
(AGENPARL) – mer 06 settembre 2023 156a.23
IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE ECONOMICHE
I docenti del dipartimento di Scienze economiche si contraddistinguono per una bassa eta? media (48 anni considerando solo i docenti), un buon bilanciamento di genere (circa il 40% di donne) e un’eterogeneità in termini di formazione ed esperienze lavorative (43% con dottorato estero, 55% con esperienze lavorative all’estero).
L’attuale composizione e? frutto di una politica di reclutamento finalizzata ad attrarre studiosi talentuosi sia junior (ricercatori senza tenure track) che senior (ricercatori con tenure track e professori associati e ordinari) sia da altri dipartimenti italiani che dall’estero. Con riferimento al reclutamento dall’estero di profili senior, il DSE ha ad esempio assunto docenti da University of Amsterdam, University of Bonn, Universidad Carlos III, University of Copenaghen, ETH Zurich, University of Glasgow, Lancaster University, London School of Economics, Max Planck Institute, Oxford University, Prague University, University of Southampton, University of Vienna. Per i profili junior, negli ultimi due anni si e? reclutato anche sul job market internazionale, offrendo un generoso assegno di ricerca e riuscendo ad assumere ricercatori da University of Oslo e University of Mannheim.
“SALUTE E BENESSERE” AL CENTRO DEL PROGETTO
DI SVILUPPO DEL DIPARTIMENTO
Negli ultimi anni, il Dipartimento ha potenziato la propria capacità di ricerca su un tema che considera cruciale per il proprio sviluppo “Salute e Benessere”.
La riflessione parte proprio dall’obiettivo 3 dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, ovvero “garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età”.
Le disuguaglianze sperimentate nei primi anni di vita hanno un impatto significativo su traiettorie di benessere e salute in età adulta. Famiglie sottoposte a maggiori stress economici e con minori risorse (in termini di tempo, denaro, abilità) offrono inferiori opportunità di sviluppo di quello che gli economisti chiamano “capitale umano” (ovvero l’insieme di capacità, competenze e conoscenze valorizzati nel mercato del lavoro) dei propri figli. Parte delle disuguaglianze che osserviamo oggi dipendono quindi dalle condizioni sperimentate nella famiglia di origine. Alcune linee di ricerca del Dipartimento sono rivolte a quantificare l’impatto delle circostanze di origine sul benessere individuale e studiare quale tipo di interventi possono garantire i migliori effetti in termini di “livellare il campo”. Mentre le politiche educative sono viste come lo strumento per eccellenza per egualizzare le opportunità, come evidenziato dal Premio Nobel James Heckman, gli interventi di maggior successo producono i loro effetti nei primi anni di vita delle persone, addirittura in età prescolare. Il rapporto tra genitori e bambini e gli scambi di risorse che avvengono all’interno della famiglia, sia in termini di risorse economiche che di tempo, hanno quindi un ruolo cruciale nel disegnare tali interventi pubblici. In questa direzione un’area di ricerca del Dipartimento di Scienze economiche enfatizza il ruolo della famiglia come fattore di mediazione dell’intervento pubblico.
All’interno del progetto di eccellenza, il dipartimento propone di creare una nuova “Data Platform” che permetterà di coniugare informazioni su dimensioni oggettive e soggettive di salute e benessere di un campione di famiglie italiane con informazioni retrospettive, attuali e prospettiche. La piattaforma costituisce la base per la creazione di “big data” che combinano varie fonti di informazioni (da inchieste, da basi amministrative, da registri ed estrapolate da altre basi dati) al fine di identificare e stimare l’impatto delle politiche di intervento pubblico su salute e benessere e di comprendere i meccanismi attraverso i quali tali politiche hanno un impatto sulle famiglie.
