
(AGENPARL) – gio 08 giugno 2023 INDICATORI DI INTEGRAZIONE
DEI CITTADINI
CON BACKGROUND MIGRATORIO
RESIDENTI IN ITALIA
Lucia Chiurco
Pasquale di Padova
Francesco Pomponi
Aldo Rosano
Antonello Scialdone
L’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) è un ente pubblico di
ricerca che si occupa di analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro, delle
politiche dell’istruzione e della formazione, delle politiche sociali e, in generale, di tutte
le politiche economiche che hanno effetti sul mercato del lavoro. Nato il 1° dicembre
2016 a seguito della trasformazione dell’Isfol e vigilato dal Ministero del Lavoro e delle
politiche sociali, l’Ente ha un ruolo strategico – stabilito dal decreto legislativo 14
settembre 2015, n. 150 – nel nuovo sistema di governance delle politiche sociali e del
lavoro del Paese.
L’Inapp fa parte del Sistema statistico nazionale (SISTAN) e collabora con le istituzioni
europee. È Organismo Intermedio del PON Sistemi di Politiche Attive per l’Occupazione
(SPAO) e del Programma nazionale Giovani, donne e lavoro 2023-2026 del Fondo sociale
europeo, delegato dall’Autorità di Gestione all’attuazione di specifiche azioni, ed è
Agenzia nazionale del programma comunitario Erasmus+ per l’ambito istruzione e
formazione professionale. È l’ente nazionale all’interno del consorzio europeo ERIC-ESS
che conduce l’indagine European Social Survey. L’attività dell’Inapp si rivolge a una vasta
comunità di stakeholder: ricercatori, accademici, mondo della pratica e policymaker,
organizzazioni della società civile, giornalisti, utilizzatori di dati, cittadinanza in generale.
Presidente: Sebastiano Fadda
Direttore generale: Santo Darko Grillo
Riferimenti
Corso d’Italia, 33
00198 Roma
http://www.inapp.org
La collana Inapp Report è curata da Pierangela Ghezzo.
INAPP
INDICATORI DI INTEGRAZIONE
DEI CITTADINI
CON BACKGROUND MIGRATORIO
RESIDENTI IN ITALIA
Lucia Chiurco
Pasquale di Padova
Francesco Pomponi
Aldo Rosano
Antonello Scialdone
Rapporto realizzato nell’ambito del Piano esecutivo delle attività ai sensi dell’art. 6.1
dell’Accordo di programma ex art. 15 della legge n. 241/1990 tra Ministero del Lavoro
e delle politiche sociali – Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione e Inapp per la realizzazione di attività di analisi, monitoraggio e
valutazione con riferimento al sistema delle politiche di integrazione rivolte ai
cittadini di Paesi terzi.
Linea di attività A: Individuazione e adozione di un set di indicatori del livello di
integrazione dei cittadini di Paesi terzi presenti a livello nazionale, coerente con gli
indici elaborati a livello nazionale e internazionale.
Questo testo è stato sottoposto con esito favorevole al processo di peer review
interna curato dal Comitato tecnico scientifico dell’Istituto.
Responsabile Struttura Economia civile e processi migratori: Antonello Scialdone
Componenti del gruppo di lavoro per la Linea A: Lucia Chiurco, Pasquale di Padova,
Francesco Pomponi, Aldo Rosano, Antonello Scialdone
Autori e autrici: Lucia Chiurco (Introduzione, capp. 2, 6); Pasquale di Padova
(Introduzione, cap. 3); Francesco Pomponi (Introduzione, capp. 5, 6); Aldo Rosano
(Introduzione, capp. 1, 4); Antonello Scialdone (Introduzione, Riflessioni conclusive).
Le elaborazioni statistiche sono a cura di Pasquale di Padova e Aldo Rosano.
Coordinamento editoriale: Valeria Cioccolo
Editing grafico e impaginazione: Mara Marincioni
Le opinioni espresse in questo lavoro impegnano la responsabilità degli autori e non
necessariamente riflettono la posizione dell’Ente.
Testo chiuso ad aprile 2023
Pubblicato a giugno 2023
Alcuni diritti riservati [2023] [INAPP].
Quest’opera è rilasciata sotto i termini della licenza Creative Commons Attribuzione – Non
Commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Italia License.
