
(AGENPARL) – mar 09 maggio 2023 [Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano]
Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
Comunicato del 09/05/2023, ore 16:15
Consiglio
Lavori Consiglio: Interrogazioni su temi d’attualitá – 1 – VIDEO e FOTO seguono
In apertura della prima seduta della sessione di lavori di maggio, la presidente del Consiglio provinciale di Bolzano Rita Mattei ha ricordato Carl Reissigl, già presidente della Dieta del Tirolo e cofondatore della Seduta congiunta, scomparso lo scorso 3 maggio all’età di 98 anni. Consigliere comunale a Innsbruck dal 1977, eletto due anni dopo con la ÖVP nel Consiglio del Land tirolese, ne è stato presidente dal 1989 al 1994, “e in quel ruolo contribuì, nel 1991, alla nascita della Seduta congiunta/Dreier Landtag dei tre Consigli provinciali della Provincia autonoma di Bolzano, del Tirolo e della Provincia autonoma di Trento. La Seduta congiunta di Merano nel 1991 fu l’inizio di una collaborazione fruttuosa e orientata al futuro. Insieme ai presidenti delle altre assemblee, Reissigl contribuì a concretizzare l’idea di una fattiva cooperazione transfrontaliera per la gestione di questioni di interesse comune”. Ha quindi invitato a osservare un minuto di silenzio in sua memoria.
Di seguito, la stessa presidente ha informato l’aula che Marco Galateo (Fratelli d’Italia) aveva comunicato le proprie dimissioni alla commissione speciale per gli stipendi di consigliere e consiglieri.
È quindi iniziato l’esame delle interrogazioni su temi d’attualità.
Ricordando la propria mozione sull’introduzione della culla per la vita, approvata nel novembre 2019, con la quale si incaricava la Giunta, tra l’altro, di analizzare in quale misura le culle per la vita attualmente esistenti in Germania e in Austria coprono il fabbisogno da un punto di vista funzionale e delle finalità, Ulli Mair (Die Freiheitlichen) ha segnalato l’attualità del tema anche in riferimento al recente caso del bimbo chiamato Enea e lasciato presso la culla per la vita di una clinica milanese, e domandato se l’analisi era stata fatta e con quasi risultati, se non era stata fatta, perché, come valutava attualmente la Giunta la possibilità di introdurre una culla per la vita in Alto Adige, a fronte del fatto che ce ne sono diverse in Italia da anni, quali altri passi erano programmati per l’attuazione della citata mozione. Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha risposto che ogni iniziativa che può servire per evitare tragedie è utile, e che dopo riflessione e analisi dell’Azienda sanitaria si era arrivati alle stesse conclusioni cui si era arrivati a Innsbruck e a Monaco, ovvero che all’introduzione di culle per la vita non corrispondeva una riduzione degli infanticidi, che sono erano da mettere in relazione con altre cause, e che il concetto delle culle per la vita sarebbe potuto essere abusato; sulla base di questa analisi, non si era proceduto ad attivare tali culle. Il tema non aveva una facile risposta; il parto anonimo era un buon concetto, il che non significava che una cosa escludesse l’altra. Mair ha chiarito che la culla della vita sarebbe un’offerta aggiuntiva per donne in situazioni difficili, che si decidono per la vita, e chiesto quanti fossero i parti anonimi in Alto Adige.
