
(AGENPARL) – lun 09 ottobre 2023 Nota bene: il perdurare di una situazione di profonda incertezza ha accresciuto le difficoltà nell’elaborazione di previsioni basate su modelli econometrici e demografici che necessitano di ipotesi di fondo. Con queste premesse e con la consapevolezza di uno scenario in continua evoluzione sono quindi stati analizzati i dati fino ad oggi forniti dalle fonti principali.
Lo scenario internazionale – Analisi OCSE
Nella prima metà del 2023 l’economia globale si è dimostrata più resiliente del previsto, ma le prospettive di crescita rimangono deboli, con politiche monetarie restrittive sempre più diffuse e una ripresa più debole di quanto stimato in precedenza per la Cina. L’inasprimento della politica monetaria si sta diffondendo tra le varie economie e la fiducia delle imprese e dei consumatori è diminuita. Oltre al rapido aumento dei tassi ufficiali, sono aumentati anche i tassi di interesse per i nuovi prestiti aziendali e i nuovi mutui ipotecari.
L’inflazione complessiva ha continuato a scendere in molti paesi, spinta dal calo dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia nella prima metà del 2023. Tuttavia, l’inflazione di fondo – l’inflazione che esclude le componenti più volatili, energia e alimentari – non ha subito un rallentamento significativo. Rimane ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali, sostenuta dalle pressioni sui costi e dai margini elevati di alcuni settori. Il rischio più evidente per il futuro riguarda il trend dell’inflazione che potrebbe continuare a rivelarsi più persistente del previsto, il che significherebbe che i tassi di interesse dovrebbero crescere ulteriormente o rimanere più alti più a lungo. Anche senza nuovi rialzi dei tassi gli effetti delle strette passate continueranno a farsi sentire per un certo periodo di tempo, attraverso l’adeguamento degli interessi sui prestiti esistenti oppure tramite il rinnovo dei finanziamenti alle imprese.
La crescita globale, seppure meno bassa di quanto ipotizzato solo tre mesi fa, resta debole rispetto al trend storico. L’economia mondiale aumenterà del 3,0% nel 2023, per poi rallentare al 2,7% nel 2024. Una quota rilevante della crescita globale nel 2023-24 continuerà a provenire dall’Asia, in particolare da India e Cina. Le stime per il 2023 riviste al ribasso a settembre riguardano appunto l’economia cinese che crescerà del 5,1% (lo 0,3% in meno rispetto a giugno) e su cui pesano la profonda crisi del settore immobiliare e il debito pubblico elevato, ma anche quella dell'Eurozona, dove crescita del Pil nel 2023 e nel 2024 è prevista rispettivamente allo 0,6% e all’1,1%, con una correzione al ribasso dello 0,3% quest’anno e dello 0,4% nel 2024, rispetto alle previsioni di giugno. Per l’effetto ritardato sui redditi del forte shock dei prezzi dell’energia nel 2022, ma anche per la dipendenza dai prestiti bancari di molte economie dell’area euro, le economie risultano indebolite.
Tra i Paesi più penalizzati c'è la Germania, unico Paese del G20 in recessione, insieme all’Argentina: il Pil tedesco è visto in contrazione dello 0,2% quest’anno, per rimbalzare a +0,9% nel 2024. Crescita robusta per la Spagna, +2,3% quest’anno, e dell’1,9% nel 2024. L’economia statunitense si è finora dimostrata inaspettatamente resistente al deciso aumento dei tassi: un contributo chiave è arrivato dalla spesa delle famiglie, che è rimasta solida, grazie all’eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia. La correzione di 0,6 punti percentuali, che alza le stime sul Pil 2023 al 2,2%, è tra le più alte fra le economie del G20.
Continua a sorprendere al rialzo anche l’economia russa: nonostante guerra e sanzioni, nel 2023 il Pil crescerà dello 0,8%, con una correzione del 2,3% rispetto ad appena tre mesi fa e nel 2024, l’aumento sarà dello 0,9%. La crescita prevista per l’Italia è pari allo 0,8% quest’anno, velocità confermata anche per il prossimo, con una correzione al ribasso rispettivamente dello 0,4% e dello 0,2% sulle stime di giugno. L’inflazione è stimata al 6,1% quest’anno e al 2,5% nel 2024, con la componente core rispettivamente al 4,7% e al 3%.
La stima completa dei conti economici trimestrali ISTAT di settembre ha confermato la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno, risultata pari allo 0,4%, lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare, che aveva fornito una riduzione dello 0,3%. La crescita tendenziale del secondo trimestre si attesta allo 0,4%, in flessione rispetto ai trimestri precedenti, con una revisione anche in questo caso al ribasso rispetto alla stima preliminare, che aveva registrato una crescita dello 0,6%.
A determinare la flessione del Pil è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato anch’esso nullo, mentre sia quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sia quello degli investimenti è risultato negativo. Positivo il contributo delle scorte, per 0,3 punti percentuali.
Segue allegato statistico, grafici e dati
Allegato statistico A cura dell’Osservatorio dell’economia – Camera di Commercio Ferrara e Ravenna
Scenari di previsione
Valore aggiunto
2022: +4,6%
2023: +0,7%
2024: +0,6% Nell’edizione di luglio 2023 degli “Scenari per le economie locali”, redatti da Prometeia ed elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna, è stato stimato che la crescita del valore aggiunto di Ravenna nel 2023 rimarrà inferiore all’uno per cento (+0,7%), riproponendo la valutazione di aprile scorso e confermando così il forte rallentamento rispetto alla crescita ora stimata per il 2022 al +4,6%, una fra le più rapide dal 2000, dopo l’exploit raggiunto nel 2021.
In valore assoluto e al netto dell’inflazione, già nel 2022 Ravenna ha segnato il superamento dei livelli del 2019 (quasi 11,4 miliardi), tendenza che dovrebbe proseguire anche quest’anno (superando la soglia degli 11,4 miliardi) ed il prossimo. Il trend di crescita ravennate per il 2022 (+4,6%) appare in linea con quanto rilevato per l’Emilia-Romagna (+4,6%), distanziandosi però da quanto registrato per la media italiana (+3,9%). Sotto l’effetto congiunto della spinta dell’inflazione, della riduzione del reddito reale, in particolare, dei salari reali, e dell’effetto della stretta monetaria in corso, nel 2023 stiamo assistendo invece ad un forte rallentamento (+0,7%), comune a tutti gli ambiti territoriali presi in considerazione ma incisivo nel nostro territorio dopo le pesanti conseguenze derivate dagli eventi climatici avversi, frenata che proseguirà anche nel 2024, quando la crescita economica provinciale si fermerà al +0,6%, previsione azzardata con tutte le incertezze del periodo. Il profilo regionale di crescita si manterrà attorno al +1,2%, come quello nazionale, nel 2023; nel 2024 l’Emilia-Romagna rallenterà al +0,7% ed il complesso del nostro Paese al +0,6%. In generale, la crescita economica nei primi mesi del 2023 è risultata migliore del previsto nonostante il forte aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, che non pare avere determinato il rientro dell’inflazione in corso, secondo Prometeia, ma i meccanismi di trasmissione della politica monetaria non hanno ancora esercitato pienamente i loro effetti. Esiste una concreta possibilità di un graduale rientro dell’inflazione che con tassi nominali stabili a questi livelli innalzi i tassi reali senza determinare una recessione, ma solo un rallentamento della dinamica economica, principalmente nei paesi industrializzati, senza una sostanziale ripresa successiva. L’inflazione da offerta spinta inizialmente dai costi e poi dall’ampliamento dei margini di profitto ha determinato una diminuzione dei salari reali che non ha compresso eccessivamente i consumi grazie al buono stato dell’occupazione e ai risparmi accumulati durante la pandemia, mentre gli investimenti cominciano a risentire dell’irrigidimento delle condizioni di finanziamento. Nonostante un sensibile rallentamento, anche nell’anno in corso saranno ancora e di gran lunga le costruzioni a trainare l’aumento del valore aggiunto reale, con un ritmo di crescita quasi triplo rispetto a quello dei servizi, mentre l’industria subirà una recessione in termini reali che si potrebbe protrarre, ridimensionata, nel 2024, quando a livello regionale si prospetta invece una ripresa dell’attività industriale. Il prossimo anno dovremmo assistere ad un rallentamento ulteriore della crescita dei servizi, mentre sarà il settore delle costruzioni a passare bruscamente in recessione. In dettaglio, dal punto di vista del contributo dei settori, sotto la pressione del contenimento della crescita di domanda interna e commercio mondiale e dell’inflazione, nel 2023 il valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto ravennate subirà una flessione del -3,4%. La ripresa del commercio mondiale potrebbe sostenere un contenuto recupero dell’attività industriale nel 2024, che non riuscirà a tornare in terreno positivo (0,0%). Sulla scia dei piani di investimento pubblico e alle misure di incentivazione adottate dal governo a sostegno del settore, della sicurezza sismica e della sostenibilità ambientale, il valore aggiunto reale delle costruzioni farà registrare una sensibile crescita anche nel 2023 (+5,9%), che trainerà lo sviluppo complessivo, anche se avrà una dinamica più che dimezzata rispetto a quella eccezionale dello scorso anno, a seguito della decisa revisione delle misure adottate a sostegno del settore. La tendenza positiva si invertirà decisamente nel 2024 con lo scadere delle misure di sostegno adottate, conducendo il settore in recessione (-1,1%), a testimonianza delle contrastanti vicissitudini vissute dal comparto. Purtroppo, il modello non ci permette di osservare in dettaglio i settori dei servizi che mostrano andamenti fortemente differenziati. Nel 2023 una fase di recessione dell’attività nell’industria e un deciso rallentamento della dinamica dei consumi, insieme con una variazione della loro composizione a favore di quelli essenziali da parte delle fasce della popolazione a basso reddito per effetto dell’inflazione e dell’aumento della diseguaglianza, ridurranno decisamente il ritmo di crescita del valore aggiunto nei servizi (+2,0%). Nel 2024 la contenuta crescita dei consumi permetterà al valore aggiunto dei servizi di continuare a crescere ma più lentamente (+1,1%). Per il valore aggiunto dell’agricoltura, dopo la crescita stimata per il 2022 (+3,7%), un risultato molto in recessione si attende per quest’anno (-5,5%), dopo l’effetto degli eventi climatici avversi che hanno colpito particolarmente la provincia di Ravenna (alluvione, grandine, ecc…). Nel 2023 il valore aggiunto per abitante passerebbe a 29.700 Euro, a fronte dei 29.500 dello scorso anno, in evidente ripresa; la crescita stimata dovrebbe portare, il valore provinciale della ricchezza prodotta dai 10,9 miliardi di Euro del 2021 ai circa 11,4 del 2022 ed oltrepassando la soglia degli 11,4 nel 2023, superando il valore del 2019 (10,9 miliardi di Euro) e del 2018 (11,1 miliardi). Nel 2023 si dovrebbe arrivare ad uno dei valori massimi degli ultimi 20 anni. Lo scorso anno, nonostante il rallentamento del commercio mondiale, connesso alle disfunzioni delle catene internazionali di produzione, è proseguita la ripresa dell’export ravennate in termini reali al 12,1%. Nel 2023 le cose potrebbero peggiorare, come indicano i dati Istat riferiti al primo trimestre dell’anno, con un valore esportato, al netto dell’inflazione, in forte declino (stimato per l’anno al -6,3%). Il rallentamento o la recessione dell’attività nei paesi che costituiscono i principali mercati di sbocco delle esportazioni provinciali, nel 2023 dovrebbe comprimere e far retrocedere la crescita delle esportazioni ravennati; nell’anno in corso, questa variabile è destinata a subire un drastico declino: si tratta di un chiaro indicatore dell’importanza assunta dai mercati esteri, ma anche della maggiore dipendenza da questi, nel sostenere l’attività e i redditi. La caduta del reddito disponibile reale, che risulta più rilevante per le fasce della popolazione a basso reddito, ha determinato un aumento della diseguaglianza nella sua distribuzione, in particolare, in funzione della diversa incidenza della spesa alimentare e per l’energia. Il rialzo generale dei prezzi, anche a causa dell’aumento dei prezzi di beni essenziali come alimentari ed energia, nel 2022 ha portato ancora la crescita dei consumi delle famiglie (+5,6%) a superare la dinamica del valore aggiunto, imponendo una riduzione dei risparmi. Per il 2023 la differenza nella dinamica delle due variabili risulterà più contenuta (+1,3% la variazione nei consumi; +0,7% quella del v.a.). Nel 2022, i consumi delle famiglie hanno avuto una dinamica inferiore rispetto a quella del reddito disponibile (+6,6%), dopo la ripartenza avvenuta nel 2021. L’ulteriore importante frenata dei consumi prevista nel 2023, porterà anche ad un rallentamento dell’andamento dei redditi (+4,7%). Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dopo il trend positivo realizzato nel 2021, nel 2022 le forze di lavoro hanno accusato un piccolo calo (-0,4%); per l’anno in corso la flessione delle forze di lavoro in provincia di Ravenna si accentuerà (-1,4%), in quanto fuori dal mercato del lavoro sono rimasti diversi lavoratori non occupabili e scoraggiati dei settori maggiormente colpiti dalla recessione. Nel 2024 si potrebbe assistere ad un alleggerimento della tendenza ma rimanendo sull’ordine della stabilità (0,0%). Il tasso di attività calcolato come quota della forza lavoro sulla popolazione presente in età di lavoro si ridurrà nel 2023 al 73,2%, valore che verrà riconfermato anche nel 2024. L’anno scorso l’occupazione ha avuto un andamento in positivo (+0,4%); la nota dolente è che secondo le proiezioni di Prometeia, la crescita degli occupati in provincia di Ravenna non è prevista quest’anno ma si attende una flessione (-0,5%). Per il ritmo in crescita, anche se modesto, occorrerà aspettare il 2024. Il tasso di occupazione (calcolato come quota degli occupati sulla popolazione presente in età di lavoro) nel 2023 dovrebbe assestarsi al 69,9%, per poi risalire l’anno successivo, nonostante il rallentamento dell’economia, e portarsi al 70,1%. Il tasso di disoccupazione era pari al 4,4% nel 2004, è salito fino al 9,8% nel 2013 per poi gradualmente ridiscendere al 4,6% nel 2019. Dopo il balzo a 6,9 nel 2020 a causa della crisi da covid, il tasso di disoccupazione era sceso al 6,2% nel corso del 2021; nel 2022, con la contrazione delle forze-lavoro, il lieve aumento degli occupati e, in senso opposto, la diminuzione dei disoccupati, si era abbassato ancora arrivando al 5,4%, grazie alle misure introdotte a sostegno all’occupazione. Questa tendenza proseguirà nel 2023 portandolo a 4,5% ed anche nel 2024, anche se più contenuta, ed il tasso di disoccupazione potrebbe ridursi lievemente al 4,3.