La piattaforma di raccolta dati può essere anche vista come uno strumento per disegnare e testare alcuni interventi di politica economica, o per identificare risposte comportamentali di famiglie e individui a specifici interventi, nonché per misurare la loro sostenibilità economica e politica. Immaginiamoci di avere avuto a disposizione questo strumento nel 2019. L’avvento del COVID-19 ha portato i governi Europei a prendere misure restrittive in termini di mobilità e occupazione. Con la piattaforma, avremmo potuto prevedere/anticipare alcune risposte comportamentali di famiglie e individui rispetto alle restrizioni imposte, nonché monitorare in tempo reale come il benessere e la salute cambiano in funzione delle restrizioni. Queste informazioni sarebbero state utili ai policy makers per poter compensare particolari gruppi della popolazione per gli effetti avversi generati da tali politiche.
La raccolta dati permetterà anche di sviluppare competenze nuove nella raccolta e analisi di dati primari e di basi amministrative. Inoltre, lo schema potrebbe essere replicato su una scala geografica più piccola, prendendo come riferimento ad esempio la popolazione residente nel Comune di Verona. Diverse politiche sono gestite a livello comunale in Italia, come asili nido, case popolari, servizi sociali. Valutare in maniera causale il loro impatto, anche intergenerazionale, è essenziale per comprendere, da un lato, gli effetti sociali di tali politiche e, dall’altro, capire come migliorarne il disegno.
Il progetto di raccolta dati potrebbe fornire uno strumento per sviluppare anche ricerca collaborativa con il privato che permetta di garantire il suo successivo sviluppo nei prossimi anni, anche da un punto di vista finanziario. Facciamo un esempio. Il territorio veronese è sede di molte catene di supermarket con copertura nazionale (Lidl, Aldi, EuroSpin, Migross, etc.). Un progetto collaborativo potrebbe analizzare ad esempio “healthy food consumption”, misurato dalla composizione calorica dei beni acquistati. Per estrapolare evidenza causale dai dati, sarebbe opportuno randomizzare il consumo di questo tipo di cibo tra utenti delle catene. Nel framework di un progetto collaborativo, la catena di supermarket potrebbe sviluppare dei buoni per l’acquisto di alcuni prodotti e l’accesso a tali buoni può essere poi randomizzato tra i partecipanti alla nostra data platform. L’aspetto interessante dei dati è che non si limiterebbe l’analisi alle scelte di consumo indotte dal trattamento (l’ipotetico voucher per consumare cibo di migliore qualità), ma si potrebbe monitorare l’impatto di tali scelte su alcune dimensioni di benessere e salute.
Numerosi sono, inoltre, i collegamenti con il PNRR. La missione salute del PNRR prevede importanti riforme ed investimenti nel Servizio Sanitario Nazionale che interessano la ridefinizione della rete di assistenza sanitaria nazionale territoriale. In questa prospettiva, la raccolta di dati sia dal lato dell’offerta che della domanda diventa fondamentale per una valutazione delle attuali politiche sanitarie e per una comprensione ed analisi dei possibili sviluppi futuri.
Il PNRR enfatizza anche il benessere, soprattutto dei giovani. Il progetto di raccolta dati permetterà di fornire innovative misure di benessere che coinvolgano anche questo gruppo, per il quale non esistono misure di capitale umano o reddito sufficienti per definire concetti come povertà, disuguaglianza e benessere materiale, mentre misure soggettive di benessere possono essere difficili da raccogliere. I dati permetteranno di guardare ai giovani e alle loro famiglie, al fine di comprendere i meccanismi di redistribuzione delle risorse all’interno delle famiglie e quindi valutare l’impatto di politiche pubbliche su bambini e genitori. Un esempio a questo riguardo è lo stimolo all’offerta di servizi all’infanzia promossa dal PNRR. I dati permetteranno di valutare l’impatto di questa politica a partire da esperienze passate (per esempio, il Piano Nidi del 2007) e calcolarne i rendimenti individuali e sociali, da contrastare ai costi di finanziamento (espliciti nel PNRR).
Più in generale, la piattaforma dati che sarà costruita potrebbe fornire un importante supporto per stimare l’impatto del PNRR per l’economa italiana e per le sue dimensioni territoriali. Questo aspetto dovrebbe attrarre l’attenzione di stakeholder pubblici interessati anche nelle macro-conseguenze per famiglie e giovani di scelte di politica economica.
