
(AGENPARL) – CITTà DEL VATICANO dom 30 aprile 2023 Santa Messa e recita del Regina Caeli nella Piazza Kossuth Lajos
Omelia del Santo Padre
Le parole del Papa alla recita del Regina Caeli
Questa mattina, dopo aver lasciato la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto alla Piazza Kossuth Lajos per la celebrazione della Santa Messa.
Al Suo arrivo, dopo aver effettuato il cambio di vettura e dopo alcuni giri in papamobile tra i fedeli convenuti, alle ore 9.30 il Papa ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella IV Domenica di Pasqua.
Nel corso della Santa Messa, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia.
Al termine della Celebrazione, l’Em.mo Card. Péter Erd?, Arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest, ha rivolto un saluto e un ringraziamento al Santo Padre. Quindi Papa Francesco ha guidato la recita del Regina Caeli con i fedeli presenti. Secondo le autorità locali alla Santa Messa hanno partecipato circa 50.000 persone, di cui più di 30.000 in Piazza Kossuth Lajos .
Dopo la recita del Regina Caeli e la benedizione finale, il Santo Padre è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica di Budapest.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica e le sue parole nell’introdurre la preghiera mariana:
Omelia del Santo Padre
Le ultime parole che Gesù pronuncia, nel Vangelo che abbiamo ascoltato, riassumono il senso della sua missione: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» ( Gv 10,10). Questo fa un bravo pastore: dona la vita per le sue pecore. Così Gesù, come un pastore che va in cerca del suo gregge, è venuto a cercarci mentre eravamo perduti; come un pastore, è venuto a strapparci dalla morte; come un pastore, che conosce una per una le sue pecore e le ama con infinita tenerezza, ci ha fatti entrare nell’ovile del Padre, facendoci diventare suoi figli.
Contempliamo allora l’immagine del buon Pastore, e soffermiamoci su due azioni che, secondo il Vangelo, Egli compie per le sue pecore: dapprima le chiama , poi le conduce fuori .
1. Anzitutto, «chiama le sue pecore» (v. 3). All’inizio della nostra storia di salvezza non ci siamo noi con i nostri meriti, le nostre capacità, le nostre strutture; all’origine c’è la chiamata di Dio, il suo desiderio di raggiungerci, la sua sollecitudine verso ciascuno di noi, l’abbondanza della sua misericordia che vuole salvarci dal peccato e dalla morte, per donarci la vita in abbondanza e la gioia senza fine. Gesù è venuto come buon Pastore dell’umanità per chiamarci e riportarci a casa. Allora noi, facendo memoria grata, possiamo ricordare il suo amore per noi, per noi che eravamo lontani da Lui. Sì, mentre «noi tutti eravamo sperduti come un gregge» e «ognuno di noi seguiva la sua strada» ( Is 53,6), Lui si è addossato le nostre iniquità e si è caricato delle nostre colpe, riportandoci nel cuore del Padre. Così abbiamo ascoltato dall’apostolo Pietro nella seconda Lettura: «Eravateerranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime» ( 1 Pt 2,25). E, ancora oggi, in ogni situazione della vita, in ciò che portiamo nel cuore, nei nostri smarrimenti, nelle nostre paure, nel senso di sconfitta che a volte ci assale, nella prigione della tristezza che rischia di ingabbiarci, Egli ci chiama. Viene come buon Pastore e ci chiama per nome, per dirci quanto siamo preziosi ai suoi occhi, per curare le nostre ferite e prendere su di sé le nostre debolezze, per raccoglierci in unità nel suo ovile e renderci familiari con il Padre e tra di noi.
Fratelli e sorelle, mentre siamo qui questa mattina, sentiamo la gioia di essere popolo santo di Dio: tutti noi nasciamo dalla sua chiamata; è Lui che ci ha convocati e per questo siamo suo popolo, suo gregge, sua Chiesa. Ci ha radunati qui affinché, pur essendo tra noi diversi e appartenendo a comunità differenti, la grandezza del suo amore ci riunisca tutti in un unico abbraccio. È bello trovarci insieme: i Vescovi e i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici; ed è bello condividere questa gioia insieme alle Delegazioni ecumeniche, ai capi della Comunità ebraica, ai rappresentanti delle Istituzioni civili e del Corpo diplomatico. Questa è cattolicità: tutti noi, chiamati per nome dal buon Pastore, siamo chiamati ad accogliere e diffondere il suo amore, a rendere il suo ovile inclusivo e mai escludente. E, perciò, siamo tutti chiamati a coltivare relazioni di fraternità e di collaborazione, senza dividerci tra noi, senza considerare la nostra comunità come un ambiente riservato, senza farci prendere dalla preoccupazione di difendere ciascuno il proprio spazio, ma aprendoci all’amore vicendevole.
