
(AGENPARL) – mer 11 ottobre 2023 Nei giorni scorsi l’ Ema ha pubblicato il resoconto di uno studio svolto in
meta analisi dove si sostiene che gli OMEGA 3 possano causare o comunque
portare un aumento delle fibrillazioni atriali.
Considerando la metodologia di ricerca utilizzata prima di entrare nel
merito della questione vera e propria corre l’obbligo di fare alcune
precisazioni:
Una meta analisi è uno strumento di ricerca secondario che mira a
raccogliere dati da varie fonti per trarre una determinata conclusione.
Qual’è il problema? Questo strumento non trova reale applicazione in ambito
medico clinico e può peccare di interpretazione soggettiva.
Entrando nel merito della vicenda Omega-3 l’Ema sostiene che le
pubblicazioni “autorevoli” che hanno raccolto per questo studio sostengono
che gli Omega-3 possano causare la fibrillazione atriali, il problema è che
esistono altrettanti studi e che sostengono esattamente l’opposto.
Come sappiamo, la fibrillazione atriale (FA) è la tipologia di aritmia più
comune nella popolazione generale con una prevalenza che raggiunge un terzo
dei pazienti con ipertensione arteriosa, diabete e altri fattori di
rischio. Nella fibrillazione atriale, gli impulsi regolari prodotti dal
nodo del seno per un normale battito cardiaco sono sopraffatti dalle rapide
scariche elettriche prodotte negli atri e nelle parti adiacenti delle vene
polmonari.
Acidi grassi omega-3 producono significativamente effetti marcati nella
prevenzione della fibrillazione atriale.
Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 infatti possiedono proprietà
antinfiammatorie che possono inibire i meccanismi aritmogeni. Può ridurre i
livelli di trigliceridi nel sangue ma non modifica in modo significativo il
livello di colesterolo LDL o colesterolo HDL nel sangue. I fattori
responsabili della fibrillazione atriale sono la diminuzione del livello di
Hb, l’aumento della troponina plasmatica e la diminuzione dei livelli di
potassio, che vengono notevolmente trattati dagli integratori di EPA e DHA.
I PUFA Omega-3 provocano una modulazione diretta e indiretta delle
proprietà dei canali ionici e dell’equilibrio simpatico-vagale. Tuttavia
aumenterà il livello di Hb nel sangue e diminuirà l’ipercapnia e il livello
di troponina plasmatica, che sono il potente marcatore del substrato
aritmogenico. L’associazione del potassio sierico con il rischio di atriale
fibrillazione può essere notevolmente ridotta dagli acidi grassi
polinsaturi omega-3. Pertanto gli acidi grassi omega-3 sono coinvolti negli
effetti cardioprotettivi delle aritmie come la fibrillazione atriale.
Alla luce di queste considerazioni ma si potrebbe andare avanti citando
pubblicazioni di altri autorevoli scienziati è fuor di dubbio che le tesi
esposte dall’Ema non stanno ne in celo ne in terra almeno che come dissi
già per la questione dei derivati idrossiantraceni le agenzie di”controllo”
non si decidano a portare degli studi clinici o sperimentali nuovi e
rigorosi, un simile atteggiamento sconsiderato può provocare solo del
panico in soggetti già fragili come persone anziane e cardiopatiche, tanto
più che fino a ieri veniva detto di assumere più possibile Omega-3 .
LINK:
https://blogdipaolopelini.blogspot.com/2023/10/ema-gli-omega-3-provocano-fibrillazione.html
*Paolo Pelini*
*Professione*
*Erbochimico *
*Consulenza e Ricerca Controllo Qualità e Valutazione Farmacognostica e
Citotossicologica degli Estratti Vegetali di Piante Officinali, Microalghe
e Gemmoderivati e Ricerche Microbiota Piante Officinali*
*Responsabile Scientifico: Centro di Controllo e Divulgazione Scientifica
sulle Sostanze Naturali – CCDSSN*
*Roma – Italia*
*http://www.paolopelinierbochimico.it
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*CV: https://dmhomes.academia.edu/PaoloPelini/CurriculumVitae
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