
(AGENPARL) – gio 13 aprile 2023 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: Premio produzione dei dipendenti provinciali, risparmio idrico in frutticoltura, comunità energetiche – con FOTO](https://r.news.siag.it/tr/cl/PW_OrV01QxmhtDQFWwuTYwNGPJJg0IYlYYOVsHOTU7UkAy_IdWQozjsmHrngI7DaasmD5dbPFruL1hHlYuLoCrxR-tlwKgHvXTC7hGftXmB0uxoos7OMLtC4_2sw3whKvXb0v8cjnDyrIdaIIdSM1gXpDk_H77H5tYG14FY5ue9AIHS08ZasElgtP5tBtE7M2df-KB4eaS-7bBL8ZPDm8mDYAki6kT5WCWXynI-tJ8jCnwi8bY6-e7ch0zlQ6Usnyc5l22rkffCSasgD3hddowGv1vfWTipZfIXcG5wnJ1k)
Consiglio -Mozioni di Movimento 5 Stelle, Gruppo verde, Team K.
Con la [mozione n. 695/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/XEStOtQEtcvAxAklBBIcUJJZ6VtjhMEHV595sikiLC5YoeF_9OYe-PddrrbAq75TEwAtrLVMAMTHkULjUuJsuOVbZkmm_16D2LEOw4zVqHnGJ6KbYpj4qdkFoh4w354Hcz5u8Hf2nmn2yhLWNeMXfMADm0OQVI-XOl7UaS9NcCE_R1fBv4uLu6ieUiAMyPA6eS2eS8e6_A8j0FPIYlJzMxbrDa0EexdBccBTRWEja0drCCKwNDxq9687Gg9hphHJG6vM9DXJLQ4XPFNXq1r5x0KDSQr4RpMgsIXJC9ERkCqcT-vhGGZvoiikTvWil_YTd-dBFl2Z97n0O-rG6bg8ndn4k5oI0y1VCNg4QasFImAcbyGaHouLUhq792WyuaTVvN0DNSYbalc) Premio di produzione ai dipendenti provinciali: servono criteri oggettivi, Diego Nicolini (Movimento 5 Stelle), evidenziando che per i dipendenti provinciali era previsto un premio di produzione aggiuntivo, ovvero una somma di denaro versata al dipendente in base al livello che ricopre nella posizione provinciale, proporzionale alla sua paga base, e che esso veniva assegnato da parte dei singoli direttori di ufficio che decidono a chi erogarlo in maniera discrezionale, senza che siano previsti criteri oggettivi di merito, riferiva che gli erano stati riportati casi nei quali il direttore decideva di dare il premio sempre agli stessi dipendenti, più per simpatia o convenienza reciproca, o sceglieva un criterio di rotazione, venendo meno al merito effettivo dei dipendenti: una dinamica che generava insoddisfazione. Per quanto riguarda questo aspetto della valutazione delle prestazioni, veniva ancora applicato il Contratto di comparto del 2002, che si riferiva all’art.9 a valutazione, progressione professionale, assegnazione dei premi di produttività e aumenti individuali dello stipendio, con indicazione al comma 6 delle linee guida che il direttore dell’ufficio dovrebbe rispettare per l’erogazione di tali premi; c’era poi la Circolare n. 1 del 20. 1. 2004 “Valutazione delle prestazioni, progressione economica, premi di produttività ed aumenti individuali di stipendio per il personale provinciale del ruolo generale”, che prevedeva delle linee guida, ma basate non sul merito ovvero la produttività, bensì per lo più su una regolamentazione burocratica del dipendente. Erano quindi necessarie nuove linee guida da adottare affinché il dirigente dell’ufficio potesse assegnare in modo oggettivo e meritocratico il premio di produzione aggiuntivo: tale specificazione più accurata avrebbe potuto anche fungere da base per la misurazione della prestazione in caso di smart-working e magari, in caso di futura introduzione della settimana corta, per assicurarsi che la prestazione del dipendente non subisse cali di produttività malgrado il minor tempo sul posto di lavoro. facendo riferimento anche alla scarsitá di forza lavoro e quindi alla necessitá diu curare ancora di più la relazione col lavoratore, nonché al fatto che le dinamiche del lavoro pubblico influiscono anche quelle del settore privato, Nicolini chiedeva quindi di impegnare la Giunta provinciale a valutare l’introduzione di nuove linee guida e nuovi criteri oggettivi, quantitativi e meritocratici per l’assegnazione del premio di produzione aggiuntivo ai dipendenti della Provincia autonoma di Bolzano.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha condiviso quanto detto da Nicolini, evidenziando che il premio può essere ben definito se a inizio anno si concordano gli obiettivi tra direttore/direttrice e lavoratore. Il colloquio era la chiave, esso permetteva poi una comparazione alla fine dell’anno e una spiegazione dell’assegnazione o meno del premio. Ha ricordato che quando era in servizio provinciale c’erano direttive attuate in modo diverso, ed evidenziato la necessità di corsi di formazioni adeguati perché le direzioni potessero applicarle in maniera uniforme.
Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol), ringraziando Nicolini per la proposta, ha però fatto riferimento alla difficoltà di definire prestazioni straordinarie e carico di lavoro aggiuntivo. Anche le guardie forestali impegnate contro il bostrico avevano un carico di lavoro aggiuntivo e avrebbero dovuto ricevere un premio. Il colloquio è importante, ma non basta: la questione è sempre delicata, Nicolini avrebbe dovuto definire meglio che sistema immaginava per procedere verso un vero miuglioramento.
Gerhard Lanz (SVP) ha riferito che il problema dei premi è diffuso, e che consiste nel fatto che tutti ne devono beneficiare ma le diverse attività vengono valutate con criteri simili. Con le parti sociali era stato introdotto il premio come elemento retributivo aggiuntivo, il criterio di rotazione non era l’applicazione più corretta ma quella più semplice. Bisognava distinguere anche tra premio di prestazione, premio aziendale, premio concesso per lo svolgimento di un carico di lavoro non previsto, come era capitato anche a molti dipendenti del servizio pubblico che si erano confrontati con situazioni nuove. Tutto questo andava discusso con i sindacati e i datori di lavoro, per trovare soluzioni adatte anche al pubblico, anche se era difficile trovare un sistema unico. la Giunta poteva essere incaricata di considerare questo punto anche nei negoziati con i sindacati. C’era anche la possibilitá di puntare su uno scatto dello stipendio.
Magdalena Amhof (SVP) ha riferito che il premio produzione era visto come elemento aggiuntivo dello stipendio, pur esistendo linee guida per la relativa distribuzione. In ogni caso, la Giunta poteva fare delle proposte, ma erano le parti sociali a decidere, pertanto non si poteva sostenere la mozione.
Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha chiarito che la mozione partiva da una premessa sbagliata: non era vero che a oggi mancavano criteri oggettivi per la distribuzione dei premi, ci si basava sull’accordo del colloquio iniziale tra direttore e collaboratori, nonchßé sulla base di criteri definiti e compresi nelle linee guida. la questione era oggetto anche di convegni internazionali, e la valutazione era ancora piú difficile nel pubblico in quanto la produttività non era monetizzabile né calcolabile in merito al numero di atti prodotti. una delibera della Giunta stabiliva i punti chiave della formazione dei dirigenti, che comprendeva anche la valutazione della produttivitá, l’informazione dei collaboratori e la motivazione dell’assegnazione dei premi. Gli strumenti, quindi, esistevano già: si trattava solo di attuarli. Anche nella legge sulla dirigenza era stato stabilito che i dirigenti venivano valutati anche in base a quest’aspetto, affinché il premio di produttivitá dia motivante e non demotivante. Il presidente ha fatto riferimento ai 20 milioni di premio di produzione straordinario, introdotti nell’accordo coi sindacati per bilanciare il mancato adeguamento all’inflazione, non possibile epr via delle indicazioni della Corte dei Conti. Ringraziando Kompatscher e gli intervenuti per il dibattito arricchente, Diego Nicolini ha ammesso che il tema era complesso, nonché che c’erano criteri oggettivi, ma essi non funzionavano per via del cambiamento del carico di lavoro: c’era più lavoro e meno personale; le prestazioni aggiuntive, inoltre, non erano comprese nel regolamento esistente. ha ribadito che il cambiamento nel mondo del lavoro era enorme e travolgente, e bisognava cercare di coccolare i dipendenti perché restassero. Il lavoro pubblico doveva adattarsi a queste nuove dinamiche, considerando anche il lavoro di team. Messa in votazione, la mozione è stata respinta con 9 sì, 15 no e 4 astensioni.