(http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/)
ISSN 2533-1795
978-88-543-0315-7
Indice
Introduzione
L’integrazione come problema di ricerca e di politiche pubbliche ………………….. 7
Una possibile definizione dell’integrazione e dei suoi protagonisti …………………… 9
Il sistema di indicatori Inapp: dal networking scientifico-istituzionale alla
metodologia di calcolo ………………………………………………………………….. 11
Struttura del rapporto ………………………………………………………………………….. 14
Aspetti sociodemografici della popolazione con background migratorio
1.1 Composizione della popolazione immigrata …………………………………….. 17
1.2 Età ……………………………………………………………………………………………… 20
1.3 Incidenza della popolazione immigrata …………………………………………… 22
1.4 Cittadini stranieri residenti ……………………………………………………………. 25
1.5 Durata della permanenza ………………………………………………………………. 27
1.6 Nuovi ingressi di immigrati…………………………………………………………….. 29
Focus: Aspetti sociali e demografici dell’invecchiamento dei migranti
in Italia………………………………………………………………………………………… 31
Istruzione
2.1 Livello di istruzione……………………………………………………………………….. 39
2.2 Competenze in lettura ………………………………………………………………….. 41
2.3 Ritardo scolastico …………………………………………………………………………. 43
2.4 Abbandono scolastico …………………………………………………………………… 46
2.5 Segregazione scolastica …………………………………………………………………. 48
2.6 Frequenza scuole liceali ………………………………………………………………… 50
Focus: I giovani ELET italiani e stranieri …………………………………………………… 52
Lavoro
3.1 Occupazione ………………………………………………………………………………… 62
3.2 Tasso di attività ……………………………………………………………………………. 65
3.3 Modalità con cui ha trovato lavoro …………………………………………………. 67
3.4 Concentrazione occupazionale ………………………………………………………. 69
3.5 Tipo di contratto ………………………………………………………………………….. 72
3.6 Tasso di lavoratori autonomi …………………………………………………………. 74
3.7 Tasso di superlavoratori ………………………………………………………………… 76
3.8 Part-time involontario …………………………………………………………………… 78
3.9 Sovraqualificazione lavorativa ……………………………………………………….. 80
3.10 Presenza nelle classi dirigenti ………………………………………………………… 82
3.11 Lavoratori poveri ………………………………………………………………………….. 84
3.12 Tasso di disoccupazione ………………………………………………………………… 86
3.13 Disoccupazione di lunga durata ……………………………………………………… 88
3.14 Bisogno insoddisfatto di occupazione ……………………………………………… 91
3.15 Neet ……………………………………………………………………………………………. 93
Focus: I giovani Neet italiani e stranieri …………………………………………………… 95
Condizioni di vita e salute
4.1 Povertà relativa …………………………………………………………………………..103
4.2 Condizioni abitative……………………………………………………………………..105
4.3 Titolo di godimento dell’abitazione ……………………………………………….107
4.4 Affitto gravoso…………………………………………………………………………….108
4.5 Sovraffollamento …………………………………………………………………………110
4.6 Stato di salute percepito ………………………………………………………………112
4.7 Rinuncia alle cure ………………………………………………………………………..114
4.8 Screening oncologici ……………………………………………………………………116
4.9 Ospedalizzazioni evitabili ……………………………………………………………..120
Cittadinanza e senso di appartenenza
5.1 Senso di appartenenza …………………………………………………………………123
5.2 Senso di appartenenza e benessere scolastico ………………………………..125
5.3 Soddisfazione per la propria vita ……………………………………………………127
5.4 Sindacalizzazione…………………………………………………………………………129
5.5 Titolo di soggiorno ………………………………………………………………………131
5.6 Permessi di soggiorno ………………………………………………………………….133
5.7 Acquisizione della cittadinanza ……………………………………………………..136
5.8 Discriminazione …………………………………………………………………………..138
5.9 Atteggiamento verso gli stranieri …………………………………………………..140
Focus: Le acquisizioni della cittadinanza italiana……………………………………..142
Focus: Diritto all’elettorato attivo e passivo degli stranieri in Italia ……………152
L’integrazione socio-lavorativa della popolazione non comunitaria
6.1 Aspetti sociodemografici della popolazione non comunitaria residente
in Italia……………………………………………………………………………………….160
6.2 Cittadinanza e senso di appartenenza ……………………………………………162
6.3 Occupazione e condizioni di lavoro ………………………………………………..164
Riflessioni conclusive
Bibliografia
Introduzione
L’integrazione come problema di ricerca e di politiche pubbliche
Con la crescita della pressione migratoria degli ultimi decenni e il carattere di
stabilizzazione che ha assunto la presenza della popolazione immigrata nei Paesi
europei, la misurazione dei livelli di integrazione, anche in ottica comparata, è
divenuta un ambito di indubbio interesse per le politiche pubbliche e per le
scienze sociali ed economiche.
