
(AGENPARL) – gio 08 giugno 2023 **Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano**
Comunicato del 08/06/2023, ore 18:22
Consiglio
Lavori Consiglio: Dlp aree di pascolo protette – Discussione generale – 2
**La seconda parte della discussione generale del dlp 143/23: Aree di pascolo protette e misure per il prelievo dei lupi della SVP. L’esame prosegue domani mattina.**
<p><strong>Intervenendo questo pomeriggio nella discussione generale del </strong> dlp <a href="https://www.consiglio-bz.org/it/atti-politici/686477?tipoatto=DDL&legislatura=XVI&numattodal=134&numattoal=143&action=search&page=1">143/23</a>: <strong>Aree di pascolo protette e misure per il prelievo dei lupi </strong>(presentato dai conss. J. Noggler, A. Schuler, F. Locher e M. Vallazza), <strong>Diego Nicolini</strong> (Movimento 5 Stelle) ha parlato di deriva del sistema democratico, e ritenuto che l’uomo pensava di dominare la natura e non si rendeva conto di essere egli stesso animale: una visione antropocentrica senza ripensamento avrebbe portato alla distruzione. Il disegno di legge era pura propaganda e distrazione di massa, perché i veri problemi della società erano altri, questo lo era solo per i proprietari delle malghe. C’era una fortissima crisi di lavoro, carovita e inflazione, ma si preferiva lavorare su paure primordiali. Inoltre, il problema non veniva affrontato scientificamente, ma sull’onda emozionale. Il prelievo era già permesso dall’ISPRA, e comunque ”prelievo” era una gentilezza semantica, si trattava di “ammazzare”; emergeva anche l’insofferenza di una certa parte verso il fatto che ci fossero più livelli di democrazia, come emerso anche dalle parole del cons. Locher, “typisch italienisch”. L'impugnazione era certa. Un altro elemento era la preoccupazione di massa diffusa dai media, compreso il “sondaggio farlocco” commissionato dal Bauernbund. Qualcosa di buono c’era nella proposta, ma si poteva fare prima, mentre era sempre stata avanzata la pregiudiziale contro normative provenienti da fuori, per esempio dalla UE: l'obiettivo non era salvaguardare le greggi, ma fare uno strappo, dimostrando che non ci voleva adattare ad altre norme. Inoltre, stanti i km che poteva percorrere un lupo, era impensabile definire delle aree da proteggere. Nicolini si è detto contrariato anche dal metodo usato per il disegno di legge.<br>
La legge non avrebbe migliorato la situazione sulle malghe, ma l’avrebbe forse addirittura peggiorata, ha detto<strong> Hanspeter Staffler </strong>(Gruppo verde), rilevando che in Europa il numero di lupi era aumentato non solo per le misure di protezione, ma anche perché tante aree erano state abbandonate. Anche il positivo sviluppo dei boschi aveva influsso positivo sulla popolazione dei lupi; andava ricordato che il relativo stato 150 anni fa era disastroso in tutto l’arco alpino, in quanto ritenuto fonte di materie prime quali il carbone e legna. A fine 800 in Austria era stata pubblicata la prima legge sulle foreste, perché con Franz Ferdinand era già emersa la consapevolezza dell’importanza dei boschi. In ogni caso, i boschi in passato erano in condizioni disastrose, e con essi quelle degli animali che li ospitavano: poco bosco vuol dire poche specie selvatiche. Inoltre, allora la disponibilità di animali da allevamento era una questione essenziale per molte famiglie, per questo erano previsti contributi per chi abbatteva grandi predatori. Col tempo i boschi erano diventati sempre più densi, e pertanto ambiente ideale per gli animali selvatici – il lupo aveva quindi molte prede di cui nutrirsi: esso, infatti, si nutriva pe l’89% di specie selvatiche, come dimostravano gli studi. L’esistenza di branchi nelle regioni confinanti avrebbe fatto sì che a breve i lupi sarebbero arrivati anche in Alto Adige, e nessuna iniziativa lo avrebbe evitato. Vero era che gli esemplari problematici potevano essere prelevati o uccisi, ma non era ancora possibile intervenire per ridurre il numero di esemplari. Per fare una valutazione del rischio bisognava