
(AGENPARL) – sab 14 ottobre 2023 GROSSETO – Se la ricezione alberghiera resta una parte importante
dell’industria turistica (in Italia oltre il 61% del totale) di contro
negli anni le strutture ricettive tradizionali sono andate diminuendo. Se
in Toscana in dieci anni si è avuto un calo del 5,6% negli esercizi e del
4,3% dei posti letto, anche in Maremma la situazione non è migliore.
«Purtroppo – afferma *Amedeo Vasellini *presidente provinciale Assohotel
Confesercenti – sono anni che non apre una struttura ricettiva
tradizionale. Neppure di piccola dimensione. Di contro, in questi anni, nel
comune capoluogo ne sono chiuse almeno una decina. Penso al Lorena, al
Bastiani, al Maremma alle Quattro strade, l’hotel Principe, il Tombolo solo
per dirne alcuni. Qualcuno ha chiuso per Covid e poi non ha più riaperto. E
nel resto della provincia la situazione non è migliore».
Insomma, in questi anni, in Italia, sono calate le strutture alberghiere
-3,9%, a fronte di un deciso aumento delle strutture extralberghiere:
+55,6%. A venire penalizzate soprattutto le strutture più piccole.
La domanda che sorge spontanea è: perché? «Intanto manca progettualità –
continua Vasellini – spesso ci sono difficoltà con le licenze, o con le
amministrazioni comunali. La gente ha paura poi di non poter più cambiare
destinazione d’uso da struttura ricettiva con conseguente vincolo di
tenerla per sempre così. Serve un sostegno alla ricettività tradizionale,
che non significa dare un aiuto strettamente economico, non vogliamo oboli,
ma magari facilitazioni per l’autorizzazione delle licenze. Che i controlli
non siano settimanali, come sono ora, con i vari enti che si sovrappongono.
E poi ancora dare la possibilità di installare pannelli fotovoltaici, o
agevolazioni per l’assunzione di personale fisso».
Questo perché la ricezione tradizionale offre indubbi vantaggi ad un
territorio: intanto da un punto di vista di un’offerta di qualità, poi
offre l’opportunità di un turismo controllabile, anche nei numeri. Oltre
che minori rischi di sottrazione al fisco, oltre che alle regole di
pubblica sicurezza.
Di fatto in questi anni si sono avute due “situazioni” che si sono rincorse
il turismo che è andato trasformandosi e l’offerta che si è diversificata
con la nascita degli affitti brevi complice anche l’aumento delle spese,
tra carburante, caro energia, personale qualificato assunto a tempo
indeterminato. «Le spese per la ricettività tradizionale sono aumentate
molto, e questo porta tutta una fascia di turisti a spostarsi su un tipo di
offerta meno qualificata che poi, però, inevitabilmente, produce anche un
turismo meno qualificato».
«Le strutture alberghiere tradizionali andrebbero sostenute visto che sono
sempre meno e con costi sempre maggiori oltre che maggiori regole –
prosegue Vasellini –, le pubbliche amministrazione potrebbero attivarsi con
una completa e articolata politica, concordata con gli operatori, per
efficaci azioni di marketing e promozione del territorio, di largo respiro
e a lungo raggio, al posto di singole azioni spot che politicamente magari
possono dare visibilità, ma che non hanno effetti nel lungo periodo, come
stiamo vedendo. E invece assistiamo ad un trend che premia proprio le
strutture più provvisorie, meno controllate, che pagano meno tasse e fanno
ciò che vogliono per un turismo mordi e fuggi».