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha quindi presentato la [mozione n. 698/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/v1LKFttYNBGEIyfL7zXK433-lT-lFDzhv_eGhuO0amwtw5K2vyvsnn9dx4P9xSfA5V0KdZIQUW2CMOUhM2dQN-YGzmAmMyADGaxJ3FxXSTN81SU6fM7XG1hhCMe1xFGoxiHNchO2eP5SxSPTpKqpX6YzvTqQWEBRdxUS9xRiksAg8_1yj-o0-HlJA_1WwlKj82eG5Zk7oMHi-2iv0AAuaUQ379lscHrNN5KMcfVPi7odOicT6ex5oQ7VT4ea8V7lAXZlmrB0WV9McWIo_dpBk6y3UK4epnz28CvAYtAH4yE6mBFIAZMQyvqvXlfmvbhrr1nviii0QrJ8F8Q2bmjBgmXg6j54wRE93on1ChgH7t8EMxwVEU8P24M-yMgaPC-jSlvAsLsx68U) Attuare il risparmio idrico nel settore della frutticoltura, con la quale, facendo riferimento all’attuale carenza idrica e al fatto che già nel 2022 dalle sorgenti della provincia è scaturito fino al 40% di acqua in meno, che mete turistiche molto frequentate, come l’area dello Sciliar, l’altopiano del Salto o Prämajur in Alta Val Venosta, avevano già dovuto essere rifornite d’acqua con le autocisterne, che lo scorso anno molti comuni avevano avuto acqua in quantità appena sufficienti grazie alle misure di risparmio messe in atto, ma i responsabili delle risorse idriche erano molto preoccupati a causa della stagione invernale 2022/23, caratterizzata da scarse precipitazioni, e avvertivano che l’approvvigionamento idrico di alcune zone abitate è a rischio, chiariva che l’irrigazione a goccia richiede il 35% di acqua in meno rispetto all’irrigazione sovrachioma. Si trattava di un potenziale di risparmio enorme viste le scarse risorse idriche. Considerato che attualmente in provincia di Bolzano c’erano circa 5.000 ettari di meleti (su un totale di 16.000 ettari) che non disponevano di irrigazione a goccia (Lafis-Fruit), ma che venivano irrigati esclusivamente a pioggia, era necessario adottare al più presto interventi mirati al fine di riconvertire questi 5.000 ettari di frutteti dotandoli di sistemi di irrigazione a goccia.e i frutteti di Silandro abbiano bisogno di tanta acqua. Informando anche che in aree con grandi disponibilitá di acqua non c’erano impianti a goccia – per esempio a Silandro la percentuale di frutteti irrigati esclusivamente a pioggia con il sistema sovrachioma era estremamente elevata, pari al 64% (secondo Lafis-Fruit), rispetto alla media provinciale del 30%: evidentemente, l’abbondanza d’acqua del torrente Schlandraun ha finora disincentivato gli investimenti nel risparmio idrico. Ora però la situazione era diversa, a fronte dell’aumento di temperatura combinato con le scarse precipitazioni. Egli chiedeva quindi di incaricare la Giunta provinciale (1) di lanciare una campagna di sensibilizzazione e informazione mirata, sulla base della normativa vigente, al fine di richiamare l’attenzione dei coltivatori e delle coltivatrici inadempienti sull’urgente necessità di riconvertire gli impianti di irrigazione, (2). di aumentare del 35% il prezzo unitario del canone idrico annuo per le aree coltivate a frutteto esclusivamente con irrigazione sovrachioma. Staffler ha chiarito che il passaggio dall’irrigazione a pioggia a quella a goccia a livello provinciale garantirebbe il risparmio di 10-15 milioni di litri d’acqua.
Gerhard Lanz (SVP) si è chiesto, in merito al punto (2), se non c’era altro a cui pensare che misure sanzionatorie. Bisognava piuttosto creare incentivi, Ha chiesto quindi di stralciare quel punto.
Secondo Josef Unterholzner (Enzian) la mozione era superata, perché era già stata approvata, e aggiunto che ieri era stato messo nel ridicolo da Staffler relativamente ai serbatoi idrici, ma oggi proponeva la stessa cosa, perché i serbatoi vengono riempiti da questi corsi d’acqua. Anche lui aveva proposto sensibilizzazione e cautela. In quanto all’irrigazione a goccia, ha chiesto come si sarebbero dovuti comportare i contadini con l’irrigazione antibrina, che doveva essere a pioggia. Non si poteva pretendere che ci fosse un doppio impianto.
