
(AGENPARL) – mar 20 giugno 2023 [image: Logo per firma mail]
Comunità energetiche rinnovabili (cer), Regione Lombardia promette “altri
50 milioni per finanziarle”. A fine mese attesi i decreti attuativi
Russo (Confservizi Lombardia): “Per fare gli impianti le utilities
pubbliche hanno le competenze industriali e possono rappresentare i Comuni”
Bertini (Enea): “Per vincere la sfida non basta moltiplicare le
rinnovabili, bisogna ridurre i consumi”
Sabbioni (Confservizi Lombardia): “Il progetto di CER di area vasta di
Garda Uno un’esperienza unica, da prendere a modello”.
Faini (Garda Uno): “Le CER sono economicamente sostenibili se si conferma
il contributo a fondo perduto al 40% e l’autoconsumo al 60%”.
Si parla molto di Comunità energetiche rinnovabili (CER), ma per mettere a
terra i progetti c’è bisogno di finanziamenti. Regione Lombardia ha chiuso
la manifestazione d’interesse sulle CER il 31 maggio scorso, appostando un
contributo di 20 milioni di euro che dovrebbe presto triplicare (“Pronti
altri 50 milioni”), secondo le intenzioni della Regione. Circa un terzo dei
Comuni lombardi ha presentato domanda, ma non è detto che tutti i progetti
siano ammessi o ricevano sufficienti finanziamenti. Il quesito è quindi
d’obbligo: la Comunità energetica è sostenibile sotto il profilo
economico-finanziario?
“La sostenibilità c’è ad alcune condizioni. Se ad esempio il contributo a
fondo perduto è del 40% e se si considera un autoconsumo diretto che, in
questa prima fase, sia di almeno il 60%”.
A spiegarlo è Massimiliano Faini, direttore operativo di Garda Uno Spa, tra
i relatori del convegno che il 15 giugno scorso Confservizi Lombardia
(l’associazione di categoria che rappresenta oltre 160 imprese dei Servizi
pubblici locali) ha organizzato a Desenzano del Garda (BS). Convegno che ha
visto, tra i relatori, dirigenti di Enea, di Arera, di Utilitalia, di Anci
Lombardia. E anche di Garda Uno, società partecipata dai Comuni del lago
che è stata portata a modello, dato che ha sviluppato – in modo
pionieristico – un progetto di Comunità energetica di “area vasta” tra i
più grandi d’Italia, capace di aggregare 43 Comuni. E capace di creare tra
loro sinergie virtuose, ad esempio trasferendo energia ai Comuni turistici
che ne consumano di più e producendola in paesi dell’entroterra che non
hanno problemi paesaggistici.
Il PNRR ha previsto, a livello nazionale, 2,2 miliardi di euro per i Comuni
sotto i 5 mila abitanti, che vuol dire 512 milioni per la Lombardia. Per
ciò che riguarda i Comuni sopra i 5 mila abitanti vengono in soccorso i
fondi regionali, con le stesse modalità del PNRR: 100% dei costi
ammissibili e il 40% a fondo perduto.
Regione Lombardia: pronti altri 50 milioni
“Siamo partiti con 20 milioni – ha detto Alessandro Cantoni, presidente
della VI Commissione regionale Ambiente, energia e clima – ma ce ne sono
già altri 50 da mettere sul tavolo. Regione Lombardia sarà a fianco di chi,
in modo coraggioso, porterà avanti questi progetti”.
Entro il 19 giugno
Attualmente le norme che inquadrano le Comunità energetiche (CER) ci sono,
servono i decreti attuativi che sono in fase di ultimazione e dovrebbero
essere pronti a fine mese. Entro il 19 giugno, infatti, le ultime
osservazioni per permettere l’emanazione dei decreti che si attendono da
più di un anno.
Ridurre i consumi è strategico
“Accanto all’energia da fonti rinnovabili dobbiamo tutti impegnarci per
ridurre i consumi. L’Enea lo dice dagli anni ‘90” ha dichiarato l’ingegner
Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento Unità Efficienza Energetica di
ENEA. Tra certificati bianchi e diagnosi energetiche “le grandi imprese
hanno già fatto tanto – ha detto –, ora dobbiamo lavorare su chi soffre,
cioè le PMI, e sui tanti cittadini in difficoltà”. In questo senso le
Comunità energetiche possono essere uno strumento utile. Ma “perché abbiano
successo – ha detto Bertini – è necessario ottenere preparazione e
consapevolezza da parte di chi costruirà o aderirà alle CER”.
Elettrificare non basta per ridurre la CO2
Le fa eco il presidente di Confservizi Lombardia, Alessandro Russo: “E’
stato avviato un percorso di elettrificazione dei consumi che è
ineluttabile. Ma se dovessimo contare in campi da calcio quanti impianti
fotovoltaici servissero alla Lombardia per raggiungere gli obiettivi del
millennio, ne avremmo almeno due-tre per Comune. Quindi – ha detto il
presidente di Confservizi Lombardia – anche se noi puntassimo tutto
sull’energia rinnovabile ma non intervenissimo sui consumi, non
raggiungeremo mai gli obiettivi richiesti. Occorre diffondere in Italia una
cultura del consumo energetico come è stato fatto sulla raccolta
differenziata e il risparmio idrico”.