2. Dopo aver chiamato le pecore, il Pastore «le conduce fuori» ( Gv 10,3). Prima le ha fatte entrare nell’ovile chiamandole, ora le spinge fuori. Prima veniamo radunati nella famiglia di Dio per essere costituiti suo popolo, poi però siamo inviati nel mondo affinché, con coraggio e senza paura, diventiamo annunciatori della Buona Notizia, testimoni dell’Amore che ci ha rigenerati. Questo movimento – entrare e uscire – possiamo coglierlo da un’altra immagine che Gesù usa: quella della porta. Egli dice: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (v. 9). Riascoltiamo bene questo: entrerà e uscirà . Da una parte, Gesù è la porta che si è spalancata per farci entrare nella comunione del Padre e sperimentare la sua misericordia; ma, come tutti sanno, una porta aperta serve, oltre che per entrare, anche per uscire dal luogo in cui ci si trova. E allora, dopo averci ricondotti nell’abbraccio di Dio e nell’ovile della Chiesa, Gesù è la porta che ci fa uscire verso il mondo: Egli ci spinge ad andare incontro ai fratelli. E ricordiamolo bene: tutti, nessuno escluso, siamo chiamati a questo, a uscire dalle nostre comodità e ad avere il coraggio di raggiungere ogni periferia che ha bisogno della luce del Vangelo (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium , 20).
Fratelli e sorelle, essere “in uscita” significa per ciascuno di noi diventare, come Gesù, una porta aperta. È triste e fa male vedere porte chiuse: le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; le porte chiuse del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine; le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà; le porte chiuse verso chi è straniero, diverso, migrante, povero. E perfino le porte chiuse delle nostre comunità ecclesiali: chiuse tra di noi, chiuse verso il mondo, chiuse verso chi “non è in regola”, chiuse verso chi anela al perdono di Dio. Fratelli e sorelle, per favore, per favore: apriamo le porte! Cerchiamo di essere anche noi – con le parole, i gesti, le attività quotidiane – come Gesù: una porta aperta, una porta che non viene mai sbattuta in faccia a nessuno, una porta che permette a tutti di entrare a sperimentare la bellezza dell’amore e del perdono del Signore.
Ripeto questo soprattutto a me stesso, ai fratelli Vescovi e sacerdoti: a noi pastori. Perché il pastore, dice Gesù, non è un brigante o un ladro (cfr Gv 10,8); non approfitta, cioè, del suo ruolo, non opprime il gregge che gli è affidato, non “ruba” lo spazio ai fratelli laici, non esercita un’autorità rigida. Fratelli, incoraggiamoci ad essere porte sempre più aperte: “facilitatori” della grazia di Dio, esperti di vicinanza, disposti a offrire la vita, così come Gesù Cristo, nostro Signore e nostro tutto, ci insegna a braccia aperte dalla cattedra della croce e ci mostra ogni volta sull’altare, Pane vivo spezzato per noi. Lo dico anche ai fratelli e alle sorelle laici, ai catechisti, agli operatori pastorali, a chi ha responsabilità politiche e sociali, a coloro che semplicemente portano avanti la loro vita quotidiana, talvolta con fatica: siate porte aperte! Lasciamo entrare nel cuore il Signore della vita, la sua Parola che consola e guarisce, per poi uscire fuori ed essere noi stessi porte aperte nella società. Essere aperti e inclusivi gli uni verso gli altri, per aiutare l’Ungheria a crescere nella fraternità, via della pace.
