(AGENPARL) – mer 26 aprile 2023 COMUNICATO STAMPA
Ue: Cia, positivo voto Comagri. Fuori allevamenti bovini da direttiva emissioni industriali
L’organizzazione auspica stesso parere da Commissione Ambiente. Rischi enormi per tenuta comparto, approvvigionamenti e aree rurali
Roma, 26 apr – È ingiusto e scorretto equiparare la zootecnia a settori altamente industrializzati. Per questo è assolutamente positivo il parere della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, che a larga maggioranza ha escluso gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva europea sulle emissioni industriali, e ha eliminato ulteriori oneri per suini e pollame, recependo anche le nostre istanze. Lo dice Cia-Agricoltori Italiani, auspicando che ora la Commissione Ambiente, competente in materia, tenga nella dovuta considerazione la decisione della Comagri in occasione del voto a fine maggio.
Gli agricoltori sono continuamente impegnati a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività con pratiche sostenibili, tanto che oggi in Europa l’incidenza degli allevamenti sulle emissioni complessive si colloca tra il 7% e il 10%. Ancora meglio fa l’Italia, dove le emissioni di CO2 della zootecnia rappresentano il 5,2% del totale.
Eppure “la revisione della direttiva Ue non tiene conto né degli sforzi costanti delle aziende agricole per impattare sempre meno sul clima -osserva il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- né del fatto che le emissioni degli altri settori industriali sono molto diverse rispetto a quelle della produzione agricola, che svolge una pluralità di funzioni primarie: assicura derrate alimentari ai cittadini, preserva biodiversità e territori, crea valore per le aree rurali e marginali”.
Ecco perché, aggiunge Fini, “Cia continuerà a lavorare nelle prossime settimane con gli europarlamentari della Commissione Ambiente per fare in modo che le nostre richieste e preoccupazioni siano accolte. Ribadiamo la piena necessità di tenere fuori gli allevamenti dalla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali, altrimenti si rischia la chiusura e il fallimento di tantissime stalle. Compromettendo, tra l’altro, la capacità di approvvigionamento comunitario e aumentando l’import da Paesi terzi dove le regole sono meno rigorose di quelle Ue, sul fronte della sicurezza alimentare ma anche ai fini della sostenibilità ambientale”.
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