
(AGENPARL) – mer 10 maggio 2023 Censimento permanente delle istituzioni non profit.
I primi risultati
Anno 2021
Nel 2022 l’Istat ha avviato la seconda edizione della Rilevazione multiscopo legata al Censimento permanente delle istituzioni non profit (INP), coinvolgendo nel periodo marzo – novembre un campione di 110mila unità.
Il Censimento permanente ha l’obiettivo di cogliere le peculiarità, il ruolo e la dinamicità di un settore strategico come il non profit in Italia, fornendone un quadro statistico ufficiale e affidabile. A partire dal Registro statistico delle INP, basato principalmente su fonti amministrative, vengono diffuse annualmente informazioni aggiornate sulla consistenza e le caratteristiche strutturali del settore mentre le rilevazioni campionarie multiscopo (realizzate con frequenza triennale) rendono possibili approfondimenti tematici specifici rilevanti per policy makers, cittadini e stakeholder.
In particolare, i dati rilevati in questa edizione restituiscono informazioni su aspetti caratteristici e specifici del settore come le attività svolte dalle INP e i loro destinatari, le dimensioni economiche, le reti di relazioni, la comunicazione e la raccolta fondi, l’innovazione sociale, ma anche su tematiche più generali quali la responsabilità sociale, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e le conseguenze provocate dalla recente emergenza sanitaria da Covid-19.
A soli cinque mesi dalla chiusura della rilevazione vengono diffusi i primi risultati provvisori. Verranno rilasciati entro l’anno in corso i dati definitivi in base al Registro statistico delle INP (aggiornato al 31/12/2021, data di riferimento della rilevazione campionaria), che sarà disponibile nell’ultimo trimestre del 2023.
I primi risultati riguardano aspetti tematici di particolare rilevanza relativi alle attività svolte dalle istituzioni non profit orientate a categorie sociali portatrici di disagi specifici, fragili e/o vulnerabili, le reti di relazione che le istituzioni strutturano sul territorio e il loro processo di digitalizzazione. Sono diffusi inoltre i dati relativi ai volontari impegnati nel settore nel 2021.
Le principali caratteristiche strutturali
Le informazioni statistiche sul numero di istituzioni non profit attive in Italia e sulle loro principali caratteristiche strutturali vengono diffuse annualmente a partire dai dati del Registro statistico. L’ultimo aggiornamento fa riferimento all’anno 2020 (https://www.istat.it/it/archivio/275918).
Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183 dipendenti (Prospetto 1). Tra il 2019 e il 2020 le INP crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%), mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni.
PROSPETTO 1. ISTITUZIONI NON PROFIT E DIPENDENTI. Anni 2011, 2015-2020, valori assoluti
Istituzioni non profit 301.191 336.275 343.432 350.492 359.574 362.634 363.499
Dipendenti delle istituzioni non profit 680.811 788.126 812.706 844.775 853.476 861.919 870.183
Fonte: Registro statistico delle istituzioni non profit
Nel 2020, le istituzioni crescono di più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). I dipendenti impiegati dalle INP aumentano di più nelle Isole (+5,1%), al Centro (+2,7%) e al Sud (+2,1%), diversamente dal Nord-ovest che presenta una variazione negativa (-1,0%).
Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le INP presentano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. In riferimento ai dipendenti la concentrazione territoriale è anche più evidente: per il 57,2% sono impiegati nelle regioni del Nord contro il 20,0% del Mezzogiorno.
La forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%) resta l’associazione, seguono le INP con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica permane piuttosto eterogenea, con il 52,9% impiegato dalle cooperative sociali e quote che si attestano al 19,6% nelle associazioni e al 15,3% nelle INP con altra forma giuridica.
Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle INP, seguono i settori delle Attività culturali e artistiche (15,9%), delle Attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (9,9%) (Prospetto 2). La distribuzione del personale dipendente, pur eterogenea, è concentrata in pochi settori: Assistenza sociale e protezione civile (48,4%), Istruzione e ricerca (15,0%), Sanità (11,9%) e Sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).
PROSPETTO 2. ISTITUZIONI NON PROFIT E DIPENDENTI PER SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE.
Anno 2020, valori assoluti, composizioni e percentuali
Settore di attività prevalente (a) Istituzioni non profit Dipendenti (b)
v.a. % v.a. %
Attività culturali e artistiche 57.615 15,9 20.038 2,3
Attività sportive 119.476 32,9 18.747 2,2
Attività ricreative e di socializzazione 51.954 14,3 10.827 1,2
Istruzione e ricerca 13.839 3,8 130.392 15,0
Sanità 12.578 3,5 103.215 11,9
Assistenza sociale e protezione civile 35.868 9,9 421.356 48,4
Ambiente 6.316 1,7 2.145 0,2
Sviluppo economico e coesione sociale 6.351 1,7 98.918 11,4
Tutela dei diritti e attività politica 6.684 1,8 3.350 0,4
Filantropia e promozione del volontariato 4.126 1,1 2.667 0,3
Cooperazione e solidarietà internazionale 4.635 1,3 3.868 0,4
Religione 17.249 4,7 9.396 1,1
Relazioni sindacali e rappresentanza interessi 24.610 6,8 40.686 4,7
Altre attività 2.198 0,6 4.578 0,5
TOTALE 363.499 100,0 870.183 100,0
(a) Per l’anno di riferimento 2020, al fine di allineare le classificazioni ATECO e ICNPO, alcune istituzioni sono state classificate differentemente rispetto agli anni precedenti. I settori più interessati dalla riclassificazione sono: sanità, assistenza sociale e protezione civile, sviluppo economico e coesione sociale, attività culturali e artistiche, attività ricreative e di socializzazione.
(b) Nel caso di istituzioni che svolgono più attività, la variazione dei dipendenti può riguardare il settore d’attività secondario e non quello prevalente.
Fonte: Registro statistico delle istituzioni non profit
In calo ma sempre determinante il ruolo degli oltre quattro milioni di volontari
Alla luce dei risultati della rilevazione campionaria il 72,1% delle INP attive nel 2021 si avvale dell’attività gratuita di 4,661 milioni di volontari. Anche se in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%), i volontari italiani rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini. Occorre sottolineare quanto sia stato più che mai rilevante il loro contributo nel far fronte alle vulnerabilità e ai disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19.
Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia (Prospetto 3), con il 29,3% di INP con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25,0% di INP con volontari e il 26,2% di volontari nel Nord-est. Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti.
Anche se in tutte le aree del Paese si registra un calo del volontariato organizzato, la composizione percentuale dei volontari nelle diverse ripartizioni evidenzia una quota leggermente superiore a quella rilevata nel 2015 solo nelle regioni del Sud e in quelle del Nord-est.
PROSPETTO 3. ISTITUZIONI NON PROFIT CON VOLONTARI E VOLONTARI PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA.
Anni 2021 e 2015, valori assoluti, composizioni percentuali e rapporto di incidenza sulla popolazione
Ripartizioni geografiche Istituzioni non profit con volontari Volontari
v.a. %
(2021) %
(2015) v.a. Per 10mila abitanti %
(2021) %
(2015)
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Considerando la forma giuridica delle INP, le unità che si avvalgono di volontari sono nella stragrande maggioranza dei casi associazioni (89,1% sia di istituzioni con volontari che di volontari). Seguono le istituzioni con altra forma giuridica, pari al 6,3% (in cui sono compresi comitati, enti ecclesiastici, società di mutuo soccorso), che impiegano l’8,4% dei volontari del settore; le fondazioni (1,8%) e le cooperative sociali (2,6%). La composizione dei volontari per forma giuridica delle INP rilevata nel 2021 risulta molto simile a quella rilevata nel 2015.