Carissimi, Gesù buon Pastore ci chiama per nome e si prende cura di noi con infinita tenerezza. Egli è la porta e chi entra attraverso di Lui ha la vita eterna: Egli dunque è il nostro futuro, un futuro di «vita in abbondanza» ( Gv 10,10). Perciò, non scoraggiamoci mai, non lasciamoci mai rubare la gioia e la pace che Lui ci ha donato, non chiudiamoci nei problemi o nell’apatia. Lasciamoci accompagnare dal nostro Pastore: con Lui la nostra vita, le nostre famiglie, le nostre comunità cristiane e l’Ungheria tutta risplendano di vita nuova!
[00688-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Le parole del Santo Padre prima della recita del Regina Caeli
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Testo in lingua italiana
Ringrazio il Cardinale Erd? per le sue parole. Saluto la Signora Presidente, il Primo Ministro e le Autorità presenti. Ormai prossimo a rientrare a Roma, desidero esprimere riconoscenza a loro, ai fratelli Vescovi, ai sacerdoti, alle consacrate e ai consacrati e a tutto l’amato popolo ungherese per l’accoglienza e per l’affetto che ho provato in questi giorni. Ed esprimo gratitudine a chi è giunto qui da lontano e a chi ha tanto, e tanto bene, lavorato per questa visita. A tutti dico: köszönöm , Isten fizesse! [grazie, Dio vi ricompensi!] Un ricordo speciale per gli ammalati e per gli anziani, per chi non ha potuto essere qui, per chi si sente solo e per chi ha smarrito la fede in Dio e la speranza nella vita. Vi sono vicino, prego per voi e vi benedico.
Saluto i Diplomatici e i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane. Grazie per la vostra presenza e grazie perché in questo Paese confessioni e religioni diverse si incontrano e si sostengono a vicenda. Il Cardinale Erd? ha detto che qui si vive «al confine orientale della cristianità occidentale da mille anni». È bello che i confini non rappresentino frontiere che separano, ma zone di contatto; e che i credenti in Cristo mettano al primo posto la carità che unisce e non le differenze storiche, culturali e religiose che dividono. Ci accomuna il Vangelo ed è tornando lì, alle sorgenti, che il cammino tra i cristiani proseguirà secondo la volontà di Gesù, Buon Pastore che ci vuole uniti in un solo gregge.
Ci rivolgiamo ora alla Madonna. A lei, Magna Domina Hungarorum , che invocate come Regina e Patrona, affido tutti gli ungheresi. E da questa grande città e da questo nobile Paese vorrei riporre nel suo cuore la fede e il futuro dell’intero Continente europeo, a cui ho pensato in questi giorni, e in modo particolare la causa della pace. Santa Vergine, guarda ai popoli che più soffrono. Guarda soprattutto al vicino martoriato popolo ucraino e al popolo russo, a te consacrati. Tu sei la Regina della pace, infondi nei cuori degli uomini e dei responsabili delle Nazioni il desiderio di costruire la pace, di dare alle giovani generazioni un futuro di speranza, non di guerra; un avvenire pieno di culle, non di tombe; un mondo di fratelli, non di muri.
Noi guardiamo a te, Santa Madre di Dio: dopo la risurrezione di Gesù hai accompagnato i primi passi della comunità cristiana, rendendola perseverante e concorde nella preghiera (cfr At 1,14). Così hai tenuto insieme i credenti, custodendo l’unità con il tuo esempio docile e servizievole. Ti preghiamo per la Chiesa in Europa, perché ritrovi la forza della preghiera, perché riscopra in te l’umiltà e l’obbedienza, l’ardore della testimonianza e la bellezza dell’annuncio. A te affidiamo questa Chiesa e questo Paese. Tu, che hai esultato per il tuo Figlio risorto, riempi i nostri cuori della sua gioia. Cari fratelli e sorelle, questo vi auguro, di diffondere la gioia di Cristo: Isten éltessen ![Auguri!]. Grato per questi giorni, vi porto nel cuore e vi chiedo di pregare per me. Isten áld meg a magyart ! [Dio benedica gli ungheresi!]
