
(AGENPARL) – mer 10 maggio 2023 Nel primo trimestre, il Pil italiano ha mostrato, in base alla stima preliminare, un aumento superiore a quello dell’area euro, a cui hanno contribuito sia la domanda interna sia quella estera netta.
L’indice destagionalizzato della produzione industriale ha segnato a marzo, per il terzo mese consecutivo, una variazione congiunturale negativa con un calo diffuso a tutti i comparti ad eccezione di quello dei beni strumentali. Nel primo trimestre, l’indicatore ha registrato una sostanziale stabilità rispetto ai tre mesi precedenti.
L’occupazione ha continuato a mostrare a marzo una tendenza positiva diffusa tra le varie componenti. Il tasso di disoccupazione è diminuito mentre quello di inattività si è stabilizzato.
Il differenziale positivo dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) tra l’Italia e l’area euro ad aprile si è ampliato, soprattutto a causa della componente energetica. La differenza rispetto all’inflazione di fondo è rimasta invece negativa.
Si conferma ad aprile la tendenza al miglioramento della fiducia dei consumatori trainata dalle valutazioni positive sulla situazione economica generale e su quella corrente. Anche la fiducia delle imprese ha evidenziato un lieve aumento che sintetizza, tuttavia, segnali eterogenei tra le varie componenti.
GLOBALE NUOVI ORDINI ALL’EXPORT
(indici 2010=100, >50 = espansione) 2. ECONOMIC SENTIMENT INDICATOR (ESI)
(valori destagionalizzati, indici 2010=100)
Fonte: CPB e IHS Fonte: Commissione europea, DG ECFIN
IL QUADRO INTERNAZIONALE
(variazioni congiunturali)
Italia Area euro Periodo
Pil 0,5 0,1 T1 2023
Produzione industriale -0,6 1,5 (feb) Mar. 2023
Produzione nelle costruzioni 1,5 2,3 Feb. 2023
Vendite al dettaglio (volume) -0,3 -1,2 Mar. 2023
Prezzi alla produzione – mercato int-2,0 -1,6 Mar. 2023
Prezzi al consumo (IPCA)* 8,8 7,0 Apr. 2023
Tasso di disoccupazione 7,8 6,5 Mar. 2023
Clima di fiducia dei consumatori** 0,4 1,6 Apr. 2023
Economic Sentiment Indicator** 0,3 0,1 Apr. 2023
Fonte: Eurostat, Commissione europea, Istat
* Variazioni tendenziali
** Differenze con il mese precedente
00TABELLA 1 PRINCIPALI INDICATORI CONGIUNTURALI – ITALIA E AREA EURO
(variazioni congiunturali)
Italia Area euro Periodo
Pil 0,5 0,1 T1 2023
Produzione industriale -0,6 1,5 (feb) Mar. 2023
Produzione nelle costruzioni 1,5 2,3 Feb. 2023
Vendite al dettaglio (volume) -0,3 -1,2 Mar. 2023
Prezzi alla produzione – mercato int-2,0 -1,6 Mar. 2023
Prezzi al consumo (IPCA)* 8,8 7,0 Apr. 2023
Tasso di disoccupazione 7,8 6,5 Mar. 2023
Clima di fiducia dei consumatori** 0,4 1,6 Apr. 2023
Economic Sentiment Indicator** 0,3 0,1 Apr. 2023
Fonte: Eurostat, Commissione europea, Istat
* Variazioni tendenziali
** Differenze con il mese precedente
. Il mercato valutario ha mostrato una sostanziale stabilità con il tasso di cambio euro dollaro ancora attorno alla parità.
La domanda internazionale continua a collocarsi su un sentiero discendente. A febbraio, il commercio mondiale di beni in volume è diminuito dello 0,9% (+0,3% a gennaio), caratterizzato da un calo generalizzato delle importazioni dei paesi avanzati. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export, sotto la soglia di espansione da febbraio 2022, ha indicato anche ad aprile una possibile ulteriore riduzione degli scambi nei prossimi mesi (Figura 1).
