
(AGENPARL) – ven 12 maggio 2023 [Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano]
Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
Comunicato del 12/05/2023, ore 12:58
Consiglio
Lavori Consiglio: Modifiche alla legge urbanistica – 3
Gli interventi di Lanz, Deeg, Tauber, Locher, Amhof e la replica dell’ass. Hochgruber Kuenzer nell’ambito della discussione generale del dlp Modifiche alla legge provinciale 10 luglio 2018, n. 9, “Territorio e paesaggio.
Nell’ambito della discussione generale del disegno di legge provinciale n. [135/23](https://egjaabf.r.bh.d.sendibt3.com/tr/cl/qTli4lwP-ibxbr6fjhAQ2SWBbQZXLpm2XrzKwiizgIKGNg44txqRWihInlbKfWkqPBtzywAzOS29V9nCHrOj3Jd73j5tygGbKKnFy6uPDAU1xBaY-TVNia5LA8Yg-yYhv0zSFItgaYIWOjX_wdytSoayTx1n2JUI_inkOEmlEj0rXr081p6HSxQXugcZNhadBfBm-__VUpWrH8JS12Pz6TAVbxS3j1xnu0C9EbRdl56NbWEew2Gpysl8eAXkM_pGcKPeF7WD8pMoy9eaOEovmvpwLtVY0nrSzXRV7vIGRr8bebyAhxedwRD7KgDWHPmIhGqQDGtRXMSfy7EmZy0NC4ujHTetDJxalCll90Guiv2i4JQkIcqi5XxJL2bFR2jQ1naY095V3y0TcooB7TJvacvsvfXc): Modifiche alla legge provinciale 10 luglio 2018, n. 9, “Territorio e paesaggio, Gerhard Lanz (SVP) ha rilevato che spesso un’unica legge non poteva risolvere tutti i problemi, tuttavia la legge in esame contribuiva a migliorarla. Erano stati criticati degli sviluppi in provincia, e in certi casi bisognava intervenire, ma nel complesso essi avevano portato a uno standard e qualità di vita molto alti. Ora bisognava decidere come procedere, definendo nuovamente le priorità e gli obiettivi e verificando dove accelerare e dove frenare. Il sistema Alto Adige negli ultimi anni aveva garantito posti di lavoro e prospettive alla cittadinanza. Non si doveva parlare di “sfruttamento”, bensì di “utilizzo” del suolo, e decidere come utilizzarlo; la volontà era stata di coinvolgere di più i Comuni in questo processo, a questo serviva il piano di sviluppo comunale. Ora alcuni sviluppi erano molto più veloci che un tempo, ma le conoscenze e competenze nei Comuni c’erano: bisognava sostenerli e favorire la collaborazione sovracomunale. La nuova legge sarebbe stata sicuramente modificata anche in futuro, per via di cambiamenti tecnici ed economici, ma questo non era un segno di debolezza della legge, al contrario. In quanto ai prezzi degli alloggi, riteneva che la politica non dovesse intervenire sul mercato; anche con la tassazione non si poteva procedere a trattamenti differenziati. Era normale che qualcuno acquistasse degli immobili, ora bisognava offrire delle soluzioni per la situazione attuale. Se si voleva limitare il consumo del suolo, bisognava ampliare gli edifici esistenti, con nuovi piani e densificazione, ma anche questo poteva essere problematico; bisognava tutelare il patrimonio edilizio e il paesaggio, tuttavia chiedendosi dove sarebbe stata possibile un’attività edilizia in futuro, anche per garantire i giovani. Una sfida era garantire flessibilità insieme a certezza di pianificazione: i principi c’erano ed erano chiari, ma bisognava dire che il piano clima prevedeva un consumo del suolo pari a zero, cosa che non si poteva realizzare se non con uno scambio di superfici o altre soluzioni da cercare: il dibattito andava condotto anche in pubblico. Era stato detto che la legge agiva contro i diritti dei cittadini in ambito della casa, ma negli ultimi anni erano stati introdotti i convenzionamenti proprio per rendere disponibili gli alloggi alla popolazione residente: egli era stato a favore anche se si interveniva pesantemente sulla disponibilità della proprietà. Quali sarebbero stati gli alloggi del futuro? Non certo i classici grandi appartamenti del passato, inoltre servivano più parcheggi: questi erano temi che andavano affrontati, e la sfida più grande era di dare autonomia e responsabilità ai Comuni. Chi criticava la presentazione degli emendamenti era la stessa persona che a sua volta ne presentava. Si era detto che intervenivano molte lobbies, ma egli era contento che intervenissero operatori economici come associazioni di tutela dell’ambiente, poi spettava alla politica decidere come rispondere. Era felice della trattazione in aula della norma, che aveva comportato lunghe discussioni anche nel suo partito, ma era importante per il futuro e mostrava una legge chiara e ben definita. La legge non obbligava i singoli a vendere i propri appartamenti o a modificare la destinazione del proprio verde agricolo: le decisioni le prendevano i singoli.
