
(AGENPARL) – ven 01 settembre 2023 Caretta caretta nel Parco: oltre 20 nate a Marina
Bani: «Intensificheremo monitoraggi e campagne di sensibilizzazione»
Con le ultime cinque tartarughine nate la scorsa sera si è concluso il presidio al nido di Marina di
Pisa nei pressi dello stabilimento balneare della Croce Rossa. Sono state oltre venti in totale le
piccole Caretta caretta venute alla luce in questi giorni secondo le analisi dell’associazione
scientifica tartAmare che per conto della Regione Toscana è responsabile della gestione dei nidi
sulle spiagge a sud dell’Arno.
La deposizione sul litorale pisano è avvenuta circa due mesi fa, poi il 22 agosto i bagnanti hanno
visto le prima tartarughine muoversi tra gli ombrelloni per cercare di raggiungere il mare. A quel
punto è stata avvertita la Guardia Costiera, la zona è stata delimitata ed i responsabili
dell’associazione tartAmare hanno seguito la schiusa di ulteriori tre esemplari e a tempo debito
hanno aperto il nido permettendo di sopravvivere alle ultime cinque tartarughe che non
riuscivano ad uscire perché la sabbia si era troppo compattata. Tre di queste hanno raggiunto il
mare in autonomia, elemento che determina un imprinting che spingerà le stesse, una volta adulte, a
tornare in questi luoghi per la deposizione. Le altre due prima del rilascio hanno avuto bisogno di
qualche minuto di ricovero nella scatola termica.
Per il litorale pisano si tratta di un evento raro ma che potrebbe diventare sempre più
comune: il cambiamento climatico ed il conseguente aumento della temperatura della sabbia e del
mare sta spostando le deposizioni più a nord. «Per questo è importante segnalare
immediatamente i ritrovamenti delle tracce che indicano la presenza di nidi – spiega Luana
Papetti responsabile dell’associazione tartAmare – il nostro intervento prevede la delimitazione
dell’area, il presidio e fornire informazioni corrette ai tanti curiosi che vengono ad assistere, sia di
persona sia con pannelli dedicati». «Nel Parco è il primo nido di Caretta caretta dopo tempo –
commenta il presidente Bani – è una grande emozione ed allo stesso tempo una grande
responsabilità. Insieme alle associazioni ed agli enti preposti, a partire da Legambiente Pisa che
monitora le spiagge del Parco, vogliamo intensificare le campagne di sensibilizzazione rivolte ai
cittadini e ai balneari e incentivare ulteriormente i monitoraggi, perché scoprire un nido in tempo
aumenta il successo della schiusa». «In accordo con il Parco, la nostra associazione si occupa del
monitoraggio dallo Scolmatore alla Lecciona. Da quest’anno utilizziamo anche i droni nel tratto
tra il Gombo ed il Serchio – continua Yuri Galletti per Legambiente Pisa – siamo alla ricerca di
volontari che ci possano aiutare in queste operazioni. Ricordiamo che in caso di ritrovamento
bisogna chiamare subito il 1530 della Guardia Costiera che attiva l’associazione tartAmare
oppure il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a seconda della zona di competenza».
Quando i nidi non vengono delimitati invece, il calpestio può compattare la sabbia sovrastante e
ridurre il numero di esemplari che nascono. I neonati non vanno toccati perché devono raggiungere
il mare da soli, mentre possono essere aiutati con delle luci a trovare l’orientamento che a volte
perdono a causa di altre fonti luminose artificiali.