Valorizzare l’autoconsumo
Andrea Galliani, vicedirettore della Direzione Mercati Energia all’Ingrosso
e Sostenibilità Ambientale di Arera, ha sottolineato l’importanza
dell’autoconsumo diffuso perché in questo modo “l’energia rimane lì”, sul
territorio dove è prodotta, e questo “riduce l’uso delle reti elettriche”.
Questo sgravio delle reti elettriche è fondamentale e, non a caso, il
sistema elettrico “riconosce alla CER un’extravalorizzazione
dell’autoconsumo diffuso”.
Fare Comunità intorno all’energia
Fabio Binelli, coordinatore dipartimento di Anci Lombardia, ha confermato
il percorso virtuoso innescato dalle CER: “Con le Comunità energetiche
riportiamo sui territori la produzione di energia che, storicamente, era
stata appannaggio di pochi grandi soggetti. Intorno all’energia c’è molto
interesse – ha detto -, ma anche difficoltà. I piccoli Comuni spesso non
hanno una struttura capace di affrontare i progetti CER: ecco perché
vogliamo che ci siano dentro anche le società partecipate dai Comuni, come
Garda Uno. Da cui vogliamo imparare”.
Il ruolo delle Utilities nelle Comunità energetiche
“Abbiamo sempre pensato di poter essere i promotori delle CER perché come
Utilities siamo presenti in tutto il territorio” ha detto Mattia Sica,
direttore settore Energia di Utilitalia. Il contributo delle Utilities è
quello “di dare modo ai cittadini, che non possono sviluppare impianti da
fonti rinnovabili, di partecipare al processo di decarbonizzazione”.
Secondo Sica la natura giuridica più adatta per la Comunità energetica
ideata dai Comuni è “l’associazione riconosciuta o la cooperativa”.
Infatti, dovrà essere facile per cittadini o imprese aderire alla Comunità
in qualità di soci consumatori o prosumer.
Il lavoro “pionieristico” di Garda Uno
Paolo Sabbioni, coordinatore Settore energia di Confservizi Lombardia, ha
elogiato il lavoro fatto dalla multiutility del Garda: “Altrove sono
partiti, ma qui la vostra esperienza è unica. Anche per la profondità degli
studi fatti”. E infatti ieri Massimiliano Faini (direttore di Garda Uno) ha
sottolineato come la CER “va costruita anche analizzando la capacità di
gestire i flussi energetici. In questo senso, per noi è stato fondamentale
il lavoro che da un anno facciamo con Enea, tramite il loro laboratorio di
Bergamo. Un lavoro di analisi e sperimentazione sui flussi energetici per
avere il controllo di ciò che succede”, in modo da creare equilibri locali
tra produzione e consumo.
La multiutility ha sviluppato una CER in ognuno dei 43 Comuni che hanno
aderito. Ma nel suo complesso la CER di area vasta produrrà – a regime –
23,5 milioni di chilowattora l’anno di energia pulita. Di fatto “l’area
vasta permette una sostenibilità maggiore rispetto al piccolo Comune. E
questo perché l’area vasta – ha detto Faini – permette uno scambio di
capacità produttiva, tra chi non può essere autoproduttore e chi può cedere
l’energia”.
La prima idea di CER è nata da un paese di 130 abitanti, Magasa, nel Parco
dell’Alto Garda. Chiudeva l’ultimo negozio di alimentari e allora Garda
Uno, con il sindaco del paese e Acque Bresciane, decisero di “dare nuove
risposte” investendo sull’energia: “Abbiamo prodotto energia
dall’idroelettrico, installato impianti fotovoltaici, ci siamo fatti carico
dei consumi energetici. Da lì – ricorda Faini – è nata l’idea della CER”. E
ora questi territori montani, la cui produzione è molto maggiore dei
consumi, potranno riversare l’energia pulita che producono nei Comuni
lacustri confinanti.
Confservizi: le CER e la sfida dell’energia pulita
A fine convegno prova a fare sintesi il presidente di Confservizi
Lombardia, Alessandro Russo: “Il pianeta è di fronte ad un sistema di
transizioni ecologiche, geopolitiche, digitali, economiche che si stanno
incrociando contemporaneamente. L’energia è al centro di questi scenari. A
livello europeo siamo di fronte ad una grande sfida: produrre energia
pulita. L’Europa ha scelto di farlo attraverso il percorso più
sostenibile”. In quest’ottica Confservizi è convinta che le Comunità
energetiche rinnovabili costituiscano uno strumento per accelerare i
processi di decarbonizzazione e coinvolgere sempre più enti locali, Pmi e
privati cittadini.
Gli impianti e le utilities
Il presidente Russo ha poi elogiato l’attività delle Aziende pubbliche che
credono nelle Comunità energetiche: “Questa è la stagione in cui per fare
impianti servono grandi realtà industriali. Il ruolo dei Comuni è
fondamentale, le loro aziende in house sono le ‘costole’ anche laddove
possono rappresentare i Comuni e svolgere ruoli avanzati. Su questo – ha
aggiunto – abbiamo avanzato un emendamento alla norma che consenta alle
società in house di operare all’interno delle Comunità energetiche. Questa
è una sfida ambiziosa che riprende la vocazione delle nostre aziende:
servire i cittadini”.