Dai banchi dei consiglieri, Waltraud Deeg (SVP) è intervenuta sull’edilizia abitativa agevolata, che rientrava tra le sue competenze assessorili. i problemi citati, come quello del caro alloggi, non si negavano: preoccupavano tutti.. ma se si era sinceri bisognava dire che questa era una tendenza in tutta Europa, e bisognava chiedersi cosa si poteva e cosa non si poteva fare. Il viaggio studio a Vienna aveva evidenziato che una percentuale di edilizia agevolata del 43% funzionava, e questo modello c’era anche in Alto Adige con l’edilizia abitativa agevolata, convenzionata e sociale, spesso demonizzata: questi modelli andavano potenziati e se necessario ulteriormente sviluppati. I motivi del caro prezzi erano tanti, in primis la possibilità di guadagno con poco sforzo: a livello europeo c’erano gruppi di investitori importanti, come aveva potuto constatare in un incontro a Berlino al Ministero federale insieme a Renzler e Amhof. Una buona combinazione tra offerta pubblica e privata era importante, e bisogna va puntare a questa situazione di equità: la soluzione 40:60 era positiva. L’alloggio accessibile era una questione di fondamentale importanza, e bisognava vedere dove c’erano esempi positivi, come Graz dove c’erano meccanismi regolatori del mercato: questi erano importanti laddove il suolo era poco. Si trattava di prevedere regole chiare, e come legale conosceva la complessità della disciplina urbanistica: ci voleva certezza del diritto in un tema complesso, pur considerando che ci si trovava in continua evoluzione. Deeg ha quindi fatto un esempio di prezzi calmierati in base all’articolo 39 riguardante tale modello, e ai valori di riferimento OMI: un massimo di 4.300 € mq ad Appiano, con aggiunta di una riduzione del 10%. Questo era un intervento sul margine di contrattazione, ma bisognava decidersi. Bisognava avere il coraggio di avviare queste nuove possibilità: la norma era uno strumento come quelle sull’edilizia agevolata e sociale. Sempre in merito agli alloggi convenzionati, i feedback pervenuti erano abbastanza positivi. Come assessora aveva dovuto comminare sanzioni orrende, per decine di migliaia di €: giusto era che venissero portate a una dimensione accettabile, comprese le sanzioni per utilizzo turistico di alloggi convenzionati.
Helmut Tauber (SVP) ha messo in relazione le critiche alla proposta con la campagna per le prossime elezioni, invitando a riconoscere cosa veniva fatto tutti i giorni per il bene della provincia, cercando di fare in modo che Comuni, privati e investitori potessero lavorare. Per più di un anno si era incontrato un gruppo di lavoro, a stretto contatto con i problemi dei cittadini e in collaborazione con il Consorzio di Comuni. Si era quindi giunti a un buon compromesso, e quello degli alloggi a prezzo calmierato era uno strumento positivo in mano ai Comuni. Importante era anche dare ai cittadini la possibilità di costruire appartamenti nuovi. In provincia c’erano 10.000 strutture turistiche, e ovviamente erano volumi che davano nell’occhio, ma procuravano introiti che davano vantaggi al territorio in termini finanziari, con entrate che finivano in progetti infrastrutturali, e di posti di lavoro anche in zone periferiche. Certe strutture come bar periferici non si sarebbero potute mantenere senza turismo; la proposta era frutto di uno scambio importante e se ne augurava l’approvazione.