[00689-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Je remercie le Cardinal Erd? pour ses paroles. Je salue Madame la Présidente, le Premier Ministre et les Autorités présentes. Avant mon départ pour Rome, je voudrais leur exprimer, ainsi qu’aux frères Évêques, aux prêtres, aux personnes consacrées et à tout le peuple hongrois bien-aimé, ma reconnaissance pour l’accueil et pour l’affection que j’ai éprouvés ces jours-ci. Et j’exprime ma gratitude à ceux qui sont venus ici de loin et à ceux qui ont bien, et si bien, travaillé pour cette visite. À tous je dis: köszönöm , Isten fizesse! [merci, que Dieu vous récompense!] Une pensée spéciale pour les malades et pour les personnes âgées, pour ceux qui n’ont pas pu être ici, pour ceux qui se sentent seuls et pour ceux qui ont perdu la foi en Dieu et l’espérance en la vie. Je suis proche de vous, je prie pour vous et je vous bénis.
Je salue les Diplomates et les frères et sœurs d’autres confessions chrétiennes. Merci de votre présence et merci parce que, dans ce pays, des confessions et des religions différentes se rencontrent et se soutiennent mutuellement. Le Cardinal Erd? a dit que l’on vit ici «à la frontière orientale de la chrétienté occidentale depuis mille ans». Il est bien que les confins ne représentent pas des frontières qui séparent, mais des zones de contact; et que les croyants dans le Christ mettent à la première place la charité qui unit et non pas les différences historiques, culturelles et religieuses qui divisent. L’Évangile nous unit et c’est en y revenant, aux sources, que le chemin entre les chrétiens se poursuivra selon la volonté de Jésus, Bon Pasteur qui veut que nous soyons unis en un seul troupeau.
Nous nous adressons maintenant à la Vierge Marie. À elle, Magna Domina Hungarorum , que vous invoquez comme Reine et Patronne, je confie tous les Hongrois. Et de cette grande ville et de ce noble pays, je voudrais remettre en son cœur la foi et l’avenir de tout le continent européen, auquel j’ai pensé ces jours-ci, et de façon particulière la cause de la paix. Vierge Sainte, regarde les peuples qui souffrent le plus. Regarde surtout le tout proche peuple ukrainien meurtri, et le peuple russe, qui te sont consacrés. Tu es la Reine de la paix, répands dans le cœur des hommes et des responsables des nations le désir de construire la paix, de donner aux jeunes générations un avenir d’espérance, non de guerre; un avenir plein de berceaux, non de tombes; un monde de frères, non de murs.
Nous nous tournons vers toi, Sainte Mère de Dieu: après la résurrection de Jésus, tu as accompagné les premiers pas de la communauté chrétienne, en la rendant persévérante et unie dans la prière (cf. Ac 1, 14). Ainsi tu as maintenu ensemble les croyants, en gardant l’unité par ton exemple docile et serviable. Nous te prions pour l’Église en Europe, afin qu’elle retrouve la force de la prière, pour qu’elle redécouvre en toi l’humilité et l’obéissance, l’ardeur du témoignage et la beauté de l’annonce. Nous te confions cette Église et ce pays. Toi qui as exulté pour ton Fils ressuscité, remplis nos cœurs de sa joie. Chers frères et sœurs, je vous souhaite de répandre la joie du Christ: Isten éltessen ![Bonne fête!]. Reconnaissant pour ces journées, je vous porte dans mon cœur et je vous demande de prier pour moi. Isten áld meg a magyart ! [Que Dieu bénisse les Hongrois!]
[00689-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
I thank Cardinal Erd? for his kind words, and I greet Her Excellency the President, the Prime Minister and the Authorities present. As I prepare to return to Rome, I wish to express my gratitude to them, to my brother bishops, the priests and consecrated men and women, and to all the beloved Hungarian people for their warm welcome and the affection I have experienced in these days. I am also grateful to those who travelled a great distance to be here and to those who worked so hard, and so well, for this visit. To all of you I say, köszönöm , Isten fizesse! [Thank you, may God reward you!]. I think especially of the sick and the elderly, of those who were unable to be present with us, of those who are lonely and those who have lost faith in God and hope in life. I am close to all of you; I pray for you and I give you my blessing.
My greeting goes likewise to the members of the Diplomatic Corps and our brothers and sisters of other Christian confessions. I thank you for your presence and for the fact that in this country the different confessions and religions interact and are supportive of one another. Cardinal Erd? said that here you have been living “on the eastern border of Western Christianity for a thousand years.” It is a beautiful thing when borders do not represent boundaries that separate, but points of contact, and when believers in Christ emphasize first the charity that unites us, rather than the historical, cultural and religious differences that divide us. We are united by the Gospel, and it is by returning there, to the source, that our ecumenical journey will continue, in accordance with the will of Jesus, the Good Shepherd, who desires us to be united in one flock.