Premettendo che il sovrintende scolastico tra poche settimane dovrà firmare i decreti per lo svolgimento degli scrutini e degli esami finali degli studenti dei vari istituti scolastici, e che, contemporaneamente, verso lo stesso vi è pendente un procedimento giudiziario per il quale la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio, riguardante proprio presunte interferenze sulle valutazioni scolastiche, Diego Nicolini (Movimento 5 Stelle) ha evidenziato che tutto il mondo della scuola, dai dirigenti scolastici, agli insegnanti, agli studenti fino ai genitori avrebbe diritto ad un approssimarsi sereno alle prove di esame. Allo stato dei fatti, tuttavia, vi è un rischio concreto che in caso di condanna partano una raffica di ricorsi legati ad un eventuale sentenza. Egli ha quindi chiesto se non si ritenga opportuno sospendere temporaneamente dall’incarico il sovrintendente, fino alla conclusione del procedimento giudiziario, come prassi consolidata in casi analoghi. L’ass. Giuliano Vettorato ha riposto che non lo riteneva opportuno, e che per gli scrutini erano competenti consiglio di classe e dirigente, non il Sovrintendente: questo risultava dalla legge provinciali 20/1995, articolo 3. Eventuali ricorsi si potevano fare al dirigente, che avrebbe comunicato al Consiglio di classe oppure al TAR. Il Sovrintendente aveva comunque funzioni di coordinamento, ha risposto Nicolini, evidenziando che in casi analoghi un dirigente era stato sospeso. Vettorato ha replicato che il sovrintendente si limita a firmare il decreto con la data dell’esame.
4.4.Ricordando l’approvazione, nel settembre 2022, della mozione sui “Mediatori della biodiversità”, Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol)ha chiesto a che punto è l’attuazione della mozione e quali punti sono già stati affrontati, quanti incontri di lavoro si sono svolti dal settembre 2022 per garantire la tempestiva attuazione della mozione, chi fa parte del gruppo di lavoro che garantisce l’attuazione della mozione, quali fondi verranno stanziati nel 2023 per la formazione dei futuri mediatori della biodiversità e a quanto ammonta il bonus extra a titolo di incentivo per i mediatori della biodiversità nell’ambito degli interventi in campo agro-ambientale. L’ass. Arnold Schuler ha replicato che già prima della mozione c’erano stati vari impegni per consolidare questa figura. Attualmente si svolgeva una formazione in questo senso nella scuola agraria di Salern, si trattava di 4 giorni di corso. Da settembre 2022 c’erano stati 2 incontri, ma la mozione non era ancora stata attuata e non c’era un gruppo di lavoro ufficiale.
È toccato quindi a Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) intervenire, per evidenziare che secondo un articolo della Tageszeitung del 14 aprile 2023, intitolato “Blutige Nase”, il Governo aveva già abolito il decreto Tolomei del 1940 per l’italianizzazione di 8.000 toponimi tedeschi con il decreto legislativo n. 179 del dicembre 2009, cosa confermata anche dall’’avvocato ed ex parlamentare della SVP Dr. Karl Zeller, che avrebbe affermato che Roma aveva già abrogato i decreti fascisti 13 anni fa. Aggiungendo che questo non pareva essere noto né all’opinione pubblica né alla Giunta provinciale, poiché finora tutte le risposte alle interrogazioni in merito avevano confermato che i decreti erano ancora in vigore, mentre era certo che nel 2009 c’era stato un tentativo fallito di abolire, cosa a cui la SVP aveva reagito con indignazione, egli ha chiesto se fosse vero che il Governo aveva finalmente abrogato i decreti toponomastici fascisti e, se sì, quando era successo esattamente, di quali decreti si trattava e quali erano le conseguenze, e infine come spiegava la Giunta che nessuno fosse stato ancora informato dell’abrogazione dei decreti, oppure se si trattava di una notizia falsa.Il presidente Arno Kompatscher ha replicato facendo riferimento al Regio decreto 800 del 29 marzo 1923 e al decreto ministeriale 147 del 10 luglio 1940. Il primo, che comprendeva 300 toponimi di localitá e frazioni, c’era stata un’iniziativa di abrogazione, culminata in una legge;tuttavia un mese prima della scadenza prevista, che era di un anno, i decreti erano stati ripristinati. Si trattava di circa 300 toponimi che dovevano essere aboliti, ma l’abrogazione era stata ritirata. In quanto al prontuario, il regio decreto 147 con 8.000 toponimi, era stato abrogato e mai ripristinato. Knoll ha ritenuto curioso che la Giunta nelle sue risposte avesse sempre fatto riferimento al prontuario, senza citare l’abolizione. Kompatscher ha ribadito che era stato abolito il RD del 1923 con legge 18 febbraio 2009, poi le norme erano state sottratte all’effetto abrogativo 11 mesi dopo. Il prontuario invece era abolito definitivamente. Ha quindi ricordato il caso di una sentenza della Consulta riguardante un toponimo ladino e italiano di Sen Jan di Fassa: essa aveva prescritto l’esistenza obbligatoria di un toponimo italiano, cui poteva esserne aggiunto una in un’altra lingua. Senza una chiara norma d’attuazione in merito, la Corte avrebbe potuto prevedere una situazione simile per l’Alto Adige, e questo sarebbe stato un disastro: si lavorava a una norma d’attuazione, che era di rango superiore, per chiarire la possibilità di toponimi nell’una e nell’altra lingua. In quanto ai toponimi dei Comuni, essi erano già ufficiali anche in lingua tedesca.