Franz Locher (SVP) ha evidenziato che l’applicazione della legge per i Comuni era stata abbastanza complicata, con grandi differenze tra i singoli Municipi, alcuni ad alta vocazione turistica, altri meno. Ricordando la storia turistica della provincia, promossa dalla bellezza del paesaggio, ha quindi detto che non sempre era stata garantita certezza giuridica ai Comuni, anche per via della mancanza di personale esperto. Il fatto che tutto l’alto Adige fosse sotto tutela paesaggistica complicava ulteriormente le cose. Egli ha quindi chiesto all’assessora Hochgruber Kuenzer, nel caso di approvazione del disegno di legge, di dare da domani ai Comuni certezza giuridica per la relativa applicazione. A Deeg ha detto che sull’abitare bisognava intervenire, perché la casa costava troppo ai giovani, a causa di una svendita incredibile di immobili che toglieva spazio abitativo ai residenti; un cittadino medio non poteva più e mettersi un alloggio. Chi aveva partecipato alla trasferta a Vienna aveva visto un buon esempio, si potevano compiere diverse cose anche se lì il 70% degli alloggi era in affitto, mentre in Alto Adige lo erano il 30%. Ora la svendita era tale che non si era in grado di creare nuove zone edilizia, anche perché il territorio disponibile era molto ridotto: esso doveva restare alla popolazione residente, e qui si doveva intervenire, per esempio ampliando lo strumento del condizionamento. Bisognava intervenire non solo sugli affitti, ma anche sulla proprietà. Egli non era a favore di una regolarizzazione ex post, ma questo doveva essere possibile in piccoli ambiti, come un tempo con le varianti. Un problema da affrontare era quello dell’abbandono dei paesi. Parlando di urbanistica bisognava definire le aree residenziali da un lato, e dall’altro gestire ciò che non vi apparteneva, verde agricolo, strade, funivie, infrastrutture: importante era che i Comuni potessero applicare questa legge.
La norma era nata in primis per l’esigenza di adeguamenti tecnici richiesti dai Comuni, ha detto Magdalena Amhof (SVP), ma poi c’era anche una misura politica, relativa alla disponibilità di alloggi, e la questione degli alloggi calmierati. Molte persone volevano vivere in Alto Adige per l’alta qualità della vita, per questo chi aveva capitale in mano comprava in provincia di Bolzano. La politica doveva reagire, e l’aveva fatto più volte, negli ultimi anni, anche con la norma sull’edilizia abitativa agevolata e sociale, e ora arrivavano queste misure. In quanto alla graduatoria per gli alloggi calmierati, vi rientravano innanzitutto coloro che avevano i requisiti per l’edilizia abitativa agevolata, i criteri erano gli stessi. Nel caso degli alloggi calmierati il gruppo era più vasto, ma si dava la precedenza a chi aveva i requisiti per l’edilizia abitativa agevolata. Era stata prevista anche la possibilità dell’acquisto dopo la locazione, una variante importante per i giovani, come testimoniato da molte associazioni giovanili. si stava pensando anche ad altri progetti per edilizia abitativa non a scopo di lucro. In quanto alla pianificazione, era importante che lo sviluppo di un comune fosse deciso dal Comune stesso; quello che si fissava era la volumetria sotto terra, che passava da 500 a 200%. In quanto al plusvalore pianificatorio, restava nelle mani del Comune.