La necessità di basare programmi, politiche e misure attuative di integrazione
delle persone con background migratorio su evidenze empiriche è richiamata nei
documenti delle organizzazioni internazionali e sovranazionali che sottolineano
l’importanza di sviluppare la capacità istituzionale degli Stati membri in tema di
monitoraggio e di migliorare, anche a livello subnazionale, la disponibilità di dati
su migrazione e integrazione (UN 2019; Commissione europea 2020). Tali
esortazioni si basano sull’evidenza che le analisi transnazionali sull’integrazione
spesso risentono della mancanza di dati nazionali attendibili, disaggregati a
livello territoriale, armonizzati nel processo di raccolta e produzione
dell’informazione statistica, e in grado di coprire, infine, alcuni aspetti di
fondamentale interesse nello studio delle migrazioni. Se si considera il quadro
informativo italiano, le fonti statistiche ufficiali spesso non riescono a monitorare
i diversi ambiti di vita che riguardano i processi di integrazione, a rilevare le
caratterizzazioni del fenomeno a livello territoriale, a considerare, oltre agli
stranieri regolarmente soggiornanti, i diversi collettivi che compongono la
popolazione realmente presente sul territorio, come le persone naturalizzate e
le presenze irregolari (Istat 2018).
In tale scenario, la Direzione Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro e
delle politiche sociali, riprendendo una ricognizione sperimentale promossa da
Introduzione
Inapp in seno al Progetto Strategico ‘Integrazione dei migranti’ fin dal 2018, ha
approvato un disegno di costruzione di un sistema nazionale di indicatori per
consentire un’attività sistematica di analisi e valutazione dei processi di
integrazione delle persone con background migratorio presenti in Italia, anche
in un’ottica di comparazione internazionale. È nata quindi la collaborazione
tecnico-scientifica con Inapp (Struttura Economia civile e processi migratori),
inserita all’interno di un ampio Accordo di programma sottoscritto a dicembre
2020 tra le due Amministrazioni.
Il set di indicatori derivato da questa collaborazione intende essere una risorsa
per i policy maker a livello nazionale e locale, finalizzata alla comprensione,
pianificazione, monitoraggio e misurazione dell’integrazione, anche in un’ottica
comparata. È stato sviluppato da Inapp in collaborazione con il mondo
accademico, istituzionale, associativo e con le parti sociali, includendo anche il
punto di vista di chi è direttamente coinvolto nel processo di integrazione nella
società italiana. Se messo a sistema, tale strumento potrà consentire la
misurazione dell’integrazione nel tempo e il riconoscimento delle principali
barriere all’integrazione.
A fronte della complessità connaturata allo studio dei fenomeni migratori e alla
misurazione e comparazione dell’integrazione in contesti differenti, si rilevano
molteplici vantaggi dallo sviluppo dei sistemi di misurazione, sia in vista di una
maggiore comparabilità tra gli Stati, sia per la possibilità di costruire un quadro
dettagliato sull’integrazione e di affinare robuste azioni di valutazione. Le
comparazioni internazionali rappresentano un grande valore aggiunto per gli
indicatori a livello nazionale. Possono, in particolare, agire come benchmark per
valutare le performance nazionali, suggerire nuovi focus, come ad esempio
approfondimenti sui temi dei diritti, e identificare nuove sfide che non
necessariamente sono visibili dalle evidenze che emergono nei singoli Paesi. A
partire dalla necessità di migliorare la raccolta di dati sulle dimensioni
dell’integrazione e la loro comparabilità a livello internazionale, e di promuovere
analisi e studi sui risultati delle policy di integrazione e sull’efficacia e l’impatto
delle policy migratorie, diversi organismi si sono impegnati nel progettare e
sviluppare forme organizzate di misurazione degli output di integrazione delle
persone di origine straniera e delle caratteristiche delle policy migratorie, con
riguardo anche alle tendenze evolutive nel tempo e nello spazio rispetto a
determinati destinatari, e alla loro influenza nell’orientare direzione e
composizione dei flussi (Chiurco e Pomponi 2018).