Le istituzioni che operano grazie al contributo dei volontari e i volontari stessi si concentrano nei settori delle attività culturali e artistiche, sportive, ricreative e di socializzazione, che insieme aggregano il 65,2% delle istituzioni con volontari e il 54,5% dei volontari (Prospetto 4). Seguono i settori dell’Assistenza sociale e protezione civile (con il 10% di istituzioni e il 14,7% di volontari) e quello della Sanità (con il 4,4% di istituzioni e il 9,8% dei volontari). Il 6,5% dei volontari presta invece la propria attività in istituzioni non profit a carattere religioso.
PROSPETTO 4. ISTITUZIONI NON PROFIT CON VOLONTARI E VOLONTARI PER SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE. Anni 2021 e 2015, valori assoluti, composizioni percentuali, numero medio
Settori di attività prevalente Istituzioni non profit con volontari Volontari
v.a. % % sul totale del settore v.a. Numero medio
(2021) % (2021) % (2015)
Istruzione e ricerca 8.216 3,1 59,6 97.813 12 2,1 2,9
Sanità 11.512 4,4 77,8 455.040 40 9,8 7,8
Ambiente 5.458 2,1 86,0 114.987 21 2,5 3,3
Sviluppo economico e coesione sociale 3.427 1,3 53,8 33.788 10 0,7 0,8
Tutela dei diritti e attività politica 5.183 2,0 77,6 86.877 17 1,9 2,3
Filantropia e promozione del volontariato 3.586 1,4 84,6 131.303 37 2,8 2,1
Cooperazione e solidarietà internazionale 3.811 1,5 83,1 59.067 15 1,3 1,9
Religione 10.212 3,9 58,9 302.374 30 6,5 3,1
Relazioni sindacali e rappresentanza interessi 12.357 4,7 50,3 136.496 11 2,9 3,0
Altre attività 1.177 0,5 54,2 14.753 13 0,3 0,2
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
All’interno dei diversi settori si osservano aree di intervento specifiche che, più di altre, “attirano” il contributo dei volontari nelle quali le attività gratuite sono il perno principale delle funzioni svolte.
In particolare, la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta rispetto al dato nazionale (72,1%) nei settori dell’Ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle Attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della Filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (83,1% del totale del settore) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (78,3%).
I volontari impegnati nel settore non profit sono per il 57,5% uomini e il 42,5% donne, composizione in linea con il 2015 (Figura 1). Il calo del volontariato organizzato registrato rispetto al 2015 (-15,7% a livello nazionale), è evidente per entrambe le categorie, ma quello relativo alla componente femminile è inferiore al dato nazionale (-17,6% per gli uomini, -13,0% per le donne).
Secondo l’attività prevalente l’incidenza di donne è più alta in questi settori: Religione (con 55 volontarie su 100 volontari), Cooperazione e solidarietà internazionale (53,4% di volontarie), Filantropia e promozione del volontariato (52,7%), Istruzione e ricerca (51%) e Sanità (49,2%).
FIGURA 1. VOLONTARI PER SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE E GENERE. Anno 2021, composizione percentuale
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Il settore di attività in cui le istituzioni non profit operano ne definisce in parte anche le dimensioni. Le INP con una struttura organizzativa più ampia rispetto ai volontari impegnati sono quelle attive nel settore sanitario, con 40 volontari in media per istituzione (il dato nazionale è di 18 volontari). Di dimensioni nettamente superiori sono le istituzioni operanti nel settore della Filantropia e promozione del volontariato (37 volontari in media), della Religione e dell’Assistenza sociale e protezione civile (in entrambi i casi con 30 volontari in media).
In generale la dimensione delle INP che si avvalgono delle attività gratuite dei volontari è abbastanza contenuta: più della metà ha meno di 10 volontari (54,2%). L’11,4% ha dimensioni estremamente modeste, con al massimo due volontari, e il 42,8% ha un numero di volontari compreso fra tre e nove; insieme in queste due classi si concentra il 14,1% dei volontari del settore.
Conta invece su un numero cospicuo di volontari (50 e più) il 6,4% delle istituzioni rilevate concentrando il 40,1% dei volontari rilevati.
Rispetto al 2015 cresce l’incidenza delle INP di piccolissime dimensioni, con uno o due volontari (11,4% nel 2021, a fronte del 7,9% nel 2015) e cresce anche la quota dei volontari delle istituzioni di dimensioni medio-grandi (29,7% di volontari a fronte del 27,4% nel 2015).
Una istituzione non profit su sette è orientata a destinatari con disagio
Nell’ambito dell’indagine sono state rilevate informazioni che permettono di caratterizzare l’attività delle INP anche in relazione ai destinatari e i beneficiari delle loro attività, da cui emerge anche l’orientamento al disagio sociale.
L’86,5% delle INP attive nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale (attività diretta ad un vasto pubblico e non a singoli individui), mentre il 13,5% orienta la propria attività ed eroga servizi a categorie di persone con specifici disagi (Prospetto 5). In particolare, tra le istituzioni dedite al disagio, il 7,4% orienta le proprie attività sia a persone con specifici disagi sia ad altri, il 3,7% orienta le proprie attività in misura prevalente a persone con specifici disagi mentre il 2,4% lo fa in maniera esclusiva.
Rispetto al 2015 diminuisce sul totale del settore la quota delle INP orientate a destinatari con disagio (rappresentavano il 21,7% nel 2015), cambiamento probabilmente dovuto anche alle conseguenze dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
PROSPETTO 5. ISTITUZIONI NON PROFIT PER ORIENTAMENTO AL DISAGIO O ALLA COLLETTIVITÀ.
Anni 2021, 2015, valori percentuali
Istituzioni non profit orientate al disagio 13,5 21,7
Soltanto a persone con specifici disagi 2,4 2,9
Prevalentemente a persone con specifici disagi 3,7 3,9
Sia a persone con specifici disagi sia ad altri 7,4 14,8
Alla collettività in generale 86,5 78,3
ITALIA 100,0 100,0
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Riguardo alle fasce di età della popolazione raggiunte, in generale, il 51,8% delle INP non indica destinatari specifici per le proprie attività.
Questo aspetto caratterizza il 35,5% delle INP dedite al disagio, le quali, in misura maggiore rispetto alle altre, orientano la propria azione verso fasce ben specifiche della popolazione. Nel 17,8% dei casi le INP italiane rivolgono attenzione in particolare ai minori di 18 anni e questa percentuale risulta particolarmente rilevante tra le INP che orientano le proprie attività a categorie con specifico disagio (sale infatti al 26%). Altre differenze considerevoli si riscontrano riguardo alle fasce di popolazione anziana che identifica il target di riferimento del 13,1% delle INP orientate al disagio a fronte del 5,5% delle INP orientate alla collettività (Figura 2).
FIGURA 2. ISTITUZIONI NON PROFIT PER ORIENTAMENTO AL DISAGIO E FASCE DI ETÀ DELLA POPOLAZIONE.