DOTTORATO E PERCORSO IN “DATA ANALYSIS AND FINANCE”
A partire dall’anno accademico 2023/24, il Dottorato in Economia e Finanza avrà due percorsi distinti: “Economics” e “Data Analysis and Finance”. Nella sua nuova veste il Dottorato sarà così in grado di produrre formazione elevata sui principali temi economico-finanziari, in questo modo contribuendo ad incrementare il livello delle competenze economico-finanziarie, storicamente basse nel nostro Paese.
Le trasversalità tra Economia e Finanza permetteranno, inoltre, di produrre ricerca avanzata su temi all’avanguardia (anche per il tessuto locale) quali sostenibilità e green finance.
Il concetto di finanza verde si riferisce alle attività finanziarie che promuovono progetti rispettosi dell’ambiente e socialmente responsabili. Tra i vantaggi della finanza verde rientrano il contributo a un’economia più ecologica e inclusiva, l’offerta di opportunità agli investitori e la promozione di servizi e infrastrutture efficienti. Tuttavia, occorre anche rilevare i rischi del greenwashing, ovvero la pratica di presentare gli investimenti come sostenibili quando non lo sono. La ricerca su green finance si occupa anche dei metodi per valutare l’impatto economico delle scelte sostenibili e le sfide e vincoli che le aziende devono affrontare nella transizione verso pratiche più sostenibili.
Gli investimenti sostenibili sono destinati a durare per decenni e a cambiare il mondo in modo duraturo. Nel breve periodo, questi investimenti possono risentire della speculazione o di elementi di disturbo esterni, ma nel medio-lungo periodo garantiscono ritorni economici sicuri. Il concetto di sostenibilità riguarda non solo l’ambiente, ma anche la società e l’economia. Le sfide da vincere includono una maggiore promozione degli strumenti finanziari verdi, una più massiccia collaborazione tra gli Stati, l’individuazione di strategie e misurazioni più chiare.
Dei due nuovi percorsi, “Economics” erediterà l’assetto attuale del Dottorato, mentre “Data Analysis and Finance” sarà totalmente nuovo e punterà a soddisfare una crescente richiesta di figure attive nel campo dell’analisi dati e della finanza, sia in ambito accademico che in ambito professionale. La quantità di dati disponibili è in continua crescita e ciò richiede competenze sempre più avanzate per la loro gestione ottimale.
Il Data Analyst è una figura professionale molto richiesta dalle aziende in quanto si occupa di gestire e analizzare grandi quantità di dati per aiutare l’azienda a prendere decisioni strategiche e operative. La sua figura non è più solo quella di un raccoglitore di dati, ma deve lavorare alla determinazione delle strategie aziendali. Secondo un’analisi della Tag Innovation School, il 50% delle PMI italiane ha dichiarato di voler assumere un esperto di analisi dei dati entro i prossimi tre anni.
Il mercato digitale in Italia è in costante crescita e ha fatto registrare un aumento del 21% nel 2022 (fonte: Il Sole 24 Ore). L’elaborazione tradizionale di grandi quantità di dati richiederebbe troppo tempo e sarebbe soggetta a errori; quindi, l’automazione e il low code sono diventati importanti. Il Data Analyst si occupa di analizzare grandi quantità di dati per trovare evidenze quantitative che supportino le decisioni di business. È presente nel 56% delle grandi aziende italiane nel 2018 e si prevede che la percentuale raggiungerà il 75% entro la fine del 2019.
Data Analytics e Intelligenza Artificiale ricoprono un ruolo sempre più importante in ambito economico finanziario. Sono infatti utilizzati con successo per automatizzare attività e processi ripetitivi e per migliorare i processi decisionali. Risulta fondamentale la formazione di figure con competenze avanzate in questi settori sia per l’analisi dei mercati che per quella delle politiche economiche.