Scenari Prometeia. L’impatto dell’alluvione sul Valore aggiunto.
Le previsioni elaborate da Prometeia per l’anno in corso e per quello successivo tengono già conto dell’impatto dell’alluvione. Va sottolineato che nella misurazione dell’impatto incidono negativamente i danni rilevati sul territorio, ma entrano nel computo con segno positivo tutte le attività legate alla ricostruzione. Nel 2023 il valore aggiunto dell’Italia dovrebbe crescere del +1,2%, la stessa variazione prevista per l’Emilia-Romagna. Con una crescita nel 2023 stimata al +0,7% la provincia di Ravenna sarebbe, assieme a Forlì-Cesena, le due province più colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna, l’ultima per variazione del valore aggiunto nella graduatoria regionale e tra le ultime anche in quella nazionale, dopo che è stata tra la posizioni di testa del 2022. Le previsioni per il 2024, riportano la provincia di Ravenna (+0,6%) il linea con il dato nazionale, con un rallentamento che caratterizzerà l’intero Paese ed, in misura minore, l’economia mondiale. Lievemente migliore la previsione sull’andamento regionale (+0,7%). Gli scenari previsionali Prometeia, pur non quantificando l’impatto dell’alluvione, forniscono preziose indicazioni. Come facilmente ipotizzabile le contrazioni maggiori si associano ai settori interessati dai danni diretti, agricoltura e industria in particolare. Il comparto dell’edilizia si espande sulla spinta della ricostruzione, il terziario nel suo complesso non presenta scostamenti significativi. Nell’analizzare questi numeri va sempre ricordato che si tratta di previsioni che forniscono un dato medio costruito su grandi aggregazioni, all’interno di esse convivono realtà con dinamiche estremamente diverse, sia imprese fortemente danneggiate dall’alluvione, sia altre che non hanno subito alcun danno.
Commercio internazionale
1° semestre 2023
Esportazioni 3.015 milioni di €
Trend tendenziale del semestre:
-5,8%
Trend tendenziale del trimestrale: -10,4%
Trend congiunturale:
-6,2%.
Gli indicatori del commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat, per il primo semestre del 2023 hanno confermato l’andamento negativo, accelerando la contrazione, con una variazione tendenziale del -5,8%, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. La debolezza nei principali mercati di sbocco ferma la marcia dell’export delle imprese ravennati, dopo la crescita molto sostenuta e diffusa evidenziata nel corso del 2022, grazie anche alla spinta degli effetti della elevata inflazione che ha caratterizzato l’anno scorso.Complessivamente nel primo semestre del 2023, sono state esportate merci per un valore pari a circa 3.015 milioni di Euro (a valori correnti) e la flessione tendenziale, equivale a 186,5 milioni di Euro in meno rispetto all’analogo periodo dello scorso anno.L’andamento dell’export in provincia di Ravenna è risultato in contro-tendenza rispetto all’andamento medio del commercio con l’estero rilevato per la regione Emilia-Romagna e per l’Italia, entrambi ancora in crescita, anche se in evidente frenata (rispettivamente +2,8% e +4,2%, rispetto al gennaio-giugno del 2022).Il dato finale del semestre, complice anche il potere dell’inflazione ancora anomala, rimane tuttavia superiore ai valori corrispondenti degli anni 2021 (+24,2%; vale a dire quasi 588 milioni in più di quanto realizzato nel 2021) e 2019 (+28,2; corrispondente ad un surplus di 663,5 milioni di Euro), essendo uno dei valori massimi raggiunti dall’export ravennate dal 2015, dopo quello del semestre del 2022. Nel trimestre aprile-giugno, le esportazioni ravennati sono risultate pari a circa 1.459 milioni di Euro ed hanno fatto rilevare un decremento del -10,4%, rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno (appena un +1,2% in regione, mentre in Italia è in modalità negativa, pari a -1%). Occorre però tenere anche conto che il secondo trimestre del 2022 aveva raggiunto uno dei valori record della serie storica dei corrispondenti periodi, analizzati dal 2011. Anche livello congiunturale, l’andamento è negativo: rispetto a quello precedente, il secondo trimestre del 2023 fa rilevare una flessione del valore dell’export delle imprese ravennati che è pari a -6,2%. Ancora tendenza positiva per l’andamento congiunturale in regione (+1,6%), mentre mediamente in Italia il riscontro è debole (+0,3%). In ambito nazionale, l’export in valore registra una dinamica congiunturale differenziata a livello territoriale e Ravenna è tra le province che apportano contributi negativi; nel secondo trimestre del 2023, attestandosi sulla soglia dell’1% dell’export italiano, scorre la classifica e scende al 35° posto nella graduatoria nazionale delle province esportatrici, dopo il 33° raggiunto nel 2021 ed il 34° nel 2022. Anche in ambito regionale, è fra i risultati negativi in Emilia-Romagna, flettendo così la propria quota sul totale regionale al 6,9%. L’analisi per destinazione della distribuzione delle esportazioni ravennati sulle principali aree, evidenzia ancora una volta il ruolo centrale dell’Europa e dei Paesi della UE a 27 post-Brexit. L’Europa si conferma il mercato fondamentale per l’export provinciale e ne detta la tendenza: le vendite sui mercati europei, con quota del 75%, nel confronto tendenziale, hanno ceduto di fronte alle difficoltà di alcuni dei principali partners comunitari della provincia ravennate, con un decremento che si alza ed arriva a -13%, rispetto al primo semestre del 2022. In particolare, le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 hanno rimarcato la tendenza negativa (-13,9%) e la quota sul totale si attesta a 64,2%. Il risultato nell’Area-Euro si allinea, registrando un valore negativo e pari a -12,9%; la quota scende al 45,6% sull’export complessivo. Rientrano invece fra gli andamenti positivi, le vendite dirette in America del Nord (+42,6%; quota pari a 9,7%); in particolare in quest’ultima area di destinazione, l’export ravennate si concentra negli Stati Uniti (quota 9,1%) e prosegue la robusta fase ascendente (+48,2%), diventando il terzo tra i partner commerciali delle imprese ravennati, dopo Germania e Francia, grazie in particolare a macchinari e apparecchiature ed ai prodotti della chimica. Nell’analisi delle aree di sbocco, tra gennaio e giugno del 2023, dopo la Brexit, i rapporti commerciali si sono complicati e con la caduta dei traffici verso il Regno Unito (-14,8% e quota pari a 2,7%), verso il quale prevale la richiesta di bevande e macchinari ed apparecchiature, calano anche le vendite verso i Paesi europei non Ue post Brexit (-7%, con quota 10,8%). Rimangono in espansione anche le esportazioni provinciali dirette verso i mercati dell’Asia orientale (circa +34% e quota che sale 4,7%), superata in velocità da quelle verso l’America centro-meridionale (+52,2%; quota che si eleva a 3,5%), il Medio Oriente che proseguono il trend positivo (+21,6%; quota 2,6%) ed i traffici ravennati verso l’Oceania (in forte rallentamento rispetto al risultato del trimestre precedente con +13,4% e quota 0,9%). Continua invece la tendenza in negativo per i traffici ravennati delle merci destinate all’Asia Centrale (-44,2%; quota 0,5%), a cui si accompagnano quelli diretti in Africa settentrionale (-15,4%: quota 1,9%) e negli Altri Paesi Africani (-4,7%; 1%). A livello paese, la Germania continua ad essere il più importanti partner commerciale estero per le aziende della nostra provincia ed il mercato tedesco si riconferma al primo posto con quota pari a 13,5%; tuttavia, nonostante sia la prima economia della zona euro, è tecnicamente in difficoltà e tali problematiche si riflettono anche sull’export delle imprese ravennati che verso i mercati tedeschi, accusano un calo importante del -12,7%. Anche verso la Spagna, con peso pari a 5,7% (quarto mercato di sbocco della nostra provincia), le esportazioni locali fanno registrare una pesante flessione (-24,9%). Debole ma ancora positivo invece il riscontro verso la Francia (+0,5% e quota pari a 10,2%) che è diventato il secondo paese per il commercio con l’estero. Per il mercato più vasto, cioè la Germania, l’export si concentra in particolare per apparecchiature elettriche e i prodotti della chimica; verso la Francia si esportano in prevalenza prodotti chimici e metallurgici e sul mercato spagnolo arrivano derivati chimici e merci alimentari. Verso la Cina, con quota che arriva appena all’1,3%, i traffici sono stazionari rispetto al primo semestre del 2022. Per quanto riguarda i prodotti esportati, nel primo semestre del 2023, il contesto di un generalizzato andamento negativo ha prevalso nei settori di maggior specializzazione della provincia di Ravenna, ma non tutti, fra i primi tradizionali, hanno messo a segno decrementi, rispetto all’analogo periodo del 2022. Tra le cinque branche di maggior specializzazione tradizionale, realizzano ancora buoni risultati di crescita, le esportazioni dei macchinari e apparecchiature, ritornate a crescere dall’inizio dell’anno dopo alcune trimestri di negatività (+20,1% e quota che sale a +17,5%), in pool position per crescita tra le quote “top five”; a seguire, ma molto più a distanza ed in vistoso rallentamento, per il “made in Italy”, l’export dei prodotti alimentari (quasi +2%; con quota pari a 14,1%). Cede invece il passo, l’export della chimica (-3,6%; la cui quota del 21,8% rimane comunque la più alta del periodo); proseguono la discesa, i prodotti esportati della metallurgia (-11,8%; con quota pari a 16,4%) e quelli degli apparecchi elettrici (-12,5%; quota circa 9%). Fra gli altri apporti positivi importanti, anche se in settori con quote più ridotte sull’export complessivo, spicca quello dei prodotti tessili (+63,1%, con quota attorno al 2,5%); si segnalano inoltre, più a distanza, il contributo dei prodotti agricoli (+19,4%), delle bevande (+14,1%) e degli articoli in gomma e materie plastiche (+10,2%), comparti che stanno però sotto al 3% come quota sul totale delle esportazioni ravennati. Nei primi sei mesi del 2023, le esportazioni delle imprese ravennati verso la Russia in valore sono state pari a circa 34,4 milioni di Euro e, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, sono pesantemente diminuite del -23,5%; la quota di export ravennate destinata ai mercati russi cala all’1,1%. Fra gennaio e giugno 2023, i principali prodotti esportati in Russia sono stati i prodotti alimentari e le bevande.