Introduzione
Una possibile definizione dell’integrazione e dei suoi protagonisti
Un importante limite per le analisi comparate risiede nella complessità degli
aspetti definitori legati ai fenomeni migratori, che si evidenzia nell’assenza di
definizioni univoche sia rispetto al concetto di integrazione1, sia rispetto alla
popolazione di studio (Sciortino 2015). L’integrazione è qualificata in letteratura
come un concetto polisemico, multidimensionale, ambivalente, bidirezionale e,
come sottolineano alcuni studiosi (Golini e Strozza 2006), il suo significato, oltre
a variare nel tempo e rispetto ai Paesi considerati, dipende delle circostanze
storico politiche e della fase stessa dell’immigrazione. Inoltre, numerose sono le
variabili da considerare nello studio dei processi di integrazione: le
caratteristiche demografiche, socioeconomiche e socioculturali delle
popolazioni si combinano con quelle del contesto di approdo, con gli assetti
giuridici e normativi nazionali, gli atteggiamenti delle comunità ospiti,
determinando gli esiti dei processi di integrazione (Pomponi 2018). Le diverse
definizioni di integrazione rintracciate in letteratura descrivono bene tale
complessità, laddove indicano che l’integrazione delinea processi variegati “che
seguono percorsi differenziati a seconda dei contesti nazionali e istituzionali,
delle caratteristiche locali, delle esperienze individuali” (Colombo 2011); o
quando si specifica che l’integrazione è bidirezionale perché coinvolge anche le
comunità autoctone e “non si acquisisce una volta per tutte” essendo una meta
costantemente perseguita che necessita di tempo (Cesareo e Blangiardo 2009).
Sebbene esplicitati con gradi diversi, elementi quali bidirezionalità, rispetto della
diversità e dei valori fondamentali, accesso a diritti, beni e servizi sono ricorrenti
nelle definizioni di integrazione formulate dai principali organismi internazionali
che si occupano di immigrazione (OIM, UNHCR). L’Unione europea, nei principi
fondamentali comuni per la politica di integrazione degli immigrati, specifica che
l’integrazione è un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco da
parte degli immigrati e dei residenti degli Stati membri che, da una parte, implica
il rispetto dei valori fondamentali dell’UE e, dall’altra, la salvaguardia della pratica
di culture e religioni diverse. Si afferma inoltre la crucialità dell’accesso degli
immigrati alle istituzioni nonché a beni e servizi pubblici e privati, su un piede di
Si può notare come dall’esistenza di differenti paradigmi interpretativi dell’integrazione basati sulle
diverse culture politiche nazionali (modello assimilazionista in Francia, multiculturalista in Gran Bretagna,
funzionalista in Germania) siano proliferate terminologie diverse, spesso erroneamente utilizzate come
interscambiabili.
Introduzione
parità con i cittadini nazionali e in modo non discriminatorio, e dell’interazione
frequente di immigrati e cittadini degli Stati membri.
Nell’ambito del presente lavoro, l’integrazione viene misurata in termini relativi
poiché vengono confrontati i risultati raggiunti nei diversi ambiti della vita dalla
popolazione con background migratorio con le performance dei nativi negli
stessi ambiti. Per fin analitici il concetto di integrazione viene scomposto in
variabili relative alle sfere della vita che, secondo l’interpretazione prevalente, si
distinguono in sociale, economica, culturale e politica. “Ciascuna di queste
dimensioni dà vita a gradi diversi di integrazione” e “ciascuna può posizionarsi
nel tempo in maniera diacronica”; “[…] se si limita a un solo ambito essa sarà
necessariamente parziale: […] può verificarsi, per esempio, un’elevata
integrazione economica a fronte di una scarsa o nulla integrazione sociale o
politica (o viceversa)” (Cesareo e Blangiardo 2009).