In replica, l’ass. Maria Hochgruber Kuenzer ha ringraziato per i contributi e le diverse opinioni espresse. Lo sviluppo urbanistico era diverso nei comuni a diversa vocazione. Rivolgendosi a Dello Sbarba, ha aggiunto di essersi incontrata con il Comitato per la cultura architettonica, composto da architetti italiani e dell’area germanofona, e l’esponente svizzero aveva chiesto di presentare il modello altoatesino nel suo Paese, ritenendolo esemplare, pur ritenendo da potenziare la sensibilità nel verde pubblico. Importante era fare in modo che il cittadino potesse costruire nell’ambito di regole chiare. I Comuni avrebbero provveduto ai Piani anche senza scadenze, come dimostrava l’esempio dei Piani delle zone a rischio; c’erano 3 anni di tempo per la conclusione del Piano dal momento della domanda, ma i Comuni comprendevano i vantaggi della misura, per avere propri spazi di manovra. La percentuale di alloggi convenzionati era diversa a seconda della percentuale di seconde case presenti, e poteva già passare dal 60 al 100%. In quanto ai vari modelli abitativi, nell’ultima legislatura si era parlato spesso di quelli per il ceto medio, un modello accantonato in quanto non attuabile: si era capito che ci volevano altri meccanismi, così come per evitare il consumo del suolo, ricordandosi del l’obiettivo del consumo zero da raggiungere entro il 2040. A Leiter Reber ha detto Ben si sapeva che la situazione urbana era diversa da quella della periferia. In quanto alla fiscalità, bisognava rispettare norme statali ed europee. In quanto alle zone presso i masi, erano possibili nelle vicinanze die centri abitati, e il maso chiuso poteva ampliarsi solo per 1500 metri cubi. La svendita degli alloggi preoccupava; c’era chi acquistava un intero maso, una tendenza da contrastare. In merito a verande e balconi, c‘erano state sentenze relative alle distanze, perché si trattava sempre di cubatura. L’intenzione della norma era dare prospettive per uno sviluppo futuro della provincia: per questo lei si era data da fare nel meglio delle sue capacità, nel dialogo con il consorzio dei Comuni e tenendo conto dell’interesse pubblico. C’erano esempi negativi di gestione dello spazio pubblico da parte dei Comuni, ma anche esempi positivi nella gestione degli spazi, e era su questa che bisognava riflettere. I tempi erano cambiati dal 2018 a oggi, era necessario prevedere anche un piano di sostenibilità e un piano sul clima per il comune, temi per i quali c’era maggiore sensibilità. Il Piano per lo sviluppo comunale era un processo nel quale si sarebbe tenuto conto di questi. In quanto al portale SUAP citato da Faistnauer, in esso i diritti edificatori erano legati alla normativa statale: la presentazione della domanda solo per via telematica, disposta dallo Stato, era stata di una grande sfida; la provincia aveva chiesto una deroga anche per via dell’elaborazione incorso della norma urbanistica. Lei era consapevole della sfida che rappresentava la predisposizione e una domanda, ma non era vero che bastava non spuntare una casella per ricevere pesanti sanzioni. L’agricamping era limitato a 72 ore. Tutti desideravano che l’urbanistica regolamentasse bene la provincia, ma nello stesso tempo cercavano eccezioni per il proprio settore. Si sarebbe osteggiata l’impermeabilizzazione del suolo, e nell’elaborazione del Piano di sviluppo comunale sarebbe ben emerso anche lo sfitto, con la possibilità di individuare volumetria per alloggi. Tauber aveva evidenziato la necessità di alloggi per collaboratori, ma era opportuno non abbandonare il sentiero tracciato: abitare nella zona d’insediamento e lasciare libero il resto. A Locher ha ribadito che nei Comuni con il 10% di seconde case tutti i nuovi alloggi dovevano essere convenzionati.
Su richiesta della capogruppo SVP Amhof, la seduta è stata sospesa per permettere l’esame degli ordini del giorno presentati. I lavori riprendono alle 14.30.
(continua)
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