
(AGENPARL) – gio 29 giugno 2023 L’adozione legittimante è la miglior tutela dei diritti dei minori
In attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sulla costituzionalità dell’interruzione
dei rapporti con la famiglia d’origine per i minori adottati, Ai.Bi. ribadisce come l’adozione
legittimante sia l’unica vera forma di tutela che garantisca ai bambini abbandonati il pieno
diritto di tornare a essere figli
Mezzano di San Giuliano Milanese (MI) – 29 giugno 2023
A pochi giorni dalla decisione della Corte Costituzionale (attesa per il 5 luglio), chiamata a decidere
sulla costituzionalità della legge sulle adozioni che prevedete l’interruzione dei rapporti con la
famiglia d’origine nel momento in cui il minore viene adottato, il dibattito intorno a questo tema si
intensifica. Molti vorrebbero un’apertura verso la cosiddetta “adozione mite”, che permetterebbe
al figlio di mantenere rapporti con la famiglia d’origine anche dopo l’adozione.
Adozione legittimante e adozione aperta
Quello dell’adozione mite è un esempio pertinente della disputa tra la “legge del sangue”, che
privilegia il punto di vista dei genitori, e il “diritto di essere figlio”, che mette al centro di tutto
sempre e comunque il minore. Secondo Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini:
“Riconoscere al bambino nuovi genitori adottivi che si impegnano ad averne cura, in aggiunta alla
famiglia biologica da cui il bambino non viene giuridicamente separato e con la quale mantiene
una frequentazione, non fa altro che mantenere questi minori in un perenne limbo familiare,
finendo per creare il concetto finora inesistente di ‘semi-abbandono’.”
Giuridicamente, fino a oggi, il tribunale per i minorenni, nel caso in cui i genitori si dimostrino
inidonei in maniera non transitoria a prendersi cura moralmente e materialmente del proprio
figlio, dichiara per quest’ultimo lo stato di abbandono, aprendo le porte, così, all’adozione piena e
legittimante, che equipara il figlio adottivo in tutte e per tutto a un figlio naturale. Senza
distinzione alcuna.
Con ciò non si vuole negare che esistano situazioni in cui sia molto difficile stabilire se corrisponda
o meno all’interesse del figlio minorenne mantenere i rapporti con la famiglia di origine, ma la
cosiddetta “adozione mite” appare proprio un modo per scegliere… di non scegliere!
A lasciare perplessi è anche l’utilizzo di criteri come “l’affetto” e “l’interesse” mostrato dai genitori
biologici verso i figli nella valutazione della conservazione o meno del legame con la famiglia di
origine.
Ma, ancora una volta, la portata della questione la si può davvero evidenziare solo se ci si mette
dal punto di vista del bambino, per il quale il tentativo di quantificare il “deficit” dei genitori
biologici nell’espletare le proprie funzioni, una volta che sia comunque deciso di sottrarre
entrambi in via definitiva all’esercizio del ruolo genitoriale, è senza dubbio fuorviante.
L’adozione mite è un indebolimento del concetto stesso di adozione
Non da ultimo, l’adozione stessa ne uscirebbe indebolita, in quanto, nel suo essere il “rimedio” per
garantire al minore la miglior cura quando la famiglia d’origine non è pienamente idonea, essa non
è mai stata pensata come una “sanzione” per la famiglia biologica, ma una scelta del legislatore
che corrisponde alla necessità di fornire ai bambini e ragazzi un clima stabile di felicità, amore e
comprensione per raggiungere il miglior sviluppo psico-fisico. Rimanere nell’incertezza e nel limbo
anche giuridico tra due famiglie, di cui una comunque non idonea e l’altra idonea ma non
pienamente famiglia, significa condannare i bambini a non avere quel clima necessario alla loro
crescita ottimale.
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