
(AGENPARL) – mar 27 giugno 2023 IN ALLEGATO LE DICHIARAZIONI AUDIO DELLA DOTT.SSA SILVIA PASSONI DIRIGNETE DELLA SQUADRA MOBILE DELLA QUESTURA DI VARESE
Al link le immagini delle postazioni di spaccio smantellate dalla Polizia di Stato
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COMUNICATO STAMPA
POLIZIA DI STATO – VASTA OPERAZIONE ANTIDROGA – ESEGUITE 26 MISURE CAUTELARI
Nella mattinata odierna la Polizia di Stato di Varese ha concluso una vasta operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’esecuzione di 26 misure cautelari di cui 24 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 divieto di dimora in Lombardia e Piemonte, emesse dai G.I.P. di Busto Arsizio, Novara e Lodi che hanno accolto le richieste delle rispettive Procure della Repubblica, nei confronti di un gruppo di persone, originarie del Marocco (eccetto un solo cittadino italiano con mansioni di autista), indagate a vario titolo per i reati di tortura con uccisione del torturato, tentata estorsione, rapina, detenzione di armi e reati in materia di stupefacenti, in particolare spaccio nelle zone boschive in numerosi punti dislocati nelle province lombarde e piemontesi.
Le diverse misure cautelari sono state eseguite con la collaborazione delle Squadre Mobili di Milano, Novara, Genova, Cremona, Lodi, Piacenza, Pavia nonché con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Milano.
Gli arresti sono stati eseguiti in Lombardia nelle province di Milano, Lodi, Pavia e Cremona, ed anche nelle province di Novara e Piacenza. Parte dei soggetti destinatari – irregolari in Italia e senza fissa dimora – è risultata irreperibile. Un arresto è stato eseguito in Germania dalle autorità di polizia di quel Paese, attivate dall’Unità FAST italiana (incardinata nel Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) a seguito della emissione del Mandato d’Arresto Europeo da parte del GIP.
La complessa attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile di Varese, culminata con gli odierni arresti, ha preso avvio il 07/05/2022 con il ritrovamento del cadavere di un uomo privo di documenti, di probabile origine nord-africana, abbandonato seminudo in una piazzola di sosta a bordo strada della SS336 nel Comune di Lonate Pozzolo, con evidenti segni di violenza subita.
Gli elementi raccolti, attraverso l’ascolto di decine di soggetti, servizi di osservazione, intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione ed analisi tabulati, sequestri, indagini informatiche, accertamenti tecnici e rilievi di Polizia Scientifica (a cura del Gabinetto regionale di Polizia Scientifica di Milano), visione ed analisi di decine di telecamere di controllo del traffico ed appartenenti a privati, accertamenti e servizi di osservazione in territorio estero eseguiti con il coordinamento del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia di Roma (Interpol), hanno consentito di comprendere che l’uomo ucciso – successivamente identificato per un ragazzo di 24 anni marocchino – aveva fatto parte di un gruppo di presunti spacciatori tutti di nazionalità marocchina, facenti capo a due fratelli, dimoranti nel milanese, “proprietari” di diverse piazze di spaccio situate in zone boschive delle province di Milano, Varese, Novara, Pavia e Lodi.
Secondo quanto finora ricostruito, il movente della tortura a cui ha fatto seguito la morte del ragazzo sarebbe stato il furto di droga e soldi per un valore di circa 30.000 euro che il soggetto ucciso aveva compiuto qualche settimana prima nei confronti del gruppo di presunti spacciatori di cui faceva parte, e per il quale lavorava con un complice in una zona boschiva posta a cavallo dei Comuni di Pombia/Oleggio/Marano Ticino, in Piemonte. Con tale droga provento del furto il ragazzo aveva cercato di aprire una “sua” piazza di spaccio in provincia di Varese, in zona Laveno Mombello.
Sulla base di quanto contestato, il gruppo era riuscito nei giorni seguenti ad avere certezza dell’affronto subito da parte del ragazzo, ed il capo lo aveva convocato dicendo che doveva parlargli. La disponibilità, suo malgrado, del ragazzo nei confronti dell’ex “capo” gli sarebbe stata fatale: da un Comune della provincia di Milano il ragazzo sarebbe stato condotto dal capo e da uno dei complici nel bosco in cui aveva rubato la droga e i soldi al gruppo, lì ad attenderli c’erano altri componenti del gruppo, che si sarebbero scagliati contro il ragazzo accusato del furto, lo avrebbero percosso e seviziato con vari strumenti, sino al decesso, avvenuto dopo alcune ore di acute sofferenze, al termine di violenze crudeli e prolungate.
Il suo corpo sarebbe stato poi trasportato nottetempo dal bosco in cui era stato ucciso alla piazzola di sosta in cui è stato trovato la mattina successiva, a seguito di segnalazione da parte di alcuni passanti.
Poco dopo aver iniziato le torture nei confronti del ragazzo, una donna – presuntivamente identificata poi nella compagna del capo del gruppo – aveva chiamato ripetutamente il padre di quest’ultimo, riferendo quello che stava accadendo e chiedendo il pagamento della cifra che il ragazzo aveva rubato. L’uomo, che viveva in Spagna, aveva chiesto di liberare il figlio rendendosi disponibile a recuperare la cifra necessaria, chiedendo, però, del tempo a tale scopo, ma la morte del ragazzo è intervenuta prima che potesse recuperare la somma necessaria.