Nel primo trimestre, il Pil cinese è salito del 2,2% in termini congiunturali in forte accelerazione dallo 0,6% di fine 2022. Il traino alla crescita è stato fornito principalmente dal settore dei servizi, che ha più che compensato una marginale decelerazione dell’industria. Gli indici PMI di aprile hanno però evidenziato attese di rallentamento nei servizi e di contrazione nel manifatturiero.
Il Pil degli Stati Uniti, nel primo trimestre dell’anno, ha registrato un tasso di crescita congiunturale di 0,3% (+0,6% nei tre mesi precedenti), con un ampio contributo negativo delle scorte, che ha controbilanciato l’accelerazione dei consumi. Gli investimenti residenziali hanno continuato a calare mentre la domanda estera netta ha contribuito positivamente alla crescita. Ad aprile, le condizioni del mercato del lavoro statunitense sono rimaste solide, con un tasso di disoccupazione stabile sui minimi storici (+3,4% da +3,5% di marzo). La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board, nello stesso mese, ha segnato tuttavia un calo dovuto al peggioramento delle aspettative
Nel primo trimestre, il Pil dell’area euro è aumentato di 0,1% in termini congiunturali, dopo la stazionarietà di fine 2022. Tra i principali paesi, l’economia tedesca (dove anche la produzione industriale a marzo ha sperimentato un forte calo congiunturale: -3,4%) ha segnato il passo, mentre Spagna e Francia sono cresciute più della media euro (rispettivamente +0,5% e +0,2% in termini congiunturali). In base ai dati disponibili a livello nazionale, nel complesso dell’area la domanda interna dovrebbe essere rimasta debole a fronte di una dinamica più sostenuta delle esportazioni nette. L’inflazione ad aprile è cresciuta marginalmente al 7% (+6,9% a marzo), dopo cinque cali consecutivi, trainata da una ripresa dei prezzi dei beni energetici che hanno più che compensato il rallentamento di quelli di beni alimentari e industriali non energetici. A marzo, il tasso di disoccupazione ha toccato un nuovo minimo storico (+6,5% da +6,6%), nello stesso mese, le vendite al dettaglio in volume sono diminuite (-1,2%), subendo, nella media del primo trimestre, la quinta contrazione trimestrale consecutiva (-0,9% congiunturale). Su tali dinamiche continua a pesare l’inflazione ancora elevata che penalizza i consumi. Le indagini sulla fiducia della Commissione Europea, hanno registrato un lieve miglioramento. Ad aprile l’Economic Sentiment Indicator (ESI) è cresciuto marginalmente trainato dai servizi, dal commercio al dettaglio e dalla fiducia dei consumatori, mentre l’industria ha segnato la terza contrazione consecutiva. Il morale nelle costruzioni è rimasto stabile (Figura 2). Nel dettaglio nazionale l’indice è aumentato in Spagna (+3,7 punti) e, in misura minore, in Germania (+0,8) e in Italia (+0,3), mentre è peggiorato consistentemente in Francia (-4,2).
LA CONGIUNTURA ITALIANA
Imprese
Nel primo trimestre del 2023, il Pil italiano ha segnato, in base alla stima preliminare, un aumento (+0,5% la variazione congiunturale, -0,1% a fine 2022) superiore a quello di Francia e Germania e del complesso dell’area euro (Figura 3). Il dato sintetizza un incremento del valore aggiunto nel comparto dell’industria e dei servizi e una stazionarietà dell’agricoltura. Dal lato della domanda, il contributo alla crescita del Pil è stato positivo sia per la componente nazionale sia per quella estera.
A marzo, l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha registrato la terza variazione congiunturale negativa (-0,6%), a seguito del calo di tutti i raggruppamenti di industria a eccezione dei beni strumentali (+0,7%). Nel primo trimestre, l’indicatore è stato sostanzialmente stabile rispetto ai tre mesi precedenti (-0,1%). Questo risultato è la sintesi di un calo della produzione di beni intermedi (-1,4%) e, in misura minore, dei settori dell’energia (-0,1%) e di aumenti della produzione di beni strumentali (+0,3%) e di quelli di consumo (+0,6%, sostenuti dalla componente durevole +1,4%).
