(AGENPARL) – ven 17 marzo 2023 Il provvedimento, diventato legge almeno sulla carta, oggi prevede lo sblocco del vincolo di esclusività, seppur pro tempore, per gli infermieri e le altre professioni sanitarie dipendenti del SSN, con un monte ore complessivo settimanale esteso fino a 8 e con termine al 31 dicembre 2023.
Fin qui sembrerebbe “normale amministrazione”: non speravamo certo nel miracolo, anche se non abbiamo mai smesso di lottare in tal senso. Ci siamo battuti e continueremo a batterci per arrivare ad ottenere una libera professione svincolata da lacci e lacciuoli, al pari di quella dei medici, che consenta a infermieri, ostetriche e tecnici sanitari, già dipendenti della sanità pubblica, di esercitare la propria attività anche al di fuori delle ASL, sostenendo, ad esempio, quella sanità privata da tempo in grande affanno, oppure fornendo il proprio supporto, per la rinascita di quella sanità territoriale alla base della Missione 6 del Pnrr.
Certo è che dopo che l’Emendamento che abbiamo tanto sostenuto è stato trasformato in Legge, ci aspettavamo almeno che qualcosa di concreto cominciasse già a muoversi nelle aziende sanitarie.
Rimaniamo invece tristemente basiti nell’apprendere che, così come per decine di altri emendamenti che riguardano il nostro complesso mondo sanitario, anch’essi diventati di fatto legge, mancanp all’appello i cosiddetti Decreti di Attuazione.
Cosa succede? In poche parole “la legge c’è ma non si applica”. E’ una amarissima ironia, per affermare che senza Decreti di Attuazione da parte dei Ministeri responsabili, una legge e i suoi contenuti non possono essere applicati.
In parole povere è come se la legge di fatto non ci fosse.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Un immobilismo inspiegabile da parte del Governo, pagato a caro prezzo da tutte le componenti di un sistema sanitario fragile come un castello di carta. Operatori sanitari da una parte, cittadini dall’altra: lo sblocco del vincolo di esclusività, prorogato fino a dicembre, è fermo al palo. I primi, i professionisti del SSN, hanno finalmente di fronte una legge che li metterebbe nella condizione di offrire la propria competenza anche al di fuori delle aziende sanitarie, ma di fatto non possono accedere a quell’attività professionale che agevolerebbe e di molto, la sanità privata e quella di prossimità.
Dicembre non è certo lontano: cosa dobbiamo ancora aspettare, continua De Palma?
Non vorremmo che questi mesi trascorressero inesorabili e che questa legge rimanesse di fatto ferma al palo: sarebbe una vera beffa, l’ennesimo paradosso che paghiamo sulla nostra pelle.
Una accurata indagine conferma che la nostra Sanità soffre le pene dell’inferno a causa di una burocrazia che rallenta tutto, che impedisce di fatto una crescita costante.
Senza i decreti attuativi questa legge resterà solo sulla carta.
E non vorremo mai che una volta giunti al 31 di dicembre qualcuno venga a raccontarci che la norma non ha funzionato perché non sono state presentate domande da parte dei professionisti interessati.
Nella realtà, dal governo Renzi a quello Meloni, sono fin troppi i provvedimenti in tema di sanità ancora in attesa di essere emanati.
Solo per la sanità mancano ancora all’appello 57 decreti attuativi. A raccogliergli sono le tabelle del monitoraggio condotto dal Servizio per il controllo parlamentare della Camera. In totale (non solo sanità quindi) lo stock complessivo di provvedimenti da adottare riferibili alla XVIII legislatura è pari a 347. Considerando i termini di adozione previsti dal legislatore, emerge che per 137 dei 347 provvedimenti che le amministrazioni devono adottare (pari al 39,5%) il relativo termine di adozione è scaduto. Nella prima legge di Bilancio del governo Meloni, 60 prevedono un termine di scadenza entro il 2023. Tra questi c’è anche l’Emendamento sullo Sblocco del Vincolo di Esclusività. Il count down è iniziato, la libera professione degli infermieri e degli altri professionisti del SSN vedrà mai la luce?».
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