
(AGENPARL) – lun 07 agosto 2023 [image: image.png]
*CONGIUNTURA CONFIMI INDUSTRIA: RALLENTAMENTO ECONOMIA, ORDINATIVI GIÙ.*
*AGNELLI: “È LA POLITICA MIOPE DELLA BCE”*
Roma, 7 agosto 2023 – “Gli industriali non hanno dubbi, i tassi d’interesse
della BCE non sono la giusta contromisura per combattere l’ondata
inflattiva, piuttosto porteranno a un rallentamento dell’economia”. Così
Paolo Agnelli industriale e presidente di Confimi Industria commentando
l’indagine congiunturale condotta dal Centro Studi della Confederazione che
ha intervistato gli associati sul consuntivo del primo semestre del 2023 e
chiedendo loro una previsione dell’andamento fino alla fine dell’anno.
“L’inflazione è la causa di una difficoltà, le azioni miopi della Bce la
acuiscono e non portano di certo a una soluzione” avverte Agnelli che
spiega “siamo in un circolo vizioso che non permette alle aziende di calare
i listini: i costi energetici sono tre volti superiori rispetto al 2019, la
meccanica ha adeguato gli stipendi all’indice europeo apportando +1500 euro
lordi a ciascun dipendente e il costo del denaro è quadruplicato in meno di
un anno”.
“Il conto economico è quindi allo stremo e se la BCE insiste con queste
misure, le previsioni e le performance del sistema produttivo continueranno
a essere negative” chiude Agnelli.
Il costo del denaro infatti non è passato inosservato tanto più che il 51%
delle imprese ha fruito delle misure previste a sostegno della liquidità
delle imprese e in particolare modo per effettuare investimenti (23%), per
disporre di liquidità e finanziamento circolante (14%), per moratoria mutui
(11%) per Rifinanziamento/ristrutturazione del debito (3%).
*CONSUNTIVO 1° SEMESTRE 2023*
Il 33% chiude il primo semestre dell’anno con un aumento del fatturato di
oltre il 10%. Stabile il mercato dei servizi. Si spacca invece a metà la
meccanica: il 50% delle imprese del settore per la prima volta dal 2018
dichiara una contrazione del fatturato superiore al 10%.
Segno meno anche per gli investimenti per poco più di 1 impresa su 5.
Nessun grande scostamento lato occupazione che rimane stabile nel 72% delle
imprese. A registrare una leggera riduzione del personale sono state le
imprese del settore edile e della plastica. A creare nuovi posti di lavoro
invece il settore digitale e dei servizi.
La produzione torna a valori positivi: se il 45% del campione dichiara
stabilità rispetto al 2022, il 28% delle imprese manifatturiere ha
riscontrato aumenti o forti aumenti. Ordinativi rilevanti (+30% sul 2022)
per il settore dell’impiantistica e il comparto alimentare.
Stabile il resto della manifattura. Non performano neppure gli ordinativi
dall’estero che risultano in contrazione per il 34% delle aziende
esportatrici.
*PREVISIONALE – fino al 31 dicembre 2023*
Previsioni a segno positivo per i settori di edilizia e impiantistica
mentre crescono le preoccupazioni per il calo da parte di plastica e gomma.
Stabili gli altri settori manifatturieri.
Si mantengono stabili anche gli investimenti per quasi 7 aziende su 10.
Spaccate a metà le previsioni sulla produzione: se un’impresa su due non
prevede grosse variazioni, c’è poi un 25% che prevede forti aumenti e il
restante 25% che invece teme una notevole contrazione.
*Nessuna buona nuova dalle previsioni ordini che si attesta a segno
negativo per oltre il 30% del campione*. Neppure il mercato estero regala
soddisfazioni: solo il 17% prevede una moderata crescita.
A tal proposito, gli USA e il Canada conquistano il terzo posto come
mercato di riferimento per le imprese manifatturiere scavalcando il Far
East.
*OCCUPAZIONE*
Nonostante il 54% delle imprese abbia in programma nuove assunzioni e si
occuperà della formazione del personale (anche di quella non
obbligatoria), *quasi
9 aziende su 10, l’87%, dichiara difficoltà nel reperire il personale.*
Le figure maggiormente richieste sono il personale di produzione
specializzato e no, progettisti, personale per le aree di R&S, qualità e
controller.
Solo l’8% delle imprese intervistate immagina di dover ridurre il personale
nei prossimi mesi.
Relativamente agli *ammortizzatori sociali, il 91% degli intervistati non
li ha utilizzati e non ha intenzione di utilizzarli*. Quel 9% di imprese
che faranno ricorso all’ammortizzatore dichiarano che sia dovuto a una
forte riduzione degli ordinativi.
Capitolo smart working: lo strumento viene utilizzato – e in maniera
stabile – dal 15% del campione da aziende che afferiscono ai settori dei
servizi e del digitale.
Le imprese manifatturiere tengono ai propri dipendenti e tutte hanno
incrementato azioni a loro supporto: sistemi premiali, strumenti di welfare
aggiuntivi rispetto a quelli contrattuali, maggiori flessibilità oraria
(part-time, smart working, giorni rosa).
*AZIONI RICHIESTE PER UNA MAGGIORE COMPETITIVITÀ*
Con il rallentamento del mercato bisogna lavorare sulle leve di
competitività e per il 61% degli industriali la prima criticità è legata
alla ricerca del personale specializzato, seguono il costo del lavoro e il
carico burocratico-amministrativo.
Secondo l’analisi del Centro Studi, inoltre, per migliorare la
competitività delle imprese, *gli industriali auspicano un impegno concreto
delle Istituzioni alla lotta all’illegalità e alla contraffazione*
Il campione:
500 aziende, 25% guidate da donne, 15% da under 40.
I principali settori rilevati sono metalmeccanica (46%), servizi alle
imprese (14%), plastica e gomma (8%), edilizia (8%), alimentare (5%)
seguono legno, digitale, tessile.
Crescono all’interno del sistema Confimi le aziende con fatturato fino a 50
mln e arrivano ad essere il 23%.
Ancora poca attenzione all’export che sembra non riguardare il 30% del
campione. Mentre 1 impresa su 5 fattura all’estero oltre il 50% del proprio
lavoro.
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Eleonora Niro
Ufficio stampa – Relazioni Esterne
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