Anno 2021, composizione percentuale
(a) Le istituzioni orientate al disagio corrispondono alla somma delle istituzioni orientate solo e/o prevalentemente a persone con specifici disagi e delle istituzioni orientate sia a persone con specifici disagi sia ad altri
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Tra le INP orientate al disagio oltre la metà si dedica alle disabilità fisiche e/o intellettive
Considerando le diverse categorie sociali con situazioni di fragilità, vulnerabilità o disagio, nel 55,8% dei casi le INP si occupano di disabilità fisica e/o intellettiva, nel 32,9% di persone in difficoltà economica e/o lavorativa, nel 31,2% di persone con disagio psico-sociale, nel 25,3% di persone vulnerabili, ad esempio in condizione di solitudine o isolamento (Prospetto 6). A seguire, il 24,4% delle istituzioni dedite a categorie disagiate si occupa di minori (inclusi minori in difficoltà, minori stranieri non accompagnati, gestanti o madri minorenni), il 17,5% di familiari di persone con disagio, il 13,2% di persone affette da patologia psichiatrica e il 12,9% si occupa di immigrati, richiedenti asilo, rifugiati, profughi, Rom, Sinti e Caminanti.
PROSPETTO 6. ISTITUZIONI NON PROFIT PER CATEGORIE DI DISAGIO. Anno 2021, valori percentuali
Categorie di disagio Istituzioni non profit
Persone in difficoltà economica e/o lavorativa (es. povertà economica, deprivazione materiale, disoccupazione, in cerca di occupazione) 32,9
Persone senza dimora o con disagio abitativo 9,5
Persone con disabilità fisica, psichica, sensoriale e/o relazionale 55,8
Persone con disagio psico/sociale 31,2
Persone affette da patologia psichiatrica 13,2
Persone con dipendenze patologiche (alcolisti, tossicodipendenti, ludopatici) 7,5
Persone con comportamenti devianti (inclusi bullismo e vandalismo) 5,4
Persone vulnerabili (es. in condizione di solitudine, isolamento) 25,3
Minori (a) 24,4
Immigrati e minoranze etniche (b) 12,9
Persone vittime di discriminazione, violenza, tratta (c) 8,3
Persone malate in fase terminale, Altre persone malate e/o traumatizzate (inclusi i sieropositivi) 12,3
Persone detenute e/o ex detenute 5,4
Persone vittime di calamità naturali 1,3
Familiari di persone con disagio 17,5
(a) La categoria comprende: minori in difficoltà; minori stranieri non accompagnati; gestanti e madri minorenni.
(b) La categoria comprende: immigrati; richiedenti asilo, rifugiati, profughi; Rom, Sinti e Camminanti.
(c) La categoria comprende: persone vittime di tratta; persone vittime di violenze, abusi e/o maltrattamenti; persone vittime di discriminazione.
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Dai bisogni espressivi e di socializzazione a quelli di cura e assistenza
La distribuzione delle INP dedite al disagio per settore di attività prevalente rileva una concentrazione in tre settori di attività: il 36,0% delle istituzioni è attivo nella Cultura, sport e ricreazione (rispetto al 63,2% del totale delle INP), il 35,0% nell’Assistenza sociale e protezione civile (rispetto al 9,7% del totale delle INP) e l’8,9% nel settore Sanità (a fronte del 3,4% del totale delle INP).
Analizzando l’articolazione delle modalità con le quali le INP si orientano verso le categorie vulnerabili e fragili (se in via esclusiva o meno) si evidenzia che le INP che orientano le proprie attività solo a persone con specifici disagi nel 48,5% sono attive nel settore dell’Assistenza sociale e protezione civile così come il 43,5% delle INP che orientano la propria attività prevalentemente a persone con specifici disagi.
Il settore della Cultura, sport e ricreazione è invece l’ambito nel quale sono attive, più che in altri settori, le INP che rivolgono le proprie attività sia a persone con specifici disagi sia ad altri (46,1%) o alla collettività in generale (67,5%) (Figura 3).
FIGURA 3. ISTITUZIONI NON PROFIT PER ORIENTAMENTO AL DISAGIO E SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE.
Anno 2021, composizione percentuale
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Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Sport per i disabili, cooperazione e solidarietà internazionale per i minori in difficoltà
La dedizione a specifiche categorie di disagio varia in base al settore di intervento delle INP (Figura 4). Si osserva infatti un impegno maggiore delle istituzioni attive nello Sport per le persone con disabilità fisica, psichica, sensoriale, relazionale (70,4% rispetto al 55,8% del totale delle istituzioni orientate al disagio). Le istituzioni attive nella Cooperazione e solidarietà internazionale si rilevano invece più dedite ai minori in difficoltà (58.0% rispetto al 21,9% del totale delle istituzioni orientate al disagio).
FIGURA 4. ISTITUZIONI NON PROFIT PER CATEGORIE DI DISAGIO E SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE.
Anno 2021, composizione percentuale
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Uso di tecnologia digitale nella maggior parte delle INP
La transizione digitale è un elemento cruciale per accelerare i processi di innovazione del settore non profit e consente alle INP di rispondere efficientemente ai bisogni sociali sul territorio, fornendo tempestivamente i servizi volti alle comunità di riferimento.
Nel 2021, il 79,5% delle INP italiane ha utilizzato almeno una tecnologia digitale.
In particolare, analizzando i settori di attività nei quali le INP operano in via prevalente, si registra che il 94,6% delle istituzioni attive nel settore delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi utilizza almeno una tecnologia digitale, seguono le istituzioni attive nel settore dell’Istruzione e ricerca (92,4%), nel settore della Sanità (91,4%), nella Tutela dei diritti e attività politica (89,8%), nella Cooperazione e solidarietà internazionale (89,8%), nella Filantropia e promozione del volontariato (87,7%) e nell’Assistenza sociale e protezione civile (86,6%) (Prospetto 7).
La diffusione delle tecnologie digitali è più contenuta nelle INP che svolgono attività nel settore dello Sviluppo economico e coesione sociale (81,5%), dell’Ambiente (80,8%) e delle Attività culturali e artistiche (80,3%), mentre le INP attive negli altri settori si collocano al di sotto della media nazionale. Considerando quindi gli ambiti di intervento più “digitalizzati”, si rileva che gli 11 settori di attività prevalente, in cui la quota di INP che utilizzano almeno una tecnologia digitale è superiore alla media nazionale, raccolgono l’86,2% delle INP attive in Italia.
PROSPETTO 7. ISTITUZIONI NON PROFIT CHE UTILIZZANO ALMENO UNA TECNOLOGIA DIGITALE PER SETTORE DI ATTIVITA’ PREVALENTE. Anno 2021, valori percentuali
Settori di attività prevalente Istituzioni non profit
Attività culturali e artistiche 80,3
Attività sportive 74,4
Attività ricreative e di socializzazione 71,3
Istruzione e ricerca 92,4
Sanità 91,4
Assistenza sociale e protezione civile 86,7
Ambiente 80,8
Sviluppo economico e coesione sociale 81,5
Tutela dei diritti e attività politica 89,8
Filantropia e promozione del volontariato 87,7
Cooperazione e solidarietà internazionale 88,6
Religione 72,4
Relazioni sindacali e rappresentanza interessi 94,6
Altre attività 83,6
TOTALE 79,5
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Connessione fissa o mobile a internet per sette INP su 10
Nel 2021 il 74,9% delle INP ha utilizzato prevalentemente le tecnologie digitali che consentono la connessione a internet. Il 68,5% delle INP digitalizzate si connette a Internet attraverso una tecnologia mobile e il 62,9% ricorre ad una connessione internet fissa in banda larga (Figura 8).
Considerando le diverse tecnologie digitali utilizzate, si rileva che tre INP su 10 (35,5%) hanno utilizzato le piattaforme digitali, mentre il 28,0% si è avvalso di applicazioni mobile (Figura 5). Una quota più contenuta di INP, pari al 9,8%, ha acquistato servizi di cloud computing e il 2,1% delle INP digitalizzate ha adottato almeno un dispositivo relativo all’Internet delle Cose (IoT), alla Robotica, alla Stampa 3D e alla Blockchain.
