
(AGENPARL) – sab 15 luglio 2023 Inflazione: Fisac Cgil, profitti aumentano e salari stagnano, rinnovare contratti
Nota ufficio studi sindacato credito di corso d’Italia su costo vita e strategie d’uscita
Roma, 15 luglio – Inflazione da profitti, che le manovre della Bce non riescono ad arginare. Crescita dei tassi su mutui e prestiti, con calo dei depositi e aumento delle sofferenze. Salari che stagnano e che non tengono il passo con il costo della vita. La politica monetaria non basta a raffreddare l’inflazione, serve agire sul rinnovo dei contratti, sul controllo dei prezzi e sulla leva fiscale. A ricostruire la fase economica che stiamo attraversando e a individuare una via d’usicta è la Fisac Cgil in una breve nota congiunturale, a cura dell’Ufficio studi e ricerche.
“Per contrastare l’inflazione da profitti – osserva la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito – serve con urgenza rinnovare i contratti nazionali compensando i gap inflattivi. E serve agire parallelamente sul controllo dei prezzi, con un più stringente ruolo delle authority sulle tariffe, e con la tassazione degli extra profitti registrati in questo periodo”. La nota dell’Ufficio studi e ricerche del sindacato passa in rassegna gli interventi sui tassi di riferimento da parte della Bce per contrastare la crescita dell’inflazione, gli effetti sui tassi bancari, sui depositi e sui prestiti, e avanza, infine, strategie di contrasto non relegate alla sola politica monetaria.
Inflazione e salari – Le previsioni del tasso di inflazione per il nostro paese a fine 2023, riporta lo studio della Fisac Cgil, “si attestano in una forbice compresa tra +5,5% e +6,5%; come confermato anche dal Fondo monetario, anche questo ‘secondo tempo’ dell’inflazione è collegato in larga misura all’incremento dei profitti delle grandi aziende, alimentato dal disallineamento tra prezzi crescenti e salari stagnanti”. Una situazione che assume “contorni drammatici nei Paesi dove non sono in essere né misure di contenimento dei prezzi come la Spagna né misure per incrementare i salari come la Francia”.
In sostanza, registra la nota Fisac Cgil, “parliamo di Paesi come l’Italia dove, secondo l’Ocse, si è registrato il più forte calo dei salari reali tra le principali economie Ocse (-7% alla fine del 2022) e la discesa è proseguita nel primo trimestre del 2023 (-7,5% su base annua)”. Le previsioni dell’isituto parigino prevedono un incremento dei salari nominali intorno al 3,6% per il 2023/24, “quindi ben al di sotto della dinamica inflattiva vista al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024”.
Tassi – Siamo in una fase in cui, si legge nella nota del sindacato Fisac Cgil, “l’inflazione è per larga parte legata all’incremento dei profitti delle grandi aziende, alimentata dal disallineamento tra prezzi crescenti e salari stagnanti”, la cosiddetta inflazione da avidità. Le misure adottate sui tassi dalla Bce “non stanno producendo gli effetti desiderati in chiave di contenimento del costo della vita; al contrario, le scelte di Francoforte, che hanno portato il tasso di rifinanziamento principale al 4% attuale dallo 0,5% in meno di un anno, e che già a fine luglio potrebbe salire al 4,5%, sta gravando in maniera pesante su lavoratori e pensionati, e si riflette in un calo dei depositi”.
Tassi bancari, depositi, prestiti – Gli ultimi dati forniti da Abi rilevano che il tasso applicato ai prestiti in euro a famiglie e società non finanziarie in Italia, ricorda la Fisac Cgil, è passato in un anno, da maggio 2023 allo stesso mese dell’anno precedente, dal 2,16% al 4,12%, mentre il dato relativo all’acquisto di abitazioni (mutui) dall’1,92% a al 4,24%. Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,43%, a giugno del 2020 tale valore era del 7,5%. Questa forma di finanziamento rappresenta circa un quarto di quelli alle famiglie, continuando a crescere e assorbendo una quota, nel 2022, pari al 12,8% del reddito disponibile. Nello stesso periodo, i depositi del settore privato sono diminuiti del 4,3% sui dodici mesi mentre la raccolta obbligazionaria è aumentata del 13,2%.
Considerazioni – “Tassi in continua crescita e inflazione ancora molto alta – commenta la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito – stanno generando forti tensioni alle famiglie e in particolare a dipendenti e pensionati, riflettendosi in un calo dei depositi”. La ricetta è il rinnovo dei contratti: sono oltre 30 quelli in attesa relativi a circa 7 milioni di dipendenti, oltre il 55% del totale. “C’è bisogno di aumenti – aggiunge Esposito – che siano in grado di compensare i gap inflattivi registrati, oltre alla redistribuzione della maggior produttività settoriale”.
Ma, secondo la dirigente sindacale, bisogna agire anche sui prezzi: “La resistenza alla diminuzione dei prezzi che si registra sulle filiere produttive fino ai consumatori finali richiederebbe un monitoraggio più stretto, anche per evitare abusi: il ruolo delle authority sulle tariffe è fondamentale. Non è accettabile limitarsi a registrare l’impatto sui prezzi della forte domanda/offerta, in particolare su servizi, bollette, carrello della spesa e cura della persona, per giustificare secondo logiche di mercato aumenti fuori controllo”.
Infine, secondo Esposito, “la leva fiscale rappresenta un ulteriore strumento di redistribuzione. La tassazione degli extra profitti registrati in questo periodo, non solo nel campo degli energetici, può essere funzionale alla riduzione del cuneo fiscale. Su questo fronte la lotta all’evasione fiscale diventa un elemento fondamentale per intercettare la quota dei maggiori profitti che sono realizzati in questa fase”, conclude la segretaria generale Fisac Cgil.