Le esportazioni delle imprese ravennati verso l’Ucraina, in valore, sono state pari a circa 4,8 milioni di Euro e, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, sono aumentate del +52%. La quota di export ravennate destinata ai mercati ucraini, si mantiene comunque bassa sullo 0,2% ma leggermente in crescita rispetto all’analogo periodo del 2022 (era 0,1%). Fra gennaio e fine giugno 2023, anche in questo caso sono stati principalmente esportati in Ucraina i prodotti alimentari, a cui seguono le bevande.
Congiuntura settore manifatturiero
(Indagine congiunturale del sistema camerale – Imprese manifatturiere fino a 500 addetti)
2° trimestre 2023
Produzione: +2,8%
Ordini: +1,5%
Settimane di produzione assicurata: 13,6
Grado di utilizzo degli impianti: 78,2%
Secondo l’Osservatorio economico della Camera di commercio, nel secondo trimestre dell’anno in corso, l’industriale manifatturiera della provincia di Ravenna fa registrare un forte aumento del rallentamento dell’attività, già iniziato nel trimestre precedente, pur evidenziando ancora un andamento in positivo per la maggior parte degli indicatori. Sul peggioramento della congiuntura in corso dal secondo semestre 2023, hanno pesato le difficoltà nelle catene di fornitura internazionali, la forte inflazione con i suoi effetti redistributivi e la politica monetaria restrittiva adottata per contrastarla che hanno avuto conseguenze notevolmente diverse sui settori economici; a ciò si sono aggiunti gli effetti dell’alluvione che ha colpito duramente la Romagna e la provincia di Ravenna, che, molto probabilmente, non sono stati pienamente riflessi nei risultati congiunturali in quanto alcune delle imprese colpite ed impegnate nel recupero delle attività danneggiate, non hanno potuto fornire il loro contributo all’indagine congiunturale.
I principali indicatori dell’industria in senso stretto della provincia di Ravenna anche se hanno fatto registrare una tendenza di crescita, rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, non riescono a migliorare i risultati più favorevoli realizzati nel trimestre precedente ed il maggior rallentamento nel ritmo dell’intonazione positiva è evidente, soprattutto per produzione ed ordini. Nel dettaglio dell’analisi tendenziale, nel trimestre aprile-giugno 2023, il volume della produzione industriale ravennate sembra continuare la sua corsa, con un ulteriore +2,8%, in termini di variazione percentuale e rispetto all’analogo trimestre dell’anno prima ma non riesce certamente ad eguagliare il risultato dell’analogo periodo del 2022 (+7,8%) e rimane molto sotto anche al risultato ottenuto nel trimestre precedente (+6,6% il risultato del primo trimestre del 2023; -3,8 la differenza in punti percentuali rispetto a quest’ultimo), rimarcando il maggior rallentamento congiunturale. La prestazione provinciale riesce però a rimanere ancora al di sopra di quella media della produzione regionale (-0,3%); per l’Emilia-Romagna sembra già concluso il percorso positivo della produzione del manifatturiero, facendo registrare un decremento, mentre il risultato produttivo raggiunto nel trimestre di inizio anno, anche se in marcata frenata, era ancora in campo positivo.
Il risultato finale dell’industria manifatturiera provinciale, riflette il trend migliore delle imprese con più di 9 dipendenti (+3,7%), anche se il rallentamento congiunturale anche in questo caso è notevole (-3,6 la differenza in punti percentuali rispetto al risultato ottenuto nel trimestre precedente); le attività artigiane (-3,5%) e le imprese sotto ai 10 addetti (-2,5%) registrano cali produttivi, sottolineando la superiore fragilità dell’attività per le realtà di più piccola dimensione, che subiscono maggiormente gli ostacoli e le difficoltà. Nel trimestre in esame, in negativo anche le cooperative che fanno registrare un notevole ribasso della produzione (-8,7%), rispetto all’analogo trimestre dell’anno prima. Il tasso di utilizzo degli impianti rimane su livelli elevati della capacità produttiva (78,2%), confermando il proseguimento dell’attività delle nostre imprese, pur con tutte le difficoltà da scontare del post-alluvione, ma appare in palese ridimensionamento rispetto al valore raggiunto nello stesso trimestre del 2022 (82,5%); si abbassa di 6,1 punti percentuali, inoltre, rispetto al valore massimo raggiunto nel quarto trimestre del 2021 (84,4%) dopo il grande recupero post Covid. Per il volume di affari del complesso dell’industria manifatturiera, in provincia di Ravenna, nel secondo trimestre del 2023 si registra una dinamica con una crescita tendenziale del +2,5% (nei confronti dell’analogo periodo del 2022), dopo il parziale e lento rientro della pressione inflazionistica, e con una dinamica superiore per il mercato estero (+3,4%). Anche il ritmo della crescita del fatturato estero si è ridotto (era stato +3,7 nel trimestre prima), ma il rallentamento si è rilevato maggiore per quello complessivo (+7,1% nel trimestre precedente; -4,6 lo scarto in punti percentuali). Sul versante della domanda, ancora meno confortanti i risultati; limitata la dinamicità degli ordini complessivi (+1,5%, dopo il +3,7% realizzato nel trimestre di apertura d’anno; -2,2 il rallentamento in punti percentuali), e con poco sostegno dalla componente estera (+0,4%; in rallentamento di un punto percentuale rispetto al risultato del precedente trimestre). La pressione della difficoltà generale della domanda domestica è più risentita, a causa della caduta del reddito disponibile reale e dell’ulteriore importante frenata dei consumi. Anche nel confronto con il risultato ottenuto nel secondo trimestre del 2022, la frenata degli ordini complessivi è chiara, ed in particolare per la domanda proveniente dai mercati internazionali, considerato che, nel secondo trimestre dell’anno prima, si era registrata per gli ordini, compresi quelli oltre confine, una variazione positiva a due cifre. Il periodo di produzione assicurata dagli ordini, a fine giugno 2023, si è assesta a 13,6 settimane, rispetto all’anno passato. Questo indicatore non indica un arretramento rispetto al valore registrato nel precedente trimestre, anche se si allontana dal valore massimo fatto registrare nel primo trimestre dell’anno 2022, (tra quelli stimati dal 2015), quando furono 15,4 le settimane di produzione assicurata dal portafoglio ordini. In regione sono mediamente 12,5 Per questo indicatore, a livello di settore economico, spicca il valore dell’industria meccanica e dei mezzi di trasporto che raggiunge il valore di 23,7 settimane in questo trimestre e che aiuta a sostenere il dato complessivo.Emergono sensibili differenze settoriali e non tutti i settori presi in esame dall’indagine per la provincia di Ravenna hanno messo a segno un ulteriore recupero dell’attività rispetto all’analogo trimestre del 2022 e varia sensibilmente l’intensità registrata, continuando ad incidere gli effetti della complessità del periodo. In positivo ed in miglioramento, la variegata filiera dell’energia, chimica e plastica (per la produzione del settore, +15,8%, rispetto al secondo trimestre dell’anno prima, con 2 punti percentuali in più rispetto al risultato del trimestre precedente) che risulta essere il settore più performante in termini tendenziali; rientrano in questa casistica, a seguire le industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto (+9,5%; 1,8 punti percentuali in più). Mantengono il segno positivo ma in affaticamento la filiera alimentare (+0,3%; -5,5 punti percentuali in meno rispetto al risultato del primo trimestre) e le industrie elettriche ed elettroniche (+0,3%; -0,9 punti in meno di crescita). In controtendenza ed in negativo i rimanenti altri settori, e tutti in evidente peggioramento. Per quanto riguarda l’andamento nel breve periodo, anche se generalmente la quota più rilevante del campione ha dichiarato indicatori piuttosto stabili rispetto al trimestre precedente, il dato congiunturale è in peggioramento pur rimanendo ancora positivo;hanno continuato a prevalere i giudizi di imprese interessate da variazioni al rialzo per produzione, fatturato e per gli ordini, rispetto al trimestre precedente, ma la loro quota continua a perdere terreno a favore dell’aumento di quelle che invece hanno evidenziato una riduzione delle variabili analizzate.Di conseguenza, i saldi sono peggiorati anche se ancora sono rimasti in ambito positivo.Per quasi tutti i settori produttivi dell’industria manifatturiera, così come ha interessato tutte le classi dimensionali d’impresa, gli andamenti congiunturali rispetto al trimestre precedente sono peggiorati per produzione, fatturato ed ordini; per quanto riguarda la produzione, troviamo saldi positivi in miglioramento solo per le industrie elettriche-elettroniche e per l’industria meccanica e dei mezzi di trasporto. Quest’ultimo settore, evidenzia saldi positivi ed in crescita anche per fatturato ed ordini, mentre l’industria elettronica, riesce a migliorare solo il saldo relativo agli ordinativi complessivi.Per quanto riguarda le previsioni per il breve periodo, per tutti gli indicatori la maggior parte delle imprese industriali ha ritenuto che le condizioni rimarranno invariate e non si aspetta modifiche significative e quindi i livelli di produzione, fatturato ed ordinativi dovrebbero rimanere stabili, rispetto al trimestre in esame, secondo le previsioni di gran parte del campione. Hanno prevalso ancora le previsioni di imprese che sono “attendiste” e temporeggiano con previsioni prudenziali, inducendo a prospettive improntate a maggior stabilità, in attesa delle evoluzioni riguardanti gli scenari economici. Tuttavia i saldi sono diventati tutti negativi ed il clima delle attese peggiora perché in questo trimestre hanno prevalso le imprese pessimistiche rispetto a quelle ottimistiche. Pertanto, le aspettative degli imprenditori circa il trimestre estivo non sono positive e sono in evidente peggioramento per quanto riguarda produzione, fatturato ed ordini.
Dall’analisi del Registro delle Imprese, emerge che le ditte industriali attive della nostra provincia, cioè l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine giugno 2023 sono risultate 2.772 (pari all’8,1% del totale delle imprese attive della provincia) ed evidenziano, rispetto alla stessa data dell’anno precedente, un piccolo calo (saldo -3 e variazione percentuale pari a -0,1%); per il complesso delle imprese ravennati si è riscontrato, un lievissimo saldo positivo di 1 unità in più ed una variazione percentuale orientata alla stabilità. Le imprese attive industriali in regione, rispetto al 2022, subiscono una flessione più profonda e pari a -3,5%; pari a -2,5% la riduzione in ambito nazionale.L’analisi congiunturale, mette in evidenza, rispetto al trimestre precedente, una piccola crescita (+0,5% la variazione percentuale a fine giugno 2023 nel confronto con fine marzo 2023).
Artigianato manifatturiero
Produzione 2° trimestre 2023: -3,5%
Ordini: -3,7%
Giorni di produzione assicurata: 8,6
Grado di utilizzo degli impianti: 72,4% (in calo di 2,5 punti percentuali rispetto al 2° trim. del 2022)
Il secondo trimestre del 2023 fa registrare per l’artigianato manifatturiero ravennate un decremento per i volumi produttivi dell’attività industriale (-3,5% nel confronto con il corrispondente trimestre del 2022) ed il dato negativo non ha bisogno di ulteriori commenti per sottolineare il peggioramento conseguito. Negativo anche il trend produttivo sperimentato per il comparto artigiano regionale (-2,4%), che era già entrato in modalità negativa nel precedente trimestre. Nel confronto con il corrispondente periodo del 2022, per l’artigianato provinciale, negativo anche l’andamento del fatturato valutato a prezzi correnti (-2,3%), calo inferiore a quello della produzione, ma occorre tenere conto degli effetti inflattivi. In modalità negativa anche il fatturato dall’estero. Ancora meno confortanti i risultati del processo di acquisizione degli ordini che ha rallentato ulteriormente, passando dal +1% dello scorso trimestre all’attuale calo del -3,7%, a cui ha contribuito anche il mercato estero (-0,5%). Le settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafoglio ordini sono risultate 8,6, una quota ridimensionata al confronto con il secondo trimestre dell’anno scorso (erano 8,9) ed inferiore rispetto a quanto rilevato dall’intera industria manifatturiera (13,6%). Il grado di utilizzo degli impianti delle imprese artigiane, nel secondo trimestre dell’anno, è calato, scendendo al 72,4 dal 74,9%, al confronto con il secondo trimestre del 2022. In calo rispetto anche al trimestre precedente, quando è stato 73,5%. Per l’artigianato manifatturiero l’andamento nel breve periodo si registra in maggior peggioramento ed in questo caso i saldi tra chi evidenzia aumenti e chi accusa cali nell’attività sono in campo negativo per produzione, fatturato ed ordini. Nella rilevazione precedente il saldo per fatturato ed ordini era già negativo; nel secondo trimestre peggiora, aumentando l’intensità negativa, perché calano le imprese artigiane in aumento nel breve periodo e contemporaneamente si incrementano quelle che invece accusano perdita di attività. Per le prospettive degli artigiani dell’industria manifatturiera ravennate, anche in questo caso le previsioni sono state state orientate verso la prudenza e per tutti gli indicatori la maggior parte delle imprese ha ritenuto che le condizioni potessero rimanere invariate; però i saldi previsionali per il prossimo trimestre, tra la quota di artigiani ottimisti e quella dei pessimisti, sono peggiorati e sono diventati negativi per produzione, fatturato ed ordini in complesso: il clima delle attese peggiora e prevalgono le aspettative pessimistiche per il breve periodo anche per gli artigiani del manifatturiero ravennate. Solo per gli ordini dal mercato estero, il saldo è rimasto in modalità positiva, come nella rilevazione del trimestre precedente, con addirittura un piccolo miglioramento.