Dagli esiti delle ricerche empiriche emerge come il rapporto tra le dimensioni sia
problematico: in contrasto con una visione che considera l’integrazione economica
una premessa dell’integrazione socioculturale, Ambrosini (1999) sottolinea come
le esperienze di alcune comunità asiatiche suggeriscono che il benessere
economico si possa anche accompagnare a condizioni di isolamento sociale.
La varietà delle definizioni della popolazione oggetto di studio (ad esempio gli
immigrati o gli stranieri) basata sull’adozione di criteri diversi (il Paese di nascita
o la cittadinanza) comporta dei limiti per le analisi comparate. L’eterogenea
composizione di tale popolazione (nati all’estero, nati nel Paese di residenza da
genitori stranieri, naturalizzati, cittadini comunitari o extra UE, immigrati regolari
non iscritti all’anagrafe, immigrati con status irregolare ecc.) impone, inoltre, di
focalizzare gli studi solo su alcuni segmenti di popolazione, con il rischio di
restringere il campo di osservazione delle analisi sulle disuguaglianze e sui
processi di integrazione. Come accade per l’integrazione, anche la definizione di
migranti, intesi come persone beneficiarie delle misure di integrazione, è
variabile perché ampiamente influenzata da politiche nazionali, contesto
socioeconomico dei Paesi di accoglienza, aspetti quantitativi e qualitativi dei
flussi. Un esempio della mutevolezza delle categorie di destinatari delle misure
di integrazione è offerto in sede europea dal Piano d’azione per l’integrazione e
l’inclusione 2021-2027 (Commissione europea 2020), dove si pone l’accento
sulla necessità di considerare non solo i migranti, come faceva il Piano d’azione
precedente (2016) che faceva coincidere questi con i soli cittadini di Paesi terzi,
ma anche i cittadini di Paesi terzi eventualmente naturalizzati, ovvero, i cittadini
Introduzione
dell’UE con background migratorio. Un’espressione ombrello che consente di
considerare le differenze di status è proprio quella utilizzata a livello europeo di
persona con background migratorio che include chi è migrato nell’attuale Paese
di residenza; e/o precedentemente era in possesso di una nazionalità differente
da quella dell’attuale Paese di residenza; e/o ha almeno uno dei genitori che in
precedenza abbia fatto ingresso nell’attuale Paese di residenza come migrante2.
Il sistema di indicatori Inapp: dal networking scientificoistituzionale alla metodologia di calcolo
Il gruppo di lavoro Inapp ha impostato il lavoro di costruzione del set di indicatori
sulla base delle indicazioni desumibili da quelle esperienze di misurazione
sviluppate a livello internazionale, riconosciute come riferimenti fondamentali in
quanto capaci di assicurare un elevato grado di copertura in termini di numero
di Paesi coinvolti, ampiezza della base empirica e varietà dei dati raccolti. In una
prima fase, sono stati svolti approfondimenti sul sistema di indicatori in ambito
OCSE e UE, finalizzato a misurare i livelli di integrazione e alla comparazione tra
Paesi (agevolato dalla disponibilità e qualità di dati provenienti da fonti già
armonizzate) e i modelli realizzati nell’ambito di progetti nazionali ed
internazionali con il coinvolgimento di istituzioni e del mondo accademico e della
ricerca volti a misurare le policy di integrazione (come ad esempio il sistema
MIPEX – Migration Policy Index; i così detti Indicatori di Saragozza; il progetto
DEMIG POLICY – Determinants of International Migration o, ancora, il database
IMPALA – International Migration Policy And Law Analysis). Sono state poi
analizzate le principali caratteristiche dei modelli e ricostruite l’architettura e la
logica di base per pervenire ad una loro lettura comparata utile alla definizione
di una proposta di sistema di misurazione per l’Italia. Sulla base dei diversi
modelli esaminati è stata operata la scelta di monitorare i livelli di integrazione
in Italia ispirandosi al modello OCSE/UE. La proposta di indicatori del gruppo
Inapp si è quindi conformata alla struttura di domini e indicatori armonizzati a
livello europeo, utilizzati nel rapporto Indicators of Immigrant Integration 2015:
Settling In e ripresi nell’edizione 2018 (OECD e European Commission 2018a), e
Cfr. .