We now turn to Our Lady. To her, Magna Domina Hungarorum , whom you invoke as Queen and Patroness, I entrust all Hungarians. From this great city and from this noble country, I desire to entrust to her heart the faith and the future of the entire continent of Europe, which has been on my mind in these days and, in particular, the cause of peace. Blessed Virgin, watch over the peoples who suffer so greatly. In a special way, watch over the neighbouring, beleaguered Ukrainian people and the Russian people, both consecrated to you. You, who are the Queen of Peace, instil in the hearts of peoples and their leaders the desire to build peace and to give the younger generations a future of hope, not war, a future full of cradles not tombs, a world of brothers and sisters, not walls and barricades.
To you do we turn, Holy Mother of God! After the resurrection of Jesus, you accompanied the first steps of the Christian community, helping the disciples to persevere as one in prayer (cf. Acts 1:14). You held the faithful together, guarding their unity by your docile and generous example. We pray to you for the Church in Europe, that she may find strength in prayer, renewed humility and obedience, and be an example of convincing witness and joyful proclamation. To you we entrust this Church and this country. As you exulted in the resurrection of your Son, so fill our hearts with the joy of his presence. Dear brothers and sisters, this is my wish for you, that you may spread everywhere the joy of Christ. Isten éltessen! [Best wishes!]. With gratitude for these days, I keep you in my heart and I ask you to pray for me. Isten áld meg a magyart! [God bless the Hungarians!]
[00689-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Ich danke Kardinal Erd? für seine Worte. Ich grüße die Frau Präsidentin, den Ministerpräsidenten und die anwesenden Autoritäten. Nun, da ich im Begriff bin, nach Rom zurückzukehren, möchte ich Ihnen, meinen Mitbrüdern im Bischofsamt, den Priestern, den gottgeweihten Männern und Frauen und dem ganzen geliebten ungarischen Volk meinen Dank für die Gastfreundschaft und die Zuneigung aussprechen, die ich in diesen Tagen erfahren habe. Und ich danke denen, die von weit her gekommen sind, und denen, die so viel und so gut zum Gelingen dieses Besuchs beigetragen haben. Ihnen allen sage ich: köszönöm, Isten fizesse! [Danke. Vergelt’s Gott!] Besonderes gedenke ich der Kranken und der älteren Menschen, derer, die nicht hier sein konnten, derer, die sich allein fühlen und derer, die den Glauben an Gott und die Hoffnung im Leben verloren haben. Ich bin euch nahe, ich bete für euch und segne euch.
Ich grüße die Diplomaten und die Brüder und Schwestern der anderen christlichen Konfessionen. Danke für Ihre Anwesenheit und danke dafür, dass die verschiedenen Konfessionen und Religionen in diesem Land einander begegnen und sich gegenseitig unterstützen. Kardinal Erd? hat gesagt, dass man hier »seit tausend Jahren an der Ostgrenze des westlichen Christentums« lebt. Es ist schön, dass diese Grenzen keine trennenden Linien darstellen, sondern Kontaktzonen; und dass die Christgläubigen der Nächstenliebe den Vorzug geben, die vereint, und nicht den historischen, kulturellen und religiösen Unterschieden, die trennen. Das Evangelium eint uns, und indem wir dorthin zurückkehren, zum Ursprung, wird der gemeinsame Weg der Christen nach dem Willen Jesu weitergehen, des Guten Hirten, , der uns in einer einzigen Herde vereint sehen will.
Wir wenden uns nun an die Muttergottes. Ihr, der Magna Domina Hungarorum , die ihr als Königin und Patronin anruft, vertraue ich alle Ungarn an. Und von dieser großen Stadt und diesem großartigen Land aus möchte ich ihrem Herzen den Glauben und die Zukunft des gesamten europäischen Kontinents, dessen ich in diesen Tagen gedacht habe, anvertrauen, insbesondere das Anliegen des Friedens. Heilige Jungfrau, schau auf die Völker, die am meisten leiden. Sieh besonders auf das gepeinigte ukrainische Nachbarvolk und auf das russische Volk, die dir geweiht sind. Du bist die Königin des Friedens, wecke in den Herzen der Menschen und der Verantwortlichen der Nationen den Wunsch, Frieden zu schaffen, und den jungen Generationen eine Zukunft der Hoffnung und nicht des Krieges zu bieten; eine Zukunft voller Wiegen und nicht voller Gräber; eine Welt der Geschwisterlichkeit und nicht der Mauern.