In termini di numerosità, la struttura manifatturiera artigiana attiva risulta in contrazione, fermandosi a poco meno di 1.800 unità (-1,9% il calo rispetto all’analogo trimestre del 2022).
Commercio al dettaglio in sede fissa
Vendite 2° trimestre 2023: 0,0%
Per il commercio al dettaglio in sede fissa, nel secondo trimestre del 2023 si evidenzia una evidente frenata dell’attività commerciale (sia in provincia che mediamente in regione) e si registra una sostanziale stabilità tendenziale delle vendite in provincia di Ravenna (0,0% ed era stato +2,7% nella precedente rilevazione).Si tenga comunque presente anche la persistente inflazione che ridimensiona ulteriormente gli andamenti delle vendite a prezzi correnti, erode il potere d’acquisto e scoraggia i consumi finali. Inoltre, sul peggioramento della congiuntura in corso dal secondo semestre 2023, si sono aggiunti gli effetti dell’alluvione che ha colpito duramente la Romagna e la provincia di Ravenna, che, molto probabilmente, non sono stati pienamente riflessi nei risultati congiunturali in quanto alcune delle imprese colpite ed impegnate nel recupero delle attività danneggiate, non hanno potuto fornire il loro contributo all’indagine congiunturale. Trend ancora positivo in regione con un +1,3% (era stato +3,1% nella precedente rilevazione) anche se con un ritmo più in decelerazione. Il recupero era stato consistente nel 2021 (+5,8% mediamente a Ravenna per il primo semestre del 2021 e +5% in regione) ma che si era ridimensionato già nei primi sei mesi del 2022 (+0,3% a Ravenna e +2,9% in regione), soprattutto nella nostra provincia. Secondo i giudizi delle imprese, per quanto riguarda l’andamento di breve periodo, il saldo diventa positivo perché prevalgono ed aumentano le imprese che hanno avuto vendite superiori rispetto al trim. precedente; si riscontra quindi un netto miglioramento rispetto alla precedente rilevazione perché calano le imprese con giudizi in flessione e crescono invece quelle in aumento e prevalgono sulle altre. Rimangono con saldo in campo positivo, la grande distribuzione (con più di 20 addetti), la media (tra 6 e 19 addetti), quella organizzata ed il commercio al dettaglio di prodotti alimentari. Tuttavia, nel 2° trimestre del 2023, le aspettative per il trimestre successivo diventano negative ed in peggioramento, con un saldo, fra chi attende aumenti delle vendite nel prossimo trimestre e chi invece prospetta diminuzioni, che ritorna in modalità negativa (-4,5; il saldo nella rilevazione precedente era invece positivo). Ancora ottimisti, anche se con giudizi generalmente più ridimensionati, il commercio specializzato alimentare, la distribuzione organizzata e quella di più grande dimensione Prevale su tutte comunque la quota di imprenditori che non prevede cambiamenti e quindi nel trimestre luglio-settembre le vendite rimarranno stabili secondo la maggioranza dei giudizi. Dato il rallentamento generale, la crescita non ha interessato tutte le tipologie: il dettaglio organizzato e la grande distribuzione sono quelli che realizzano l’aumento migliore delle vendite; a seguire il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari. Nel secondo trimestre 2023 anche le vendite del dettaglio non alimentare inizia a declinare (-2,5% in provincia e -1% in regione, il confronto tendenziale) ed entrano in ambito negativo settore che precedentemente era stato trainato dal boom dei consumi non alimentari, dilazionati a seguito della pandemia. Le vendite dello specializzato alimentare hanno continuato a crescere rispetto allo stesso trimestre del 2022 ma a Ravenna la corsa è in decelerazione (+1,6%, contro il +4,3% della precedente rilevazione; +1,1% in regione). Inoltre appesantite dal persistere della dinamica inflazionistica che si è riversata anche per questa tipologia di prodotti. Dopo il 1° trimestre in crescita, iper, super e grandi magazzini hanno perseguito la ripresa anche nel secondo trimestre 2023 ed hanno fatto segnare un altro incremento tendenziale delle vendite (+6,8%), inferiore però all’andamento medio regionale (+8,2%); le loro vendite erano molto aumentate durante la pandemia, grazie anche alla capacità di gestire le aperture e di effettuare consegne a domicilio durante la pandemia e ai cambiamenti di comportamento dei consumatori. Marcata correlazione rispetto alla dimensione aziendale: maggiormente in difficoltà le vendite della piccola distribuzione, da 1 a 5 addetti, che continuano a calare rispetto allo stesso periodo del 2022 (-5,3%; -1,1% in regione), sfavorite dal calo dei consumi finali e dalla depauperizzazione dei redditi, a causa della perdita del potere d’acquisto derivata dall’inflazione anomala. In questo trimestre, cedono anche le imprese di media dimensione, da 6 a 19 addetti, accusando una leggera flessione pari a -0,4%, allineandosi al risultato medio in regione (- 0,4%). Continua il trend positivo per le imprese di maggiore dimensione (+5,6% in provincia e +4,2% mediamente in Emilia-Romagna). Per i giudizi relativi alle giacenze a fine trimestre, maggiore è la quota di imprese che giudica le scorte in magazzino in eccedenza, rispetto alla quota di quelle che le giudicano scarse. L’unica eccezione è rappresentata dal settore del commercio della grande distribuzione organizzata per il quale la situazione risulta in pareggio. Rispetto alla rilevazione precedente, la quota delle imprese che hanno giudicato le giacenze eccedenti è salita (da 11% a 18%); sale un po’ anche la quota delle imprese che hanno avuto giacenze scarse (da 0 a 1%). Nel complesso il saldo dei giudizi è peggiorato scendendo a quota -17 da -11 della precedente rilevazione. Prevalgono sempre e notevolmente le imprese che hanno giudicato le proprie giacenze adeguate, sia per il complesso del commercio al dettaglio che per i sotto settori e le classi dimensionali in analisi, arrivando anche al 100% per ipermercati, supermercati e grandi magazzini.Per quanto riguarda l’andamento di breve periodo per le vendite del commercio al dettaglio, il saldo diventa positivo perché prevalgono ed aumentano le imprese che hanno avuto vendite superiori rispetto al trim. precedente; si riscontra quindi un netto miglioramento rispetto alla precedente rilevazione. Fanno eccezione, con saldo negativo, il commercio non alimentare e la piccola distribuzione, più sensibili alla contrazione dei consumi dovuta alla perdita del potere d’acquisto derivata dall’inflazione ancora fuori range. Nel 2° trimestre del 2023, le aspettative per il trimestre successivo diventano negative ed in peggioramento, con un saldo, fra chi attende aumenti delle vendite nel prossimo trimestre e chi invece prospetta diminuzioni, che ritorna in modalità negativa (-4,5; il saldo nella rilevazione precedente era invece positivo). Più pessimisti gli imprenditori del settore non alimentare e quelli della media distribuzione, il cui saldo da positivo diventa negativo ed i piccoli imprenditori del commercio al dettaglio che peggiorano il loro saldo già negativo, influenzati dall’andamento congiunturale più indebolito. Ancora ottimiste, anche se con giudizi generalmente più ridimensionati, le imprese del commercio specializzato alimentare, la distribuzione organizzata e quella di più grande dimensione Prevale su tutte comunque la quota di imprenditori che non prevede cambiamenti e quindi nel trimestre luglio-settembre le vendite rimarranno stabili secondo la maggioranza dei giudizi.
Al 30 giugno 2023, le imprese attive nel commercio sono 7.210 e rispetto ad un anno prima la loro consistenza è ancora risultata in calo (-0,9% la var.% e -68 il saldo negativo; -3% in regione e -2,6% in Italia). Negativo anche il trend delle imprese attive nel commercio al dettaglio, con velocità relativa superiore (-1,6% la var.% tendenziale e -62 il saldo) e quello del commercio all’ingrosso (-1,1% e saldo negativo pari a –25 unità). In aumento tendenziale invece il commercio e riparazioni di auto e moto (+19 unità e +1,7% la var.%). Per il complesso del commercio, si evidenzia una crescita congiunturale (+0,5% la var.% rispetto al trimestre precedente), che coinvolge tutte le divisioni (+1% per commercio e riparazioni auto e moto; +0,7% il commercio all’ingrosso; +0,3% il commercio al dettaglio).
Costruzioni
Volume d’affari 2° trimestre 2023: -4,5%
Per l’analisi tendenziale, tra aprile e giugno di quest’anno, chiusa a metà febbraio l’esperienza dei “superbonus” a sostegno dell’edilizia, il trend del fatturato del settore delle costruzioni ravennate subisce la prima inversione di tendenza ed il ritmo del volume d’affari a prezzi correnti, rispetto allo stesso periodo del 2022, è in discesa, accusando un -4,5%. Nel secondo trimestre 2023, concluso il capitolo dei “superbonus” introdotti dopo il covid, si interrompe dunque per la prima volta la tendenza positiva per l’industria delle costruzioni ravennate, avviatasi nel 2021 e durata per ben nove trimestri consecutivi. Il buon andamento generale dell’attività del settore, sia nazionale che locale, per il quale già dal trimestre di inizio di quest’anno si erano evidenziati segnali di evidente rallentamento, è in fase di inversione di tendenza. Nel corso dell’ultimo anno, sulla congiuntura di questo settore hanno certamente pesato anche una serie di fattori quali il protrarsi della guerra in Ucraina, con la conseguente pressione sui prezzi, l’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE per contrastare l’aumento dei prezzi, che ha pesato sia sul costo del denaro per le imprese, sia sulla domanda di mutui da parte delle famiglie per l’acquisto della casa, con il peggioramento delle condizioni di accesso al credito, e, non ultimo, la riorganizzazione dei bonus fiscali che ne avevano sicuramente sostenuto la crescita. In più per la regione Emilia-Romagna e per le province al suo interno più colpite, fra cui quella ravennate, le conseguenze derivate dall’alluvione di maggio scorso hanno contribuito ad appesantire i sintomi di indebolimento. L’industria delle costruzioni della regione Emilia-Romagna, nel primo trimestre, aveva proseguito l’attività in espansione ma con un ulteriore rallentamento del ritmo di crescita del volume d’affari a prezzi correnti (+3,0%), rispetto allo stesso periodo del 2022; nel secondo trimestre, anche l’industria della costruzioni emiliano-romagnola fa registrare un forte indebolimento con un andamento del fatturato che è praticamente all’insegna della stabilità (0,03%). Nel trimestre in esame, per quanto riguarda la dimensione d’impresa e l’andamento del volume d’affari in provincia di Ravenna, la gran platea delle piccole imprese (da 1 a 9 dipendenti) conferma e peggiora la modalità negativa (-7,8%, rispetto all’analogo trimestre del 2022), in cui era già entrata nel trimestre precedente (-1,4%), così allo stesso tempo anche per il comparto artigiano ravennate che accusa una pesante flessione (-8,3%, dopo il -1,7% della precedente rilevazione). In sofferenza, per la prima volta dopo nove trimestri consecutivi di variazioni positive, anche l’attività delle medie e grandi imprese edili (-2,6%). Mediamente in regione, decelerando però rispetto ai risultati antecedenti, mantiene l’intonazione positiva l’andamento per edilizia emiliano-romagnolo delle imprese sopra i 9 addetti (+5%), mentre quello delle più piccole aziende edili cede con un -4,9%. In negativo anche l’andamento del fatturato delle artigiane dell’edilizia come dato medio regionale (- 3,6%), a dimostrazione della superiore fragilità dell’attività per le realtà di più piccola dimensione, che subiscono maggiormente gli ostacoli e le difficoltà. La rilevazione dell’andamento del secondo trimestre dell’anno, registrando una flessione nella dinamica del fatturato delle costruzioni, dopo i risultati positivi conseguiti nel 2021 e nel 2022, mette in chiaro le forti ripercussioni della difficile situazione a livello internazionale e degli scenari economici critici (inflazione, aumento dei listini prezzi, aumento del costo del denaro, stretta creditizia, ecc..), ora senza il paracadute offerto dagli aiuti di stato e con l’aggravamento delle pesanti conseguenze derivate dagli eventi climatici avversi che tanto duramente hanno colpito la provincia di Ravenna.Per quanto riguarda l’andamento rispetto al trimestre precedente, nel secondo trimestre del 2023, la maggioranza delle imprese segnala di non aver osservato variazioni significative nel volume di affari, rispetto al trimestre precedente, prevalendo le opinioni in merito alla stabilità. Per il fatturato, la quota di stabilità è in aumento rispetto alla precedente rilevazione (da 55,9 a 68,9). Prevale la stabilità e ne aumenta ancora la quota, per cui tutti i passaggi dalle altre due percentuali vanno prevalentemente a favore della invarianza. Sia per la produzione che per il fatturato, tra le aziende del campione che hanno dichiarato sottostime rispetto al trimestre di apertura del 2023 e quelle con i giudizi in aumento, il risultato finale è che i saldi rimangono negativi. Per il volume d’affari, il saldo oltre a rimanere negativo, sconta anche un peggioramento.