L’attacco mortale dell’orso in Trentino ha destato scalpore ben oltre i confini provinciali, e poiché di recente gli orsi sono stati avvistati anche nei pressi di zone abitate in Alto Adige, si teme che lo spazio vitale e di svago della popolazione sia in pericolo: lo ha sostenuto Franz Locher (SVP), aggiungendo che anche i responsabili del turismo sono preoccupati, e concludendo che il progetto di reintroduzione Life Ursus, avviato alla fine degli anni ’90 con il consenso della Provincia dell’Alto Adige, deve essere rivisto con urgenza. Egli ha quindi chiesto quanti orsi ci sono attualmente in Alto Adige, chi è responsabile della relativa gestione e quali misure prevede la stessa, quali il piano di azione e gestione interregionale, cofirmato dall’Alto Adige, per la gestione degli orsi problematici, in quale momento un orso diventa un animale problematico, quali misure saranno adottate in futuro in Alto Adige in caso di danni o attacchi all’uomo da parte degli orsi, se i decisori politici hanno la possibilità legale di ordinare l’abbattimento di un orso anche senza una perizia dell’ISPRA, in caso di pericolo immediato per l’uomo, se esiste un problema di responsabilità in caso di attacco letale da parte di un orso indicato come problematico e, se sì, di chi. L’ass. Arnold Schuler ha spiegato che si presume che ci siano 3 orsi giovani in Alto Adige, che si cerca di monitorare al meglio, osservandone gli spostamenti e comunicandoli ai sindaci. Si cerca anche di potenziare strumenti come le fototrappole. La responsabilità è della ripartizione Foreste insieme all’Ufficio caccia e pesca, competenti per osservazioni e situazioni speciali, in caso di pericolo si coinvolgono Commissariato dle governo, presidente della Provincia e sindaci. in quanto alle misure, si procede al rilevamento dei danni in agricoltura, al rilevamento degli avvistamenti; si collabora anche con la Provincia di trento e c’è un’unità speciale che fa anche sopralluoghi all#estero. Esiste un piano cofirmato da Province autonome, ISPRA e Ministero che prevede informazione dell’opinione pubblica, monitoraggio e altre misure in caso di orsi problematici, definiti tali in base a 20 criteri. In quanto alle ultime domande, in futuro, sono previste misure per una migliore supervisione e anche l’abbattimento, comunque possibile per evitare attacchi nei confronti dell’uomo, tuttavia provando che esso era giustificato. L’orso va considerato come bene non disponibile dello Stato, in relazione al quale esiste un apposito articolo di legge. Locher ha chiarito che non si tratta di pericolo imminente ma di una questione di sicurezza, come dimostra quanto avvenuto in Trentino, e ha chiesto come la si vuole gestire. Schuler ha chiarito che l’esperienza trentina dimostra quali possibilitá si possono adottare ma anche i limiti di tali posibilitá. Anche ora si vede che è il TAR ad avere l’ultima parole.
Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha fatto riferimento all’annuncio di ristrutturazione di tratti della ferrovia della Pusteria, dato dall’Ufficio stampa della Provincia il 28 settembre 2021, e alla simulazione già avvenuta di un modello di pianificazione delle corse relativo al raddoppio dei binari in una SPA con rappresentanti di Provincia, RFI e STA, nonché al fatto che secondo l’ass. Alfreider la ristrutturazione sarebbe già programmata su 22 km dei 72 totali della linea, allo studio di fattibilità che dovrebbe fare RFI e all’inserimento del progetto nell’accordo di programma Stato-RFI. Aggiungendo che nell’ambito del Green Deal e del PNRR il presidente Kompatscher e l’ass. Alfreider vogliono impegnarsi a Roma per un finanziamento delle strutture ferroviarie regionali, la consigliera chiedeva se il progetto è stato inserito nell’accordo di programma Stato-RFI, se è stato approvato il finanziamento tramite PNRR, cosa ha intrapreso la Ripartizione Mobilità per promuovere la prosecuzione urgente di questo progetto presso RFI, se lo studio di fattibilità è stato fatto e con quali risultati, se esiste già una data per l’inizio e la fine dei lavori. L’ass. Daniel Alfreider ha fatto riferimento ai 150 anni della ferrovia, in occasione dei quali con il presidente della provincia e RFI erano stati avviati dei colloqui in relazione al futuro della linea. la rete ferroviaria, nata quando non c’erano le auto, andava potenziata oggi perché c’erano troppe auto. Questo era un mega progetto. Tutta la struttura ferroviaria era di RFI, ad eccezione del tratto Merano-Malles, che apparteneva a Provincia e STA, quindi se si voleva portare avanti il potenziamento andava rispettato l’accordo quadro e sollecitata RFI. Una certa pressione per i finanziamenti era stata realizzata grazie ai fondi legati ai Giochi olimpici. RFI voleva prima dedicarsi alla Val di Riga e al tunnel del Virgolo, quindi al potenziamento della Pusteria, pertanto non si potevano fare previsioni sulla fine dei lavori. Rieder ha fatto riferimento alla necessaria riduzione del traffico individuale, alla previsione di grandi rotatorie a Rasun e Anterselva, al potenziamento della ferrovia inserito negli obiettivi del Piano clima, alle poche coincidenze esistenti a Fortezza, in particolare in orario serale. Ha rilevato che Alfreider aveva citato la data del 2032, evidenziando che era troppo in là.
Premettendo che più volte si era discusso in Consiglio Provinciale del quartiere Casanova di Bolzano, a cui era stato promesso il collegamento ferroviario con il centro città dai tempi della pianificazione, Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha evidenziato che ora la fermata c’è, e viene molto apprezzata nel quartiere (dove risiedono ben 3.500 abitanti), ma resta il problema che solo una parte dei treni si ferma ogni 30 minuti, mentre gli altri si fermano solo ogni ora. Aggiungendo che nel quartiere si è formato un gruppo di lavoro che ha elaborato delle soluzioni per aumentare le fermate, rilevando che si potrebbero fermare ben 9 treni in più rispetto a ora, senza dover intervenire sull’orario esistente, e che le relative proposte, firmate da 1.000 persone, erano state consegnate alla STA e all’ass. Alfreider, la consigliera ha chiesto se sono state visionate le proposte consegnate dal Comitato “Laboratorio Casanova”, quali sono state le valutazioni di STA e dell’assessore in merito, se queste considerazioni sono state comunicate al Comitato e quando, e, se no, perché non si è dato risposta, e infine cosa intende fare l’assessore Alfreider in merito alle esigenze di fermate al quartiere Casanova. L’ass. Daniel Alfreider ha chiarito che più volte, sia su richiesta dle Comitato che su richiesta dei gruppi consiliari, c’erano stati incontri, anche in presenza di consiglieri. La questione era tecnica, non politica, e si era d’accordo sulla necessità di aumentare la frequenza. La linea per Merano aveva problemi di puntualitá, anche legati a manovre alla stazione di Bolzano: era in corso un piano generale per l’ampliamento della linea, a partire dall’elettrificazione per proseguire con il collegamento del resto della provincia, con due treni Malles-Innsbruck e Males-Lienz. Sette connessioni su nove non sarebbero garantite, due connessioni causerebbero difficoltà. Alfreider ha quindi segnalato che ogni modifica, per esempio con nuove fermate, influisce su tutta la rete. Foppa ha chiarito che se un quartiere comincia a sentirsi dimenticato, questa è una questione politica, e chiesto una sperimentazione anche breve su una delle corse citate; Alfreider ha chiarito che senza un miglioramento dell’infrastruttura non si puó procedere, come dimostrano i test quotidiani che rilevano un grado di puntualità inferiore all’80%.
