirsi in maniera strutturale e continuativa.
I nuovi Assegno di Inclusione e Supporto per la
Formazione e Lavoro si portano poi dietro alcuni dei
problemi già del Reddito di Cittadinanza e che
riguardano le modalità effettive di calcolo dell’importo
del beneficio da erogare in relazione alle
caratteristiche del richiedente.
Un problema non trascurabile riguarda lo stesso ISEE,
che è indicatore della situazione economica dei diversi
nuclei familiari “equivalente”, ossia confrontabile
perchè corretto tenendo conto dei diversi requisiti
soggettivi e della situazioni specifiche dei diversi nuclei
ed è alla base di quasi tutte le richieste di prestazioni
agevolate e di sostegno. Per come è strutturato anche
questo indicatore presenta diversi limiti, non ultimo
quello di essere sganciato da misure di reddito o di
spesa utilizzate per individuare le aree di povertà, di
rischio povertà e, più in generale, di tenore di vita
adottate da Eurostat, Istat, Ocse, nonchè dalla maggior
parte dei Paesi.
https://lavoce.info/archives/101172/due-misure-al-posto-di-una-comecambia-il-sostegno-contro-la-poverta/
i problemi dell’
UNA RETE PER LA SPERANZA
Per capire come questo aspetto possa incidere sul
sistema di tutele contro la povertà può essere
opportuno dare uno sguardo ai dati.
superiore a 20.000, che sono fuori dai requisiti
richiesti per l’accesso a prestazioni assistenziali basate
sull’indicatore ISEE, e questo può essere in parte
Nuoro, relativi alle Dichiarazioni Sostitutive presentate
spiegato dall’andamento del valore di patrimonio
l’indicatore ISEE in aumento per quasi tutte le fasce
considerate. La tabella sottostante riporta l’andamento
nel trienno 2020-2022, e riporta le suddivisioni di
mobiliare indicato nella DSU, sostanzialmente depositi
bancari e risparmi, che ha visto una diminuzione dei
nuclei familiari dichiaranti valori fino a 1.000 e un
aumento di quasi gli stessi punti percentuali per
dettaglio basate sul valore del patrimonio mobiliare e
importi sopra i 10.000 euro.
sulla composizione dei nuclei familiari dichiaranti (che
Secondo poi una ricerca svolta da Il Sole 24 Ore, sulla
però rimane sostanzialmente invariata nel periodo di
base dei dati forniti da CAF ACLI e relativi ad un
analisi).
campione rappresentativo di 408 mila DSU ISEE
Si può notare innanzitutto la diminuzione degli ISEE
nella fascia di indicatore inferiore a 5000, che passa
dal 33% del 2020 al 25,5% del 2022, dato che può
sorprendere considerando che l’indicatore è calcolato
facendo riferimento ai dati reddituali e patrimoniali del
nucleo relativi a due anni prima, e quindi
rappresentativi della situazione economica nell’primo
anno di pandemia e nei due immediatamente
precedenti (2018, 2019 e 2020), nei quali, almeno
presentate nella prima parte dell’anno 2023, la
tendenza sembrerebbe confermarsi: si osserva un
“valore medio degli indicatori elaborati in aumento del
12% rispetto a quelli dell’anno 2022 e del 14,2%
rispetto a quelli redatti nel 2021”, con un incremento
abbastanza uniforme lungo tutta la penisola, e che
non vede riemergere l’abituale dislivello tra
Settentrione e Mezzogiorno e che risulta,
inaspettatamente, più marcato al crescere del numero
teoricamente, la situazione sarebbe dovuta essere
dei componenti del nucleo”.
migliore. Questo può essere interpretato come un
Dall’analisi de Il Sole emerge anche un’altra tendenza,
segno che comunque le misure di sostegno possono
aver comunque contribuito in modo positivo alla
situazione delle fasce più in difficoltà.
Risultano invece in aumento le pratiche con valore
Per quanto riguarda i dati raccolti dal CAF ACLI di
fino al 2022, sembra affermarsi un trend che vede
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preoccupante, che riguarda invece la disuguaglianza:
sembra allargarsi la forbice tra gli ISEE più poveri e
quelli più ricchi.