Per l’andamento del fatturato rispetto al trimestre precedente (ma anche per la produzione), restano negativi anche i saldi per le artigiane edili con un alleggerimento rispetto alla precedente rilevazione; stessa situazione per le imprese di minor dimensione. Per le imprese con più di 9 dipendenti, il saldo, positivo nella precedente rilevazione, diventa con segno meno e scende, con ampio margine di degradazione ed allineandosi alla situazione media del settore. In tutti i casi, la maggioranza delle imprese segnala di non aver osservato variazioni significative nel volume di affari, rispetto al trimestre precedente ed aumenta ancora la quota degli stabili.
Le previsioni delle nostre imprese edili per il secondo trimestre del 2023 sono orientate soprattutto alla stabilità, con oltre l’80% del campione che non prevede variazioni sul volume d’affari: circa 83,1% è la quota delle imprese “attendiste”, cioè che sperano nel breve periodo di riuscire a mantenere almeno invariata l’attività e confermano di essere la maggior parte. Tuttavia, contro ogni aspettativa, il confronto fra le prospettive positive e quelle negative migliora ma in maniera molto debole ed il saldo rimane positivo. Per le previsioni, con saldi allineati a quello medio è risultata la tendenza per la classe di imprese di più piccola dimensione e per le imprese di più ampia dimensione; gli artigiani edili, confluiscono verso un maggior pessimismo, più esposte alle perturbazione del mercato, con un saldo più ridotto anche se positivo (+3). Il prossimo futuro con gli scenari critici attuali da affrontare senza il paracadute dei precedenti bonus governativi o alternative similari, preoccupa comunque molto le imprese edili. Per quanto riguarda l’analisi delle imprese del settore, l’industria delle costruzioni in provincia di Ravenna, consta di un capillare sistema composto da poco più di 5.500 attività; si tratta prevalentemente di aziende di piccole e medie dimensioni, la maggior parte artigiane (circa l’82%) che rappresentano la parte numericamente più cospicua del tessuto imprenditoriale settoriale. Il numero delle imprese continua a crescere, ma non più con lo stesso vigore e si sta ridimensionando la velocità di crescita tendenziale. La tendenza espansiva dell’attività che ha caratterizzato il settore delle costruzioni nell’arco di tutto il 2022, si riverbera ancora sul numero di imprese del settore: l’analisi della base imprenditoriale delle costruzioni, fa registrare una crescita da 5.451 a 5.583 attività in un anno. Rispetto al 2° trim. 2022, il numero totale delle imprese attive del settore è aumentato di 132 unità, pari a +2,4% in termini percentuali. Tuttavia, la velocità di crescita tendenziale sta scemando: dopo il picco raggiunto a giugno del 2022 (+4,6%, rispetto a giugno 2021), è andata via via rallentando, fino al +2,4% rilevato nel periodo in esame, quando ormai gli incentivi stanno esaurendo il loro potenziale pregresso e per il 2023 il Governo ne ha dato una revisione molto restrittiva. Nel periodo in esame, l’andamento secondo la velocità relativa, supera ampiamente quello regionale (-2,5%) ed anche il risultato in ambito nazionale (-0,8%), entrambi in flessione tendenziale, rispetto all’analogo periodo del 2022, e già dal primo trimestre dell’anno in corso. La crescita della consistenza delle imprese dell’edilizia nel ravennate era iniziata già dal trimestre di apertura dell’anno 2021 ed ha posto fine a più di dieci anni di continua riduzione. In ripresa il confronto congiunturale, con un aumento rispetto al primo trimestre del 2023 pari a +1,3%, con velocità in progressione.
Turismo
Movimentazione
gen-lug 2023
2023/2022:
-2% turisti
-2,4% pernottamenti
2023/2019:
-4,2% turisti
-5,6% pernottamenti
Completamente da dimenticare i primi sette mesi a Faenza, la più disastrata tra le città colpite dall'alluvione. Qui collassano anche i numeri degli arrivi e dei pernottamenti dall'estero. L'unico segno positivo riguarda i pernottamenti di italiani (+8,9%) rispetto al 2022, ma il dato potrebbe essere influenzato dalla massiccia presenza di media richiamati proprio dall'alluvione e dal fatto che molte persone che hanno perso la casa hanno trovato sistemazione negli alberghi. Per gli arrivi, altre positività da segnalare sono: per Lugo +4,4% rispetto al 2022; per Bagnacavallo + 73,5% nei confronti del gennaio-luglio 2019; Cotignola positivo sia rispetto al 2022 (+14,2%) sia rispetto al 2019 (+32,6%). Per i pernottamenti: Brisighella +4,6% rispetto al 2022; Casola Valsenio, Lugo e Bagnacavallo nei confronti del 2019 (rispettivamente, +88,6, +10,3 e +17,4%); bis per Cotignola, che anche per i pernottamenti risulta positivo sia rispetto al 2022 (+14,7%) sia rispetto al 2019 (+34,5%) e Russi + 0,9% rispetto all’anno prima.
Per quanto riguarda la tipologia d’esercizio, la tendenza è sempre quella: confronti complessivi negativi sia per arrivi che per pernottamenti, nonostante il contributo di crescita fornito dalla componente straniera. Per gli arrivi, rispetto al 2019 ancora in sofferenza negli esercizi extra alberghieri (-2%; -6,5% per gli italiani e +14,4% per gli stranieri); anche quelli per gli esercizi alberghieri sono in flessione, con un calo del -4,8% (-6,3% per i nostri connazionali mentre gli arrivi degli stranieri, nel confronto con il 2019, sono in crescita del +3,4%). Rispetto ai primi sette mesi dell’anno scorso è negativo il confronto sia per gli arrivi nelle strutture alberghiere (-1,2%) che nelle extra-alberghiere (-5%) a causa della negatività dei connazionali (rispettivamente, -3,7% e -8,2%), perché l’andamento per gli stranieri è in crescita (+12,5% per le strutture alberghiere e +5,7% per quelle extra-alberghiere). Per i pernottamenti, generalmente il confronto è negativo sia per quelli alberghieri che extra-alberghieri; si segnala solo l’andamento positivo per i pernottamenti degli stranieri negli alberghi e rispetto a 2022 (+5,2%); negli esercizi extra-alberghieri, per gli esteri, il confronto è in crescita sia rispetto al 2022 (+7,7%) che rispetto all’anno pre-covid (+18%).
Imprese
Demografia e movimentazione
2° trimestre 2023
Saldo iscrizioni cessazioni (al netto delle cessazioni d’ufficio:
+199 unità
Anticipazione dati agosto 2023:
da gennaio ad agosto, le cessazioni non d’ufficio (1.279) sono risultate inferiori alle nuove aperture (1.444); la movimentazione tra iscrizioni e cancellazioni volontarie, genera un saldo positivo, pari a +165 unità
Il sistema delle imprese ravennati continua a mostrare resilienza. Dopo il forte rimbalzo post-pandemia, i dati del secondo trimestre di quest’anno evidenziano un saldo netto positivo tra aperture e chiusure di imprese, con un aumento complessivo di 199 nuove aziende nel periodo tra aprile e giugno, ed è l’esito della differenza tra 509 iscrizioni e 310 cessazioni volontarie. Il risultato, come è tipico della stagionalità del periodo chiudersi in campo positivo, sebbene rappresenti un segnale incoraggiante, deriva da un basso profilo del numero delle iscrizioni, uno tra i meno brillanti nell’arco degli ultimi quindici anni (509 iscritte, -1,4% rispetto allo stesso periodo del 2022), il quinto tra i valori più contenuti del decennio. Allo stesso tempo, le cessazioni hanno raggiunto le 310 unità e, rispetto all’anno prima sono aumentate (+2,3%), pur restando al di sotto della media del periodo pre-covid. Questo in sintesi lo scenario che emerge dall’analisi trimestrale di Movimprese per la provincia di Ravenna, elaborata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio sulla base delle risultanze del Registro delle Imprese e relativa all’andamento del periodo aprile-giugno 2023. Il bilancio tra aperture e chiusure, generalmente positivo nel secondo trimestre di ogni anno, risulta inferiore di 14 unità rispetto all’analogo periodo del 2022 (+199 contro +213). In termini percentuali, lo stock complessivo delle imprese è cresciuto del +0,52% (in termini di tasso di crescita trimestrale ed al netto delle cancellazioni d’ufficio), portando il totale delle imprese registrate nella provincia di Ravenna, al 30 giugno 2023, a 38.530 realtà imprenditoriali, tasso che è rimasto piuttosto stabile rispetto al secondo trimestre dell’anno precedente (solo qualche decimale in meno rispetto a quello dell’aprile-giugno 2022 che era stato +0,56%), mentre risulta in netto miglioramento rispetto a quello riscontrato nell’anno della ripartenza (+0,27% nel secondo trimestre del 2021). Il contributo più rilevante al risultato trimestrale è venuto ancora una volta dal settore delle costruzioni (che ha fatto contabilizzare 106 nuove iscrizioni) e quasi tutti i settori hanno messo a segno saldi positivi nel trimestre. Le conseguenze derivanti dalla drammatica alluvione di maggio, che ha duramente colpito la regione Emilia-Romagna ed in particolar modo la provincia di Ravenna, molto probabilmente si ripercuoteranno in maniera più incisiva sull’andamento del sistema imprenditoriale locale nei prossimi trimestri.
Tassi di crescita trimestrali un po’ più contenuti ed in rallentamento si riscontrano per la regione (+0,46%) e mediamente per l’Italia (+0,47%). Al bilancio del trimestre ha contribuito anche la componente artigiana: positivo infatti per il settore artigiano il tasso di crescita, pari a +0,93%, con un saldo attivo di 96 imprese (226 le iscrizioni di nuove imprese contro 130 cessazioni volontarie), migliorando quanto verificatosi nel secondo trimestre 2022 (+70 unità e tasso di crescita trimestrale pari a +0,68%); per il comparto artigiano, ancora una volta il contributo più significativo arriva dal gruppo di imprese dell’edilizia (+56 il saldo totale nel periodo per le artigiane edili). Si registrano saldi attivi anche in gran parte degli altri settori artigiani, a partire dalle attività di alloggio e ristorazione (+17), seguite da noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+8), attività professionali e tecniche (+6), attività manifatturiere (+6), logistica (+5). In positivo anche gli artigiani per i servizi di informazione e comunicazione (+3) e del commercio (+2). La forma giuridica più diffusa tra gli artigiani ravennati è quella delle imprese individuali (il 77,4% del totale) e nel secondo trimestre del 2023 realizza un tasso di crescita trimestrale (+1,10%; in miglioramento perché era stato +0,88% nell’analogo trimestre dell’anno precedente). Andamento positivo si rileva anche per società di capitale artigiane (circa +2%) che riescono a superare il risultato del 2022 (era stato +0,75% nell’aprile-giugno dell’anno prima), anche se quest’ultima natura giuridica in provincia ha per l’artigianato una incidenza percentualmente molto più bassa (6,9%). Stabilità per le “altre forme”, mentre si accoda l’andamento negativo realizzato dalle società di persona artigiane (-0,37%).