Myriam Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit) ha criticato il riferimento nella mozione ad agricoltori inadempienti, evidenziando che forse molti non se lo possono permettere, come non si possono permettere di aggiungere un impianto a quello antibrina. L’impianto a pioggia serve proprio a tutelare dalle gelate. Ha quindi criticato al previsione di sanzione al punto (2).
L’ass. Arnold Schuler ha fatto riferimento all’enorme differenza di consumo idrico dei due tipi di irrigazione, e al tensometro che si cerca di introdurre per misurare l’umidità dle terreno, che ridurrebbe ulteriormente il consumo. Utilizzare più acqua del necessario fa anche male alla pianta, l’ideale è una distribuzione regolare ridotta, anche nell’interesse del coltivatore e in base all’utilizzo degli anticrittogamici: irrigare a pioggia la sera comporta un’umiditá che favorisce la proliferazione di insetti dannosi. C’era il timore di perdere la concessione idrica in caso di passaggio all’irrigazione a goccia, ma a cosa serviva una concessione idrica se mancava l’acqua? Il cambio di sistema non è così semplice per i contadini; in Val Venosta sono intervenuti i consorzi di bonifica con grandi investimenti. Quello che non era opportuno erano le sanzioni: ? dei contadini erano passati all’irrigazione a goccia, con grande risparmio idrico, e a questo si aggiungevano le direttive UE sul consumo di acqua; si sarebbe dovuto aumentare il canone idrico su tutti i consumi, con obbligo di misure volte al risparmio idrico. Anche i contributi provinciali erano stati adattati a questa esigenza; in quanto agli incentivi, era stata prevista una riduzione del 35% anziché un sovrapprezzo. Si sarebbe fatto il possibile per continuare a promuovere i cambi di impianto. Staffler ha risposto che si stava andando nella direzione giusta, e che il fatto che ? degli impianti fossero ora a goccia era positivo; tuttavia, il potenziale di cambiamento era enorme, anche a fronte della crescente scarsitá idrica: bisognava insistere di più. Anche le riserve d’acqua dei bacini, fino a quest’anno disponibili, stavano calando, e non sarebbero più bastate. Quanto previsto al punto (2) non doveva essere visto come una sanzione, ma come un invito. Ha invitato ad accelerare per trovare una soluzione in quest’ambito, compresa la valutazione dell’umiditá del suolo. Messa in votazione, la mozione è stata respinta con 7 sì, 17 no e 4 astensioni.
Paul Köllensperger (Team K) ha quindi presentato la [mozione n. 699/23:](https://r.news.siag.it/tr/cl/ha0EkFrUVDQpFnQG5GFOQ3-Ca9G5-cfn08TWvtZg4ArTXni_-gW7s_9L6y7OY_1Wfde-rYPLPa3pJFIqQfwfXQEAliCmNDhXRb3mY3oyeQiYZ_85kZLEBHo7oQOO2hpOPwKeoC6SYz3-u0Fzf1vCMP578-VHVUCRc17b7dIIoT1t2RK9P6h929oWl0-M980wCQ1cgZp8jtUuldY2rpjtP3WU6bHBbIg_ISSmjUzwXqs81gbGBAuG1uvFkH8gErHk0oDv3Q9PhrNAw8ZwEbqXMt-OtCzBEG2oExjao9V4xse-5a2Ce5Dk9rva_cPd-YNoohvO3pUyJ2OSsUauHHd_UQaOfFkejd_paHyzGOamPOKwKYwxMbaY-zR6yJvM5_VKEO9uVwED9FE) Una normativa provinciale per dare vero valore alle Comunità energetiche, con la quale, spiegando che una comunità energetica consiste in un gruppo di cittadini od organizzazioni che sfrutta risorse comuni di generazione, quasi sempre ad energia rinnovabile, che il principale motivo dietro alla costituzione di una comunità energetica è quello economico, che se la comunità opera in perdita finanziaria non può continuare ad esistere e che il possessore di impianti di generazione sfrutta in proprio parte dell’energia, mentre per quella rimanente ha due opzioni, vale a dire condividerla con i partecipanti alla comunità dai quali farsi in qualche modo rimborsare oppure venderla in una forma di ritiro dedicato, chiariva che dal punto di vista del produttore l’opzione migliore è quella più remunerativa. segnalava poi che le direttive UE 2018/2001 e 2019/944 avevano introdotto uno strumento di notevole potenziale: le Comunità Energetiche, associazioni volontarie di cittadini, Pmi o enti locali che generano in proprio l’energia che consumano e immettono il rimanente in rete nel caso di produzione eccedente il proprio fabbisogno. Trattandosi di direttive, queste erano state recepite dalle