
(AGENPARL) – dom 23 luglio 2023 I CONCERTI DEL LUNEDI’
XX edizione
Presenta
Omaggio a Franco Cerri
Quintetto Hic Sunt LeonesJoulia Baricheva(voce), Massimo Ronzi(chitarra), Antonio Bologna(piano), Alessandro Favaro (Basso), Mattia Zanlorenzi(Batteria)
Breath Music Duo tra Verdi e Gershwin
Lunedì 17 luglio, alle ore 21,30, secondo appuntamento per la XX edizione de’ “I Concerti del Lunedì” di Pisciotta firmati da Mauro Navarra con il clarinettista Sabato Morretta e la pianista Stefania De Santi
Terzo appuntamento per “I concerti del Lunedì”, rassegna organizzata dal Comune di Pisciotta, con la direzione artistica del Maestro Mauro Navarra e l’organizzazione dell’Associazione “Artisti Cilentani Associati”, con il patrocinio della Regione Campania, del Ministero della Cultura, finanziato dall’Unione Europea NextGeneration.EU. Lunedì 24 luglio la Piazzetta Pagano di Pisciotta risuonerà delle note del jazz classico con il quintetto Hic Sunt Leones, composto dalla vocalist Joulia Baricheva, dal chitarrista Massimo Ronzi, con Antonio Bologna al pianoforte, Alessandro Favaro al basso, e Mattia Zanlorenzi alla batteria. L’omaggio e per il caposcuola della chitarra jazz in Italia, Franco Cerri
Uno straordinario musicista, che ha suonato fino alla fine, con quella incredibile voglia di vivere, i suonare, esporsi, progettare.
L’esibizione del trio (con lui ci sono Alberto Gurrisi all’organo Hammond e Walter Calloni alla batteria) è preceduta da una breve performance a metà strada tra cabaret e intrattenimento musicale, eseguita da un simpatico presentatore-attore-cantante che risponde al nome di Fabio Calabrò e che annuncia e dà il via con entusiasmo al concerto di Cerri.
Ora il concerto può cominciare. Non vorrei farne la pura cronaca, preferisco cercare di comunicare a chi legge le emozioni che ho provato da semplice ascoltatore. Franco imbraccia una chitarra che da lontano ricorda solo vagamente la sua storica Gibson L5, nonostante come alla sua manchi il battipenna. In realtà è uno strumento artigianale di splendida fattura, costruito recentemente per lui da Mirko Borghino, che verrà citato e ringraziato a fine concerto. La sonorità è molto simile alla chitarra americana cui probabilmente si è ispirato il liutaio bresciano, ma sono del parere che Franco Cerri può avere tra le mani qualsiasi buona chitarra: sono poi le sue mani che generano quel suo suono, quel suo fraseggio, creando quel clima magico che riporta alle atmosfere di un passato che hanno segnato il suo percorso di musicista.
Dopo l’esordio avvenuto con una delicata e soffice versione di “Blusette”, ecco snocciolati uno dopo l’altro alcuni dei motivi che hanno fatto la storia del jazz. Sembra di trovarsi immersi in una piccola enciclopedia del jazz appunto, alla corte dei più grandi, dei colossi: Django Reinhardt, Chet Baker, John Coltrane, Duke Ellington. Ecco i brani che li hanno resi famosi a cui attinge a piene mani il trio condotto da Cerri: dalla swingante “There Will Never Be Another You” alla delicata “My Funny Valentine”, dalla garbata “Body & Soul” alla più movimentata “Take The A Train”. Un tocco morbido, ma determinato ed efficace quello del maestro, proprio come un tempo, una capacità di immergersi nel pezzo con abilità, elaborando frasi brevi e comprensibili che si inseriscono nell’armonia con sapienza ineguagliabile, melodie e arpeggi di accordi raffinati, quando non sono sequenze di frasi eseguite a ottave, per non dimenticare, oltre a Django, nemmeno Wes Mongomery.
I due compagni di Cerri sono musicisti eclettici: il granitico Walter Calloni, batterista esuberante e versatile, che ricordo innovativo con Fabrizio De André in “Creuza de ma”, inamovibile a fianco del Franz di Cioccio “cantante” della PFM, qui si rivela quasi inaspettatamente soffice e squisitamente docile, mentre aggiunge valore alla musica del trio, segnando le ritmiche con determinazione e leggerezza. Anche Alberto Gurrisi, che da tempo collabora con Franco Cerri, inserisce con destrezza il suono del suo organo Hammond nell’ensamble, sostituendo il basso e incorniciando le melodie della chitarra in un tappeto di armonie compiacenti, sfumando tra il moderno e il vintage.
Il concerto non poteva che terminare con “Corcovado”, il brano che da sempre è il cavallo di battaglia del chitarrista milanese. Inevitabili i bis con “Some Day My Prince Will Come” a concludere una serata memorabile.