Le forme giuridiche. Sotto il profilo organizzativo, in questo periodo quasi tutte le tipologie hanno contribuito alla formazione del saldo positivo e sono sempre le società di capitale e le imprese individuali ad essere determinanti sul risultato complessivo. Si conferma la forza della formula della società di capitale per quanti decidono oggi di lanciarsi in un’iniziativa imprenditoriale; tra le forme giuridiche, infatti tra i segmenti più dinamici del tessuto imprenditoriale provinciale si conferma quello delle società di capitali, che aumenta nel trimestre di 84 unità (saldo netto tra iscrizioni e cancellazioni, pari ad un tasso di crescita del +0,94%); in particolare tra aprile e giugno sono state registrate in provincia di Ravenna un numero di aperture di società di capitale di poco superiore allo scorso anno (118 contro 117). Una vitalità che si associa al saldo positivo delle ditte individuali: in questo trimestre, si è allargato anche il perimetro delle imprese individuali, aumentate di 111 unità (in termini di tasso si tratta di un +0,54%). Da notare che delle 509 complessive nuove aperture del trimestre, quasi il 68% ha assunto la forma di ditta individuale. Seguono, più a distanza, le “altre forme” che fanno registrare 5 unità in più (pari a +0,49%). Rimangono in lieve contrazione invece, le società di persone (-1 unità).
Le dinamiche territoriali. Saldi positivi tra iscrizioni e cessazioni e tassi di crescita trimestrali un po’ più contenuti ed in rallentamento si riscontrano per la regione (+0,46%) e mediamente per l’Italia (+0,47%). Tra le province emiliano-romagnole, solo Bologna (+0,61%) e Reggio-Emilia (+0,56%) registrano una percentuale di crescita più elevata rispetto al dato ravennate. Nella graduatoria provinciale decrescente per tassi di crescita, Ravenna, con il +0,52%, si colloca al 25° posto della classifica nazionale.
Le dinamiche settoriali. Dal punto di vista dei settori di attività, se si eccettua l’industria estrattiva che è comunque all’insegna della stabilità, tutti i settori hanno messo a segno saldi attivi nel trimestre. Meglio degli altri (in termini di saldo tra gli stock, rispetto al trimestre precedente) ha fatto il settore delle costruzioni, con 68 imprese in più; bene anche il commercio (+34) e le attività di alloggio e ristorazione (+25), seguiti da le attività professionali, scientifiche e tecniche (+18), attività immobiliari (+16), noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+13) e le attività artistiche, sportive e divertimento (+11). Segno positivo anche per le industrie manifatturiere (+8), logistica (+8), credito (+7), altre attività di servizi alle persone (+5), agricoltura (+4), servizi ICT (+3), fornitura gas-energia, istruzione e sanità (tutte e tre con 3 unità in più) e fornitura acqua-reti fognarie che acquisisce una azienda in più. Se si contano alla fine di giugno del 2023, 38.530 imprese registrate, quelle attive, cioè le sedi di impresa operative (e senza procedure concorsuali in atto) sono risultate 34.303 e sono all’insegna della stabilità, rispetto alla stessa data del 2022 ed in termini di variazione percentuale. Alla fine dello scorso giugno le imprese attive si sono invece ridotte mediamente in regione (-1,8%). La pluriennale tendenza alla riduzione delle imprese in regione, interrotta dalla ripresa nella fase di uscita dalla pandemia, è ricominciata e si conferma nei primi sei mesi del 2023. A livello nazionale, è stata registrata una più lieve flessione delle imprese attive (-1,1%).
Le localizzazioni registrate, ovvero il complesso delle sedi di impresa e delle unità locali, in provincia di Ravenna a fine giugno 2023 ammontano a 48.504 unità. Le localizzazioni attive sono complessivamente 43.966 ed hanno fatto registrare un aumento rispetto all’analogo periodo del 2022 (+0,3%); stabilità per le sedi attive ed aumentano con una velocità superiore le unità locali diverse dalle sedi (+1,6% in termini relativi; 149 unità-locali in più rispetto al corrispondente trimestre del 2022), raggiungendo il valore di 9.663 ed il 58,6% ha sede in provincia (+2% la crescita delle localizzazioni con sede nella nostra provincia, rispetto all’analogo trimestre 2022). Aumentano anche le unità locali con sede fuori della provincia (+0,9%) ma con minor velocità relativa.
Tipologie di imprese. Nell’analisi per tipologia, nel secondo trimestre dell’anno, si riscontrano tassi di crescita per le imprese giovanili (+5,08%, corrispondente ad un saldo netto tra iscrizioni e cessazioni volontarie pari a +116 unità), proseguendo e migliorando la serie positiva degli anni precedenti (+3,97% nel 2022 e +2,58% nel 2021); il tasso di crescita per le imprese capitanate da “under 35” risulta anche più elevato rispetto a quello del complesso delle imprese (+0,52%) e, rispetto al trimestre precedente, la loro consistenza aumenta. Le imprese giovanili rappresentano il 30,3% del complesso delle iscrizioni e poco più del 12% del totale delle chiusure.Saldo positivo anche per le imprese straniere (+111 unità e tasso pari a +2,13%), con crescita di velocità sia rispetto all’anno precedente (nell’aprile-giugno 2022 il tasso di crescita era stato +1,31%) che rispetto al 2021 (+0,82%); inoltre, le imprese straniere registrano incrementi diffusi in quasi tutti i settori, che portano ad una consistenza aumentata in 12 mesi del 5,5% (in termini di variazione percentuale degli stock). Per quanto riguarda la loro incidenza sul totale: circa il 14% delle imprese è gestita da nati all’estero.Trend analogo per le imprese femminili; il saldo della movimentazione è positivo, con 40 attività in più e tasso trimestrale pari a +0,50%. In questo caso, si rileva una lieve decelerazione rispetto al dato dello scorso anno (+0,67%), mentre è in recupero rispetto a quello dell’analogo trimestre del 2021 (+0,37). La presenza relativa di imprese femminili in provincia di Ravenna (21%) risulta allineata alla media regionale (21%) e rimane inferiore a quella dell’Italia (22,2%).
Anticipazione dati agosto 2023.
A fine agosto dell’anno corrente, la movimentazione al Registro delle Imprese registra un saldo netto positivo (al netto delle cancellazioni d’ufficio). Da gennaio ad agosto, le cessazioni non d’ufficio (1.279) sono risultate inferiori alle nuove aperture (1.444); la movimentazione tra iscrizioni e cancellazioni volontarie, genera un saldo positivo, pari a +165 unità, in lieve miglioramento rispetto al saldo positivo del gennaio-agosto 2022 (era +155). La consistenza delle imprese registrate nella nostra provincia, a fine agosto 2023, si porta a 38.597 unità, con un piccolo incremento percentuale pari a +0,12% rispetto all’analogo periodo del 2022. Inoltre, per l’andamento congiunturale (rispetto a fine luglio del 2023) i dati sono improntati sostanzialmente all’insegna della stabilità (+0,04%).
Agricoltura Secondo gli Scenari di Prometeia (ed.luglio 2023), per il valore aggiunto dell’agricoltura, dopo la crescita stimata per il 2022 (+3,7%), un risultato molto in recessione si attende per quest’anno (-5,5%), dopo l’effetto degli eventi climatici avversi che hanno colpito particolarmente la provincia di Ravenna (alluvione, grandine, ecc…).
Per quanto riguarda il Registro delle Imprese, i dati del 2° trimestre 2023 si chiudono con 6.277 imprese attive nel settore dell’agricoltura, con un calo tendenziale, ormai strutturale, rispetto al 2022 del -2,5%, in termini di variazione percentuale. I flussi, mettono in evidenza, nell’arco del semestre, 84 iscrizioni di nuove imprese agricole, contro 205 cessazioni, generando un saldo negativo pari a -121.
Per quanto riguarda le divisioni di attività economica, in calo tendenziale le coltivazioni (-2,4% rispetto all’analogo trim. del 2022), attività agricola maggiormente diffusa in provincia di Ravenna (incide per il 97,6% sul comparto agricolo complessivo come consistenza di aziende); in calo anche le imprese della pesca ed acquacoltura (-8,1%), mentre le imprese attive nel comparto della silvicoltura sono all’insegna della stabilità.Crescono la società di capitale e le cooperative, rispetto ad un anno fa.
PLV 2022 – Fonte: Regione Emilia-Romagna
Secondo le stime elaborate dalla Regione Emilia-Romagna, nel 2022 la Produzione Lorda Vendibile della provincia di Ravenna si è attestata sui 692 milioni di Euro ed ha fatto registrare una variazione positiva pari a +9,7%, rispetto all’anno precedente, che corrisponde ad un aumento in valore di 61,2 milioni di Euro in più. Il trend provinciale di crescita è risultato superiore a quello dell’intera regione che ha comunque fatto registrare un robusto aumento (+8,5%). Inoltre la PLV della provincia di Ravenna, nel 2022, rappresenta l’11,9% di quella complessiva regionale. Ha evidenziato una robusta variazione positiva anche rispetto al 2019 (+24,6%), guadagnando, rispetto all’anno pre-covid, circa 136,5 milioni in più. All’interno delle produzioni vegetali, la voce più rilevante riguarda le arboree, cioè la frutticoltura, prima quota per importanza, che ha fatto rilevare un robusto incremento (+28,9%) rispetto al 2021. In crescita anche piante industriali (+36,3%), altre erbacee (19,1%) che comprendono le colture sementiere, floricole ed i foraggi, a cui seguono le produzioni zootecniche (+7,3%) che in provincia rappresentano il 13% della PLV complessiva e solo il 3,2% del valore della zootecnia regionale. La PLV della produzione viti-vinicola, pur rappresentando il 31,4% del corrispondente valore regionale, nel 2022 accusa un calo del -6,5%, terza quota per incidenza percentuale sulla PLV complessiva provinciale. In modesto calo anche la voce riferita ai cereali (- 0,6%) a cui fa seguito quella di patate ed ortaggi (-2,2%), nei confronti dell’anno prima.
Credito
Per le aziende, soprattutto se di piccola dimensione, dato l’incremento repentino del costo del credito, diventa sempre più difficile sostenere il pagamento degli interessi. Da qui l’accentuazione, da una parte del calo della domanda di finanziamenti da parte delle imprese e, dall’altro del calo dei prestiti concessi.
Rincorsa ai Titoli di Stato: la strategia anti-inflazione, meglio se con scadenze brevi La stretta creditizia dovuta ai vari aumenti dei tassi di interesse, fortemente voluta dalla BCE per far fronte all’alta inflazione, si riversa sui dati dei prestiti bancari, già in fase di rallentamento nel trimestre precedente. Dopo più di due anni, a giugno 2023 il valore complessivo dei prestiti concessi, nel confronto con la stesso periodo dell’anno prima, risulta in calo tendenziale (-0,7%). L’andamento rimane positivo, ma in forte rallentamento, solo per le famiglie consumatrici (+4,6% ed era +7,7% nel trimestre prima), penalizzate inoltre dalla perdita del potere d’acquisto dei redditi a causa dell’inflazione ancora anomala. Di conseguenza, si inverte il trend anche per il totale del settore privato. Per le imprese, il cui credito rappresenta la quota più consistente, l’andamento dei prestiti bancari, già negativo nei precedenti 5 trimestri, accelera la contrazione (-3,6%). Il calo dei prestiti interessa tutte le tipologie d’impresa, anche se con diversa intensità, ma tutte caratterizzate da una generalizzata intensificazione della contrazione. Le più penalizzate, le piccole imprese (-10,8%), contro il -2% dello medio-grandi. La fase di diminuzione dei prestiti interessa maggiormente le imprese di minor dimensione e sembrano aver registrato un maggior impatto della restrizione in atto nelle condizioni finanziarie, come pure i prestiti bancari alle famiglie produttrici. Ancora in contrazione i prestiti delle società finanziarie e assicurative, seppure in forte attenuazione e prosegue in negativo il trend delle Amministrazioni pubbliche (-6,9%). Anche a livello medio regionale si registra l’inversione di tendenza anche se con un andamento meno pesante (-0,1%). Per le famiglie consumatrici in entrambi i territori i prestiti crescono ed in questo caso con velocità superiore a Ravenna (+4,6% a Ravenna e +1,4% in regione); per le imprese, il calo risulta più spinto in provincia (-3,6% a Ravenna; -2% mediamente in regione). Per le imprese il calo dei prestiti si diffonde in tutti i settori. Il manifatturiero inverte il trend nel trim. in esame (-0,7%); edilizia e servizi erano già in fase negativa da molti trimestri: il settore edile, accentua la discesa, anche se non più ai livelli del 2021 (-5,6%, rispetto ad un anno fa), rimasto debole per tutto il 2022 per ciò che concerne il credito concesso. Nel macro-settore dei servizi, la flessione risulta il leggero rallentamento ma sempre su livelli pesanti (-7,3%; era stato -7,9% nel trimestre precedente). L’andamento in regione per i prestiti concessi alle imprese, in questo trimestre cambia segno e diventa negativo, ma complessivamente il calo è meno accentuato (-2% contro il -3,6% in provincia di Ravenna). Fanno eccezione le attività manifatturiere, per le quali la flessione è più pronunciata mediamente in regione (.1,1%). Per le costruzioni, il trend negativo è simile in entrambi i territori (-5,7% in regione); per i servizi, il calo a Ravenna (-7,3%) è il doppio rispetto a quello riscontrato mediamente in regione (-3,6%). In provincia emerge un livello elevato dei flussi di credito dei servizi (quota del 45,2%), a cui segue la manifattura (con quota 32%); residuale la quota delle costruzioni (6,1%).
