(AGENPARL) - Roma, 30 Agosto 2023(AGENPARL) – mer 30 agosto 2023 Prot. n.______ Federico Marini
FOTOVOLTAICO – In Sardegna sono quasi 5mila gli impianti
fotovoltaici installati nelle attività produttive. L’Isola terza in Italia per
produzione complessiva di questa energia. Lai e Serra (Confartigianato
Sardegna): “L’inclinazione degli imprenditori sardi per il fotovoltaico va
sostenuta con interventi strutturali”. Gli artigiani chiedono tempi certi e celeri
e procedure snelle per la spendita dei 70milioni di euro stanziati dalla
Regione per l’autoproduzione.
Associazioni Sono 4.768 gli impianti fotovoltaici installati dalle imprese del manifatturiero,
Territoriali delle costruzioni e del terziario della Sardegna che producono 237 GWh per
Sud Sardegna
autoconsumo. Da questo calcolo sono esclusi gli impianti per la produzione di energia da
Cagliari vendere. Secondo l’indicatore territoriale di intensità di diffusione degli impianti
Via Riva Villasanta 241
prodotti 0,725 MegaWatt, collocando così la regione in posizione intermedia (9° posto
Oristano
Via Campanelli, 41 tra le regioni), anche se superiore del 34,4% alla media nazionale.
Nuoro complessiva di tutti gli impianti fotovoltaici installati (residenziali, agricoli, imprese
Via Brig.Sassari, 37 della produzione di energia elettrica e imprese manifatturiere, costruzioni e terziario no
energy) segnando un aumento del 16,4% rispetto al 2021, superiore al +12,3% della
Sassari media nazionale e al +11,2% della media delle regioni del Mezzogiorno, collocandosi
Via Alghero, 30
Trento (+14,5%).
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 Sono questi i dati che emergono dal dossier su “La produzione di energia
Confartigianato Sardegna, su dati GSE del primo trimestre di quest’anno.
Il report rileva anche come, sempre nel primo scorcio del 2023, l’aumento della
produzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia più accentuato in Sicilia
(+20,3%), seguita da Sardegna (+16,3%), Lombardia (+11,8%) e Piemonte (+9,6%), a
fronte del +4,4% medio nazionale.
Nel più lungo periodo, la Sardegna è la regione italiana più dinamica per
produzione con FV: nell’arco di un quinquennio, tra il 2017 e il 2022, la produzione lorda
degli impianti fotovoltaici in Italia in Sardegna è salita del 34,5%, più del doppio della
media nazionale (+15,4%) e quasi il triplo della media del Mezzogiorno (+11,2%),
collocandosi davanti a Lombardia con +28,8%, Liguria con +25,7%, Veneto con +24,9%,
Friuli Venezia Giulia con +21,3%, Valle D’Aosta con +20,8%, Provincia Autonoma di
Trento con +20,7%, Lazio con +18,6%.
Inoltre, l’attività di installazione e gestione degli impianti fotovoltaici influenza i
risultati economici delle 2.270 imprese che in Sardegna operano in settori interessati
dalla filiera FER: installazione impianti elettrici, produzione di motori, generatori e
Confartigianato Imprese Sardegna
trasformatori elettrici, turbine e turboalternatori, produzione di energia elettrica, recupero
e preparazione per riciclaggio di rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse.
“Lo sviluppo del fotovoltaico su capannoni e immobili produttivi delle imprese –
commenta Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna –
consente di coniugare lo sviluppo delle rinnovabili senza consumo di suolo, di cui gli
impianti fotovoltaici a terra sono un fattore critico”.
La Presidente ricorda anche l’iniziativa della Regione, in particolare
dell’Assessorato all’Industria, per lo stanziamento in Finanziaria di 70 milioni di
euro per supportare imprese e famiglie nell’autoproduzione dell’energia.
“Come imprenditori, e come cittadini – prosegue – guardiamo con particolare
attenzione quelle risorse che andrebbero a supportare doppiamente le attività
produttive: direttamente, con l’autoproduzione di energia, e indirettamente,
tramite i cittadini che dovrebbero rivolgersi agli installatori e impiantisti. Su tale
stanziamento, chiediamo tempi certi e celeri e procedure snelle”.
Inoltre, secondo un’analisi realizzata sempre dall’Ufficio Studi Nazionale di
Confartigianato, secondo i dati ISPRA, a livello nazionale, tra il 2006 e il 2021 la
seconda causa del consumo di suolo (non considerando i cantieri, per loro natura
temporanei) è rappresentato dagli impianti fotovoltaici terra con un consumo di 14.625
ettari (ha), collocandosi dietro agli edifici con 18.206 ettari.
“L’inclinazione degli imprenditori sardi verso il fotovoltaico – continua – va
sostenuta con interventi strutturali pensati per le realtà produttive. L’utilizzo dei fondi
del PNNR, deve essere ripensato in quest’ottica, altrimenti rischiamo di perdere
un’opportunità straordinaria”.
Sempre secondo il dossier di Confartigianato Sardegna, nell’Isola la quota di
potenza installata su impianti Fotovoltaici a terra è del 40%, superiore al 34% medio
nazionale, a fronte del restante 60% riferito a impianti collocati su edifici, capannoni,
tettoie, serre e su altre superfici. Inoltre, la nota trimestrale del GSE indica come al 31
marzo 2022 la superfice lorda occupata dagli impianti a terra in Sardegna sia di 638,9
ettari (ha), con una incidenza della superfice occupata dai pannelli rispetto alla superficie
agricola utilizzabile dello 0,05%, inferiore alla media Italia dello 0,13%.