Wir blicken auf dich, heilige Mutter Gottes: Nach der Auferstehung Jesu hast du die ersten Schritte der christlichen Gemeinschaft begleitet und ihnen Ausdauer und Einmütigkeit im Gebet verliehen (vgl. Apg 1,14). So hast du die Gläubigen zusammengehalten und die Einheit mit deinem gehorsamen und dienenden Beispiel bewahrt. Wir bitten dich für die Kirche in Europa, dass sie die Kraft des Gebets wiederfinde, dass sie in dir Demut und Gehorsam, den Eifer im Zeugnisgeben und die Schönheit der Verkündigung wiederentdecke. Dir vertrauen wir diese Kirche und dieses Land an. Du, die du angesichts deines auferstandenen Sohnes frohlockt hast, erfülle unsere Herzen mit seiner Freude. Liebe Brüder und Schwestern, dies wünsche ich euch, dass Ihr die Freude Christi verbreitet: Isten éltessen ! [Alles Gute!]. Dankbar für diese Tage, trage ich euch in meinem Herzen und bitte euch, für mich zu beten. Isten áld meg a magyart ! [Gott segne die Ungarn!]
[00689-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Agradezco al cardenal Erd? sus palabras. Saludo a la señora Presidenta, al Primer Ministro y a las autoridades presentes. Ya próximo a regresar a Roma, deseo expresarles mi agradecimiento a ellos, a los hermanos obispos, a los sacerdotes, a las consagradas y a los consagrados, y a todo el amado pueblo húngaro por la acogida y el afecto que he sentido en estos días. Y manifiesto mi gratitud a los que han venido desde lejos y a los que han trabajado tanto y tan bien por esta visita. A todos les digo: köszönöm, Isten fizesse! [¡gracias, que Dios los recompense!] Un recuerdo especial por los enfermos y los ancianos, por quienes no han podido estar aquí, por quienes se sienten solos y por quienes han perdido la fe en Dios y la esperanza en la vida. Estoy cerca de ustedes, rezo por ustedes y los bendigo.
Saludo a los diplomáticos y a los hermanos y hermanas de otras confesiones cristianas. Gracias por su presencia y gracias porque en este país diversas confesiones y religiones se encuentran y se sostienen recíprocamente. El cardenal Erd? ha dicho que aquí se vive “en la frontera oriental de la cristiandad occidental desde hace mil años”. Es hermoso que las fronteras no representen barreras que separan, sino zonas de contacto; y que los creyentes en Cristo pongan en primer lugar la caridad que une y no las diferencias históricas, culturales y religiosas que dividen. Nos congrega el Evangelio y es volviendo allí, a las fuentes, donde el camino entre los cristianos proseguirá según la voluntad de Jesús, Buen Pastor, que nos quiere unidos en un solo rebaño.
Nos dirigimos ahora a la Virgen. A ella, Magna Domina Hungarorum, a quien invocan como Reina y Patrona, le encomiendo a todos los húngaros. Y desde esta gran ciudad y desde este noble país quisiera confiar de nuevo a su corazón la fe y el futuro de todo el continente europeo, en el que he estado pensando estos días y, de modo particular, la causa de la paz. Santísima Virgen, mira a los pueblos que más sufren. Mira sobre todo al cercano y martirizado pueblo ucraniano y al pueblo ruso, consagrados a ti. Tú eres la Reina de la paz, infunde en los corazones de los hombres y de los responsables de las naciones el deseo de construir la paz, de dar a las jóvenes generaciones un futuro de esperanza, no de guerra; un futuro lleno de cunas, no de tumbas; un mundo de hermanos, no de muros.