A giugno 2023, il tasso di deterioramento del credito in provincia di Ravenna si abbassa complessivamente di un decimo di punto percentuale (1%; ed era 1,1 nel trimestre gennaio-marzo 2023), superando della stessa quota (un decimo di punto %) quello regionale (1%). Stesso comportamento per il tasso di deterioramento del credito per le imprese ravennati (1,3% ed era 1,4 il trim. precedente. 1,2% è quello a livello medio regionale). Tra i settori, fa registrate il livello più elevato il variegato comparto dei servizi, dove è pure il lieve peggioramento (2,4% ed era 2,3 nel trimestre precedente) ed arriva a superare il dato regionale (1,6%). In miglioramento quello riferito alle attività manifatturiere (0,1% ed era 0,3%) ed anche quello riferito al settore dell’edilizia (1,3%; 1,6% nel trimestre prima); per entrambi i settori, si rileva un indicatore migliore per la provincia di Ravenna rispetto a dato medio dell’Emilia-Romagna: in regione per l’industria manifatturiera è pari a 0,7% e per le costruzioni 1,8%. Per le piccole imprese ravennati si conferma il valore elevato pari a 2,2%, che supera il dato medio regionale (1,4%). Per le famiglie consumatrici, il basso valore a 0,5% si ripropone già da diversi trimestri, che si livella a quello medio regionale (0,5%).L’effetto della stretta monetaria sulle insolvenze, probabilmente si vedrà con maggiore evidenza con mesi di distanza.Per quanto concerne la nuova serie impostata da Bankitalia sul risparmio finanziario, in contro-tendenza con il trend regionale (-4,3%), l’andamento tendenziale del complesso dei depositi recupera in provincia di Ravenna (+1%) nel 2° trim. del 2023, dopo il calo del -1,5% fatto registrare nel trimestre prima; è comunque l’incremento più basso degli ultimi anni. Era +5,8% l’anno prima e +10,6% a fine giugno 2021. In regione, il dato medio dell’Emilia-Romagna era iniziato già a scendere dall’ultimo trimestre del 2022, per calare ulteriormente nel trimestre in esame (-4,3% nei confronti dell’analogo periodo del 2022; -2,8% il calo fatto registrare nel trimestre precedente).Nel 2022, nel contesto di continui e rapidi rialzi dei tassi d’interesse, si era assistito a un chiaro rallentamento della dinamica dei depositi delle imprese, dopo i tassi di crescita a due cifre registrati nel 2020-21. La decelerazione ha portato i depositi delle imprese in provincia di Ravenna a segnare una piccola contrazione a fine 2022 pari a -0,05%; stessa situazione per il dato medio dei depositi delle imprese in Emilia-Romagna, in calo del -1%. Ciò vuol dire, dopo il notevole accumulo di liquidità nel 2020-21, che nel 2022 si è assistito a un deflusso dai depositi delle imprese, indicativo di un utilizzo di risorse depositate sui conti bancari (dovendo fare i conti anche con la spinta inflazionista ed il caro-bolletta). Analoga evoluzione si è manifestata a livello Italia. Il primo trimestre del 2023, si era aperto, per il contesto provinciale e per quello regionale, con una situazione quasi di stallo per le imprese: +0,2% per la provincia di Ravenna e -0,2% mediamente in Emilia-Romagna.
A giugno 2023, in contro-tendenza con il trend regionale (-3,6%), l’andamento tendenziale dei depositi delle imprese recupera in provincia di Ravenna in maniera evidente (+7%), mentre in regione si accentua il trend negativo. Più in linea la dinamica dei depositi delle famiglie consumatrici, che risulta la componente prevalente: mantengono un ritmo negativo in entrambi i territori ma risulta più marcato in regione (-1,9% a Ravenna e –5,3% in Emilia-Romagna).
Per quanto riguarda le forme di questi depositi, vista la peculiarità della situazione venutasi a creare con l’instaurarsi di un regime di prezzi crescenti, si è assistito ad una notevole crescita dei titoli a custodia (+18,7%, accelerazione rispetto al +8,3% realizzato nel trimestre prima), che si oppone al decremento a due cifre che era stato registrato lo stesso periodo dell’anno passato (-10,2%). Per i titoli di stato, si verifica addirittura un incremento pari a +64,6%, diversamente da ciò che accadeva un anno fa. Anche i fondi comuni d‘investimento in questo trimestre iniziano a crescere, dopo vari periodi di negatività (+6,2%) ma con un incremento molto più contenuto. Le famiglie, diversamente dal recente passato, stanno incrementando anche la domanda dei prodotti del risparmio gestito ma sempre di più quella in titoli di Stato e azioni, pur rappresentando questi ultimi la quota più bassa (20% contro il 52,5% degli OICR).
In aumento nel confronto tendenziale (+4,3%, rispetto a giugno del 2022) i prestiti presso le banche concessi alle famiglie consumatrici per l’acquisto di abitazioni a fine giugno 2023; in Emilia-Romagna l’aumento rimane mediamente più contenuto (2,4% rispetto ad un anno prima). In entrambi i territori, si riscontra però un rallentamento della velocità relativa. Rispetto ad un anno fa, il credito al consumo erogato da società finanziarie continua ad essere molto in aumento con un +15,2% in provincia di Ravenna e +13,1% in regione. Per quello concesso da banche, a giugno 2023 (ultimo dato disponibile) nel confronto con giugno 2022 risulta anch’esso in aumento: 3,6% a Ravenna e +3,4% in Emilia-Romagna, ma con velocità relative inferiori rispetto a quello erogato dalle società finanziarie. Per entrambe le modalità e per tutti e due i territori, gli andamenti di crescita scontano però un certo rallentamento.
Protesti e Crisi d’impresa
Pur tenendo conto degli effetti del D.L. 61/2023 per i comuni colpiti dalla alluvione, nel primo semestre del 2023, decrescono i protesti sia per gli importi, rispetto al corrispondente periodo del 2022, sia per numero di effetti; nel confronto con gli anni passati, continua il declino, soprattutto per l’importo complessivo; in anni precedenti l’importo complessivo protestato poteva arrivare a cifre anche oltre dieci volte superiori, come ad esempio nel primo semestre del 2015. Rispetto al 2022, la decrescita è più sostenuta per il numero degli effetti (-26%), mentre il calo per l’importo supera appena il -10%. Nel dettaglio emergono differenze: ne detta la tendenza la voce dei vaglia cambiari, in diminuzione per quanto riguarda il numero di effetti (-25,7%) e per l’importo (-9,5%); le cambiali e le tratte accettate rappresentano ormai la totalità sia dell’ammontare che del valore complessivo. Rispetto al 2022, si protestano un po’ meno effetti con importo generalmente più elevato. Nel periodo in esame i protesti di assegni bancari sono azzerati; inoltre, da notare che nel tempo è progressivamente calato il dato relativo agli assegni. Anche le tratte non accettate ormai sono scomparse. Le tratte si rivelano una tipologia poco utilizzata come forma di credito e gli assegni vengono sempre meno accettati dai creditori. In provincia di Ravenna sono stati levati, da gennaio a giugno 2023, 333 protesti per un valore di circa 314.084 euro. Tenendo conto del DL 61/2023, tuttavia i confronti con il passato, anche recente, sono da effettuare con le dovute cautele.
Dal 15 luglio 2022 è entrato in vigore il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza con l’introduzione di nuove procedure, per le quali non è possibile il confronto con gli anni precedenti. Nascono nuove forme come la Crisi d’impresa, 28 quelle rilevate tra gennaio e giugno 2023, che si aggiungono agli altri 6 procedimenti emessi dal Tribunale di Ravenna nel primo semestre dell’anno. Per la Crisi d’impresa, maggiormente riscontrata in provincia di Ravenna, per quanto riguarda i settori, ha coinvolto: n.1 attività industria manifatturiera, n.3 aziende dell’edilizia, n.2 del commercio, n.13 del turismo, n.1 logistica, n. 2 credito, n.4 per i servizi alle imprese ed 1 per “altri settori”.
Dopo la lieve crescita tra gennaio e marzo, in provincia di Ravenna nel 2° trimestre del 2023 ritorna in flessione il numero complessivo di scioglimenti e liquidazioni per le imprese classificate, rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente: 202 contro 219 (-6,9%). Tendenza in aumento invece in Italia (+17,7%) ed in Emilia Romagna (+17,3%). In contro tendenza, tra i settori che hanno registrato consistenze in crescita per questo tipo di fenomeno nel periodo in esame, troviamo l’agricoltura ed attività connesse, l’edilizia, assicurazioni e credito ed i servizi alle imprese. I settori dove si concentra il maggior numero di scioglimenti sono i servizi alle imprese ed il commercio.
Sistema Informativo Excelsior
SETTEMBRE 2023:
Rispetto ad un anno fa, sostengono le previsioni
occupazionali solo
commercio e servizi.
Sono circa 3.670 i contratti di assunzione (di durata superiore ad un mese o a tempo indeterminato) programmati dalle imprese della provincia di RAVENNA a settembre 2023 e salgono a 9.640 per il trimestre settembre-novembre; nel complesso però si registra un piccolo decremento di 20 unità rispetto a settembre 2022 (-0,5%) mentre risulta positivo il confronto trimestrale (+30 unità sul corrispondente trimestre e +0,3%). Inoltre, la dinamica positiva della domanda di lavoro delle imprese si continua ad evidenziare nel confronto con i livelli pre-Covid, rispetto ai quali diventa superiore (+750 su settembre 2019, +1.810 unità sul trimestre). L’industria nel suo complesso programma 1.140 entrate nel mese e 3.130 nel trimestre, ma viene a mancare il suo sostegno nel confronto mensile in quanto evidenzia una decrescita, anche se modesta, del -0,9% (-10 ingressi) mentre il riscontro è positivo nel trimestre con un +1% (+30), rispetto allo scorso anno. A settembre, il manifatturiero è alla ricerca di 870 lavoratori (-1,1% e -10 unità) che arrivano a 2.310 nel trimestre (+1,8% e +40 lavoratori previsti in più). Stabile invece il comparto delle costruzioni che programma per il mese 270 entrate mentre è in flessione nel trimestre (-1,2% e -10), programmando 820 nuovi ingressi. I servizi complessivamente ricercano a settembre circa 2.540 lavoratori e più di 6.500 entro novembre, con un andamento di stabilità nel confronto con settembre dello scorso anno ed un lieve aumento nel confronto con l’analogo trimestre (+0,2% e +10 ingressi). Al suo interno, sono i servizi alle persone a offrire le maggiori opportunità di occupazione prevista, programmando 810 contratti nel mese (+5,2% e +40 ingressi) e 1.670 entro fine trimestre (+7,1% e +110 unità), seguiti dal comparto dei servizi alle imprese, con 680 nuove assunzioni previste nel mese (+1,5% e +10 ingressi) e 1.880 nel trimestre in esame, più o meno le stesse previste un anno fa. Confronto positivo anche per il commercio, sia nel mese, con 440 previsioni (+4,8% e +20 unità), sia per il trimestre, con 1.230 assunzioni programmate (+1,7% e +20 ingressi). Gli operatori del turismo, sul finire della stagione estiva, sono più pessimisti ed hanno programmato nel mese ( 610 contratti) ed entro novembre (1.730) assunzioni su livelli inferiori rispetto al confronto con l’anno precedente (-9% e -60 ingressi per il confronto mensile e -6,5% e -120 unità per il confronto trimestrale). Positive le aspettative per le imprese di grande dimensione aziendale, sia nel confronto con settembre dello scorso anno, sia nel raffronto con l’analogo trimestre; per le imprese con oltre 250 addetti, +3,9% nel confronto mensile e +1% in quello trimestrale. Le medie imprese (tra 50 e 249) programmano assunzioni stabili nel confronto con settembre del 2022, mentre risultano in aumento rispetto all’analogo trimestre (+7,7%). Le aziende più piccole (fino a 50 addetti), più vulnerabili nei confronti degli scenari critici del momento, accusano previsioni in calo (- 1,9% per il mese e – 2,4% per il trimestre).