accettare che da una parte c’era il lupo, dall’altra le greggi, e procedere o eliminando il pericolo, ovvero estinguendo il lupo – ma questo non era possibile né per legge né per sviluppo naturale, o evitando di portare animali da allevamento in malga – ma non era quello che si voleva. La terza possibilità era gestire il lupo proteggendo le greggi, e questo si poteva fare eliminando gli esemplari problematici e attuando una buona tutela delle greggi: per questo servivano entrambi i piani di gestione, ma la legge valutava solo il lato del lupo, e addirittura diceva che la tutela delle greggi non era ragionevole. La legge sarebbe stata impugnata.<br>
<strong>Paul Köllensperger </strong>(Team K) ha detto di non avere grandi problemi con il contenuto della legge, rilevando che i gestori delle malghe dovevano avere la possibilità di tutelare i propri animali. Lupi e orsi erano eccessivamente protetti, e questo oggi non aveva ragione di essere; misure di prelievo erano necessarie per non arrivare alla situazione del Trentino. Non c’era però bisogno di una legge che venisse impegnata dal Governo, come già la legge Schuler del 2018 lo era stata dal min. Costa: "Questo è gettare sabbia negli occhi delle persone a puro scopo elettorale”. Per 5 anni non era stato fatto nulla, i progetti pilota non erano stati attuati perché le persone erano state convinte a non adottare le misure, quindi non si poteva nemmeno dimostrare che si era tentato; c’era stato l'incarico per un parere del prof. Volpe, ma l’aula non l’aveva visto, così come non si erano visti i regolamenti d’esecuzione. Un’iniziativa in forma simile da parte dell'opposizione avrebbe sollevato critiche di scarsa serietà e populismo; si prendevano in giro gli elettori, e lui non voleva sostenere questa azione.<br>
<strong>Maria Elisabeth Rieder</strong> (Team K) ha riferito di conoscere bene la vita contadina, e di recarsi spesso nelle aree periferiche e montane, verificando che il problema toccava molte persone. La gestione della malga libera era possibile solo se il bestiame poteva muoversi liberamente e il contadino si sentiva sicuro, e la tutela delle greggi era difficile per la conformazione del territorio. C’era bisogno di un piano di gestione. Lei valutava la proposta di legge dal punto di vista dei contenuti, e avrebbe votato di conseguenza.<br>
L’ass. <strong>Arnold Schuler </strong>ha rilevato che nessun altro tema aveva richiesto tanto tempo ed energie, e che le aspettative erano alte. Ha respinto le accuse di inerzia, ricordando che, per esempio, già nell’aprile 2014 era stato presentato uno studio di un’organizzazione svizzera sulla protezione delle greggi, indagando malghe nel meranese. Era inoltre stato promosso un incontro anche con l’europarlamentare Dorfmann, ma pochi erano intervenuti, mentre ora l’interesse era cresciuto. Tanti erano stati gli incontri nazionali e internazionali nei quali la Provincia aveva esercitato pressione. In merito alla citata Svezia, era da dire che la UE era intervenuta due volte in merito. In Italia poteva intervenire non solo la Corte Europea, ma anche lo Stato e il TAR, quindi i presupposti erano diversi rispetto ad altri Paesi. Egli constatava che il clima era cambiato e gli interventi diversi rispetto al passato: 4 anni fa c’era all’ordine del giorno della Commissione ambiente il Piano per la gestione del lupo, ed egli era stato l’unico a criticare la proposta, mentre ora il prelievo era previsto e condiviso da quasi tutte le Regioni. Questo era anche il motivo per cui si presentava ora il disegno di legge. La legge del 2018 era stata impugnata, ma la Corte costituzionale si era espressa a favore – ma c'era stato un difetto nell'attuazione. Da mesi si attendeva che l’ISPRA definisse i criteri dei prelievi, le relative trattative segnavano il passo, ma il clima politico era cambiato, ed erano aumentati gli eventi di predazione. Il Piano di gestione del lupo a livello statale prevedeva un progetto pilota per le province autonome, ma era necessario agire in modo