
(AGENPARL) – sab 15 luglio 2023 Città di Ufficio Stampa
http://www.comune.sanseverinomarche.mc.it
COMUNICATO STAMPA N. 420 15 LUGLIO 2023
PIETRE DELLA MEMORIA RICORDA IL SACRIFICIO DEL PARTIGIANO ABBAMAGAL
Il sacrificio di Carlo Abbamagal, partigiano etiope componente del Battaglione Mario
morto sul monte San Vicino nel 1943 mentre prendeva parte alla Resistenza
settempedana per la libertà d’Italia e d’Europa rivive ancora.
A lui la Città di San Severino Marche, Medaglia d’Oro al Merito Civile, negli scorsi
anni ha dedicato una lapide posta all’ingresso del cimitero civico di San Michele
nell’area monumentale e storica. Ora il sito http://www.pietredellamemoria.it ne celebra le
gesta con una scheda elaborata da Giovanni Carlucci con la collaborazione dell’Anpi,
sezione “Cap. Salvatore Valerio”, e del ricercatore, storico e scrittore Matteo Petracci.
Abbabulgù Abbamagal, chiamato Carlo dai compagni partigiani, fu tra gli africani che
fecero parte della Banda partigiana “Mario”. Egli cadde tra i primi il 24 novembre
1943. Nella Banda Mario, formata e guidata da Mario Depangher, viene ricordato nel
sito dedicato al progetto Pietre della Memoria, coesistettero tante lingue e religioni e
vi militarono sia uomini che donne. Vi furono inglesi, scozzesi, jugoslavi, sovietici,
polacchi, boemi e una dozzina di eritrei, etiopi, somali.
Ci furono altri casi di partecipazione di africani alla Resistenza ma quelli della Banda
Mario costituirono un caso unico perché si mossero in gruppo, uomini e donne, ascari
e civili.
La storia dei partigiani africani della Banda Mario cominciò poco prima dell’ingresso
dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Il governo fascista realizzò a Napoli una
Mostra propagandistica dedicata ai Territori d’Oltremare. Nel villaggio coloniale
furono ricostruiti gli habitat dei paesi conquistati con la presenza di sudditi coloniali
figuranti. Per questo dal corno d’Africa furono fatti arrivare una sessantina di etiopi,
somali, eritrei e una cinquantina di agenti coloniali (ascari) incaricati di vigilare su di
loro. Conclusa l’esibizione i figuranti avrebbero dovuto rientrare in Africa, ma il 10
giugno 1940 l’Italia entrò in guerra, la mostra fu sospesa e gli africani rimasero
internati nel villaggio. Finchè l’8 aprile 1943 essi furono trasferiti a Treia, in provincia
di Macerata, in un edificio nobiliare decadente: Villa Spada.
A differenza di quel che accadeva a Napoli, nelle Marche i 58 africani (e i 15 ascari)
ebbero contatti con la gente del luogo. Dopo la caduta del fascismo e l’armistizio del
1943, il 5 ottobre tre etiopi fuggirono da Villa Spada per unirsi a un gruppo di
partigiani e li aiutarono a impadronirsi delle armi presenti nella villa. Subito dopo altri
africani si unirono al gruppo: in totale furono 12 compreso Carlo Abbamagal.
Il primo luglio 1944 la banda entrò a San Severino Marche, 24 ore prima dell’arrivo
dei Polacchi. Il 26 luglio Villa Spada fu sgomberata e gli africani furono rimpatriati
dagli alleati tra la fine del 1945 e la metà del 1946.
I resti di Carletto Abbamagal sono presenti nel cimitero di San Severino Marche.
La vicenda dei partigiani africani della Banda Mario è stata ricostruita e raccontata
dallo storico Matteo Petracci nel libro Partigiani d’Oltremare (Pacini Editore).
Nella foto: la lapide che ricorda il sacrificio Carlo Abbamagal