Introduzione
alle indicazioni contenute nel documento Using EU Indicators of Immigrant
Integration (European Commission 2013).
All’interno di tale processo è stata realizzata un’azione di networking scientificoistituzionale per avviare un confronto con diverse expertise professionali sulla
proposta elaborata dal gruppo di lavoro. È stato quindi costituito un Tavolo
tecnico articolato in quattro sessioni di confronto, realizzate nei mesi di maggio
e giugno 2021, a cui hanno partecipato, oltre al gruppo di lavoro Inapp e alla DG
Immigrazione MLPS, rappresentanze significative delle istituzioni centrali ed
amministrazioni territoriali3; del mondo accademico e della ricerca4; delle
associazioni e stakeholder che operano a stretto contatto con la popolazione
immigrata o ne costituiscono direttamente la voce5; delle parti sociali
espressione del mondo produttivo6. Il confronto tra apparati teorici,
metodologici e tecnici diversi ha permesso di riflettere, da una parte, sugli
aspetti di complessità collegati alle questioni definitorie relative a popolazione
target e concetto di integrazione e, dall’altra, su problemi maggiormente
operativi riguardanti la costruzione del set di indicatori. La proposta iniziale del
gruppo di lavoro si è pertanto arricchita con spunti sia per l’esplorazione di nuovi
ambiti di interesse che per l’introduzione di indicatori aggiuntivi, il cui
recepimento è stato vincolato alla verifica della disponibilità dei dati, della loro
provenienza da fonti armonizzate, del loro aggiornamento, della possibilità di
cogliere le caratterizzazioni a livello locale dell’integrazione. Nel corso del 2022
è stato finalizzato il calcolo e l’analisi degli indicatori a cui si sono aggiunti quelli
la cui opportunità di inserimento è emersa nel corso delle sessioni tecniche,
previo completamento della loro valutazione di fattibilità.
Gli indicatori sono stati calcolati per la popolazione oggetto di studio (ovvero gli
stranieri per nascita o per cittadinanza), e per la popolazione di riferimento (nati
in Italia o cittadini italiani). La definizione di immigrato adottata per il calcolo
Tra gli invitati che si sono resi disponibili al confronto erano presenti Michela Bongiorno e Edith Macrì
(Regioni Sicilia e Calabria); Daniele Checchi, Paolo Naticchioni, Edoardo Di Porto (Inps); Cinzia Conti (Istat);
Camilla Orlandi (ANCI).
4 Maurizio Ambrosini (Università di Milano, Sociologia dei processi migratori); Corrado Bonifazi (CNR,
Demografia); Filomena Maggino (Università di Roma La Sapienza, Statistica Sociale); Monica Meini
(Università del Molise, Geografia); Giuseppe Sciortino (Università di Trento, Sociologia); Alessandra
Venturini (Università di Torino, Economia delle risorse umane).
5 Mohamed Kaabour e Yohan Don Saparamadu (CONNGI); Yagoub Kibeida (UNIRE); Filippo Miraglia (ARCI);
Camillo Ripamonti (Centro Astalli); Silvia Taviani e Valeria Fabbretti (Save the Children).
Federico Borgoni e Romano Magrini (Coldiretti); Francesca Cantini e Giuseppe Casucci (UIL); Giuseppe
Gizzi (AGCI); Giovanna Labartino e Francesca Mazzolari (Confindustria); Giuseppe Massafra (CGIL).
Introduzione
degli indicatori è infatti, in analogia con quanto riportato nel rapporto OECD e
European Commission (2018a), basata sul Paese di nascita (si considera quindi
immigrato/a la persona nata all’estero). Tuttavia, in base agli scopi di ricerca e
alla natura del fenomeno sotto osservazione, alcuni indicatori sono stati calcolati
considerando il criterio della cittadinanza (in questo caso si considera straniero/a
la persona non in possesso della cittadinanza italiana).