Acudimos a ti, Santa Madre de Dios: después de la resurrección de Jesús acompañaste los primeros pasos de la comunidad cristiana, haciéndola perseverante y unánime en la oración (cf. Hch 1,14). Así mantuviste unidos a los creyentes, preservando la unidad con tu ejemplo dócil y servicial. Te pedimos por la Iglesia en Europa, para que encuentre la fuerza de la oración; para que descubra en ti la humildad y la obediencia, el ardor del testimonio y la belleza del anuncio. A ti te encomendamos esta Iglesia y este país. Tú, que exultaste por tu Hijo resucitado, llena nuestros corazones de su alegría. Queridos hermanos y hermanas, les deseo que difundan la alegría de Cristo: Isten éltessen! [¡Felicidades!]. Agradecido por estos días, los llevo en el corazón y les pido que recen por mí. Isten áld meg a magyart! [¡Que Dios bendiga a los húngaros!]
[00689-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Agradeço ao Cardeal Erd? as suas palavras. Saúdo a Senhora Presidente, o Primeiro-Ministro e as Autoridades presentes. Aproximando-se agora o momento de regressar a Roma, desejo expressar-vos o meu reconhecimento, bem como aos irmãos bispos, aos sacerdotes, às consagradas e consagrados e a todo o amado povo húngaro pelo acolhimento e o afeto que senti nestes dias. E exprimo a minha gratidão a quantos vieram de longe e a quem trabalhou tanto e tão bem para esta visita. A todos digo: köszönöm, Isten fizesse [obrigado; Deus vos recompense]! Recordo de forma especial os doentes e idosos, as pessoas que não puderam estar aqui, quem se sente sozinho e quantos perderam a fé em Deus e a esperança na vida. Estou unido convosco, rezo por vós e vos abençoo.
Saúdo os Diplomatas e os irmãos e irmãs doutras Confissões cristãs. Obrigado pela vossa presença! E obrigado porque, neste país, diferentes Confissões e religiões se encontram e apoiam mutuamente. O cardeal Erd? disse que aqui se vive «na fronteira oriental do cristianismo ocidental, há mil anos». É belo que as fronteiras não representem confins que separam, mas áreas de contacto; e que os crentes em Cristo ponham em primeiro lugar a caridade que une e não as diferenças históricas, culturais e religiosas que dividem. Une-nos o Evangelho e é voltando lá, às fontes, que o caminho entre os cristãos continuará segundo a vontade de Jesus, Bom Pastor que nos quer unidos num só rebanho.
Voltemo-nos agora para Nossa Senhora. A Ela, Magna Domina Hungarorum , que invocais como Rainha e Padroeira, confio todos os húngaros. E a partir desta grande cidade e deste nobre país, quero colocar no seu Coração a fé e o futuro de todo o Continente Europeu, sobre o qual tenho pensado nestes dias, e de modo particular a causa da paz. Virgem Santa, olhai para os povos que mais sofrem. Olhai sobretudo para o vizinho povo ucraniano martirizado e para o povo russo, a Vós consagrados. Vós sois a Rainha da paz, infundi nos corações dos homens e dos líderes das nações o desejo de construir a paz, de dar às jovens gerações um futuro de esperança, não de guerra; um futuro cheio de berços, não de túmulos; um mundo de irmãos, não de muros.
Os nossos olhos pousam em Vós, Santa Mãe de Deus: depois da ressurreição de Jesus, acompanhastes os primeiros passos da comunidade cristã, tornando-a perseverante e concorde na oração (cf. At 1, 14). Assim mantivestes unidos os crentes, guardando a unidade com o vosso exemplo dócil e serviçal. Pedimo-Vos pela Igreja na Europa, para que volte a encontrar a força da oração, para que redescubra em Vós a humildade e a obediência, o ardor do testemunho e a beleza do anúncio. A Vós confiamos esta Igreja e este país. Vós, que exultastes pelo vosso Filho ressuscitado, enchei os nossos corações da vossa alegria. Queridos irmãos e irmãs, isto vos desejo: que possais espalhar a alegria de Cristo: Isten éltessen [felicidades]! Agradecido por estes dias, levo-vos no coração e peço que rezeis por mim. Isten áld meg a magyart [Deus abençoe os húngaros]!