legislazioni nazionali, in Italia con i decreti legislativi 199-2021 e 210-2021, cui avevano fatto seguito delibere dell’Autorità di regolazione Arera e decreti del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, quest’ultimo attualmente al vaglio della Commissione europea. Tra i numerosi aspetti che differenziavano le Comunità Energetiche previste dalla legislazione italiana rispetto a quelle già esistenti e funzionanti nel resto d’Europa, le prime più orientate aik produttori, le seconde ai consumatori, c’era il fatto che le direttive introducevano tre tipi di comunità: gli autoconsumatori di energia rinnovabile, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e le Comunità Energetiche dei Cittadini (CEC, mentre la Delibera ARERA 727/2022/R/EEL del 27 Dicembre 20222 definiva sette tipi di comunità che si differenziano per dettagli minimi e difficilmente distinguibili; la direttiva Ue 2018/2001 definiva la «comunità di energia rinnovabile» come soggetto giuridico i cui membri sono persone fisiche, Pmi o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, mentre il Dlgs 199-2021 di recepimento della direttiva riscriveva la lista come “persone fisiche, Pmi, enti territoriali e autorità locali, ivi incluse le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale nonché le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istat secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 3, della legge 196/09”, e infine, secondo i regolamenti applicativi sulle comunità energetiche gli incentivi per la generazione rinnovabile e per lo scambio di energia si applicano solo per impianti costruiti dopo la loro definitiva entrata in vigore. Il sistema Cer come introdotto in Italia avvantaggiava solo il produttore, perché l’energia prodotta doveva essere rimessa in rete e riacquistata a un prezzo piú elevato, mentre in Austria ai diversi contatori. A differenza dell’Italia, però, l’energia immessa in rete era direttamente sottratta da quella consumata nello stesso livello di tempo, quindi non veniva fatturata: lo scorporo in bolletta, che in Italia non era previsto, era lo strumento principale delle Comunità Energetiche in Austria. Egli proponeva quindi di impegnare la Giunta provinciale a 1. (VERSIONE EMENDATA) ad interfacciarsi con Arera e GSE per valutare la possibile implementazione del modello austriaco delle CER basate sulla compensazione tra produzione e consumo di energia, in linea con le direttive europee e sfruttando le possibilità dello Statuto di autonomia; (2) – VERSIONE ORIGINARIA 2) a presentare al Consiglio provinciale – in caso di esito positivo rispetto al punto precedente di questa mozione – un disegno di legge che regolamenti le Comunità energetiche nel senso delle premesse e del punto 1 entro la fine della legislatura.
Köllenperger aveva ragione sulla parte finanziaria, ha detto Gerhard Lanz (SVP), aggiungendo che lui aveva sempre ritenuto la Cer un’isola di autofornitura che non gravava sulla rete elettrica nazionale, e di fatto il sistema italiano andava in questa direzione: il problema era che la vendita alla rete era meno retributiva rispetto ai costi dell’acquisto in caso di bisogno. L’obiettivo tuttavia non doveva essere guadagnare, ma garantire la produzione da fonti rinnovabili. Ci doveva comunque mettere in contatto con gli enti statali, perché i contributi erano decisi in questa sede.
Dai banchi dei consiglieri, Arno Kompatscher (SVP) ha aggiunto che le Cer erano una buona idea di base, con direttive europee dedicate. L’idea principale era quella di sgravare a livello capillare la rete elettrica, ma un altro effetto positivo era una maggiorazione della produzione da fonti rinnovabili. la mozione era molto legata alla realtá, e questo gli piaceva molto, perché non mirava – come spesso accaduto – alla creazione di un’autoritá locale, ma si basava sul quadro giuridico attuale. Anche il prof. Caia aveva confermato che era necessario il confronto con lo Stato, perché attualmente mancava la competenza, che si sarebbe cercato di ottenere. Egli si è detto quindi a favore della mozione, proprio per l’approccio molto realistico.
Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha annunciato voto a favore: l’idea di un sistema di interscambio tra rete e singolo produttore o comunità energetica era la cosa più ragionevole. Positivo era che il punto (1) fosse stato emendato per interfacciarsi con Arera. In quanto all’intervento di Kompatscher su un’autorità energetica locale e al parere del prof. Caia, andava detto che questo non ricalcava quello della Camera di Commercio, ma lo smentiva, purtroppo. Preoccupante era però la motivazione, perché secondo Caia la maggiore aujonomia data dalla riforma dell’art. 13 dello Statuto era messa in discussione da una sentenza della Consulta del 2022, che partiva da una legge trentina sulle concessioni idroelettriche. Tale legge era stata un azzardo, e aveva causato un boomerang. Su questo c’era molto da lavorare, al di là delle diatribe elettorali.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha detto di avere l’impressione che Kompatscher non avesse la volontà di agire. Bisognava invece decidere cosa si voleva cercando soluzioni per realizzarlo. le persone capivano che si produceva più energia di quanta serviva, ma nonostante questo si doveva pagare, bisognava invece puntare su un’autonomia completa, con la possibilità di stabilire i prezzi dell’energia. La mozione era un contributo in questo senso, anche se un piccolo passo. Che la SVP votasse a favore era il minimo, sarebbe stato il colmo votare contro. Arno Kompatscher ha replicato che l’energia era più economica di quella nel restante territorio statale, e questo era documentato. Si stava cercando comunque di ottenere più competenze, che oggi non c’erano, al contrario di quanto dicevano alcuni.
L’ass. Giuliano Vettorato ha ammesso che il tema dell’energia era molto sentito, e aggiunto che si lavorava secondo le norme dello Stato. In quanto alle Comunitá energetiche, questo era un tema molto sentito che si cercava di portare avanti, anche coinvolgendo le amministrazioni comunali, nonostante la scarsa chiarezza a livello nazionale. Ringraziando il proponente per aver emendato il punto (1) nel senso di un confronto con Arera, ha annunciato voto favorevole. Paul Köllensperger ha replicato che chi aveva cercato di creare una Cer aveva trovato molti ostacoli, ma c’era grande interesse, e che era opportuno cercare i contatti a livello nazionale. Ha quindi ringraziato per gli interventi, aggiungendo che anche nel parere di Hilpold si diceva che un’Arera provinciale sarebbe stata ipoteticamente possibile nel rispetto delle norme nazionali e provinciali e con finanziamento autonomo, ma, essendo Alperia contraria non ci si sarebbe mossi in questa direzione, e comunque non si trattava di una soluzione a breve termine. Se Arera avesse respinto questo modello che garantiva le casse statali e non metteva a rischio la rete, si sarebbe dovuto procedere in altro modo. La mozione emendata è stata votata per parti separate, e ne è stato approvato solo il punto (1), all’unanimità (28 sì); respinti, invece, le premesse – con 10 sì, 16 no e 2 astensioni – e il punto (2) – con 12 sí, 16 no.
I lavori riprendono alle 14.30.
(Autore: MC)
[Lista completa dei comunicati](https://r.news.siag.it/tr/cl/WBJC8OPOq-cMqjULT-0ghHyLH_a5fpk6fIZz8tV8OqQsz0K0PlJLmC2FCHKfGYQhfjcynyQP0FKl5yn1p2HZU_HmAOhfcBcdzil3M4ejmR_IZkHm28P3Ei1phan8CCd9KSahSgW3_Pmb1O_-pkM9c3KsebtUYj0FYJ0pY6P7VK5irEP9rxU8_KSca0ZhpMnBu_G3UoGXqI8vmZGhvWi4xeMtPiAr8xsTkp10oKfOe2nrM6v-FspazDaWnK0v3asJ445zWJx2wEXI1jU2)
Realizzazione: [Informatica Alto Adige SPA](https://r.news.siag.it/tr/cl/csRBJr9-2kRhGOAhKrxe_1ntynZVEdlRqrDipuIwWb_EqIGnOWLuamBm91X6FPS7xIzDeG6WE1mdlBtSg3pZbp-XhN_fTFhduksl_1xWIasJmTZ_u1unRJKgkkDuu97MN0AL10234eALhi0b7VZ1odmqNoG9gJO_FvpNB9tdmqZeAzR8Hz1g_WGB0-DSSv4fshjgLo-GkA)
[CIVIS.bz.it](https://r.news.siag.it/tr/cl/3z5rWBJVgVsZARn84O2gtFOZwxuuqmYx8NysKDYLGWfch97pTwYL3Vkm4NJ3vvFdhS3f7TOBO4ha5OI7YJA19a7RerZdvryevlORdP1fqOfY0v8JUhmQHrF4pM_-TSan14EeQMtVrtJLEIkfvvJ_GPFEGu7rzzCM1s4UaeUnf1LOlECWYzwAF2NmDZDNFuLZCp0jTrx8sm2gow)