Una quota ridotta di INP, pari allo 0,9%, ha utilizzato tecnologie e/o strumenti per analisi di big data.
FIGURA 5. ISTITUZIONI NON PROFIT SECONDO LA TECNOLOGIA DIGITALE UTILIZZATA. Anno 2021, valori percentuali
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
La carenza di risorse finanziarie uno dei principali ostacoli alla digitalizzazione
Tra le INP non digitalizzate (pari al 20,5% del totale) il 29,5% non ritiene necessaria l’adozione di tecnologie digitali per lo svolgimento delle proprie attività. Fra i principali fattori che hanno rallentato la digitalizzazione del settore non profit si registrano la carenza di risorse finanziarie e la scarsa cultura digitale, indicate rispettivamente dal 26,4% e dal 15,7% delle INP non digitalizzate (Figura 6). La presenza di altre sfide e/o problematiche più urgenti (13,8%), la carenza di personale qualificato (12,6%) e l’assenza di investimenti in innovazione tecnologica (9,0%) rappresentano motivazioni ulteriori per la mancata digitalizzazione del settore.
Infine, quote più contenute di INP segnalano come elementi ostativi alla transizione digitale la mancanza di adeguata formazione in materia ICT (5,0%) e la necessità di riorganizzare prima processi ed infrastrutture (3,9%).
FIGURA 6. ISTITUZIONI NON PROFIT SECONDO LA MOTIVAZIONE DEL MANCATO UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE DIGITALI. Anno 2021, valori percentuali
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Piattaforme digitali utilizzate da quattro fondazioni su 10
Il processo di transizione digitale è intrapreso in maniera eterogenea dalle diverse realtà organizzative del settore non profit, soprattutto se si prende in considerazione la tipologia delle tecnologie digitali adottate.
Osservando la distribuzione per forma giuridica, le INP che fanno un uso di tecnologie digitali con una quota più elevata rispetto alla media nazionale (79,5%) sono le fondazioni (86,5%) e le cooperative sociali (86,4%).
Rispetto alle diverse tecnologie utilizzate, il 44,7% delle fondazioni digitalizzate ha adottato infrastrutture come le piattaforme digitali, raggiungendo livelli significativi anche nell’uso di applicazioni mobile (38,7%) e nell’acquisto di servizi di cloud computing (21,1%). Le cooperative sociali manifestano una propensione variegata nell’adozione di tecnologie digitali adottando, oltre la connessione a internet, mobile o fissa a banda larga, anche strumenti digitali più innovativi come le piattaforme digitali (39,3%), le applicazioni mobile (33,9%) e i servizi di cloud computing.
Tra le associazioni prevale l’uso della connessione mobile a internet (69,3%) e l’adozione di applicazioni mobile (28,8%). Infine, nelle INP con altre forme giuridiche è diffusa l’adozione della connessione fissa in banda larga a internet (71,2%, quota superiore alla media nazionale), mentre livelli più contenuti si rilevano nell’utilizzo di piattaforme digitali (33,1%) e applicazioni mobile (25,1%).
Uso di piattaforme digitali soprattutto nell’Istruzione e nella ricerca
Il processo di digitalizzazione del settore non profit è strettamente legato al settore nell’ambito del quale le INP svolgono la propria attività, con l’obiettivo di raggiungere un’utenza più ampia e di migliorare la qualità di erogazione dei servizi.
Oltre alla connessione, le tecnologie digitali più diffuse (48,5% delle INP digitalizzate) sono le piattaforme digitali, le applicazioni mobile e i servizi di cloud computing. Vari sono gli aspetti peculiari legati al settore di attività prevalente dell’istituzione.
Le piattaforme digitali, infrastrutture digitali in grado di connettere tra loro sistemi diversi, sono adottate dall’88,1% delle INP attive nel settore dell’Istruzione e della ricerca, seguite da quelle impegnate nell’area della Tutela dei diritti e attività politica (81,5%), delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (79,9%), delle Attività culturali e artistiche (76,4%), della Sanità (75,7%) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (74,0%) (Figura 7).
Le applicazioni mobile, sviluppate per un impiego su dispositivi quali smartphone o tablet, sono invece diffuse tra le INP che erogano i servizi nell’ambito delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (61,3%), dell’Ambiente (65,3%), delle Attività sportive (60,7%), della Sanità (60,6%) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (59,7%).
In misura più contenuta, i servizi di cloud computing vengono acquistati prevalentemente da INP che si occupano di Sviluppo economico e coesione sociale (38,3%), di Altre attività (34,8%), di Istruzione e ricerca (32,3%) e di Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (31,6%). L’utilizzo dei servizi informatici cloud è rilevante, infine, anche per le INP attive nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale (29,1%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (27,8%) e della Sanità (24,1%).
FIGURA 7. ISTITUZIONI NON PROFIT CHE UTILIZZANO PIATTAFORME DIGITALI, APPLICAZIONI MOBILE E SERVIZI CLOUD COMPUTING PER SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE. Anno 2021, valori percentuali
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Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
“Relazioni significative” con gli stakeholder nella maggioranza delle non profit
La rilevazione ha consentito di raccogliere informazioni utili a delineare la rete di relazioni delle istituzioni non profit, con particolare attenzione alle relazioni significative con gli stakeholder e alle varie modalità di coinvolgimento.
Le relazioni che le INP strutturano sul territorio rappresentano un asset importante, poiché è anche su di esse che si innescano processi di inclusione e di innovazione sociale. Inoltre la rete dei rapporti sociali ed economici che le INP costruiscono è un importante componente del capitale sociale: attraverso l’analisi del coinvolgimento nelle strategie istituzionali dei soggetti interni (soci, volontari, lavoratori), ma anche dei beneficiari, si può cogliere la relazionalità intrinseca e la capacità di generare capitale sociale da parte delle istituzioni non profit.
Nell’ambito del censimento, gli stakeholder sono definiti come “soggetti che influenzano le decisioni strategiche dell’istituzione non profit e/o che sono a vario titolo coinvolti nell’attività dell’istituzione non profit, per le relazioni di scambio che con essa intrattengono o perché ne sono significativamente influenzati”.
Nel 2021 nove INP su 10 (89,3%) hanno strutturato “relazioni significative” con i diversi soggetti che possono essere sia persone fisiche sia soggetti istituzionali, quali Istituzioni (pubbliche o private), gruppi o imprese.
Soci, volontari e destinatari i principali stakeholder delle istituzioni non profit
Gli stakeholder con cui le istituzioni hanno avuto relazioni significative nel corso del 2021 sono soprattutto soggetti interni alle organizzazioni. Tra questi, i più coinvolti sono i soci (70,0%), seguono i volontari (47,4%) e i destinatari delle attività (46,5%); più bassa la quota delle istituzioni che indicano di avere rapporti con i lavoratori retribuiti (14,2%) e con i donatori (10,2%) (Prospetto 8).
Rispetto agli stakeholder istituzionali, il 36,1% delle INP nel 2021 ha intessuto relazioni prevalenti con le Regioni e gli Enti pubblici locali più che con altri soggetti come Scuole, Università ed Enti di ricerca (15,8%), Ministeri, Enti, Agenzie di Stato (10,9%) e Aziende sanitarie locali, ospedaliere o di servizi pubblici alla persona (9,3%).