Per poter procedere al calcolo degli indicatori selezionati nel rispetto dei requisiti
sopra menzionati, sono state scelte come fonti dati quelle derivanti da indagini
armonizzate a livello europeo (o che permettono comunque la comparabilità
degli indicatori sulla base della definizione operativa di questi ultimi): si tratta,
nello specifico, della Rilevazione Campionaria sulle Forze di Lavoro (Istat – RCFL),
dell’Indagine sul Reddito e le Condizioni di Vita (Istat – SILC), del Programme for
International Student Assesment (OCSE – PISA), dell’Indagine Europea sulla
Salute (Istat – EHIS), del Programma Nazionale Esiti dell’Agenas, della European
Social Survey (ESS), delle Rilevazioni Nazionali degli Apprendimenti (Invalsi), cui
si aggiungono le fonti anagrafiche e amministrative.
Gli indicatori utilizzati nel presente lavoro sono stati selezionati tra quelli ritenuti
più significativi: accanto a quelli che si riferiscono alle principali caratteristiche
sociodemografiche degli immigrati, ci si è orientati nella selezione facendo
riferimento alle seguenti dimensioni fondamentali del concetto di integrazione:
istruzione, lavoro, condizioni di vita e salute, cittadinanza e senso di
appartenenza.
È stata prestata particolare attenzione affinché fosse garantita una certa qualità
del dato in termini di aggiornamento, comparabilità a livello europeo,
calcolabilità a livello sub-nazionale (regionale/ripartizionale). Date le differenze
socioeconomiche territoriali che caratterizzano fortemente il nostro Paese, gli
indicatori sono stati calcolati secondo il livello geografico più fine possibile, in
base alla potenza statistica della fonte dati. Pertanto, gli indicatori tratti
dall’Indagine sulle Forze di lavoro, dalle Rilevazioni Nazionali degli
Apprendimenti e quelli di fonte anagrafica e amministrativa sono stati calcolati a
livello regionale, mentre quelli tratti dall’Indagine sul reddito e le condizioni di
vita (EUSILC), dal Programme for International Student Assessment (PISA),
dall’Indagine europea sulla salute (EHIS) e dall’indagine European Social Survey
(ESS) sono calcolati per ripartizione. Tutti gli indicatori sono distinti per genere,
e, ove opportuno, per classi di età. Per permettere dei confronti corretti alcuni
indicatori sono stati standardizzati per età. In analogia a quanto prodotto nel
Introduzione
rapporto OECD European Commission (2018a), lo studio degli indicatori
principali è stato ulteriormente approfondito stratificando gli indicatori per
sottogruppi aggiuntivi calcolati sulla base di: classe di età; durata del soggiorno;
provenienza UE/non UE; status occupazionale. I sottogruppi di interesse sono
stati individuati di volta in volta per ogni indicatore sulla base della loro
pertinenza e utilità analitica, del confronto con quanto riportato nel citato
rapporto OECD e European Commission (2018a), e della calcolabilità nel
contesto italiano.
Struttura del rapporto
I risultati del lavoro realizzato sono confluiti nel presente rapporto che si
compone di una prima sezione descrittiva delle condizioni sociodemografiche
della popolazione di origine straniera sulla base di indicatori definibili come
strutturali (Composizione della popolazione immigrata, Età, Incidenza della
popolazione immigrata, Cittadini stranieri residenti, Durata della permanenza,
Nuovi ingressi) e quattro sezioni relative ai domini di integrazione (Istruzione,
Lavoro, Condizione di vita e salute, Cittadinanza e senso di appartenenza). Le
tabelle relative a ciascun indicatore sono accompagnate da commenti sintetici
che ne evidenziano gli aspetti più salienti, con riferimento alle variabili sulle quali
si è ritenuto utile e possibile disaggregare i dati, come lo status migratorio, il
genere, l’età, e così via.
Ciascuna sezione è corredata da approfondimenti tematici legati a fenomeni
ritenuti di particolare interesse. Due riguardano la popolazione giovanile,
affrontando l’uno il tema dell’abbandono scolastico e l’altro la condizione dei
giovani che non studiano e non lavorano. Altri tre approfondimenti sono
collegati ai fenomeni legati al processo di stabilizzazione della popolazione
immigrata e, nello specifico, analizzano le acquisizioni di cittadinanza, la
partecipazione all’elettorato attivo passivo e gli aspetti sociali e demografici
dell’invecchiamento.
