
[lid] In un settore in crisi da anni come quello cinematografico c’è molta attesa per la prossima riapertura del “tax credit”.
Secondo alcune fonti ben informate riferiscono che non sembra essere per nulla incoraggiante quello che sta accadendo.
Infatti gli addetti ai lavori e produttori, in particolar modo i piccoli produttori indipendenti (per i quali questa forma di finanziamento risulta fondamentale per poter avviare un progetto) stanno indagando per sapere cosa bolle in pentola.
Sembrerebbe che alcuni burocrati del Ministero della Cultura stiano cercando di imporre dei paletti per l’erogazione dei fondi. Vediamo quali, stando alle nostre indiscrezioni:
– richiesta di tax credit per un massimo di tre progetti. Prima il massimo era di sette. Questa modifica, apparentemente, determinerebbe maggiori possibilità per i “piccoli” produttori.
– abbassamento del tetto massimo di richiesta per singola produzione (da nove a cinque milioni).
– vincolo di aver messo in opera almeno una produzione all’anno nei tre anni precedenti alla richiesta di tax credit.
Ecco che sull’ultimo punto casca l’asino. Sono escluse a priori tutte le produzioni indipendenti di recente costituzione, ma non solo.
In tale modo ,se risultassero fondate le indiscrezioni, gli unici che possono vantare (ovviamente per merito loro, su questo non si discute) di aver prodotto almeno un film all’anno negli ultimi tre anni… anche se il 2020 non è stato l’anno della pandemia?
In quanti sono riusciti a produrre almeno un film nel 2020, nel 2021 e nel 2023? In pochi, grandi, produttori.
Non è che per caso che si vogliono privilegiare i produttori che storicamente hanno ricevuto fondi statali erogati tramite conoscenze di amici di amici che, alla fine dei sei gradi di separazione, portavano sempre e comunque alla solita sponda politica?
E non è che per caso qualcuno ha intenzione di creare trambustò in un settore già in crisi per svariate ragioni (tra le quali, evidentemente, la spinta verso una precisa linea editoriale che premiasse l’ideologia promossa dalla sinistra) cercando poi di colpevolizzare per questo il governo Meloni?
Gli stessi rumors ci raccontano di una Lucia Borgonzoni agguerrita ed intenzionata a non darla vinta a chi sta tentando, in tutti i modi, di restare ancorato ad un sistema malato che per anni ha investito i soldi degli italiani seguendo criteri che poco avevano a che fare con la volontà di ridare lustro al cinema italiano.
Ci auguriamo quindi che esca vittoriosa da questa battaglia che, come spesso accade in questi casi, viene combattuta sotto traccia è lontano dalle luci dei riflettori.