In ambito privato, le INP hanno costruito reti con altri soggetti del settore (19,9%), Enti religiosi (12,2%) e con imprese private (8,1%) (Prospetto 8).
PROSPETTO 8. ISTITUZIONI NON PROFIT PER TIPOLOGIA DI SOGGETTI CON CUI HANNO AVUTO RELAZIONI SIGNIFICATIVE.Anno 2021, valori percentuali
PERSONE FISICHE Istituzioni non profit
Soci/associati 70,0
Volontari 47,4
Destinatari 46,5
Lavoratori retribuiti 14,2
Donatori 10,2
ISTITUZIONI/GRUPPI/IMPRESE Regioni e Enti pubblici locali 36,1
Altre istituzioni non profit 19,9
Scuole, università, enti di ricerca 15,8
Enti religiosi 12,2
Ministeri, Enti, Agenzie dello Stato 10,9
Aziende sanitarie locali, ospedaliere o di servizi pubblici alla persona 9,3
Organi di stampa, emittenti radio-televisive 8,2
Altre imprese private 8,1
Istituti di credito 7,2
Reti, movimenti sociali, gruppi di interesse generale 5,4
Organizzazioni di secondo livello 4,8
Partiti politici, sindacati, associazioni di categoria 4,6
Fondazioni ex bancarie e Fondazioni di diritto civile 4,7
TOTALE ISTITUZIONI NON PROFIT CHE HANNO AVUTO RELAZIONI SIGNIFICATIVE 89,3
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
La relazione privilegiata con i soci (70,0%) è più marcata nelle INP attive nei settori dello Sport (80,6%), della Tutela degli interessi e attività politica (78,8%) e delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (78,7%) (Figura 8). Tra le INP che includono i volontari fra i propri stakeholder assumono un ruolo più rilevante quelle attive nei settori della Sanità (64,8%), dell’Ambiente (64,5%) e della Cooperazione e solidarietà internazionale (64,4%).
Accanto agli stakeholder “interni” alle organizzazioni, un ruolo importante è ricoperto da coloro che beneficiano delle attività realizzate con i quali ha strutturato relazioni significative il 46,5% delle INP, quota che include più dei due terzi (67,6%) delle istituzioni attive nel settore dell’Istruzione e ricerca e di quelle che offrono servizi di Assistenza sociale e protezione civile (66,5%).
Anche la tipologia pubblica o privata degli stakeholder è collegata al settore nel quale le INP operano. Quasi metà delle INP (46,8%) ha fatto rete con uno o più stakeholder pubblici, ma tra queste il 72,1% è attivo nell’Istruzione e ricerca e il 66,6% nella Sanità (Figura 9). Allo stesso modo, le INP dedite alla Tutela dei diritti e attività politica e alle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi hanno privilegiato relazioni con gli stakeholder privati (rispettivamente 60,8% e 57,2%, rispetto al 37,3% del totale delle INP).
Stakeholder spesso coinvolti nella progettazione delle attività
Le relazioni costruite dalle INP con i diversi soggetti seguono finalità diverse, comportando differenti livelli di coinvolgimento.
Più dei due terzi delle istituzioni interessate (77,2%) hanno consultato i propri stakeholder per la definizione delle proprie attività. Circa metà delle istituzioni ha inoltre progettato (53,7%) e realizzato progetti (47,9%) con i diversi soggetti coinvolti. Considerando invece i rapporti d’influenza, un terzo delle istituzioni (32,7%) ha avuto relazioni con soggetti che ne hanno finanziato le attività o fornito gratuitamente spazi, servizi e strumenti (28,1%) e quasi quattro istituzioni su 10 (39,3%) con i soggetti coinvolti nel monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti.
Le diverse modalità di coinvolgimento dei propri stakeholder sono delineate anche dal settore di attività in cui le istituzioni non profit operano. Tra le istituzioni che coinvolgono gli stakeholder per la progettazione e/o la realizzazione dei progetti prevalgono le INP attive nell’Istruzione e ricerca (rispettivamente 65,0% e 62,5% per le due modalità di coinvolgimento) e nella Cooperazione e solidarietà internazionale (62,6% e 63,5%).
Entrambi i settori mostrano, inoltre, una quota più alta per le relazioni legate al finanziamento delle attività: 47,5% e 58,7% rispetto al 32,7% del totale. Le istituzioni che operano nella Sanità spiccano, invece, per le relazioni con i soggetti che ne monitorano e valutano i risultati (47,6% rispetto al 39,3% del totale). Infine, si rileva una percentuale più alta nel coinvolgimento degli stakeholder finalizzato alla fornitura di spazi, servizi e strumenti per le INP attive nel settore delle attività ricreative (35,2% rispetto al 28,1% del totale).
FIGURA 8. ISTITUZIONI NON PROFIT PER MODALITÀ DI COINVOLGIMENTO DEI SOGGETTI CON CUI HANNO AVUTO RELAZIONI SIGNIFICATIVE E SETTORE DI ATTIVITÀ PREVALENTE. Anno 2021, valori percentuali
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Dall’analisi degli stakeholder in base delle diverse tipologie di coinvolgimento emerge il ruolo dei lavoratori all’interno delle istituzioni non profit, sia nella consultazione per la definizione dell’attività (63,9%), sia nelle fasi di progettazione (54,4%) e realizzazione dei progetti (52,5%), nonché nella valutazione dei risultati (41,4%) (Figura 9).
Anche il coinvolgimento dei destinatari nella definizione delle attività (52,3%) conferma la crescente importanza della partecipazione dei beneficiari al processo di offerta dei servizi ad essi dedicati dalle INP. Infine, emerge il ruolo dei volontari convolti da metà delle INP (49,7%) oltre che nella realizzazione delle attività, anche nella progettazione delle stesse.
FIGURA 9. ISTITUZIONI NON PROFIT PER TIPOLOGIA DI SOGGETTI – PERSONE FISICHE – CON CUI HANNO AVUTO RELAZIONI SIGNIFICATIVE E MODALITÀ DI COINVOLGIMENTO. Anno 2021, valori percentuali
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
Nella definizione delle proprie attività le INP hanno coinvolto soggetti istituzionali soprattutto privati (partiti politici, sindacati, associazioni di categoria, organizzazioni di secondo livello e reti, movimenti sociali, gruppi di interesse generale) rispetto a quelli di natura pubblica. Emerge inoltre il ruolo delle imprese private nel finanziamento delle attività con un valore (31,7%) non molto distante da quello dei Ministeri (34,6%) o delle Regioni ed Enti locali (33,7%).
Considerando in particolare il coinvolgimento legato alla progettazione delle attività e alla realizzazione delle stesse, si evidenzia il contributo delle organizzazioni di secondo livello nella fase progettuale (34,7% ). Viceversa, le istituzioni scolastiche, universitarie e della ricerca e le altre istituzioni non profit sono coinvolte soprattutto nelle attività di realizzazione di progetti (rispettivamente 41,6% e 34,9%) (Figura 10).
FIGURA 10. ISTITUZIONI NON PROFIT PER TIPOLOGIA DI SOGGETTI – ISTITUZIONI/GRUPPI/IMPRESE – CON CUI HANNO AVUTO RELAZIONI SIGNIFICATIVE E MODALITÀ DI COINVOLGIMENTO. Anno 2021, valori percentuali
Fonte: Rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit
GLOSSARIO
Applicazioni mobile: dette anche app, programmi specificatamente sviluppati per essere utilizzati su dispositivi quali smartphone o tablet.