A febbraio, dopo una lieve flessione nel mese precedente, il settore delle costruzioni ha registrato un incremento congiunturale della produzione (+1,5%) tornando sui livelli elevati di aprile 2022. Su base trimestrale, l’aumento dell’indice è stato ancora più robusto (+2,3% tra dicembre 2022 e febbraio 2023 rispetto ai tre mesi precedenti). La crescita del comparto era stata anticipata dai risultati dei permessi di costruire nel settore residenziale che, nel quarto trimestre del 2022, sono aumentati marginalmente dopo la forte flessione dei tre mesi precedenti. La crescita ha riguardato sia il numero di abitazioni (+0,4%) sia la superficie utile abitabile (+0,7%). In termini di superficie, la produzione nel settore dei fabbricati non residenziali ha segnato un incremento congiunturale più marcato (+4,0%), recuperando quasi pienamente il calo del terzo trimestre. Nel complesso del 2022, il settore residenziale ha evidenziato una crescita modesta, dopo il forte aumento dell’anno precedente, rispetto a quella più robusta del settore non residenziale, anch’essa, tuttavia, in rallentamento nel confronto con il 2021.
DINAMICA DEL PIL NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI
(var. % congiunturali) COMMERCIO DI BENI DELL’ITALIA
(valori in miliardi di euro. Dati destagionalizzati)
Fonte: Istat ed Eurostat
Fonte: Istat
Con riferimento agli scambi con l’estero, le esportazioni italiane, nei primi due mesi dell’anno, hanno mostrato una dinamica congiunturale positiva, pur se contenuta (+0,4% in media) mentre le importazioni, in linea con quelle degli altri principali paesi industrializzati, hanno registrato un calo in entrambi i mesi, confermando il trend discendente in atto dallo scorso autunno (Figura 4). Nel periodo gennaio-febbraio, l’aumento delle vendite all’estero è stato diffuso a tutte le tipologie di beni, in particolare a quelli non durevoli. Il buon dinamismo dell’export ha riguardato in particolare i mercati extra europei, fra questi la Cina, dove le vendite sono più che raddoppiate rispetto a inizio 2022. I primi dati relativi a marzo indicano, tuttavia, un rallentamento dell’export al di fuori dell’Ue a cui si è accompagnato un ulteriore calo delle importazioni.
Ad aprile, l’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha evidenziato un lieve aumento che incorpora un miglioramento nel settore dei servizi di mercato (a seguito del contributo positivo dei servizi turistici e dei servizi alle imprese) e nelle costruzioni. Nel commercio al dettaglio la fiducia è, invece, peggiorata a causa dell’evoluzione negativa nella distribuzione tradizionale. Anche nella manifattura l’indice è diminuito con un deterioramento dei giudizi su ordini e livelli di produzione. Le attese sugli ordini sono rimaste stabili.
Famiglie e mercato del lavoro
A marzo, si sono confermate le buoni condizioni del mercato del lavoro italiano con l’occupazione ancora in crescita (+0,1%, pari a +22mila unità). L’aumento è stato diffuso a uomini e donne (+0,1% per entrambe le componenti) e a tutte le classi d’età a eccezione dei 25-34enni (-0,6%). L’analisi per posizione professionale evidenzia un incremento dell’occupazione dei lavoratori dipendenti, sia permanenti sia a termine, a fronte di una stabilità degli autonomi.
Il tasso di occupazione si è stabilizzato al 60,9% rispetto a febbraio, mentre è aumentato di 1,8 punti percentuali rispetto alla media 2019 (Figura 5) per effetto di una crescita diffusa per sesso e classe d’età, rimanendo, tuttavia, ancora inferiore a quello della media dell’area euro (69,6% nel quarto trimestre 2022). Ad aprile, la disoccupazione in Italia è diminuita rispetto al mese precedente dell’1,1% per effetto di un calo che ha coinvolto uomini, donne e ultra 35enni. Nel confronto mensile sono diminuiti sia il tasso di disoccupazione totale sia quello giovanile (rispettivamente attestatisi al 7,8% e al 22,3%). Rispetto a febbraio, è risultato stabile al 33,8% il tasso d’inattività.
