
(AGENPARL) – sab 01 luglio 2023 COMUNICATO STAMPA
GRANO E ORZO, CALO DI PREZZI METTONO IN DIFFICOLTA’ LE AZIENDE
AGRICOLE UMBRE
L’allarme lanciato da Luca Focaccetti, presidente dell’associazione giovani agricoltori di Cia
Umbria
“Favorevoli a transizione ecologica e a seguire certi disciplinari, ma con un reddito dignitoso”
PERUGIA – “In una stagione dove si lotta, concedetemi il termine, per riuscire a portare a casa il
prodotto agricolo fra clima impazzito, piogge eccessive, infestanti difficili da trattare, date le
limitazioni dei disciplinari fitosanitari, e costi di produzione con un 40% di aumento rispetto al
2020, ci troviamo ad affrontare un listino merci poco in linea con le necessita? reali e che va a
indebolire ulteriormente aziende già? in difficolta?”. Così Luca Focaccetti, presidente associazione
giovani agricoltori (Agia) di Cia Umbria che testimonia uno degli effetti che la tanta acqua e
l’umidità di questi giorni hanno provocato nella raccolta. “In questi giorni il prezzo di uscita
dell’orzo secondo il bollettino di Perugia, è 14 euro il quintale. Noi produttori non possiamo che
sperare in un aumento”.
Le piogge abbondanti tra maggio e giugno hanno scongiurato lo spauracchio di una siccità grave,
come quella del 2022. Tuttavia, qualche problema lo stanno creando ai raccolti del grano e dell’orzo
che hanno sofferto per l’eccesso di umidità. Ciò ha comportato l’insorgenza di malattie fungine, che
stanno penalizzando ulteriormente le produzioni, con l’inevitabile calo del peso specifico in questa
fase di raccolta.
A preoccupare gli operatori del settore è soprattutto l’imponderabilità di quanto accadrà nel medio-
lungo termine e, di conseguenza, l’impossibilità di mettere in atto azioni e strategie efficaci per
tutelare la filiera cerealicola: perché i problemi esistono sia a monte, cioè in fase di produzione per
il rincaro dei costi energetici e dei concimi, che a valle, dove comunque il costo del grano e
dell’orzo è diminuito rispetto al 2022.
Senza una sostenibilità economica del produttore, di questo passo, assisteremo ad un ulteriore
abbandono delle aziende agricole, già dimezzate negli ultimi due decenni. Basti sapere che solo in
Umbria, secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, risulta un 20 per cento di terreni abbandonati
rispetto al 4 per cento della media nazionale. Altro elemento da non sottovalutare è il mancato
ricambio generazionale nel settore primario, che significa una sempre più scarsa presenza di giovani
in agricoltura.
“Se nel periodo prima del conflitto russo-ucraino era difficile essere competitivi con i mercati
mondiali – continua Focaccetti -, dove in alcuni paesi le limitazioni che riguardano concimi e
interventi fitosanitari sono meno stringenti, ora che i costi energetici sono alle stelle e di
conseguenza i costi di produzione triplicati, dobbiamo anche affrontare il futuro con dei prezzi che
non tengono conto dei cambiamenti in atto e delle spese moltiplicate.
Le basse rese e le problematiche climatiche metteranno a dura prova l’annata agraria 2023 e di
conseguenza quelle successive. Vorrei fosse chiara la tesi che vado a sostenere: con i prezzi attuali
dei cereali italiani una piccola o media azienda e? destinata a soccombere, non vi e? alcuna possibilità?
di competere nel settore o rinnovarlo.
C’e? la necessita? di nuove riforme agricole che hanno come obiettivo finale da un lato il sostegno a
quei giovani che vorrebbero inserirsi nel settore, attualmente bloccati dalla burocrazia, dai costi e
dall’idea che le produzioni sono ormai appannaggio solo di grandi aziende, dall’altro un supporto
concreto e costante a quegli imprenditori agricoli che di fronte al clima, all’aumento dei costi, alle
difficolta? legate alla manodopera, alla burocrazia, agli errori “involontari” dovuti a un lavoro che
non finisce mai nel campo, ma si concretizza nella ricerca, nei finanziamenti, nei progetti che
spesso hanno tempi lunghissimi, all’interno dei quali un agricoltore perde la ragione di ciò? che sta
facendo.