Associazione: ente privato costituito da un gruppo di persone organizzatosi spontaneamente e stabilmente per perseguire uno scopo di comune interesse a carattere non economico e non lucrativo. Gli elementi su cui devono accordarsi le parti sono semplicemente lo scopo, le condizioni per l’ammissione degli associati e le regole sull’ordinamento interno e l’amministrazione [Artt. 36, 37 e 38 c.c.].
Attività orientate alla collettività in generale: attività dirette ad un vasto pubblico e non a singoli individui come, ad esempio, le attività di protezione civile in favore delle popolazioni colpite da calamità, di pubblica sicurezza e le attività di protezione dell’ambiente.
Big data: dati generati elettronicamente, caratterizzati da volume significativo (grandi quantità di dati generati nel corso del tempo); varietà di formato (strutturati o meno); velocità con cui sono generati, diventano disponibili e si modificano nel tempo. I big data sono, ad esempio, i dati ottenuti dalle attività svolte sui social media, dai processi di produzione, dalla geolocalizzazione. L’analisi dei big data prevede l’uso di tecniche, tecnologie e strumenti software applicati a grandi quantità di informazioni ottenute da fonti di dati proprie o da altre fonti.
Blockchain: letteralmente “catena di blocchi”, registro di dati digitale distribuito, immutabile e condiviso apertamente. Queste caratteristiche permettono la digitalizzazione dei dati, la loro distribuzione, la tracciabilità dei trasferimenti, la trasparenza e verificabilità delle informazioni, l’immutabilità del registro e programmabilità dei trasferimenti effettuati.
Classificazione ICNPO (International Classification of Nonprofit Organizations): classificazione internazionale delle attività svolte dalle istituzioni non profit, elaborata dalla Johns Hopkins University (US, Baltimora) nell’ambito di un progetto di ricerca sulle istituzioni non profit avviato all’inizio degli anni Novanta. La classificazione, ripresa in Handbook on Non-profit Institutions in the System of National Accounts, comprende 28 classi raggruppate in 11 settori.
Comitato: organismo formato da un numero ristretto di persone costituito per portare a termine un’iniziativa, un compito d’interesse collettivo; disciplinato dagli artt. 39, 40, 41 e 42 c.c. che stabiliscono le regole di responsabilità degli organizzatori e dei componenti per la conservazione e la destinazione di eventuali fondi raccolti.
Connessione fissa in banda larga a internet: connessioni di tipo DSL (xDSL, ADSL, SDSL, VDSL, ecc.), via cavo, fibra ottica (FTTP), connessioni fisse senza fili wi-fi (anche pubbliche, WiMax).
Connessione mobile a internet: quella realizzata mediante rete di telefonia mobile (quindi dispositivi portatili che permettono una connessione mobile a internet).
Cooperativa Sociale: ente del terzo settore in forma di società cooperativa fondata con lo scopo di sostenere la promozione umana e l’integrazione sociale e lavorativa dei cittadini appartenenti alle cosiddette categorie svantaggiate e deboli (ex carcerati, disabili, ragazze-madri, eccetera). È istituita e disciplinata dalla Legge Quadro n. 381/1991 che distingue le cooperative sociali secondo la finalità: tipo A se perseguono l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale attraverso la gestione dei servizi socio sanitari ed educativi; tipo B se svolgono attività agricole, industriali, commerciali o di servizi finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Le cooperative sociali acquisiscono di diritto la qualifica di impresa sociale ai sensi del D.lgs. n. 112/2017.
Ente ecclesiastico: ente civilmente riconosciuto ex L. 222/1985, o ente religioso di confessione diversa da quella cattolica, con cui lo Stato ha stipulato patti e/o intese.
Fondazione: istituzione privata senza fini di lucro, dotata di un proprio patrimonio, impegnata in molteplici settori: assistenza, istruzione, ricerca scientifica, erogazioni premi e riconoscimenti, formazione, ecc. La sua disciplina è prevista dal Codice Civile, la struttura giuridica può variare a seconda del tipo di fondazione che viene costituita ed è facoltativa la richiesta del riconoscimento ai sensi del D.P.R. 361/2000 attraverso l’iscrizione al Registro delle persone giuridiche, istituito presso gli Uffici territoriali di Governo (UTG ex prefetture), (artt. 14 e segg. c.c.; D.P.R. n. 361/2000).
Forma giuridica: classificazione delle unità giuridico-economiche basata sugli elementi giuridici che le caratterizzano (definizione, struttura organizzativa e funzioni) in base al Codice Civile, alla Costituzione e alla legislazione ordinaria rilevante in materia. Per maggiori approfondimenti consultare la classificazione delle forme giuridiche delle unità legali disponibile all’indirizzo http://www.istat.it/it/archivio/6523.
Impresa sociale: ente del terzo settore che esercita in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. La fattispecie dell’impresa sociale è disciplinata dal Decreto legislativo 3 luglio 2017, n.112, che ha abrogato il Decreto legislativo n. 155/2006. Tuttavia, fino alla piena operatività del Registro unico nazionale del Terzo settore continuano ad applicarsi le norme previgenti agli enti iscritti al Registro delle imprese sociali (art. 101, D.lgs. n. 117/2017 e successive circolari in materia emesse dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali).
Internet delle Cose – IoT (Internet of Things): è costituito da dispositivi o sistemi interconnessi, spesso chiamati intelligenti, che raccolgono e scambiano dati e possono essere monitorati o controllati da remoto via Internet.
Istituzione non profit: unità giuridico-economica dotata o meno di personalità giuridica, di natura privata, che produce beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita e che, in base alle leggi vigenti o a proprie norme statutarie, non ha facoltà di distribuire, anche indirettamente, profitti o altri guadagni diversi dalla remunerazione del lavoro prestato ai soggetti che la hanno istituita o ai soci.
Minore straniero non accompagnato: minore di età che non ha la cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione europea e che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel nostro Paese, privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.
Organizzazione di secondo livello: organizzazione formata da altre organizzazioni che hanno le stesse finalità e che possono avere la medesima denominazione. Tale istituzione opera con un differente codice fiscale rispetto alle associazioni che la compongono e ha un livello di articolazione che può essere gerarchico, funzionale o territoriale.
Piattaforme digitali: infrastrutture digitali in grado di connettere tra loro sistemi diversi ed esporli agli utenti attraverso interfacce semplificate ed integrate, generalmente un’applicazione mobile o un sito web. Sono incluse le piattaforme digitali di Open Innovation.
Robotica: disciplina che studia i robot, ovvero quelle macchine dotate di un’intelligenza artificiale che le rende capaci di rispondere con un’azione a percezioni e stimoli esterni, e dunque di interagire con l’ambiente circostante. La robotica si applica in un ampio numero di campi, offrendo nuovi servizi ed entrando a far parte di nuovi prodotti che hanno il potenziale di migliorare la qualità della vita, del lavoro e del tempo libero.
Servizi di cloud computing: servizi informatici utilizzabili tramite Internet che consentono l’accesso a software, potenza di calcolo, capacità di memorizzazione, esecuzione di software non proprietario, hosting di database, ecc. Sono incluse le connessioni VPN (Virtual Private Networks).
Società di mutuo soccorso: istituzione non profit che si propone il fine di assicurare ai soci un sussidio nei casi di malattia, di impotenza al lavoro o di vecchiaia e venire in aiuto alle famiglie dei soci defunti. Le società di mutuo soccorso possono conseguire la personalità giuridica nei modi stabiliti dalla L. 3818/1886. In via generale il mutuo soccorso può essere considerato come un’operazione attraverso la quale, al fine di raccogliere mezzi economici per ripartire i rischi, un gruppo di persone, a quegli stessi rischi potenzialmente soggetti, si quota per un certo importo. Caratteristica fondamentale deve necessariamente essere la totale mancanza dei fini di lucro.