proattivo per creare una nuova base giuridica. La legge aveva buone possibilità di reggere, ma bisognava almeno tentare. Essa era stata elaborata insieme ai rappresentanti del Bauernbund, in collaborazione con i politici: insieme si era cercato lo spazio di manovra; sarebbero comunque state necessarie misure aggiuntive, ma si faceva un passo avanti, era una soluzione praticabile. Vero è che i tempi di elaborazione erano stati brevi, e questo aveva ridotto anche il tempo per elaborare i regolamenti di esecuzione, che per questo non erano in aula. Certo sarebbe stato importante averli; alcuni requisiti riguardavano il numero minimo delle greggi, la possibilità di alloggio dei pastori, elementi paesaggistici – non appena possibile avrebbe presentato i regolamenti.<br>
L’ass. <strong>Waltraud Deeg</strong> ha riferito che le piaceva molto camminare in montagna e che alcuni suoi famigliari avevano incontrato due lupi nei pressi del lago di Braies, “un’esperienza particolare", aggiungendo che il tema delle sicurezza nei boschi era molto sentito e andava preso sul serio: i politici dovevano intervenire, altrimenti le persone si autoproteggevano. Quando si arrivava alla morte di una persona che era andata a correre nel bosco la discussione diventava scottante, tanto che il presidente trentino e la sua famiglia erano sotto protezione: bisognava contrastare il fenomeno, perché le persone se non si fidavano più delle istituzioni. Le destre proponevano soluzioni semplici per problemi complessi, ma non fare nulla non era una possibilità: questo era un tentativo di attivarsi.<br>
<strong>Andreas Leiter Reber </strong>(Die Freiheitlichen) si è rammaricato che l’ass. Schuler non avesse portato i regolamenti in aula, informazioni necessarie per decidere sul disegno di legge. L’obiettivo della proposta andava bene, ma tantissimi erano i punti aperti, anche sull’attuazione: gli allevatori volevano sapere come sarebbero stati fatti i calcoli e considerate le superfici: se c’erano elementi concreti, andavano forniti, al contrario, la legge era molto vaga, per esempio con termini come “in passato“. Un “wolffreies Südtirol” non era possibile, ma questo slogan era stato usato da molti consiglieri. Più volte era stata citata la Svezia, dove si potevano prelevare gli esemplari problematici, e quelli che entravano in Lapponia venivano prelevati perché esistevano allevamenti liberi di renne. Allo stesso modo, venivano prelevati i cinghiali che entravano in Alto Adige, e a nessuno veniva in mente di parlare del relativo stato di conservazione. Non si stava parlando degli ultimi lupi in Europa. Il disegno di legge proponeva una soluzione solo parziale, considerando che tutti i lupi sul territorio erano di fatto un problema per il bestiame di allevamento, era il bestiame minuto che andava tutelato in Alto Adige, dove al contrario che in Abruzzo esistevano un’agricoltura intensiva, piste da sci, sentieri escursionistici. La norma era legata alla campagna elettorale, in quanto l’argomento poteva essere trattato già tre anni prima, ma le persone si erano stufate delle promesse: “Così non fate un favore agli allevatori”. Andava anche chiarito come si potevano portare avanti le misure dissuasive, con che proiettili si poteva sparare. Il regolamento d’attuazione avrebbe richiesto ulteriori settimane, e nel frattempo, a estate iniziata, non sarebbe stato possibile ammazzare il lupo. Così come l’Alto Adige non aveva cinghiali, era possibile anche un Alto Adige senza lupi.<br>