[00689-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Dzi?kuj? kardyna?owi Erd? za jego s?owa. Pozdrawiam Pani? Prezydent, Pana Premiera i obecnych przedstawicieli w?adz. Poniewa? zbli?a si? ju? mój powrót do Rzymu, pragn? wyrazi? im wdzi?czno??, a tak?e moim braciom biskupom, kap?anom, osobom konsekrowanym oraz ca?emu umi?owanemu narodowi w?gierskiemu za przyj?cie i mi?o??, jakich do?wiadczy?em w tych dniach. Dzi?kuj? te? tym, którzy przybyli tu z daleka, i tym, którzy tak wiele i tak dobrze pracowali na rzecz tej wizyty. Wszystkim mówi? : köszönöm, Isten fizesse ! [dzi?kuj?, Bóg wam zap?a?]. Szczególnie pami?tam o osobach chorych i starszych, o tych, którzy nie mogli tu by?, o tych, którzy czuj? si? samotni i o tych, którzy utracili wiar? w Boga i ?yciow? nadziej?. Jestem blisko was, modl? si? za was i was b?ogos?awi?.
Pozdrawiam dyplomatów oraz braci i siostry z innych wyzna? chrze?cija?skich. Dzi?kuj? za wasz? obecno?? i dzi?kuj? równie?, bo w tym kraju ró?ne wyznania i religie spotykaj? si? i wzajemnie wspieraj?. Kardyna? Erd? powiedzia?, ?e tutaj ?yjemy „na wschodniej granicy zachodniego chrze?cija?stwa od tysi?ca lat”. To dobrze, ?e granice nie stanowi? barier, które oddzielaj?, lecz obszary kontaktu; i ?e wierz?cy w Chrystusa stawiaj? na pierwszym miejscu mi?o??, która ??czy, a nie ró?nice historyczne, kulturowe i religijne, które dziel?. ??czy nas Ewangelia i powracaj?c do niej, do ?róde?, niech droga mi?dzy chrze?cijanami b?dzie kontynuowana zgodnie z wol? Jezusa, Dobrego Pasterza, który chce nas zjednoczy? w jednej owczarni.
Zwracamy si? teraz do Matki Bo?ej. Do Niej, Magna Domina Hungarorum, któr? wzywacie jako Królow? i Patronk?, zawierzam wszystkich W?grów. A w tym wielkim mie?cie i w tym szlachetnym kraju, pragn? ponownie zawierzy? Jej sercu wiar? i przysz?o?? ca?ego kontynentu europejskiego, o którym my?la?em w tych dniach, a w szczególny sposób: spraw? pokoju. ?wi?ta Dziewico, spójrz na narody, które cierpi? najbardziej. Spójrz przede wszystkim na s?siedni udr?czony naród ukrai?ski i naród rosyjski, po?wi?cone Tobie. Jeste? Królow? Pokoju, zaszczep w sercach ludzi i przywódców narodów pragnienie budowania pokoju, aby da? m?odym pokoleniom przysz?o?? nadziei, a nie wojny; przysz?o?? pe?n? ko?ysek, a nie grobów; ?wiat braci, a nie murów.
Spogl?damy na Ciebie, ?wi?ta Bo?a Rodzicielko: po zmartwychwstaniu Jezusa towarzyszy?a? pierwszym krokom wspólnoty chrze?cija?skiej, czyni?c j? wytrwa?? i zgodn? na modlitwie (por. Dz 1, 14). W ten sposób trzyma?a? wiernych razem, strzeg?c jedno?ci w?asnym przyk?adem uleg?o?ci i pragnienia s?u?by. Prosimy Ci? za Ko?ció? w Europie, aby odnalaz? si?? w modlitwie, aby odkry? w Tobie na nowo pokor? i pos?usze?stwo, ?arliwo?? ?wiadectwa i pi?kno przepowiadania. Tobie zawierzamy ten Ko?ció? i ten kraj. Ty, która rozradowa?a? si? swoim zmartwychwsta?ym Synem, nape?nij nasze serca Jego rado?ci?. Drodzy bracia i siostry, tego wam ?ycz?, aby?cie szerzyli rado?? Chrystusa: Isten éltessen ! [Najlepsze ?yczenia!]. Wdzi?czny za te dni, nosz? was w sercu i prosz? o modlitw? za mnie. Isten áld meg a magyart! [Niech Bóg b?ogos?awi W?grów!]
[00689-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
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[00689-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0321-XX.02]
Fonte/Source: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/04/30/0321/00688.html