“Lo sviluppo del Fotovoltaico per le imprese – aggiunge Daniele Serra, Segretario
di Confartigianato Sardegna – consente di ridurre il gap di competitività esploso nella
crisi energetica, la quale ha determinato nel 2022 un extra costo dell’energia elettrica e
il gas per le micro e piccole imprese sarde di quasi 500milioni di euro accertati nel
primo semestre e di circa 900 stimati alla fine dell’anno”.
Una recente indagine dell’Associazione Artigiana ha anche messo in luce come la
crisi energetica abbia impattato duramente sulle imprese sarde, soprattutto su quelle di
piccole e medie dimensioni, 95mila in tutta l’Isola, con una escalation dei prezzi
dell’elettricità e del gas che ha provocato una impennata dei costi determinando un
aumento del +147,1% rispetto al 2021. Per questo le piccole e medie realtà hanno
adottato 6 soluzioni per continuare essere presenti sul mercato e a lavorare: aumento dei
prezzi, riduzione margini di profitto, autoproduzione di elettricità, efficientamento
impianti, rinegoziazione dei contratti e, purtroppo, anche la riduzione e la
Confartigianato Imprese Sardegna
sospensione dell’attività.
“Il caro energia, che ha colpito imprese e famiglie, ci deve far capire che è
fondamentale ottimizzare il consumo di energia attraverso interventi comportamentali e,
soprattutto, con le nuove tecnologie – proseguono Lai e Serra – la transizione verso le
energie rinnovabili e le tecnologie a basse emissioni di carbonio è una delle scelte
decisive che la nostra Regione, così come tutto il nostro Paese, deve fare. Dobbiamo
compiere scelte lungimiranti, coraggiose e decise sulla base degli strumenti che oggi
abbiamo a disposizione”. “Per questo – concludono Presidente e Segretario – l’energia
rinnovabile rappresenta, a oggi, uno dei pochi alleati considerata la scarsa disponibilità
di risorse fossili della nostra regione e del nostro Paese”.
Secondo una recente indagine di ENEA, per soddisfare l’intero fabbisogno
elettrico del settore residenziale nazionale servirebbe installare pannelli fotovoltaici sul
30% circa della superficie complessiva dei tetti degli edifici ad uso abitativo del nostro
Paese, che equivale a quasi la totalità dell’area idonea all’installazione di questi
dispositivi.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “Open access Energies” descrive il reale
potenziale del fotovoltaico in Italia al 2030 e al 2050 impiegando solo le superfici di
copertura di edifici esistenti, senza la necessità di ulteriore uso del suolo.
Nel nostro Paese gli edifici ad uso residenziale sono oltre 12 milioni con una
superficie complessiva dei tetti di circa 1.490 km2, di cui solo 450 km2, pari appunto al
30% circa, potrebbero avere caratteristiche adeguate all’installazione di pannelli
fotovoltaici.
Nel dossier viene evidenziato come, ipotizzando di occupare interamente questa
superficie ottimale (circa 450 km2), si potrebbero generare oltre 79 mila GWh di energia
elettrica per una potenza complessiva installata di 72 GW. Anche se si riuscisse a
occupare una superficie inferiore (indicativamente circa 310 km2), l’energia prodotta
sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico del settore residenziale
pari a un consumo medio annuo di circa 65,5 mila GWh.
Tuttavia, gli scenari più ‘probabili’ evidenziati dallo studio ENEA dimostrano che
la potenza fotovoltaica installata potrebbe essere solo pari a 6 GW, ovvero l’11,5%
dell’obiettivo nazionale fissato in 52 GW di nuova capacità fotovoltaica al 2030 (due
volte e mezzo la potenza registrata nel 2020). Al 2050, lo studio stima che la produzione
di energia elettrica da fotovoltaico potrebbe coprire potenzialmente poco meno del 40%
del fabbisogno nazionale, ma con significative differenze a livello regionale: Veneto,
Emilia-Romagna e Lombardia dovrebbero avvicinarsi agli obiettivi nazionali anche
seguendo scenari più cautelativi, mentre altre regioni necessiterebbero di scenari più
spinti. Per sostenere e promuovere il fotovoltaico sui tetti serve rimodulare gli incentivi o
adottare nuove azioni su base regionale.
A livello territoriale, lo studio ENEA ha calcolato che al 2050 nel Nord-ovest si
potrebbe produrre oltre 5.500 GWh di energia elettrica con il fotovoltaico sui tetti,
consentendo di soddisfare fino al 50% del fabbisogno residenziale. Nel Nord-est questa
percentuale potrebbe superare il 50%, con una produzione complessiva di 7.100 GWh. Al
Confartigianato Imprese Sardegna
Centro, la percentuale scenderebbe a circa il 40%, mentre nel Sud e nelle Isole la
copertura del fabbisogno raggiungerebbe percentuali via via più basse.
Nonostante il potenziale e la convenienza del fotovoltaico sulle coperture degli
edifici, rimangono da affrontare sfide come la natura intermittente di questa fonte di
energia e procedure amministrative che restano complesse, anche se di recente è stata
varata una normativa che punta a ridurre la burocrazia e a promuovere nuove installazioni
sui tetti di edifici esistenti, compresi quelli dei centri storici.
Negli ultimi anni sono stati realizzati molteplici interventi di efficientamento
energetico del nostro patrimonio edilizio, ma molto rimane da fare: gli edifici residenziali
sono responsabili ancora del 12% delle emissioni e del 30% del fabbisogno energetico
complessivo del nostro Paese soprattutto a causa della climatizzazione e delle scarse
prestazioni termiche dell’involucro edilizio.
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