Il presidente della Provincia <strong>Arno Kompatscher</strong> ha ammesso che il disegno di legge non avrebbe risolto il problema, ma era un passo nella direzione giusta. Anche della legge del 2018 si diceva che sarebbe stata impugnata, ma così non era stato, perché il parere dell’ISPRA era previsto, e non veniva abrogato nemmeno con questa proposta di legge. Poiché l’ISPRA non aveva rilasciato nessun tipo di parere, era legittimo procedere con una legge, sulla quale ci si era consultati con esperti di diritto nazionale ed europeo. Il momento era stato scelto perché qualcosa si stava muovendo anche a Roma. La proposta si limitava ai prelievi, non regolamentava la questione degli animali problematici, ma questo era un primo passo. Egli non aveva mai fatto grandi promesse sul lupo, ben consapevole che fosse difficile agire: in Isvezia bisognava rispettare la direttiva Habitat, ma in Finlandia c’era una situazione diversa, con il declassamento delle categorie di protezione. In Francia c'era una regolamentazione che prevedeva il declassamento laddove c’era una buona conservazione della specie: era ciò a cui si puntava, lo Stato poteva procedere a una regolamentazione e Roma doveva intervenire, o quantomeno delegare le Regioni, cosa che la Commissione europea riteneva ammissibile. Ora si faceva questo passo, me si sarebbe visto come reagiva il Governo. Non si poteva garantire che la legge non sarebbe stata annullata, ma essa era scritta bene a livello giuridico, e c’erano stati buoni contatti a livello politico. Parallelamente, anche in contatto con altre Regioni, si lavorava ad altre soluzioni, come un piano sovraregionale con relativo monitoraggio. Il tema era emotivo, e molte persone nel frattempo avevano paura, e c’era il problema della gestione delle malghe, ma anche della garanzia di biodiversità – non era solo una questione economica. Un ampio sostegno al disegno di legge sarebbe stato un chiaro segnale al Governo.<br>
In replica, <strong>Josef Noggler </strong>ha chiesto al cons. Nicolini che aveva lanciato accuse di propaganda pur condividendo i contenuti, se tutte le proposte discusse nei prossimi mesi sarebbero state da intendere come pura propaganda; il cons. Dello Sbarba si era detto “preoccupato”: beh, anche i contadini di montagna lo erano, e per un problema serio. Nicolini aveva detto che “i problemi sono altri”, ma questi sono effettivamente problemi per i contadini di montagna, che pure sono rappresentati dal plenum. Non era vero, come detto da Faistnauer, che negli ultimi anni non era stato fatto niente: la prima mozione era stata presentata nel Dreier Landtag nel 2010, e ben 15 proposte erano state fatte in Consiglio regionale e provinciale. Ora si contestava ai proponenti di aver fatto questo disegno di legge tardi, “ma perché non vi siete mossi voi?” – lo stesso Knoll doveva certamente ricordarsi tutte le mozioni presentate, senza che lui collaborasse in alcun modo. Non si intendeva liberare tutta la provincia dai lupi, ma liberare le malghe e i centri abitati. Noggler si è detto ottimista sull'approvazione del disegno di legge.<br>
È stato quindi avviato l’esame dell’unico <strong>ordine del giorno</strong>, con cui <strong>Andreas Leiter Reber </strong>(Die Freiheitlichen), invitava il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano a dichiararsi favorevole (1) a rendere l’Alto Adige <strong>un’area senza lupi</strong> secondo il modello svedese, e incarica la Giunta provinciale di attivarsi a livello statale ed europeo per realizzare tale proposito; (2) a perseguire lo stesso obiettivo politico anche per quanto riguarda l’orso bruno europeo. Si trattava di fare, ha spiegato il consigliere, come faceva la Svezia per la Lapponia, con una misura per la conservazione delle renne a pascolo libero, considerando che anche in Alto Adige esistevano animali a pascolo liberi. Bisognava dire con franchezza alla popolazione che non si poteva fare tutto, ma si puntava all'obiettivo di non avere lupo e orso. In quanto all’orso, un approccio sensato sarebbe stato garantire una certa popolazione, a livello nazionale, solo nei parchi naturali. In quanto alla norma, riguardava solo animali che facevano predazioni di bestiame, ma cosa accadeva con animali che non predavano ma attaccavano l’uomo? I cittadini altoatesini non dovevano avere paura se andavano a raccogliere funghi. Con l’ordine del giorno si chiedeva almeno di porsi quest’obiettivo.</p>
<p>La <strong>discussione proseguirà domani</strong>.</p>
**(MC)**
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