Stakeholder: soggetti che influenzano le decisioni strategiche dell’istituzione non profit e/o che sono a vario titolo coinvolti nell’attività dell’istituzione non profit, per le relazioni di scambio che con essa intrattengono o perché ne sono significativamente influenzati.
Stampa 3D: tecnologia digitale che consente di realizzare oggetti in maniera automatizzata e a basso costo, la cui tecnica ricorda quella delle stampanti laser. L’utente infatti realizza un progetto digitale su un software, che poi viene mandato alla stampante affinché questa lo possa realizzare, strato dopo strato, utilizzando materiali come la plastica e il metallo fusi.
Volontario: colui che presta la propria opera, anche saltuaria, senza ricevere alcun corrispettivo, presso l’istituzione non profit, indipendentemente dal fatto che sia o meno anche socio/associato della stessa. Il volontario non può essere retribuito per tale prestazione in alcun modo, nemmeno dal beneficiario delle prestazioni. Il carattere di volontario è, infatti, incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di contenuto patrimoniale con l’istituzione non profit di cui egli fa parte.
NOTA METODOLOGICA
Popolazione di riferimento
La rilevazione multiscopo sulle istituzioni non profit e il Registro statistico delle istituzioni non profit sono realizzati secondo i principi generali definiti da System of National Accounts (SNA2008 e SNA1993), da Handbook on Non-profit Institutions in the System of National Accounts (di seguito Handbook) e da Manual on the Measurement of Volunteer Work.
La popolazione di interesse è costituita dalle istituzioni non profit, definite come “unità giuridico-economiche di natura privata, dotate o meno di personalità giuridica, che producono beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita e che, in base alle leggi vigenti o a proprie norme statutarie, non hanno facoltà di distribuire, anche indirettamente, profitti o altri guadagni diversi dalla remunerazione del lavoro prestato ai soggetti che le hanno istituite o ai soci”. Secondo tale definizione, sono esempi di istituzioni non profit: le associazioni (riconosciute e non riconosciute), le fondazioni, le cooperative sociali, i comitati. Rientrano tra le istituzioni non profit anche le organizzazioni non governative, le organizzazioni di volontariato, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), i partiti politici, i sindacati, le associazioni di categoria, gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti che svolgono attività di carattere sociale, le imprese sociali.
Registro statistico
Il Registro è aggiornato annualmente, attraverso un processo di integrazione di fonti di diversa natura, e fornisce informazioni identificative (denominazione e localizzazione) e di struttura (attività economica, occupazione, forma giuridica, data di inizio e fine attività) sulle istituzioni non profit. Oltre a rispondere alle disposizioni del Regolamento CE n. 177/2008, il Registro rappresenta l’universo di riferimento della rilevazione multiscopo sulle istituzioni non profit. La costruzione del Registro è realizzata attraverso un processo di integrazione e di trattamento statistico di informazioni desunte sia da fonti amministrative sia da fonti statistiche.
Le stime fornite a partire dai dati del Registro per l’anno 2021 e quelle riferite alla rilevazione campionaria del Censimento permanente sulle istituzioni non profit, risultano tra loro confrontabili poiché è stato adottato un approccio register-based per il riporto all’universo dei dati raccolti dalla rilevazione. Si segnala tuttavia che limitate discrepanze possono emergere tra le due tecniche di stima, più contenute qualora si confrontino le variabili relative ai domini di studio pianificati (regione, settore di attività, fonte amministrativa) mentre possono essere di entità più ampia negli altri casi.
I risultati definitivi della rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit condotta nel 2022 (data di riferimento 31 dicembre 2021) nell’ambito del secondo Censimento permanente saranno pertanto coerenti con le informazioni strutturali del Registro statistico delle istituzioni non profit aggiornato al 31 dicembre 2021.I risultati della rilevazione campionaria saranno pertanto rivisti in seguito alla riponderazione effettuata sulla base del Registro statistico 2021.
Strategia di campionamento
Popolazione obiettivo e unità di rilevazione. Le unità di rilevazione sono estratte dal Registro di base delle istituzioni non profit sulla base di un disegno campionario definito a priori a partire dalle informazioni già presenti nel Registro. Le variabili strutturali che caratterizzano il campo di osservazione e individuano le peculiarità delle istituzioni non profit in base alle quali estrarre il campione per la rilevazione sono le seguenti:
Settore di attività: le attività delle INP sono classificate in settori che rappresentano raggruppamenti di attività omogenee di produzione di beni e servizi. La classificazione adottata dall’Istat, denominata International Classification of Nonprofit Organizations (ICNPO), è stata elaborata dalla Johns Hopkins University e ripresa nell’Handbook on Non-profit Institutions in the System of National Accounts (elaborato dalla Divisione di Statistica, Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite) e prevede 12 settori principali suddivisi in 28 sotto-settori. Ai fini della definizione del disegno campionario vengono prese in considerazione due disaggregazioni diverse dei settori che prevedono in un caso 14 voci e in altro 16.
Dimensione in termini di risorse umane: nel Registro statistico sono incluse tutte le INP, con o senza lavoratori retribuiti (dipendenti e lavoratori esterni). In particolare, per quanto riguarda i dipendenti, le INP sono state classificate in 5 classi dimensionali (0 dipendenti; da 1 a 2 dipendenti; da 3 a 9 dipendenti; da 10 a 19 dipendenti; da 20 a 49 dipendenti; 50 dipendenti e oltre) e ai fini dell’estrazione campionaria la sottopopolazione di istituzioni con un numero medio di dipendenti pari o superiore a 49,5 è censita (ossia tutte le unità con tale caratteristica sono state incluse nella lista campionaria).
Territorio: sono incluse le INP residenti nel territorio nazionale. Riguardo al dettaglio territoriale vengono prese in considerazione 21 macro-aree (19 Regioni più le 2 Province Autonome di Bolzano e Trento), le 107 province, le aree metropolitane.
Forma giuridica: identifica l’elemento costitutivo in base al quale si individuano le caratteristiche delle unità di rilevazione. Nel Registro statistico, ai fini del disegno campionario, la variabile è aggregata secondo 4 macro voci, così articolate: Associazione (riconosciuta e non riconosciuta); Cooperativa sociale; Fondazione; Altra forma giuridica.
Tipologia organizzativa: in base al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), gli Enti del Terzo Settore possono appartenere ad una delle sette seguenti tipologie organizzative: Organizzazioni di volontariato; Associazioni di promozione sociale; Enti filantropici; Imprese sociali, incluse le cooperative sociali; Reti associative; Società di mutuo soccorso; Altri enti del Terzo settore. Al fine di tenere in considerazione anche la tipologia, delineata nell’ambito della Legge di Riforma del Terzo settore (e relativa in parte a istituzioni originariamente disciplinate da leggi speciali), è stata creata una versione aggregata della classificazione delle tipologie organizzative che prevede quattro voci: Organizzazioni di Volontariato (ODV); Associazioni di Promozione Sociale (APS); Imprese sociali; 4- Altra tipologia.
Il Registro statistico delle istituzioni non profit (aggiornato al 2019) ha consentito così di condurre le simulazioni finalizzate alla determinazione di numerosità e allocazione delle unità campione negli strati in funzione dei domini di stima pianificati.