Secondo il giudizio delle imprese, continua a crescere il mismatch tra domanda e offerta di lavoro che riguarda oltre il 53% dei profili ricercati, un valore superiore di 2 punti percentuali rispetto a un anno fa.
Segnali in positivo si registrano per le previsioni congiunturali: per la provincia di Ravenna le assunzioni programmate dalle imprese per il mese di settembre dell’anno in corso, sono complessivamente superiori di +1.190 unità rispetto ad agosto 2023 (+48% il tasso di crescita). Per l’analisi congiunturale, in provincia di Ravenna quasi tutti i settori si prevedono con il segno positivo; così pure per quanto riguarda tutte le dimensioni aziendali. L’unica eccezione è rappresentata dalla flessione delle imprese della filiera del turismo, sul finire della stagione estiva.Inoltre, a settembre 2023, per una quota pari al 28% le assunzioni programmate dalle imprese ravennati interesseranno giovani con meno di 30 anni; per una quota pari al 20% le imprese ravennati prevedono di assumere personale immigrato; il 20% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota inferiore alla media nazionale (26%); il 59% sono contratti a tempo determinato.
Mercato del lavoro (previsioni Prometeia ed. Luglio 2023) Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dopo il trend positivo realizzato nel 2021, nel 2022 le forze di lavoro hanno accusato un piccolo calo (-0,4%); per l’anno in corso la flessione delle forze di lavoro in provincia di Ravenna si accentuerà (-1,4%), in quanto fuori dal mercato del lavoro sono rimasti diversi lavoratori non occupabili e scoraggiati dei settori maggiormente colpiti dalla recessione. Nel 2024 si potrebbe assistere ad un alleggerimento della tendenza ma rimanendo sull’ordine della stabilità (0,0%). Il tasso di attività calcolato come quota della forza lavoro sulla popolazione presente in età di lavoro si ridurrà nel 2023 al 73,2%, valore che verrà riconfermato anche nel 2024.
L’anno scorso l’occupazione ha avuto un andamento in positivo (+0,4%); la nota dolente è che secondo le proiezioni di Prometeia, la crescita degli occupati in provincia di Ravenna non è prevista quest’anno ma si attende una flessione (-0,5%). Per il ritmo in crescita, anche se modesto, occorrerà aspettare il 2024. Il tasso di occupazione (calcolato come quota degli occupati sulla popolazione presente in età di lavoro) nel 2023 dovrebbe assestarsi al 69,9%, per poi risalire l’anno successivo, nonostante il rallentamento dell’economia, e portarsi al 70,1%.
Il tasso di disoccupazione era pari al 4,4% nel 2004, è salito fino al 9,8% nel 2013 per poi gradualmente ridiscendere al 4,6% nel 2019. Dopo il balzo a 6,9 nel 2020 a causa della crisi da covid, il tasso di disoccupazione era sceso al 6,2% nel corso del 2021; nel 2022, con la contrazione delle forze-lavoro, il lieve aumento degli occupati e, in senso opposto, la diminuzione dei disoccupati, si era abbassato ancora arrivando al 5,4%, grazie alle misure introdotte a sostegno all’occupazione. Questa tendenza proseguirà nel 2023 portandolo a 4,5% ed anche nel 2024, anche se più contenuta, ed il tasso di disoccupazione potrebbe ridursi lievemente al 4,3.
Cassa Integrazione
Da gennaio a giugno del 2023 sono state circa 649.061 le ore richieste a Ravenna di cassa integrazione complessiva, in calo rispetto all’analogo periodo del 2022 (-38,1%). In crescita moderata in regione (+3,7%); nell’intero Paese si registra invece un calo (-22,4%).
Si ricorda che è stata istituitala nuova Cassa integrazione unica per alluvione prevista dal Decreto-Legge Alluvione n. 61/2023 (che è alternativa a CIGO, CISOA o FIS). Tali dati non sono compresi nella presente analisi perche’ non ancora disponibili. Pertanto i dati della CIG per l’Emilia-Romagna e per la provincia di Ravenna vanno letti con le dovute cautele.
Per i dati CIG, a Ravenna, il calo è stato determinato da tutte e tre le componenti(ordinaria -36,4%; straordinaria -31,2%: quella in deroga nel semestre in esame si è azzerata); in regione l’aumento complessivo è generato solo dall’ordinaria (+38,2%) mentre la straordinaria è in calo (-28%) e quella in deroga si azzera anche in regione. Mediamente in flessione anche in ambito nazionale tutte e tre le varianti-12,8% e -96,2% la deroga, in fase di declino anche nell’intero Paese.
L’ordinaria a Ravenna, nel primo semestre del 2023, concentra il 55,2% delle ore complessive autorizzate; la straordinaria il rimanente 44,8% e quella in deroga non compare come richiesta nel nostro territorio. A livello settoriale, l’industria in senso stretto assorbe il 42,6% del totale ore autorizzate; superate in questo semestre, ma non molto a distanza, da quelle per le le costruzioni con quasi il 49%. Nel confronto con l’analogo periodo del 2022, tendenzialmente nel complesso in calo per la maggior parte dei settori, a Ravenna risulta in ascesa per il settore delle costruzioni e la logistica.
Il confronto tra analoghi trimestri (aprile-giugno del 2023 con quello del 2022), registra cali generalizzati per Ravenna: per il complesso delle ore -88,4%; per l’ordinaria -84,9%; per la straordinaria -91,4%. Nessuna richiesta per quella in deroga. Per gli altri territori più ampi di riferimento, in calo mediamente in Italia (-22%) ma in contro-tendenza in regione (+4,2%) a causa dell’aumento dell’ordinaria (+35,3%).
A livello congiunturale, si riscontra il progressivo aumento, tra aprile e giugno, delle componenti ordinaria e straordinaria, mentre quella in deroga continua ad essere azzerata. Nel confronto trimestrale, tra il trimestre in esame ed il primo del 2023, a Ravenna si registra un aumento di richiesta di ore complessive (+15,3%); molto più in aumento in Italia (+69,7%) e mediamente in regione (90%). A Ravenna risulta in aumento sia l’ordinaria (+16,8%) che la straordinaria (+13,5%); per i più ampi territori di riferimento: nel confronto congiunturale trimestrale, la richiesta di cassa integrazione ordinaria aumenta in maniera robusta in Emilia-Romagna (+107,7%) ed in Italia (+93,4%); seguono gli aumenti di quella straordinaria (+53,3% in regione e +49,8% in Italia).
Il Porto di Ravenna
Prime stime gennaio-agosto:
I P R I M I 8 M E S I D E L 2023 dovrebbero chiudersi, in sintesi, con una M O V I M E N T A Z I O N E C O M PLES S I V A di quasi 17,7 MILIONI DI TONNELLATE, in diminuzione di oltre il 5% rispetto al 2022.
Inflazione A Ravenna, nel mese di agosto del 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una crescita del +5,7% su base tendenziale (+5,4% in Italia e +5 in Emilia-Romagna) ed era +9,7% ad agosto dell’anno precedente (+8,4% in Italia e +8,6% in regione). Ad agosto l’inflazione continua a scendere, anche se ancora troppo lentamente. Il limitato rallentamento appare influenzato da una parte, dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici in forte calo rispetto ad un anno fa, d’altra dalla tendenza al rialzo dei prezzi dei beni del cosiddetto “carrello della spesa”.Ad agosto 2023, rispetto al mese precedente, a Ravenna la corsa dell’indice accelera con un +0,6%, dopo il +0,3% del mese precedente ed il segno negativo di giugno ( -0,1%). In Italia ad agosto 2023 e rispetto al mese precedente +0,3% (stabile con 0% a giugno e luglio). Per i costi delle utenze a Ravenna, dopo il -1,5% di giugno ed il -1,4% di luglio, si torna ad un segno di crescita congiunturale con un +1,7% ad agosto, rispetto al mese precedente (in Italia -0,5% ad agosto, -1,4% a luglio e -3,1% a giugno: sempre segno meno, ma con decrescita in rallentamento).Ad agosto del 2023, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un incremento del +5,2% su base annua (come mediamente in Italia), abbassandosi dal +9,5% di agosto 2022 (+8,1% in Italia).
ALLEGATO STATISTICO – Grafici e dati – A cura dell’Osservatorio dell’economia – Camera di Commercio Ferrara e Ravenna
Scenari e previsioni per Ravenna
Prometeia, Unioncamere Emilia-Romagna, ed. luglio 2023
Valore aggiunto (milioni di €, valori concatenati, anno 2015) Variazione del valore aggiunto per macro-settori
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Media 2000 – 2023 = 10.764
Media 2000 – 2008 = 10.522Media 2009 – 2023 = 10.910
Scenari Prometeia. L’impatto dell’alluvione sul Valore aggiunto
COMMERCIO ESTERO
Esportazioni – Contributo dei settori alla variazione complessiva, 1° semestre 2023
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Istat (provvisori)
Export per aree geografiche 1° semestre 2023, valori in milioni di Euro
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Istat
CONGIUNTURA
Settore manifatturiero – Produzione (Variazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente)
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2° trimestre 2023 2° trimestre 2022
Totale 1-9 addetti >10 addetti Artigianato Totale 1-9 addetti >10 addetti Artigianato
Produzione 2,8% -2,5% 3,7% -3,5% 7,8% 4,7% 8,3% 6,7%
Fatturato 2,5% -2,0% 3,2% -2,3% 9,3% 6,0% 9,9% 7,2%
Fatt. Estero 3,4% -0,6% 3,6% -1,4% 6,8% 2,9% 7,0% -1,0%
Ordinativi 1,5% -3,4% 2,3% -3,7% 10,6% 5,1% 11,5% 6,0%
Ordinativi Estero 0,4% -0,8% 0,5% -0,5% 10,1% 5,0% 10,3% -0,6%
Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Indagine congiunturale imprese manifatturiere 1-500 addetti
Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Indagine congiunturale imprese manifatturiere 1-500 addetti
Settore manifatturiero – I COMPARTI PRODUTTIVI
Andamenti tendenziali 2° trim. 2023 (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno)
center635Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Indagine congiunturale imprese manifatturiere 1-500 addetti
COSTRUZIONI
VOLUME D’AFFARI – Var.% tendenziale
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Indagine congiunturale imprese delle costruzioni
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Indagine congiunturale imprese delle costruzioni
COMMERCIO AL DETTAGLIO in sede fissa
center635Variazione vendite rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente fino al 2° trimestre 2023
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Indagine congiunturale imprese del commercio al dettaglio
TURISMO Arrivi e presenze Gen-Lug 2023 (dati provvisori) – Fonte: Regione Emilia-Romagna
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati regione Emilia-Romagna
Movimentazione IMPRESE REGISTRATE
Serie storica, (*) al netto delle cancellazioni d’ufficio
Movimentazione IMPRESE ARTIGIANE REGISTRATE
Serie storica, (*) al netto delle cancellazioni d’ufficio
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Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Infocamere
Nati-mortalità delle imprese per territori – 2° trimestre
2° trim. 2023 2° trim. 2022 2° trim. 2021 2° trim. 2020 2° trim. 2019 2° trim. 2018
EMILIA ROMAGNA 5.977 3.934 2.043 442.271 0,46 0,59 0,62 0,26 0,34 0,45
Nati-mortalità delle imprese artigiane per territori – 2° trimestre
2° trim. 2023 2° trim. 2022 2° trim. 2021 2° trim. 2020 2° trim. 2019 2° trim. 2018
Imprese REGISTRATE per tipologia
Tipologia di imprese Imprese registrate 2° trim. 2023 Iscrizioni Cessazioni Cessazioni (*) Saldo (*) Peso % sullo stock totale Tasso di variazione trimestrale 2° 2023 Tasso di variazione trimestrale 2° 2022 Tasso di variazione trimestrale 2° 2021 Tasso di variazione trimestrale 2° 2020 Tasso di variazione trimestrale 2° 2019
Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Infocamere
(*) Al netto delle cancellazioni d’ufficio
CREDITO – Prestiti per settore di attività economica (1) (var. % su 12 mesi, valori in milioni di euro)
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Dati riferiti solo alle segnalazioni di banche e non a quelle di società finanziarie. I dati includono i crediti in sofferenza e i pronti contro termine. Le variazioni sono corrette per tenere conto dell’effetto di cartolarizzazioni, ecc.
Il totale include anche i settori primario, estrattivo e di fornitura energia elettrica, acqua e gas.
(*) Dati provvisori.
Fonte: elaborazioni Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Banca d’Italia
Mercato del lavoro – Previsioni Prometeia (ed. Luglio 2023)
Var. % Occupazione
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