Ricordando le diverse proposte già avanzate dal Team K per migliorare l’assistenza psicosociale di bambini e giovani in Alto Adige, e in particolare le ripetute richieste, a fronte della crisi pandemica e degli eventi traumatici degli anni scorsi, di promuovere l’attività degli psicologi scolastici e di favorire un accesso non burocratico e a bassa soglia all’assistenza psicologica e a offerte di colloquio, Franz Ploner (Team K) ha evidenziato che secondo studi scientifici la chiusura delle scuole e il conseguente isolamento sociale avevano lasciato tracce su bambini e giovani. Egli ha quindi chiesto che misure venivano prese per affrontare i crescenti casi di patologie psicosociali di bambini e giovani, come valutava il presidente della Provincia e assessore alla salute l’attuale situazione della psichiatria infantile in provincia e se c’erano sufficienti sportelli psichiatrici-psicologici in tutte le aree della provincia, se esistevano collaborazione e canali di comunicazione tra la psichiatria infantile e le scuole, quanti bambini e giovani sotto i 25 anni erano stati curati nel 2022 in Alto Adige dal punto di vista psicologico e psichiatrico in seguito alla pandemia e perché la Giunta rifiutava, nonostante il fabbisogno esistente, di impiegare psicologi scolastici nelle scuole tedesche. Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha replicato citando le conseguenze della pandemia su bambini e giovani, senza possibilità di accedere a servizi; a restrizioni eliminate, era subentrato il peso di recuperare il tempo perduto. I casi psichiatrici dei giovani erano aumentati del 30% secondo la Psichiatria infantile, lo stesso si era verificato presso i Servizi psicologici. Il presidente ha aggiunto che un aumento di casi si era verificato già prima della pandemia, ma esso era stata verificato durante la pandemia, quando non era possibile intervenire; esso era legato anche, ma non solo, al consumo di certi media. Tra gli interventi promossi, c’era la creazione di 40 nuovi posti di assistenza psicologica e l’attivazione di una linea telefonica di crisi, iniziative di prevenzione, creazione di una psicologia di base con il coinvolgimento delle scuole. Il servizio per casi psichiatrici d’emergenza era disponibile 365 giorni l’anno; la psichiatria infantile lavorava in collaborazione con le scuole, anche promuovendo formazioni per insegnanti. Franz Ploner ha chiesto come vengono assistiti i bambini quando arrivano al pronto soccorso, per esempio in casi di autolesionismo: devono essere ricoverati a Merano o ci sono altri servizi in altre parti della provincia? Ha ribadito la necessitá del servizio psicologico nelle scuole tedesche, come già in quelle italiane, nonché di assistenza psicologica a domicilio. Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha presentato in associazione a quella di Ploner la propria interrogazione sui ricoveri di bambini in strutture dove non si parla la loro madrelingua, anche in altre regioni italiane, il che rappresenta una fonte di grandi traumi: In alcuni casi questi bambini dovevano comunicare in lingua italiana anche coi propri genitori: egli ha chiesto quanti casi di questo genere c’erano e come si intendeva evitare casi simili in futuro, provvedendo al ricovero di bambini di lingua tedesca in strutture dell’area tedesca. Il pres. Arno Kompatscher ha riferito che non aveva a disposizione la risposta, comunque preparata, e che l’avrebbe fornita. Riferendosi a Ploner, ha poi chiarito che i 40 psicologi lavoravano in diversi ambienti. La struttura era orizzontale, e forse era necessaria una gerarchizzazione con un coordinamento, che permettesse la panoramica di quanto fatto. Gli attori del settore erano tanti, comprese associazioni. In italia c’erano 100 letti per bambini e giovani, di cui 12 a merano. una media superiore al resto d’Italia, quindi. Si stava però lavorando anche per garantire un livello di assistenza sul luogo, in caso di emergenze.
(continua)
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