Nel primo trimestre, le vendite al dettaglio hanno segnato in termini congiunturali un calo marginale in volume (-0,1%), dato che evidenzia una certa debolezza dei consumi privati penalizzati dall’inflazione ancora elevata.
Si conferma ad aprile, per il terzo mese consecutivo, la tendenza al miglioramento del clima di fiducia dei consumatori, trainato dalle valutazioni positive sulla situazione economica generale e su quella corrente.
TASSI DI OCCUPAZIONE, DI ATTIVITÀ E DI DISOCCUPAZIONE
(numeri indice, media 2019 =100, dati destagionalizzati) 6. INFLAZIONE AL CONSUMO PER COMPONENTI
(indice ai prezzi al consumo armonizzato IPCA, var.
tendenziali, anni 2022-2023)
Fonte: Istat Fonte: Istat
(a) Calcolata al netto di energetici e degli alimentari freschi.
Prezzi
In base alla stima preliminare, l’indice dei prezzi per l’intera collettività (NIC) ha segnato ad aprile una crescita tendenziale dell’8,3% in decisa accelerazione dal mese precedente (+7,6%). L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è invece rimasta stabile al 6,3%. La dinamica registrata dall’indice complessivo è stata inferiore alla variazione su base tendenziale del primo trimestre del 2023 (+8,9%).
I beni energetici non regolamentati hanno contribuito all’accelerazione della dinamica inflattiva di aprile, mostrando una variazione rispetto allo stesso mese del 2022 in crescita (+26,7% da +18,9%) che riflette la crescita dei listini dei carburanti e l’allentamento delle politiche di contenimento delle accise.
Sono proseguiti la flessione delle quotazioni degli energetici regolamentati (-26,4% a -20,3%), per effetto della revisione al ribasso delle bollette per il mercato tutelato, e il rallentamento dei beni alimentari, lavorati e non lavorati (+12,3% da +12,9%). I prezzi dei servizi sono aumentati marginalmente (+4,7% da +4,5%), con un contributo determinante dei prezzi dei servizi ricreativi e culturali (+6,7% da +6,3%).
Sempre in aprile, in base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è aumentato del 8,8% su base annua (in accelerazione da +8,1% di marzo). Il differenziale positivo dell’indice tra l’Italia e l’area euro, si è ampliato rispetto al mese precedente (+1,8 punti percentuali) a causa principalmente dalla componente dell’energia che in Italia ha continuato a mostrare un maggiore dinamismo. L’inflazione di fondo (al netto dell’energia e degli alimentari freschi) del nostro paese continua invece a essere inferiore a quella dell’area euro.
La differenza tra l’inflazione a tassazione costante e l’indice IPCA (che misura l’impatto teorico delle variazioni di imposte indirette) ha registrato l’effetto dell’allentamento delle misure di contenimento sulle accise relative al prezzo del carburante in essere dall’inizio dell’anno. In media, nel primo trimestre 2023 tale differenziale si è annullato (era pari a +0,7 punti percentuali nel quarto trimestre 2022) (Figura 6).
A febbraio, è continuato il consistente rallentamento su base tendenziale dei prezzi all’import, pari a 1,3% (da +4,6% a gennaio) dovuto a tutte le componenti e in particolare ai prezzi degli energetici importati, i quali hanno risentito della riduzione delle quotazioni del petrolio sui mercati internazionali. La forte decelerazione dei prezzi nelle fasi a monte della distribuzione del fenomeno inflattivo, si riflette solo in parte nei prezzi alla produzione dei beni di consumo sul mercato interno che a marzo hanno mostrato limitato rallentamento su base tendenziale (+9,9% da +10,9 % di febbraio).
Ad aprile, le aspettative dei consumatori sull’andamento dei prezzi risultano incerte e quelle delle imprese segnalano in generale ancora un rallentamento nei prossimi mesi.