UNA RETE PER LA SPERANZA
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La chiave potrebbe essere nella ripresa post
Quello che è certo è che ad uscirne indebolita è
pandemica: gli ISEE del 2022 erano ancora calcolati
l’efficacia e l’efficienza dell’intervento pubblico nel
sulla base dei redditi e patrimoni del 2020, eppure il
contenere il fenomeno della povertà, che sembra
trend risulta in crescita anche rispetto all’ISEE 2021,
essere un problema da contrastare nella sua
ancorato alla situazione economica del 2019, quindi
dimensione emergenziale, quasi come fosse solo
precedente alla pandemia.
transitorio, e non strutturale e profondamente
Ma questi dati vanno letti con prudenza.
radicato come è in realtà.
L’aumento dell’indicatore in un’analisi avulsa dal
contesto potrebbe in un primo momento far pensare
ad una situazione in miglioramento, ma può non
essere così. Al contrario, “rischia di diventare una
trappola. Un valore medio più alto può spingere una
famiglia oltre la soglia di accesso alle misure di
contrasto alla povertà, tagliandola fuori da assegni o
bonus sociali. Si pensi ad esempio alla soglia di 9.360
euro per il reddito di cittadinanza: tra gennaio e marzo
2023 il beneficio è stato revocato a circa 27 mila
nuclei, mentre i decaduti dal diritto sono stati 111 mila
Senza poi contare gli altri casi in cui un’attestazione
più alta può tradursi in una rimodulazione dell’aiuto
calcolato in base all’ISEE.
Legare questa tipologia di strumenti a parametri così
rigidi può quindi essere controproducente, con
l’effetto paradossale di ottenere effetti contrari a quelli
sarebbero desiderabili.
Purtroppo la riforma, pur presentando alcuni elementi
condivisibili, tra tutti la distinzione tra le misure di
sostegno e quelle di reinserimento nel mercato del
lavoro, allo stato attuale, su altri aspetti, non fa passi.
Al di là delle questioni più tecniche (ISEE, scale di
equivalenza, requisiti reddituali e patrimoniali), in
generale nella sua impostazione sembra anche
denotare una concezione del fenomeno per alcuni
versi semplificata e incompleta, anche figlia di una
certa visione politica dell’argomento.
Si pensi al criterio “oggettivo” che sarà utilizzato per la
suddivisione dei destinatari delle due tipologie di
misure, alle modalità di accesso, non sempre fondate
su criteri in grado di rappresentare al meglio le
situazioni di effettiva necessità, la durata e gli importi
dei benefici. L’inefficienza allocativa, caratteristica del
Dove siamo
Reddito di Cittadinanza, con tutta probabilità non sarà
estranea neanche all’Assegno di Inclusione e agli
strumenti di Sostegno per formazione e lavoro, per
quanto questo aspetto sia stato la principale criticità e
sia già stato oggetto di diverse proposte migliorative
evidentemente non considerate.
UNA RETE PER LA SPERANZA
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DIAMO I NUMERI
alcuni dati relativi alle azioni progettuali
SPORTELLO ASCOLTO PSICOLOGICO
18 PERSONE INTERESSATE
60 ore di
consulenze
individuali o
di coppia
1 PSICOLOGA
PSICOTERAPEUTA
COINVOLTA
60 ore di consulenze individuali o di coppia
18 persone tra i 20 anni e i over 60 anni con residenza nel territorio nazionale
prevalentemente di Nuoro e provincia
6 Servizi erogati: ascolto psicologico, prima accoglienza, analisi dei bisogni,
collaborazione con equipe multidisciplinari, cooperazione in rete nel territorio,cura
degli invii specialistici.
Collaborazioni fattive con Centro di salute mentale, SerD, Neuropsichiatria infantile,
Consultorio Ospedali regionali, Servizi sociali comunali, Servizi educativi terriotoriali,
Caritas, ASPAL del territorio.
1 psicologa psicoterapeuta di approccio analitico transazionale integrato
con esperienza senior nei progetti psicosociali e nella clinica
UNA RETE PER LA SPERANZA
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DIAMO I NUMERI
alcuni dati relativi alle azioni progettuali
IMPARARE Il DIGITALE
41 PARTECIPANTI
40 ore di
formazione di
gruppo
1 FORMATRICE SENIOR
41 partecipanti tra i 60 e gli 80 anni residenti nel territorio regionale, curiosi,
coinvolti e con spunti di riflessione significativi
40 ore di formazione di gruppo