Domini di studio e parametri di interesse. La rilevazione sulle istituzioni non profit ha lo scopo di fornire stime di totali per alcune variabili di interesse riferite a sei tipi di domini o sottopopolazioni, ottenuti come combinazioni delle modalità assunte delle variabili strutturali desumibili da Registro, come descritto nel Prospetto A:
PROSPETTO A: DOMINI DI STIMA PIANIFICATI PER VARIABILI DI DOMINIO
Dominio Settore di attività (ICNPO) (a) Dimensione
(classi dipendenti) Territorio (b) Forma giuridica (c) Tipologia organizzativa
1 16 modalità 6 modalità Italia 4 modalità 2 14 modalità 4 modalità Regioni 4 modalità 3 14 modalità 4 modalità Aree Metropolitana* _ 4 14 modalità — Aree Metropolitana* 4 modalità 5 14 modalità — Provincia — 6 — Regioni — 4 modalità
a) 4 classi di dipendenti (0; 1-2; 3-19; 20 e oltre). 5 classi di dipendenti (0; 1-2; 3-9; 10-19; 20-49; 50 e oltre).
(b) 1- Associazione; 2- Cooperativa sociale; 3- Fondazione; 4- Altra forma giuridica;
(c) 1- Organizzazioni di Volontariato (ODV); 2- Associazioni di Promozione Sociale (APS); 3- Impresa sociale; 4- Altro.
Disegno di campionamento. La progettazione del disegno di campionamento si è avvalsa, oltre che del Registro statistico delle istituzioni non profit, anche dell’analisi dei risultati delle precedenti rilevazioni (Censimento delle istituzioni non profit 2011 e Primo censimento permanente delle istituzioni non profit svolto nel 2016), che ha permesso di prendere in considerazione alcuni aspetti peculiari del settore quali:
presenza di poche istituzioni di grandi dimensioni (in termini di rilevanza economica) e di molte micro organizzazioni, spesso operanti solo con personale volontario;
presenza di tipologie istituzionali differenziate dove comparti molto numerosi (associazioni sportive, organizzazioni di volontariato, associazioni culturali e ricreative, cooperative sociali) si contrappongono a comparti di ridotte dimensioni numeriche che identificano degli “universi chiusi”;
rappresentazione di alcune tipologie istituzionali ritenute rilevanti, quali: Organizzazioni di Volontariato (ODV), Associazioni di Promozione Sociale (APS), Associazioni sportive (presenti nell’archivio del CONI) e cooperative sociali.
Tenuto conto della caratterizzazione del settore appena descritta e di alcune esigenze informative specifiche quali:
significatività delle stime a livello territoriale provinciale;
copertura delle Aree metropolitane;
copertura delle micro-istituzioni che in assenza di dipendenti operano con solo volontari;
copertura delle INP che operano con prevalenza di lavoratori esterni.
Il disegno di campionamento prevede la costituzione di due gruppi di unità: uno censuario ed uno campionario. Per quanto riguarda le unità da censire, in considerazione delle peculiarità delle istituzioni non profit e delle esigenze informative sopra elencate, dopo opportune analisi, si è assunto di censire tutte le INP per cui si verifica almeno una delle condizioni:
numero di dipendenti non inferiore a 50;
numero di volontari non inferiore a 100;
un valore superiore al 99° percentile della distribuzione del fatturato.
A queste unità sono state aggiunte le INP che per le loro peculiarità risultano essere rappresentative solo di sé stesse (fondazioni bancarie, fondi pensione, ONG, istituzioni sanitario/ospedaliere). L’unione dei vari sottoinsiemi di unità della popolazione soddisfacenti almeno una delle condizioni appena descritte ha portato ad individuare complessivamente 8.825 INP da censire. Per quanto riguarda la restante parte di unità da campionare si è proceduto con l’individuazione degli strati, incrociando le modalità delle variabili strutturali, disponibili da Registro, che identificano le suddette tipologie di dominio. Le 351.047 istituzioni non profit presenti nel Registro statistico (2019), costituenti la popolazione obiettivo, sono state così suddivise in un insieme di strati elementari non vuoti in base ai quali allocare il campione.
Definizione della dimensione campionaria. L’allocazione del campione è stata determinata in base ad un criterio di tipo multivariato e multi-dominio. Si applicano cioè tecniche di campionamento che mirano ad individuare la numerosità minima del campione negli strati che compongono ciascun dominio di studio, ottimizzando l’efficienza attesa delle stime di prescelte variabili ausiliarie o “guida” sugli stessi domini. L’efficienza della stima può essere formulata come funzione della varianza attesa dello stimatore sotto il disegno prescelto.
Per individuare la numerosità complessiva del campione e la sua distribuzione negli strati è stato utilizzato il software Mauss-R; esso implementa una metodologia basata sulla generalizzazione del metodo dell’allocazione ottima di Neyman, in modo da garantire che gli errori di campionamento attesi, espressi in termini di coefficienti di variazione (CV) delle stime delle variabili ausiliarie, riferiti ai diversi domini di studio, non superino dei livelli prefissati.
Quali variabili guida dell’allocazione sono state considerate le variabili numero di lavoratori dipendenti, ammontare complessivo del fatturato e numero di volontari della INP, disponibili rispettivamente dal Registro INP 2019 le prime due e dal Censimento non profit 2011 la terza.
Imponendo vincoli sulla precisione delle stime fissata, come da, si perviene ad una numerosità complessiva pari a 99.614 unità, che rappresenta l’allocazione minima atta a soddisfare il problema di ottimalità, dati i vincoli (Prospetto B).
PROSPETTO B. COEFFICIENTI DI VARIAZIONE PERCENTUALE PIANIFICATO PER DOMINIO DI STUDIO
Variabile
n° dipendenti n° volontari tot entrate
Dominio y1: CV maxy2: CV maxY3: CV maxICNPO16*CLADIP6**ITALIA*FORMA 20% 20% 20%
ICNPO14*CLADIP4*REGIONE*FORMA 20% 22% 20%
ICNPO14*CLADIP4*METROP*REGIONE 20% 22% 20%
ICNPO14*METROP*REGIONE*FORMA 20% 20% 20%
ICNPO14*PROVINCIA 20% 20% 20%
REGIONE* TIPO 20% 20% 20%
Numerosità campionaria complessiva 99.614
Il campione è stato selezionato con estrazione casuale dalla lista delle 351.047 istituzioni non profit attive presenti nel Registro a luglio 2019.
Esiti della rilevazione e trattamento dei dati
La rilevazione ha coinvolto un campione di 110mila unità che potevano partecipare attraverso la compilazione autonoma di un questionario on line (quindi con tecnica CAWI – computer assisted web interviewing) oppure un’intervista faccia a faccia con un rilevatore (con tecnica CAPI – computer assisted personal interview).
Il tasso di risposta della rilevazione nel suo complesso è pari al 61,0%, con valore superiore per la tecnica CAWI (65,8%) rispetto alla tecnica CAPI (51,4%).
La stima delle mancate risposte totali è basata su due procedure differenti: a) calcolo di coefficienti correttivi associati alle sole unità rispondenti, che servono ad ampliare il ruolo delle unità rispondenti per rappresentare anche le unità non rispondenti; b) definizione dei profili “comportamentali” delle istituzioni non profit: per alcune particolari unità non rispondenti i valori delle variabili di interesse sono sostituiti con i valori osservati su unità che hanno lo stesso profilo.
Il piano di controllo e validazione dei dati rilevati si articola in due fasi: durante la compilazione del questionario (check di I livello) e successivamente alla chiusura della fase di raccolta dati, secondo un piano definito di controlli deterministici e probabilistici (check II livello).