
(AGENPARL) – ven 06 ottobre 2023 *REJA A RADIO MARTE: “CON IL CALCIO HO CHIUSO. OSIMHEN NON SORRIDE, NON È
FACILE GESTIRLO. GARCIA HA TROVATO LA STRADA GIUSTA, IO NON AVREI CAMBIATO
NULLA”*
L’ex allenatore di Napoli, Lazio e Atalanta* Edy Reja *è intervenuto in
diretta su *Radio Marte* nel corso di Forza Napoli Sempre condotto da
Gianluca Gifuni: *”Come si gestisce una stagione dopo lo scudetto? Secondo
me quando un nuovo allenatore prende una squadra come il Napoli dell’anno
scorso non deve inventarsi niente, deve semplicemente giocare come l’anno
precedente. La filosofia deve essere quella. Poi, chiaramente, ogni
allenatore ha il suo modo di interpretare il calcio. Credo però, dopo le
ultime prestazioni, che Garcia abbia trovato la strada giusta rispetto alle
prime prestazioni che non mi piacevano. Il “Consiglio dei saggi” creato in
casa Napoli per dare consigli e creare le migliori condizioni per
proseguire il cammino è qualcosa che si fa. Bisogna che ci sia un colloquio
costante con i calciatori per vedere se il sistema di gioco viene sposato
da tutta la squadra. Perché il calciatore quando va in campo deve sapere
quello che fa e deve essere messo nelle condizioni di rendere al massimo. E
la responsabilità è solo del tecnico, ecco perché occorre il dialogo
costante con tutta la squadra. Per me Zelinski è stato sempre un grande
giocatore, da quando era all’Empoli con Sarri. Forse qualche volta è un po’
scostante ma ha mezzi straordinari. È una mezza punta, una mezzala, corre,
ha tecnica, è l’uomo dell’ultimo passaggio, fa gol. Le qualità le ha tutte,
insomma. Il caso Osimhen? Certo Osimhen non è facile da gestire. Un
allenatore deve conoscere bene i calciatori dal punto di vista
caratteriale; deve entrarci dentro anche dal punto di vista mentale.
Soprattutto con calciatori tipo Osimhen o Kvara, che mi sembra non
sorridere più. Sotto questo punto di vista, quindi, devi avere sempre
contatti puliti con i giocatori; non puoi bluffare o raccontare delle
frottole. Io dicevo sempre la verità. Forse anche per questo ero
considerato ed apprezzato. E la stessa cosa deve succedere soprattutto con
questi grandi calciatori. Osimhen è un trascinatore, ha mezzi straordinari,
è l’uomo che può far la differenza. Quindi deve lavorare sereno e con
grande convinzione. Per fare questo bisogna che ci sia un colloquio
costante col tecnico. Nelle ultime prestazioni, anche in coppa, il Napoli è
tornato quasi quello dell’anno scorso. Col Real non mi è dispiaciuto anche
se quando ti confronti con giocatori di quel livello, tipo Vinicius,
Rodrigo o Valverde, sono giocatori che ti possono inventare il colpo
importante in una gara. Io credo di poter dire che il Napoli ha dominato la
gara ma i “blancos” quando ripartivano erano molto pericolosi. Anche nelle
marcature preventive si doveva stare un po’ più attenti. Ma non conosco il
sistema di Garcia, non so come lavora sul piano difensivo. Spalletti,
invece, lo conosco bene perché lo seguivo già a Udine e lui è un maniaco
del lavoro sul campo in una certa maniera. Anche dal punto di vista
tattico; lui prepara le gare e anche durante la settimana lavora in una
maniera straordinaria. Raspadori? Secondo me è una mezza punta, un
trequartista. Secondo me dovrebbe giocare dietro la punta dove si esprime
al massimo. Certo può fare anche la mezz’ala ma per me rimane un calciatore
da trequarti in avanti secondo me. Col calcio ho finito. Forse prenderei in
considerazione il lavoro di consulenza. Nel Napoli? Non credo perché ci
sono già tanti consulenti. Ogni tanto ci sentiamo con De Laurentiis.
L’ultima una quindicina di giorni e poi ci siamo incontrati e salutati.
Manteniamo un buonissimo rapporto con Aurelio dopo un periodo così e così,
però dopo ci siamo riavvicinati. La difesa come sta? **Kim purtroppo non
c’è più. Spalletti mi diceva che Kim era un giocatore di una qualità
straordinaria e soprattutto aveva una grande concentrazione e non sbagliava
un colpo. Devo dire che Natan non mi dispiace così come Ostigard. Poi sui
giocatori bisogna lavorare anche quando ci sono giocatori di qualità. E
bisogna vedere come si lavora sul piano difensivo perché è questione di
allenamento, di mentalità, di modo di vedere la gara”. *