Chiudono il rapporto un focus sulle specifiche condizioni di integrazione dei
cittadini dei Paesi terzi, con riferimento al lavoro e ad alcuni aspetti collegati al
grado di benessere e senso di appartenenza, e le considerazioni conclusive.
Introduzione
Aspetti sociodemografici della popolazione
con background migratorio
Negli ultimi vent’anni la popolazione nata all’estero ha registrato un aumento
rilevante fino al 2014, per poi stabilizzarsi attorno ad una presenza di oltre 5
milioni di persone.
Sono le regioni del Centro Nord a far rilevare una maggior presenza di nati
all’estero, oltre la metà risiedono nel Nord, con la Lombardia che in assoluto ne
conta più di ogni altra regione e l’Emilia-Romagna che fa registrare la quota più
elevata rispetto alla popolazione.
Sono circa la metà degli stranieri i cittadini europei residenti in Italia, in
maggioranza provenienti da Paesi dell’Unione europea, con i rumeni che
rappresentano di gran lunga la nazionalità più numerosa. Tra i residenti europei
non comunitari spicca invece la presenza degli albanesi. Africani e asiatici
costituiscono le comunità più presenti dopo gli europei, con prevalenze
rispettivamente di cittadini egiziani, marocchini, tunisini, cinesi e filippini.
In tutte le regioni italiane il gruppo più consistente è rappresentato dai cittadini
di provenienza UE, soprattutto in Calabria, Basilicata e Lazio; nel Nord-Est si
riscontra anche una rilevante presenza di persone provenienti dai Paesi non
comunitari dell’Europa orientale. La Lombardia vede una considerevole presenza
di asiatici, mentre la Liguria vede una presenza numerosa di persone provenienti
dall’America meridionale e dall’Africa settentrionale, come nelle Isole.
Dal punto di vista demografico, come noto, la popolazione dei nati all’estero si
caratterizza per un profilo nettamente più giovane dei nativi: con un’alta
Aspetti sociodemografici della popolazione con background migratorio
concentrazione nella fascia di età lavorativa e bassa tra gli anziani. Tuttavia, va
evidenziato come la quota di giovani nati all’estero, sotto i 18 anni sia stabile da
diversi anni, mentre cresce il numero di anziani, che negli ultimi 20 anni è quasi
raddoppiato. Le donne superano gli uomini per presenza, mentre fino alla
seconda metà degli anni ’90 la quota maschile era ancora predominante. Ciò
conferma una crescente femminilizzazione di flussi migratori, grazie soprattutto
agli ingressi dai Paesi dell’Europa dall’Est e dalle Filippine, ma anche tra i gruppi
di stranieri numericamente più presenti nel nostro Paese, verosimilmente per
via dei ricongiungimenti familiari.
Il nostro Paese è considerato tra quelli di ‘recente immigrazione’. Va però
evidenziato che la maggioranza di nati all’estero è presente in Italia da oltre 10
anni e che solo uno su quindici è giunto negli ultimi 5 anni. Negli ultimi anni si
sono modificati i flussi in termini di provenienza: i Paesi da cui storicamente si
parte per emigrare in Italia (Romania, Albania e Marocco) rimangono quelli con
il maggior numero di ingressi, anche se sensibilmente in calo, mentre sono in
crescita gli ingressi da India, Bangladesh e Nigeria.
Aspetti sociodemografici della popolazione con background migratorio
1.1 Composizione della popolazione immigrata
NATI ALL’ESTERO
REGIONE
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
TOTALE ITALIA
EU total (27) 2017
460.047
11.324
122.914
572.466
161.215
161.797
602.722
432.807
105.474
166.453
687.980
128.489
20.062
324.397
203.880
30.549
139.975
279.656
69.122
% su Tot
10,7%
12,2%
11,6%
11,8%
13,4%
10,6%
13,6%
11,7%
12,1%
11,0%
11,8%
12,0%
0-14 anni
65 anni e più
Femmine
% su nati
estero
% su nati
estero
11,5%
10,6%
15,0%
% su nati
estero
55,4%
59,3%
53,8%
54,9%
53,9%
55,1%
57,6%
55,1%
56,2%
58,1%
56,8%
54,2%
56,6%
58,8%
55,8%
55,3%
57,1%
52,6%
55,2%
52,5%
54,9%
51,0%
Immigrati 15-64
recenti (