[lid]- Durante il regno del terrore nel 1793, i rivoluzionari radicali a Parigi schierarono Madame Guillotine per tagliare la testa del re Luigi XVI. Ora, 230 anni dopo, c’è un aumento dei discorsi allarmanti sui precedenti storici che ruotano intorno al presidente sempre più controverso ed impopolare del paese, Emmanuel Macron, con persino un politico di sinistra che fa quella che può essere interpretata come una minaccia.
«Luigi XVI, lo abbiamo decapitato, Macron, possiamo ricominciare!» è diventato un canto comune ascoltato nelle proteste mentre la rabbia rivoluzionaria è ribollita ancora una volta in tutta la Francia dopo che il governo ha utilizzato una scappatoia costituzionale per far passare un aumento dell’età pensionabile all’Assemblea nazionale senza voto a marzo.
Christophe Prudhomme, un medico di emergenza-urgenza che non solo è delegato nazionale per la confederazione sindacale CGT dietro gli scioperi nazionali, ma anche consigliere regionale per il partito di estrema sinistra La France Insoumise (LFI), è stato filmato mentre cantava la minaccia di decapitazione all’esterno la sede del partito rinascimentale di Macron domenica.
Difendendosi sull’emittente BFMTV, il politico della LFI ha affermato che il canto era “simbolico”, dicendo : «Preferisco che la rabbia sia espressa verbalmente… Abbiamo il diritto, credo, di esprimere la nostra rabbia».
Prendendo in giro Macron per i suoi precedenti commenti paragonandosi al dio romano Giove, Prudhomme ha detto: «Se paragoniamo il signor Macron a un re, è più di un re: è il dio dell’Olimpo, è Giove».
Il filmato ha suscitato indignazione nazionale, con gli esponenti politici che hanno condannato le azioni di Prudhomme.
L’ex candidata presidenziale di Les Republicains, Valérie Pécresse, ha dichiarato: «Condanno fermamente le parole del consigliere regionale LFI dell’Île-de-France Christophe Prudhomme. Questo richiamo alla violenza e all’odio contro il presidente della Repubblica è intollerabile e disonora il suo mandato di consigliere regionale».
L’eminente giornalista francese Olivier Truchot ha dichiarato : «Quest’uomo non è uno qualsiasi… Lascia che la gente sia in eccesso, perché no, ma è un medico d’urgenza delegato della CGT e consigliere regionale, non è uno qualsiasi, ha il dovere di esemplarità e rappresentatività. Quando riprende questo slogan, va al livello più basso».
Mentre i media internazionali in genere evidenziano le riforme delle pensioni come l’unica causa delle proteste contro il governo di Macron, la retorica sempre più accesa in Francia è indicativa di tendenze sociali più ampie, in particolare della crisi del costo della vita. La questione delle pensioni può essere vista come la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Nel periodo che precedette la Rivoluzione francese, durante la quale re Luigi ‘perse’ la testa, una combinazione di cattiva gestione economica da parte delle élite dominanti e siccità sfortunatamente temporizzate provocò un’inflazione dilagante, con il lavoratore medio che spendeva circa l’88% del suo salario in pane in 1788 e 1789.
Sebbene l’inflazione non sia neanche lontanamente così grave al momento, l’inflazione alimentare è stata un problema importante in Francia e in effetti in gran parte dell’Europa, con i francesi che hanno visto aumentare le bollette della spesa del 15% nell’ultimo anno, portando a uno su quattro dei le persone più povere della nazione iniziano a saltare i pasti per sbarcare il lunario .
Piuttosto che affrontare le difficoltà economiche affrontate dai suoi cittadini, Macron ha scelto invece di spendere il suo capitale politico per portare avanti le sue riforme pensionistiche, che è stato ampiamente visto come uno schiaffo in faccia a una classe operaia già in difficoltà e una conferma nelle menti di molti che Macron non è altro che il “presidente dei ricchi”.